domenica 30 gennaio 2005

L’Iraq al voto



Conclusa la giornata elettorale in Iraq. I seggi sono stati chiusi alle 17 (le 15 in Italia), ma in certi casi c'erano ancora persone in fila. Alta affluenza nelle zone sciite e curde, seggi deserti nelle aree sunnite e nemmeno aperti per questioni di sicurezza nel “triangolo della morte” a sud della capitale. Ma la commissione elettorale nazionale annuncia che l’affluenza è stata del  60 per cento degli aventi diritto (otto milioni).


Gli iracheni  sarebbero andati a votare nonostante le bombe e le pessimistiche previsioni della vigilia. Quasi trenta esplosioni hanno scosso a ripetizione Bagdad, almeno nove provocate da attentatori suicidi che avevano cinture esplosive nei pressi di seggi elettorali o tra la gente in attesa di votare. Circa trenta le vittime degli attentati.


 

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha detto che il voto in Iraq è “un primo passo” verso la democrazia. Gli iracheni “sanno che stanno votando per il loro futuro e che con questo voto prenderanno il controllo del loro destino. Noi dobbiamo incoraggiarli”. La promozione del voto iracheno è giunta anche dal rappresentante del segretario generale a Bagdad, Ashraf Qazi. Il diplomatico ha parlato di elezioni “trasparenti e libere” e si è detto confortato dall'alta affluenza alle urne.


 

Soddisfazione è stata espressa anche dal segretario di stato Condoleezza Rice. “Le elezioni in Iraq stanno andando meglio del previsto”, è scritto in una nota diramata dal dipartimento di Stato americano. Una volta chiusi ufficialmente i seggi, è arrivata anche la dichiarazione di George W. Bush: “E' un grande giorno per la democrazia”, ha detto il presidente.


 

 

 

Ma si possono davvero definire trasparenti e libere queste elezioni avvenute in un contesto in cui si fronteggiano un esercito di occupazione e la guerriglia?


Non è stato possibile svolgere una regolare campagna elettorale, persino attaccare manifesti era rischioso, gli elettori sono andati a votare sotto minaccia, quelli che hanno potuto, perché in alcune zone del paese non si sono aperti i seggi. Sembra quasi impossibile che tanti non abbiano avuto paura, sempre che le dichiarazioni della commissione elettorale rispondono a verità.


 

In questo articolo dell’ “Observer International” si parla di elezioni senza precedenti, per le quali non reggerebbe nemmeno il confronto con quelle tenutesi nella Repubblica di Weimar in mezzo agli scontri tra nazisti e comunisti.

venerdì 28 gennaio 2005

Guerriglieri o terroristi?



Non sono in grado di giudicare la sentenza con la quale il giudice Clementina Forleo ha mandato assolti alcuni islamici imputati in un processo per associazione con finalità di terrorismo internazionale, perché non l’ho letta. Presumo che nemmeno Fini, Borghezio, e compagnia, l’abbiano letta.


 

Se avessi la certezza che gli imputati del processo di Milano reclutavano kamikaze per compiere attentati terroristici in Iraq o in qualsiasi altro paese riterrei la sentenza aberrante. Ma per giudicare dovrei essere certa dell’esistenza o meno di prove decisive che vadano in un’unica direzione, certezza che potrei raggiungere forse solo a seguito di una lettura attenta della sentenza e degli atti del processo. Questo parlando razionalmente, perché di fronte a certi giudizi di certi personaggi mi viene voglia di stare dalla parte opposta senza troppi distinguo. Della serie, se loro dicono questo, allora la sentenza è giusta, e magari invece non lo è. 


 

Poi sui fondamentalisti islamici la penso più o meno come la Fallaci (ma penso tutto il male possibile anche dei fondamentalisti cristiani, dei TEOCON, dell’Opus Dei, di tutte le associazioni di ipocriti bacchettoni, ecc.), ma sono altresì convinta che, nonostante tutto, almeno che non si voglia introdurre nel nostro paese aberrazioni come il “patrioct act”, approvato negli Stati Uniti all’indomani dell’11 settembre, non si possa, non si debba, rinunciare mai  al garantismo e ai principi dello stato democratico. 


