domenica 27 febbraio 2005

Cercate di non morire nei prossimi 20 anni



Interessante notizia su “The Instablog”:


“Secondo lo scienziato Ray Kurzweil basteranno appena altri 20 anni perché la nanotecnologia permetta di rendere l'uomo virtualmente immortale. NanoRobot specializzati ripareranno le nostre cellule ed i nostri tessuti, perfino il DNA potrà essere periodicamente sostituito con versioni migliori scaricate da Internet[?!].”


L'articolo non dice però se si riuscirà anche a ringiovanire. E vivere per sempre da vecchi non mi sembra molto carino.

E il sovrappopolamento? Si riuscirà a "terraformare" Marte e a spedirci un po' del "surplus" di popolazione? 

giovedì 24 febbraio 2005

Blogosfera



Ho trovato questo post di Brodo Primordiale  che si dichiara "sempre più incredulo nel constatare che ci sono veramente tante, ma tante persone che non hanno un cazzo da fare durante la giornata". Come potrebbero infatti, si domanda l’autore del post, tutti questi blogger e coloro che li leggono, guardano, ascoltano,   star dietro alle continue invenzioni in materia, quali Podcasting, videoblog, adesso screencasting con tag o senza, con query o senza (a proposito che roba è?).



Ho anche scoperto un blog che, già dal nome dell'autore - Mariano Grifeo Cardona di Canicaro -, promette di essere divertente. Il fatto che sia scritto in dialetto siciliano rende un po' più difficile la lettura a chi non abita in Trinacria, però è piacevole. Ci si trovano annotazioni di argomento vario, dalla vita quotidiana all'attualità, tutte svolte con piglio brioso. L'autore dice di essere anziano e di non capirci nulla nei computer, ma di dettare i suoi post ai parenti, alla ex-segretaria che ogni tanto lo viene ancora a trovare, e insomma a chi capita. Lui parla e loro scrivono. Chissà.

domenica 20 febbraio 2005

La lingua italiana e l’Europa



 La notizia pubblicata dal Corriere della Sera che la lingua italiana è stata cancellata da tutte le conferenze stampa (salvo quelle del mercoledì) tenute dai commissari dell’Unione Europea, riveste una notevolissima importanza politica, in quanto significa che il nostro Paese non sarà tra le nazioni guida dell’Unione ma occuperà un posto di seconda fila.Risulta infatti difficile credere che un Paese la cui lingua è considerata poco importante possa poi ricoprire un ruolo politico primario. Quindi da iniziatori della costruzione europea ne siamo diventati dei semplici comprimari.



Le lingue “stabili” dell’Unione sono francese, inglese e tedesco, non tanto per la loro diffusione nel mondo, che potrebbe valere per inglese e francese, ma non certo per il tedesco,  quanto per il ruolo dei paesi in cui sono parlate.



Così questa Europa sembra sempre più destinata a diventare non un soggetto sopranazionale quanto piuttosto una struttura plurinazionale sottoposta alla leadership di un ristrettissimo gruppo di Stati nazionali, che sono Francia, Germania e Gran Bretagna.



Le cause sono da individuare nella politica miope dei nostri governi, presenti e passati, il cui peso in politica estera è ed è sempre stato marginale e che non si preoccupano nemmeno di sostenere la nostra cultura nel mondo.

lunedì 14 febbraio 2005

I risultati delle elezioni irachene

 

Ma qualcuno se le ricorda le elezioni in Iraq?

Dopo i titoloni sulle prime pagine dei giornali e nei servizi televisivi sulla percentuale dei votanti (inizialmente del 72% degli aventi diritto, poi ridimensionata al 60%) e sulla vittoria della democrazia, solo qualche trafiletto in quarta o quinta pagina, in cui l’afflusso sembrava essere calato sotto il 50%, pur sempre un successo, anche se è legittimo qualche dubbio sul come siano stati individuati gli aventi diritto. Quanto ai risultati si dava per vincente l’alleanza sciita appoggiata dall’ayatollah Ali Al Sistani, presunto moderato, che però nei giorni scorsi si è espresso in favore dell’introduzione della Sharia (legge coranica).



Finalmente i risultati definitivi che confermano la vittoria, anche se in misura inferiore al previsto, dell’alleanza,che, con il 47,6% dei voti, si è aggiudicata 132 seggi su 275 e quindi non ha la maggioranza assoluta, segue la coalizione curda con il 25,7%, e poi quella dell’attuale premier ad interim Iyad Allawi, sostenuto dagli Stati uniti, con solo il 18,3%. L’affluenza ufficiale alle urne è stata del 58% degli aventi diritto, in tutto 8.456.266 elettori, ma nelle province a maggioranza sunnita si sono avute percentuali che vanno dal 2% al 29% .