 

Ritengo anche che in certe situazioni sia molto difficile distinguere tra azione bellica e azione terroristica. Infatti un attentato compiuto contro obiettivi militari, che coinvolga solo militari, (anche se mi dispiace quando vengono coinvolti militari italiani che, magari in buona fede, credono di partecipare ad una missione di pace, che probabilmente di pace ha solo gli equipaggiamenti), è un’azione di guerriglia e in un paese occupato la resistenza è legittima.



Del resto la Convenzione ONU sul terrorismo del 1999 dice che “Le attività violente o di guerriglia nell’ambito dei contesti bellici… non possono essere perseguite a meno che non vengano violate le norme del diritto internazionale umanitario.”



Sono invece senza alcun dubbio atti terroristici quelli che colpiscono solo la popolazione civile del paese occupato e/o i civili stranieri in quel paese o in altri, allo scopo appunto di incutere terrore.


 

Tuttavia come si deve considerare la stessa azione diretta contro obiettivi militari che finisca per coinvolgere anche la popolazione civile? Terrorismo o “danno collaterale”?

SESSANTANNI DOPO AUSCHWITZ



A noi tedeschi si addice il silenzio davanti a questo massimo crimine contro l’umanità.Vorremmo riuscire a comprendere questa realtà inconcepibile, che travalica ogni immaginazione umana. E inutilmente cerchiamo le risposte ultime.

 

(Dal discorso del Cancelliere della Repubblica federale tedesca Gerhard Schroeder in occasione del 60° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz)


Ma possiamo credere alla sincerità di un Fini che torna a stigmatizzare ogni cedimento sul tema delle responsabilità del fascismo verso la Shoah come ha fatto ieri sera intervistato dal TG2?


 

Nella stessa intervista il Ministro degli Esteri Fini ha anche citato Gobetti insieme a Gramsci e ad una serie di altri esponenti della cultura dell’epoca, da Palazzeschi a Marinetti a Gentile per dire che in fondo erano tutti accomunati dall’italianità! Qui certo la profondità del pensiero raggiunge livelli sublimi. 

giovedì 27 gennaio 2005

GENTE DA EVITARE



Da un commento al mio precedente post ho scoperto che cercando su “google” “gente da evitare” si trova il sito del Moige, movimento italiano genitori (bacchettoni, bigotti e baciapile).



Ma come accade? Si tratta di un “ Googlebombing”. Forse qualcuno si ricorderà di "miserabile fallimento" o ""miserable failure"  che conducevano alla biografia di George W. Bush e poi a quella di Silvio Berlusconi. Per chi fosse interessato a sapere cos’è un “ Googlebombing” ecco la spiegazione che ne dà Wikipedia.


 


Ritornando al MOIGE, poiché diversi blog ne stanno parlando, presumo che in questi giorni gli accesi al sito siano notevolmente aumentati, ma è proprio da evitare.



 

Vi si trova anche un corso di educazione sessuale arrivato alla 35° lezione dal quale ho tratto le seguenti perle:



Dei rapporti al di fuori del matrimonio


 


 

“Il rapporto sessuale fra due persone non sposate ha in sé qualcosa di ingiusto o di non veritiero, dato che esse non si appartengono ancora pienamente al punto da donare e ricevere ciò che hanno di più intimo. Cosa che invece viene legittimata proprio dal matrimonio.”



Della contracezione


“Un atto d’amore vissuto con la contraccezione è un atto chiuso in sé stesso, ristretto entro i limiti di una visione resa angusta dal timore di una donazione totale, generosa, senza riserve. Mantiene sì il suo valore unitivo, ma si tratta pur sempre di un’unione parziale, soffocata, monca. E ciò che le manca può venire rimpiazzato da una maggiore focalizzazione sulla sua componente edonistica, tanto da arrivare spesso a fare del piacere – di per sé legittimo e buono – il fine esclusivo dell’atto stesso, stravolgendo così quello che doveva essere invece il suo ordine intrinseco (v. 16° lez. Uso ordinato della sessualità), e ad incentivare l’egoismo di coppia.”



Degli uomini e delle donne


 “Infatti, senza voler incasellare rigidamente nessuno, è però ben evidente che ci sono caratteristiche più squisitamente maschili e altre più femminili. Ad esempio, l’uomo è più realista e immediato, va all’essenziale (lineare!..), più intraprendente e propositivo, fatto per “andare verso” (anche fisicamente, nel rapporto sessuale); vive meglio la fortezza come affermazione del positivo ed ha un tipo di intelligenza più razionale, nel senso che, se vede un problema, fa piccoli passi logici in rigorosa successione nella direzione del problema, finché arriva alla soluzione.
La donna, viceversa, è più sensibile e fantasiosa (curvilinea!..), attenta al dettaglio, più paziente, fatta per l’”accoglienza” (anche fisicamente…); vive meglio la fortezza come resistenza al negativo ed ha un tipo di intelligenza prevalentemente intuitivo, nel senso che, con uno sguardo d’insieme, abbraccia il problema e perviene di getto alla soluzione, magari senza avere la minima idea di come ci è arrivata.”


 


Dunque, EVITATELO! 

mercoledì 26 gennaio 2005

Si può dire, ma una sola volta

Documento americano sulle parolacce in TV



La Federal Communications Commission, l’autorità governativa americana che sorveglia le radio e le telecomunicazioni, in risposta alle 36 denunce di una sdegnata associazione di genitori a causa delle parolacce in televisione, ha informato le reti TV che è ammissibile usare, purché una sola volta e in modo rapido, le seguenti parole: “cazzo, testa di cazzo, coglione, sedere, culo, vagina, pene, testicoli, sacco dei marroni, bastardo (anche grasso bastardo), figlio di puttana, merda, piscia, vai a farti fottere e che Dio ti stramaledica".


Tutto questo compare nel dispositivo numero 04-279, datato 8 dicembre, ove sembra che il greve burocratese  legalistico  associato alla presenza di sconcezze e parolacce renda il tutto particolarmente ridicolo.

martedì 25 gennaio 2005

La biblioteca del mondo




 


Costruire la biblioteca del mondo, cioè catalogare e mettere a disposizione di tutti, ovunque, ogni libro pubblicato dal 1455, l’anno in cui Johann Gutenberg si cimentò con la Bibbia. Si tratta di investire miliardi, intelligenze, forze, per salvare l’intera memoria dell’umanità contenuta in tutti i libri del mondo.




Questo il bellissimo progetto di Google, la società fondata solo 7 anni fa da uno studente americano e da un immigrato russo per rendere più facile l’esplorazione di quel caos primordiale chiamato Internet, e che, andata in borsa nell’autunno 2004, ha raggiunto un valore di capitale circolante superiore alla General Motors e la Ford messe insieme.




L’idea di riversare nei server i libri, non è nuova. Lo fanno già grandi biblioteche universitarie, come la British Library, aziende commerciali come la libreria on line di Amazon.com che permette la consultazione via computer di estratti dei libri che vende, l’Associazione italiana Liber Liber, ma è nella scala del progetto, in quella presunzione di assoluto contenuta nella promessa di portare ogni libro mai stampato a portata di qualsiasi computer con un collegamento alla rete, che sta la novità di un progetto ambiziosissimo e secondo alcuni impossibile da realizzare. Ma Marissa Mayer, uno dei capi del progetto, lo paragona al progetto Luna, quello che John Kennedy propose nel 1961, senza avere i mezzi, i soldi, la tecnologia per realizzarlo e che otto anni dopo divenne realtà.