Un blog giornale

 

Ho appena scoperto un blog giornale dal titolo “The Instablog”, che si occupa di politica, informatica, musica e varia umanità, impaginato come un quotidiano, con le ultime notizie da tutto il mondo, rubriche varie, commenti, approfondimenti, vignette e persino il cruciverba. Piuttosto carino, anche se un po’ di destra, mi pare.


 

Vi si trova anche una lista dei locali pubblici attrezzati con apposite sale riservate ai fumatori, suddivisa per regioni e città.


 

In Toscana per ora ne ha censiti 6, 3 a Firenze e 3 a Pistoia, di questi ultimi, due sono in provincia, mentre quello in città è un non meglio identificato “Da Piero". Dovrò informarmi.


 

A proposito di sale per fumatori, l’altra sera all’esterno di un locale della provincia di Pistoia ho notato un capannello di persone intorno ad una stufa, sistema piuttosto economico, direi, di attrezzare una sala per fumatori. 


 

 

Elezioni regionali e primarie



Fino al 4 aprile la sera sarò strafatta (di lavoro), perché tra le mie competenze c’è anche la gestione del procedimento elettorale, e domenica 20 febbraio, in Toscana, si svolgono le primarie per la selezione dei candidati alle elezioni regionali. Caso unico, finora, la legge regionale che le disciplina ha stabilito che fossero gestite dai Comuni, anziché come sembrerebbe logico, dai partiti (ma vi sembra corretto che queste elezioni – peraltro una farsa - debbano essere a carico del contribuente?). Tutto ciò mentre è già stato avviato il procedimento per la preparazione delle Elezioni Regionali del 3 e 4 aprile.  Penso proprio che per un po' di tempo questo blog assumerà un tono più leggero e forse anche un po' trasandato (magari con post più brevi?!).

martedì 8 febbraio 2005

Blogmania



Mi sono imbattuta in questo esilarante post  di “SiFossiFoco” sui blog che, partendo dal fatto che questi ultimi avrebbero rivoluzionato anche il nostro modo di vivere la casa, arriva a scomodare il ritorno del “dionisismo” nella cultura contemporanea, e tutto ciò in uno spassosissimo vernacolo toscano.



Certo anche per me qualcosa è cambiato, non tanto nella casa, perché da sempre vivo soprattutto nella stanza dove leggo, ascolto musica, e soprattutto sto al computer e ora “bloggo”.  Però non vado più in palestra e leggo meno (libri e giornali), mentre sono quasi spinta da disturbo ossessivo compulsivo che mi costringe, non dico a leggere, ma almeno a scorrere i blog altrui, magari “linkandone” (orrido inglesismo) alcuni e/o inserendone altri tra i preferiti che mi propongo di rivisitare in un secondo momento anche se poi non lo farò, come accadeva (e accade tuttora) con i ritagli dai giornali degli articoli più interessanti che non avevo avuto (e non ho) tempo di leggere e mai ne avrò. E se ho sempre odiato fare da mangiare e qualsiasi altra cosa pratica, ora è sempre più frequente che lasci bruciare qualcosa sul fuoco, perché ho da “postare”.


 


Dionisismo, chissà, certo narcisismo. In un articolo su “La Repubblica delle Donne” (edizione dell’8 gennaio) si parlava del blog come della “punta emergente di un fenomeno che spinge tutti a parlare di sé e a raccontarsi per decifrare il mondo” . Il popolo dell’io non avrebbe più confini e il blog sarebbe una delle sue massime espressioni. Riedizione narcisistica del diario adolescenziale, questa volta esibito su internet? Anche, ma non solo.


Pensate che ogni 5 secondi in rete nasce un blog.


 

Ma ci sono anche quelli che chiudono. Non mancano infatti i blogger pentiti. Quelli che abbandonano confessandosi in pubblico come Percival (Arrivai al mondo del blog. Si era agli inizi. Dapprima fu per gioco, solo per passare il tempo. Ma il gioco prese il sopravvento e quello che doveva soltanto essere un diversivo, divenne quasi una ragione di vita. Mi ero rifugiato nel virtuale per scappare da una realtà, che avvertivo ostile. Invece di affrontarla, andavo costruendo una meravigliosa bolla di sapone).


 

E quelli come Militante che si prendono una pausa di riflessione, ma ci ripensano subito e continuano.





Intanto è uscito persino il calendario delle bloggers che si può scaricare qui.