Spero che il progetto vada a buon fine anche se forse ci vorranno decenni. Sarebbe ottimo poter accedere a qualsiasi testo, anche quelli rari e/o fuori commercio, però poi c’è il problema della stampa. Io non riesco a leggere a lungo dal video. Su Internet scorro tante pagine, ma un libro devo leggerlo in posizione comoda. E poi anche se è possibile inserire dei segnalibro e prendere appunti, non è come farlo sulla carta. Ho provato a scaricare degli e-book, ma poi devo stamparli e per stampare tante pagine ci vogliono le stampanti veloci da ufficio e non le piccole stampanti che per sputare un foglio ci mettono un minuto. E come si fa a mettersi in casa tali oggetti che, a prescindere dal costo, sono anche un po’ ingombranti? Sembrava che sarebbero entrati in commercio i lettori di e-book, di formato piccolo, da poter tenere in mano, ma non ne ho più sentito parlare.     

venerdì 21 gennaio 2005

Il secondo mandato di Bush



Dalla terrazza del Campidoglio, tra canzoni patriottiche e sventolii di bandiere, durante la cerimonia di giuramento per il suo secondo mandato, George Bush ha rivolto ai popoli oppressi, agli alleati e ai cittadini americani "la sfida della libertà" il cui obiettivo è quello di porre fine a tutte le tirannie "anche negli angoli più oscuri della terra". In un aggressivo discorso di 16 minuti, in cui si è appellato spesso a Dio (5 volte per l’esattezza) e ha pronunciato la parola libertà per 42 volte, il presidente ha promesso di appiccare ovunque "il fuoco della libertà" fino a quando "brucerà in ogni angolo del mondo" , "di abbattere tutti i tiranni", ovunque, magari a partire da quell'Iran che è "al primo posto nella lista dei problemi da risolvere", come il suo vice Cheney ammette, mentre in economia l’accento è sull'individualismo economico, con la costituzione della cosiddetta "società di proprietari".

Ma non ci sono stati solo applausi per il secondo mandato di George W. Bush.  In tante piazze, tra cartelli per il ritiro dall’Iraq, inni pacifisti e bandiere americane, una folla eterogenea ha manifestato la rabbia e la preoccupazione per la sua rielezione.

SUL FUMO




 









 










  







     











 

Comunisti


Mi hanno riferito che l’altra sera, a “Porta a Porta”, Prodi ha esibito una lettera inviatagli da Bush. Insomma, non solo Berlusconi può vantare intimità con l’imperatore del mondo!


 


Niki Vendola, vincitore delle primarie in Puglia, dichiara che il suo libro di riferimento è la Bibbia e poi si precipita alla Messa del Cardinale Ruini, noto progressista. 


 


Rutelli dichiara che la socialdemocrazia è finita, anche se poi ritratta.



E poi nell’Ulivo ci sono anche Andreotti, De Mita e compagnia.



E questi sarebbero di sinistra, anzi pericolosi comunisti (secondo Berlusconi)?



A mio parere non sono nemmeno liberali.



Non saranno mica democristiani?

martedì 18 gennaio 2005

La paranoia del Presidente del Consiglio



 


 “Se il comunismo andasse al potere l’esito sarebbe miseria, terrore, morte, come è accaduto dovunque il comunismo governi. Io sono in politica perché il male non prevalga, perché prevalga il bene. Noi vogliamo uno Stato basato sulla giustizia e l’amore e non sull’odio, la menzogna, l’invidia predicati dalla sinistra con cui abbiamo la sfortuna di avere a che fare”


 

Così si è espresso il Presidente del Consiglio Berlusconi parlando per telefono ai suoi fedeli riuniti a Rocccaraso per la manifestazione Neveazzurra.


 

Ogni volta che Berlusconi se ne esce con i suoi toni apocalittici sul pericolo comunista (che vede solo lui) viene da domandarsi se ci sia da ridere o se ci si debba preoccupare, ricordando che i paranoici  al governo hanno sempre provocato grossi guai.


 

giovedì 6 gennaio 2005

Non ne parliamo più!

Dopo la letterina dell' attentatore e la telefonata del premier non si può che sintetizzare in questo modo l'episodio del treppiede (o treppiedi?) : gesto idiota di un ragazzo un po' scemo, innegabile e ovvio trionfo del premier che così si sarà conquistato altri voti, indegne gazzarre degli opposti schieramenti.