C’è poi chi ha avuto l’idea di pubblicare on line, con cadenza periodica, un’antologia del blog italiano, una libera selezione dei post italiani pubblicati sulla rete, il meglio del blog secondo l’ideatore. Si chiama "Bardablò" e il primo numero, quello di gennaio, si può leggere e scaricare qui,  ma ha un limite, la pagina in formato PDF non si riesce a stampare, almeno in formato A/4, e anche la lettura non è delle più agevoli.


 

Ed è appena nata una rivista letteraria on line, “Sacripante”, che si propone di pubblicare i racconti dei blogger che però devono essere  inediti (ossia mai postati sui blog), proprio quando ne avevo appena scritto uno (cosa mai fatta finora) ovviamente publicandolo su uno dei miei blog


 

Non sono mancati poi incontri e raduni di blogger. E poi ci sono le varie vetrine,classifiche e directory di blog. E sicuramente qualcuno ci starà anche facendo la tesi.


 

Quanto ai libri che parlano di blog, ne sono già usciti diversi. Da "Diario di una blogger" di Francesca Mazzucato, del marzo 2003,  al recentissimo “La notte dei blogger”, racconti scritti di notte da 18 blogger italiani tra i più conosciuti, ove i blog c’entrano solo perché gli autori sono appunto dei “blogger”, ma tra il primo e l’ultimo nell’ordine, ne sono usciti diversi altri, alcuni come studio del fenomeno “blog”, della sua storia, dell’impatto con il mondo della cultura on line,  altri come raccolta di post e commenti, come racconto della propria esperienza in rete, altri ancora come manuale di istruzioni sul nuovo strumento.


 

Qualche blogger ha già tentato di studiare il fenomeno dall’interno chiedendo ai “colleghi” perché e come hanno iniziato. E sarebbe interessante fare un censimento anche per età, genere, livello culturale, professione, interessi, tipologia di blog, ecc. 


 

Cosa rimarrà di tutto questo?


 

Sarà possibile in futuro analizzare attraverso i blog gli avvenimenti mondiali (pensate ad esempio alla guerra in Iraq e allo tsunami nel sud-est asiatico, a come sono stati visti e raccontati), ma anche le mode, le tendenze, i gusti, gli interessi, i sentimenti ed i modi di renderli, insomma l’analisi dei blog fornirà lo spaccato di un’epoca?


 

Certo che sui blog si trova di tutto. C’è chi racconta la propria giornata, le proprie paturnie, chi semplicemente “cazzeggia”, chi parla dei propri hobby e interessi, dalla cucina, ai gatti (i gattofili, e mi fa piacere, sono molti, non ho fatto caso se siano altrettanti i cinofili), chi racconta la propria lotta per perdere peso o per smettere di fumare, o chissà che altro, chi riporta curiosità da tutto il mondo, chi posta i propri parti letterari, dalle poesie ai racconti, chi le proprie foto, chi le proprie riflessioni sui massimi sistemi, su libri e film, sulla musica preferita, chi parla di misteri e di UFO, chi commenta i principali avvenimenti mondiali, chi si sfoga conto i capoufficio e le miserie della vita in azienda. E a proposito di questi ultimi apprendo, sempre da “La Repubblica delle Donne” (edizione del 5 febbraio), come “Il diario di Max” (sottotitolo, “ma vie – de merde – sur grande ecran”)  ovvero le giornate di un tizio sepolto in uno dei tanti uffici delle torri della Défense, l’avveniristico quartiere degli impiegati a Ovest di Parigi, sia stato il blog più “clicccato” in Francia, con trentamila contatti al giorno. In linguaggio pittoresco, ma letterariamente raffinato, si lanciava contro colleghi idioti, autocrati stupidi e arroganti, arrivisti vari. Uno dei post più divertenti è di lunedì 30 agosto 2004 al rientro in ufficio dopo le ferie estive. Il post si intitola “Buongiorno stronzi” ed è tutto un programma. L’epilogo inatteso poco prima di Natale quando la vecchia scimmia, ovvero il capo,  convoca Max e lo promuove dirigente (come neutralizzare una mina vagante!). E il blog chiude, ma si può ancora leggere qui.

sabato 5 febbraio 2005

Surreale?



"Cari amici, care compagne, cari compagni…", così il cattolico, ex (?) democristiano, Prodi esordisce sul palco del Congresso dei DS e Berlusconi nella due giorni allestita in contemporanea, e molto criticata perché mai era successo che, durante il congresso di un partito, il leader avversario convocasse un’assise dei suoi, parla di "via Prodiana al Comunismo".


Non sembra un po’ surreale tutto questo?   

martedì 1 febbraio 2005

L’Iraq verso la democrazia ?



 

Gli iracheni non hanno avuto paura. Il 60% degli aventi diritto, 8 milioni di iracheni, sarebbero andati alle urne. I giornali di tutto il mondo elogiano la forza e il coraggio di un popolo che ha sconfitto i kamikaze di Al Zarkawi, che rifiuta l’oscurantismo di Al Qaeda e che vuole incamminarsi sulla strada della democrazia.


 

Qua e là qualcuno insinua qualche dubbio, come questo articolo di “Reporter Associati”. Devo dire che non si tratta di un bell’articolo, anche nel senso dello stile (ma d’altra parte cosa aspettarsi da chi, per rimandare all’inizio della pagina, scrive “go to top”?).


 

Tuttavia anche se non mi sembra possibile che tutti, comprese le agenzie di stampa e tutti gli organi di informazione, ci prendano in giro, che siano tutti al soldo di Bush, non nego che qualche perplessità ce l’ho anch’io, sia sulla percentuale dei votanti, sia sul fatto che si siano svolte veramente libere elezioni in un paese occupato.


 

Non erano ancora chiuse le operazioni di voto che già si diffondeva la notizia di una percentuale di affluenza alle urne del 72%, poi ridimensionata al 60%.

 

Anche nei paesi occidentali, di consolidata democrazia e in situazioni assolutamente tranquille,  sarebbe difficile in 10 ore di votazione (in Iraq si è votato dalle 7.00 alle 17.00) raggiungere il 60%, figurarsi il 72%, ma in un paese militarmente occupato, sotto minaccia di attacchi terroristici ai seggi, questi ultimi peraltro pochi e da raggiungere a piedi,  perché, per motivi di sicurezza, la circolazione era stata vietata in tutte le zone circostanti, e dopo 50 anni che non si votava, mi sarei aspettata non solo una minore affluenza, ma anche che ci volesse un po’ più di tempo per fornire qualsiasi informazione.


 

Le previsioni della vigilia fornite dagli organi di informazione erano piuttosto negative. Qualche giorno fa lo stesso presidente iracheno Al Yawar aveva messo  le mani avanti annunciando che molti non si sarebbero recati alle urne, anche se aveva rapidamente ritrattato, forse dopo una reprimenda degli americani.


 

Quanto agli osservatori internazionali, il portavoce della ACIE (Alto Commissariato Indipendente per l'Elezioni) Adil Al Lami, ha fatto sapere che erano complessivamente  in numero di 199 e che, per ovvie regioni di sicurezza, sono stati dislocati nelle zone più sicure, particolarmente nel Kurdistan. E guarda caso anche molte delle foto pubblicate dai giornali riguardano seggi del Kurdistan.


 

Se a ciò si aggiunge che Bush non avrebbe potuto permettersi una sconfitta, mi sembra più che legittimo qualche dubbio.

 

Magdi Allam, sul Corriere della Sera del 31 gennaio, sostiene che “le prime elezioni libere nella storia dell'Iraq e del mondo arabo non sono piaciute affatto ad al Zarqawi, Saddam, Assad e al Jazeera. Sono piaciute poco a Erdogan, re Fahd, Khamenei”, ma sono anche “ risultate indigeste agli europei ossessionati dall'antiamericanismo e agli americani che mal sopportano Bush”.


Io penso che se effettivamente il 60% degli iracheni ha espresso la propria volontà di “autodeterminarsi”, non si possa che esternare ammirazione per un popolo che in condizioni così difficili ha dimostrato di essere forte e maturo, e questo anche se non ci piace Bush e ci dispiace un po’ che sia contento.


Credo che a molti di noi europei, senza essere ossessionati da nessun antiamericanismo (che è solo nelle menti dei filoamericani viscerali), non piaccia l’America “teocon” di Bush, mentre ci rendiamo conto altresì che gli interessi dell’America (anche economici) non sono precisamente i nostri interessi.


 

Inoltre anche se dalla guerra di Bush dovesse derivare un Iraq democratico, cosa che è ancora tutta da dimostrare, non per questo ci ricrediamo sulla sua politica e sulla sua visione manichea della storia. Non ci piacciono gli imperi, del bene o del male che siano, e crediamo nell'autodeterminazione dei popoli e nella sovranità nazionale.    


 

Infine, a prescindere da chi abbia vinto le elezioni, ma sicuramente sarà un testa a testa tra Allawi e gli Sciti (addirittura sembra che  Mokta Al Sadr's abbia votato per Allawi!?), se il popolo iracheno ha dimostrato di essere maturo per la democrazia, si dovrebbe poter cominciare a parlare di ritiro delle truppe americane e della coalizione, eventualmente sostituite da forze internazionali sotto mandato ONU, per il periodo necessario a ricostituire un esercito e una polizia iracheni autosufficienti. Ma è molto probabile che il nuovo governo, liberamente eletto, chiederà loro di restare.