Quanto all'SMS inviato da un certo magistrato, a prescindere dall' insulsaggine della cosa, non ci devono essere dubbi sul fatto che ognuno scrive ciò che vuole, al massimo sarà  stata lesa l'intelligenza, ma parlare di denunce mi pare ancora meno intelligente, oltre che incompatibile con la democrazia.







lunedì 3 gennaio 2005

Il Treppiede



Che la "treppiedata" di capodanno in testa al Presidente del Consiglio suscitasse qualche risata, battuta ironica e vignetta umoristica era più che normale.


Premesso ciò non ci dovrebbero essere dubbi che l'autore del gesto sia da considerare un imbecille oltre che un incivile.


Purtroppo non sono mancati i commenti (vedere alcuni di quelli comparsi su Indymedia) ove il lanciatore di treppiede è assurto ad eroe, uno cui esprimere solidarietà , perché ha fatto ciò che mezza Italia avrebbe voluto fare.


Come al solito certa sinistra c.d. alternativa, forse per non morire, non ha perso occasione per fornire pretesti ad altri imbecilli dalla parte opposta che gridano alla campagna di odio nei confronti del premier. Ma l'avete visto Calderoli con lo sguardo allucinato? Ma non sembra Frankestein?


E certo che la faziosità  dello scontro politico nel nostro paese, che peraltro gira tutta intorno al personaggio Berlusconi e non a idee o programmi, ha raggiunto livelli assurdi.


D'altra parte è lo stesso premier ad incrementare questa faziosità.


Che dire infatti della conferenza stampa di fine anno dove, scimmiottando Bush in quel mix di liberismo e ideologia "teocon", ha dato una rappresentazione del confronto politico italiano come lotta del bene contro il male, degli angeli contro i demoni, del Cristo contro l'Anti-Cristo, dove ovviamente il bene sta tutto dalla sua parte che è sceso in campo per salvare l'Italia dai comunisti che fingono di non esserlo più?

Di fronte a tanto pensiero mi sembra che non essere berlusconiani sia più una questione culturale e di stile che politica. 

domenica 2 gennaio 2005

NONOSTANTE TUTTO, AUGURI PER IL NUOVO ANNO



Con lo "tsunami" nel sud-est asiatico del 26 dicembre è finito nel peggiore dei modi possibili un anno che, forse per non smentire la fama funesta dei bisestili, già non era stato avaro di avvenimenti nefasti, dovuti sia alla natura che alle attività  umane, dal terremoto in Marocco del 24 febbraio, all'attentato terroristico di Al Qaeda a Madrid dell'11 marzo, agli scontri etnici e religiosi in Nigeria e nel Sudan,alla strage di Beslan in Ossezia del primo settembre, alla tempesta tropicale che sempre in settembre investiva Thaiti, tanto per citarne alcuni dei più gravi e senza dimenticare l'Iraq, dove la guerra continua con gli scontri tra gli occupanti e gli oppositori e le azioni terroristiche, i rapimenti e le barbare uccisioni di stranieri che a vario titolo si trovano nel paese.

(Per un riepilogo dei principali avvenimenti dell'anno appena concluso visitare questa pagina)


Ma lo “tsunami” che ha investito il Sud-Est asiatico è di questo anno orribile l’avvenimento che ci ha colpito di più, non solo per l’altissimo numero di vittime dovute alla violenza di un evento che supera tutti quelli avvenuti negli ultimi 40 anni, perché per trovare qualcosa di simile bisogna risalire a quello del Cile del 1960, non solo per la sua grande estensione che ha coinvolto sette paesi, se si considera che è arrivato fino alle coste della Tanzania e della Somalia, ma anche per altri due motivi, la presenza in quelle località, complice anche il periodo festivo, di migliaia di turisti che ha distribuito lutti in tutto il mondo e la facilità delle comunicazioni e dei mezzi di documentazione in mano anche ai singoli, che ne hanno fatto la catastrofe più documentata finora nella storia dell’umanità. Basti fare una ricerca su internet e nella "blogosfera".Per una ricognizione vedere il blog di Giusec.