 

domenica 27 febbraio 2005

Cercate di non morire nei prossimi 20 anni



Interessante notizia su “The Instablog”:


“Secondo lo scienziato Ray Kurzweil basteranno appena altri 20 anni perché la nanotecnologia permetta di rendere l'uomo virtualmente immortale. NanoRobot specializzati ripareranno le nostre cellule ed i nostri tessuti, perfino il DNA potrà essere periodicamente sostituito con versioni migliori scaricate da Internet[?!].”


L'articolo non dice però se si riuscirà anche a ringiovanire. E vivere per sempre da vecchi non mi sembra molto carino.

E il sovrappopolamento? Si riuscirà a "terraformare" Marte e a spedirci un po' del "surplus" di popolazione? 

giovedì 24 febbraio 2005

Blogosfera



Ho trovato questo post di Brodo Primordiale  che si dichiara "sempre più incredulo nel constatare che ci sono veramente tante, ma tante persone che non hanno un cazzo da fare durante la giornata". Come potrebbero infatti, si domanda l’autore del post, tutti questi blogger e coloro che li leggono, guardano, ascoltano,   star dietro alle continue invenzioni in materia, quali Podcasting, videoblog, adesso screencasting con tag o senza, con query o senza (a proposito che roba è?).



Ho anche scoperto un blog che, già dal nome dell'autore - Mariano Grifeo Cardona di Canicaro -, promette di essere divertente. Il fatto che sia scritto in dialetto siciliano rende un po' più difficile la lettura a chi non abita in Trinacria, però è piacevole. Ci si trovano annotazioni di argomento vario, dalla vita quotidiana all'attualità, tutte svolte con piglio brioso. L'autore dice di essere anziano e di non capirci nulla nei computer, ma di dettare i suoi post ai parenti, alla ex-segretaria che ogni tanto lo viene ancora a trovare, e insomma a chi capita. Lui parla e loro scrivono. Chissà.

domenica 20 febbraio 2005

La lingua italiana e l’Europa



 La notizia pubblicata dal Corriere della Sera che la lingua italiana è stata cancellata da tutte le conferenze stampa (salvo quelle del mercoledì) tenute dai commissari dell’Unione Europea, riveste una notevolissima importanza politica, in quanto significa che il nostro Paese non sarà tra le nazioni guida dell’Unione ma occuperà un posto di seconda fila.Risulta infatti difficile credere che un Paese la cui lingua è considerata poco importante possa poi ricoprire un ruolo politico primario. Quindi da iniziatori della costruzione europea ne siamo diventati dei semplici comprimari.



Le lingue “stabili” dell’Unione sono francese, inglese e tedesco, non tanto per la loro diffusione nel mondo, che potrebbe valere per inglese e francese, ma non certo per il tedesco,  quanto per il ruolo dei paesi in cui sono parlate.



Così questa Europa sembra sempre più destinata a diventare non un soggetto sopranazionale quanto piuttosto una struttura plurinazionale sottoposta alla leadership di un ristrettissimo gruppo di Stati nazionali, che sono Francia, Germania e Gran Bretagna.



Le cause sono da individuare nella politica miope dei nostri governi, presenti e passati, il cui peso in politica estera è ed è sempre stato marginale e che non si preoccupano nemmeno di sostenere la nostra cultura nel mondo.

lunedì 14 febbraio 2005

I risultati delle elezioni irachene

 

Ma qualcuno se le ricorda le elezioni in Iraq?

Dopo i titoloni sulle prime pagine dei giornali e nei servizi televisivi sulla percentuale dei votanti (inizialmente del 72% degli aventi diritto, poi ridimensionata al 60%) e sulla vittoria della democrazia, solo qualche trafiletto in quarta o quinta pagina, in cui l’afflusso sembrava essere calato sotto il 50%, pur sempre un successo, anche se è legittimo qualche dubbio sul come siano stati individuati gli aventi diritto. Quanto ai risultati si dava per vincente l’alleanza sciita appoggiata dall’ayatollah Ali Al Sistani, presunto moderato, che però nei giorni scorsi si è espresso in favore dell’introduzione della Sharia (legge coranica).



Finalmente i risultati definitivi che confermano la vittoria, anche se in misura inferiore al previsto, dell’alleanza,che, con il 47,6% dei voti, si è aggiudicata 132 seggi su 275 e quindi non ha la maggioranza assoluta, segue la coalizione curda con il 25,7%, e poi quella dell’attuale premier ad interim Iyad Allawi, sostenuto dagli Stati uniti, con solo il 18,3%. L’affluenza ufficiale alle urne è stata del 58% degli aventi diritto, in tutto 8.456.266 elettori, ma nelle province a maggioranza sunnita si sono avute percentuali che vanno dal 2% al 29% .

Un blog giornale

 

Ho appena scoperto un blog giornale dal titolo “The Instablog”, che si occupa di politica, informatica, musica e varia umanità, impaginato come un quotidiano, con le ultime notizie da tutto il mondo, rubriche varie, commenti, approfondimenti, vignette e persino il cruciverba. Piuttosto carino, anche se un po’ di destra, mi pare.


 

Vi si trova anche una lista dei locali pubblici attrezzati con apposite sale riservate ai fumatori, suddivisa per regioni e città.


 

In Toscana per ora ne ha censiti 6, 3 a Firenze e 3 a Pistoia, di questi ultimi, due sono in provincia, mentre quello in città è un non meglio identificato “Da Piero". Dovrò informarmi.


 

A proposito di sale per fumatori, l’altra sera all’esterno di un locale della provincia di Pistoia ho notato un capannello di persone intorno ad una stufa, sistema piuttosto economico, direi, di attrezzare una sala per fumatori. 


 

 

Elezioni regionali e primarie



Fino al 4 aprile la sera sarò strafatta (di lavoro), perché tra le mie competenze c’è anche la gestione del procedimento elettorale, e domenica 20 febbraio, in Toscana, si svolgono le primarie per la selezione dei candidati alle elezioni regionali. Caso unico, finora, la legge regionale che le disciplina ha stabilito che fossero gestite dai Comuni, anziché come sembrerebbe logico, dai partiti (ma vi sembra corretto che queste elezioni – peraltro una farsa - debbano essere a carico del contribuente?). Tutto ciò mentre è già stato avviato il procedimento per la preparazione delle Elezioni Regionali del 3 e 4 aprile.  Penso proprio che per un po' di tempo questo blog assumerà un tono più leggero e forse anche un po' trasandato (magari con post più brevi?!).

martedì 8 febbraio 2005

Blogmania



Mi sono imbattuta in questo esilarante post  di “SiFossiFoco” sui blog che, partendo dal fatto che questi ultimi avrebbero rivoluzionato anche il nostro modo di vivere la casa, arriva a scomodare il ritorno del “dionisismo” nella cultura contemporanea, e tutto ciò in uno spassosissimo vernacolo toscano.



Certo anche per me qualcosa è cambiato, non tanto nella casa, perché da sempre vivo soprattutto nella stanza dove leggo, ascolto musica, e soprattutto sto al computer e ora “bloggo”.  Però non vado più in palestra e leggo meno (libri e giornali), mentre sono quasi spinta da disturbo ossessivo compulsivo che mi costringe, non dico a leggere, ma almeno a scorrere i blog altrui, magari “linkandone” (orrido inglesismo) alcuni e/o inserendone altri tra i preferiti che mi propongo di rivisitare in un secondo momento anche se poi non lo farò, come accadeva (e accade tuttora) con i ritagli dai giornali degli articoli più interessanti che non avevo avuto (e non ho) tempo di leggere e mai ne avrò. E se ho sempre odiato fare da mangiare e qualsiasi altra cosa pratica, ora è sempre più frequente che lasci bruciare qualcosa sul fuoco, perché ho da “postare”.


 


Dionisismo, chissà, certo narcisismo. In un articolo su “La Repubblica delle Donne” (edizione dell’8 gennaio) si parlava del blog come della “punta emergente di un fenomeno che spinge tutti a parlare di sé e a raccontarsi per decifrare il mondo” . Il popolo dell’io non avrebbe più confini e il blog sarebbe una delle sue massime espressioni. Riedizione narcisistica del diario adolescenziale, questa volta esibito su internet? Anche, ma non solo.


Pensate che ogni 5 secondi in rete nasce un blog.


 

Ma ci sono anche quelli che chiudono. Non mancano infatti i blogger pentiti. Quelli che abbandonano confessandosi in pubblico come Percival (Arrivai al mondo del blog. Si era agli inizi. Dapprima fu per gioco, solo per passare il tempo. Ma il gioco prese il sopravvento e quello che doveva soltanto essere un diversivo, divenne quasi una ragione di vita. Mi ero rifugiato nel virtuale per scappare da una realtà, che avvertivo ostile. Invece di affrontarla, andavo costruendo una meravigliosa bolla di sapone).


 

E quelli come Militante che si prendono una pausa di riflessione, ma ci ripensano subito e continuano.





Intanto è uscito persino il calendario delle bloggers che si può scaricare qui.





C’è poi chi ha avuto l’idea di pubblicare on line, con cadenza periodica, un’antologia del blog italiano, una libera selezione dei post italiani pubblicati sulla rete, il meglio del blog secondo l’ideatore. Si chiama "Bardablò" e il primo numero, quello di gennaio, si può leggere e scaricare qui,  ma ha un limite, la pagina in formato PDF non si riesce a stampare, almeno in formato A/4, e anche la lettura non è delle più agevoli.


 

Ed è appena nata una rivista letteraria on line, “Sacripante”, che si propone di pubblicare i racconti dei blogger che però devono essere  inediti (ossia mai postati sui blog), proprio quando ne avevo appena scritto uno (cosa mai fatta finora) ovviamente publicandolo su uno dei miei blog


 

Non sono mancati poi incontri e raduni di blogger. E poi ci sono le varie vetrine,classifiche e directory di blog. E sicuramente qualcuno ci starà anche facendo la tesi.


 

Quanto ai libri che parlano di blog, ne sono già usciti diversi. Da "Diario di una blogger" di Francesca Mazzucato, del marzo 2003,  al recentissimo “La notte dei blogger”, racconti scritti di notte da 18 blogger italiani tra i più conosciuti, ove i blog c’entrano solo perché gli autori sono appunto dei “blogger”, ma tra il primo e l’ultimo nell’ordine, ne sono usciti diversi altri, alcuni come studio del fenomeno “blog”, della sua storia, dell’impatto con il mondo della cultura on line,  altri come raccolta di post e commenti, come racconto della propria esperienza in rete, altri ancora come manuale di istruzioni sul nuovo strumento.


 

Qualche blogger ha già tentato di studiare il fenomeno dall’interno chiedendo ai “colleghi” perché e come hanno iniziato. E sarebbe interessante fare un censimento anche per età, genere, livello culturale, professione, interessi, tipologia di blog, ecc. 


 

Cosa rimarrà di tutto questo?


 

Sarà possibile in futuro analizzare attraverso i blog gli avvenimenti mondiali (pensate ad esempio alla guerra in Iraq e allo tsunami nel sud-est asiatico, a come sono stati visti e raccontati), ma anche le mode, le tendenze, i gusti, gli interessi, i sentimenti ed i modi di renderli, insomma l’analisi dei blog fornirà lo spaccato di un’epoca?


 

Certo che sui blog si trova di tutto. C’è chi racconta la propria giornata, le proprie paturnie, chi semplicemente “cazzeggia”, chi parla dei propri hobby e interessi, dalla cucina, ai gatti (i gattofili, e mi fa piacere, sono molti, non ho fatto caso se siano altrettanti i cinofili), chi racconta la propria lotta per perdere peso o per smettere di fumare, o chissà che altro, chi riporta curiosità da tutto il mondo, chi posta i propri parti letterari, dalle poesie ai racconti, chi le proprie foto, chi le proprie riflessioni sui massimi sistemi, su libri e film, sulla musica preferita, chi parla di misteri e di UFO, chi commenta i principali avvenimenti mondiali, chi si sfoga conto i capoufficio e le miserie della vita in azienda. E a proposito di questi ultimi apprendo, sempre da “La Repubblica delle Donne” (edizione del 5 febbraio), come “Il diario di Max” (sottotitolo, “ma vie – de merde – sur grande ecran”)  ovvero le giornate di un tizio sepolto in uno dei tanti uffici delle torri della Défense, l’avveniristico quartiere degli impiegati a Ovest di Parigi, sia stato il blog più “clicccato” in Francia, con trentamila contatti al giorno. In linguaggio pittoresco, ma letterariamente raffinato, si lanciava contro colleghi idioti, autocrati stupidi e arroganti, arrivisti vari. Uno dei post più divertenti è di lunedì 30 agosto 2004 al rientro in ufficio dopo le ferie estive. Il post si intitola “Buongiorno stronzi” ed è tutto un programma. L’epilogo inatteso poco prima di Natale quando la vecchia scimmia, ovvero il capo,  convoca Max e lo promuove dirigente (come neutralizzare una mina vagante!). E il blog chiude, ma si può ancora leggere qui.

sabato 5 febbraio 2005

Surreale?



"Cari amici, care compagne, cari compagni…", così il cattolico, ex (?) democristiano, Prodi esordisce sul palco del Congresso dei DS e Berlusconi nella due giorni allestita in contemporanea, e molto criticata perché mai era successo che, durante il congresso di un partito, il leader avversario convocasse un’assise dei suoi, parla di "via Prodiana al Comunismo".


Non sembra un po’ surreale tutto questo?   

martedì 1 febbraio 2005

L’Iraq verso la democrazia ?



 

Gli iracheni non hanno avuto paura. Il 60% degli aventi diritto, 8 milioni di iracheni, sarebbero andati alle urne. I giornali di tutto il mondo elogiano la forza e il coraggio di un popolo che ha sconfitto i kamikaze di Al Zarkawi, che rifiuta l’oscurantismo di Al Qaeda e che vuole incamminarsi sulla strada della democrazia.


 

Qua e là qualcuno insinua qualche dubbio, come questo articolo di “Reporter Associati”. Devo dire che non si tratta di un bell’articolo, anche nel senso dello stile (ma d’altra parte cosa aspettarsi da chi, per rimandare all’inizio della pagina, scrive “go to top”?).


 

Tuttavia anche se non mi sembra possibile che tutti, comprese le agenzie di stampa e tutti gli organi di informazione, ci prendano in giro, che siano tutti al soldo di Bush, non nego che qualche perplessità ce l’ho anch’io, sia sulla percentuale dei votanti, sia sul fatto che si siano svolte veramente libere elezioni in un paese occupato.


 

Non erano ancora chiuse le operazioni di voto che già si diffondeva la notizia di una percentuale di affluenza alle urne del 72%, poi ridimensionata al 60%.

 

Anche nei paesi occidentali, di consolidata democrazia e in situazioni assolutamente tranquille,  sarebbe difficile in 10 ore di votazione (in Iraq si è votato dalle 7.00 alle 17.00) raggiungere il 60%, figurarsi il 72%, ma in un paese militarmente occupato, sotto minaccia di attacchi terroristici ai seggi, questi ultimi peraltro pochi e da raggiungere a piedi,  perché, per motivi di sicurezza, la circolazione era stata vietata in tutte le zone circostanti, e dopo 50 anni che non si votava, mi sarei aspettata non solo una minore affluenza, ma anche che ci volesse un po’ più di tempo per fornire qualsiasi informazione.


 

Le previsioni della vigilia fornite dagli organi di informazione erano piuttosto negative. Qualche giorno fa lo stesso presidente iracheno Al Yawar aveva messo  le mani avanti annunciando che molti non si sarebbero recati alle urne, anche se aveva rapidamente ritrattato, forse dopo una reprimenda degli americani.


 

Quanto agli osservatori internazionali, il portavoce della ACIE (Alto Commissariato Indipendente per l'Elezioni) Adil Al Lami, ha fatto sapere che erano complessivamente  in numero di 199 e che, per ovvie regioni di sicurezza, sono stati dislocati nelle zone più sicure, particolarmente nel Kurdistan. E guarda caso anche molte delle foto pubblicate dai giornali riguardano seggi del Kurdistan.


 

Se a ciò si aggiunge che Bush non avrebbe potuto permettersi una sconfitta, mi sembra più che legittimo qualche dubbio.

 

Magdi Allam, sul Corriere della Sera del 31 gennaio, sostiene che “le prime elezioni libere nella storia dell'Iraq e del mondo arabo non sono piaciute affatto ad al Zarqawi, Saddam, Assad e al Jazeera. Sono piaciute poco a Erdogan, re Fahd, Khamenei”, ma sono anche “ risultate indigeste agli europei ossessionati dall'antiamericanismo e agli americani che mal sopportano Bush”.


Io penso che se effettivamente il 60% degli iracheni ha espresso la propria volontà di “autodeterminarsi”, non si possa che esternare ammirazione per un popolo che in condizioni così difficili ha dimostrato di essere forte e maturo, e questo anche se non ci piace Bush e ci dispiace un po’ che sia contento.


Credo che a molti di noi europei, senza essere ossessionati da nessun antiamericanismo (che è solo nelle menti dei filoamericani viscerali), non piaccia l’America “teocon” di Bush, mentre ci rendiamo conto altresì che gli interessi dell’America (anche economici) non sono precisamente i nostri interessi.


 

Inoltre anche se dalla guerra di Bush dovesse derivare un Iraq democratico, cosa che è ancora tutta da dimostrare, non per questo ci ricrediamo sulla sua politica e sulla sua visione manichea della storia. Non ci piacciono gli imperi, del bene o del male che siano, e crediamo nell'autodeterminazione dei popoli e nella sovranità nazionale.    


 

Infine, a prescindere da chi abbia vinto le elezioni, ma sicuramente sarà un testa a testa tra Allawi e gli Sciti (addirittura sembra che  Mokta Al Sadr's abbia votato per Allawi!?), se il popolo iracheno ha dimostrato di essere maturo per la democrazia, si dovrebbe poter cominciare a parlare di ritiro delle truppe americane e della coalizione, eventualmente sostituite da forze internazionali sotto mandato ONU, per il periodo necessario a ricostituire un esercito e una polizia iracheni autosufficienti. Ma è molto probabile che il nuovo governo, liberamente eletto, chiederà loro di restare.