Anche per questi motivi credo che non ce ne dimenticheremo presto, come per altri avvenimenti che hanno colpito popolazioni lontane e che dopo qualche giorno di cordoglio sono state dimenticate. Infatti chi si ricorda, per esempio, il terremoto che proprio il 26 dicembre del 2003 fece migliaia di morti in Iran e distrusse l’antichissima città di Bam?

O il terremoto del febbraio 2004 in Marocco?

Ma quest’ultimo evento ha anche innescato una riflessione che spero possa avere delle conseguenze positive. Infatti proprio in un mondo in cui le comunicazioni sono così facili ci sarebbero stati i mezzi per rendere meno pesante il bilancio delle vittime, ma non è stato fatto niente.

Eppure dal verificarsi del terremoto al largo di Sumatra al momento in cui le onde si sono abbattute sulle spiagge delle Andamane, delle Maldive, dello Sri Lanka, della Thailandia, dell’India, della Birmania, sono trascorse almeno 2 ore e 10 ore perché arrivassero in Somalia e Tanzania. C’era tutto il tempo e anche i mezzi per avvertire e, nonostante l’arretratezza delle infrastrutture di sicurezza e prevenzione di quei paesi che stridono con il lusso delle infrastrutture turistiche, qualche notizia è anche arrivata, ma non è successo niente, forse perché non ci si credeva, forse perché c’era la paura di un falso allarme che avrebbe danneggiato il turismo. Tutto questo comunque ha messo il mondo di fronte alla consapevolezza che almeno sui problemi della sicurezza e della prevenzione occorre unirsi in uno sforzo comune.

Sperando che ci si muova in questa direzione e considerato che comunque é nella natura umana credere in un futuro migliore, e per fortuna che è così, penso che, nonostante tutto, pur nella tristezza per gli eventi dell’ultimo anno e in particolare per quest’ultimo, si possa, nonostante tutto, augurare:



BUON 2005!


domenica 30 gennaio 2005

L’Iraq al voto



Conclusa la giornata elettorale in Iraq. I seggi sono stati chiusi alle 17 (le 15 in Italia), ma in certi casi c'erano ancora persone in fila. Alta affluenza nelle zone sciite e curde, seggi deserti nelle aree sunnite e nemmeno aperti per questioni di sicurezza nel “triangolo della morte” a sud della capitale. Ma la commissione elettorale nazionale annuncia che l’affluenza è stata del  60 per cento degli aventi diritto (otto milioni).


Gli iracheni  sarebbero andati a votare nonostante le bombe e le pessimistiche previsioni della vigilia. Quasi trenta esplosioni hanno scosso a ripetizione Bagdad, almeno nove provocate da attentatori suicidi che avevano cinture esplosive nei pressi di seggi elettorali o tra la gente in attesa di votare. Circa trenta le vittime degli attentati.


 

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha detto che il voto in Iraq è “un primo passo” verso la democrazia. Gli iracheni “sanno che stanno votando per il loro futuro e che con questo voto prenderanno il controllo del loro destino. Noi dobbiamo incoraggiarli”. La promozione del voto iracheno è giunta anche dal rappresentante del segretario generale a Bagdad, Ashraf Qazi. Il diplomatico ha parlato di elezioni “trasparenti e libere” e si è detto confortato dall'alta affluenza alle urne.


 

Soddisfazione è stata espressa anche dal segretario di stato Condoleezza Rice. “Le elezioni in Iraq stanno andando meglio del previsto”, è scritto in una nota diramata dal dipartimento di Stato americano. Una volta chiusi ufficialmente i seggi, è arrivata anche la dichiarazione di George W. Bush: “E' un grande giorno per la democrazia”, ha detto il presidente.


 

 

 

Ma si possono davvero definire trasparenti e libere queste elezioni avvenute in un contesto in cui si fronteggiano un esercito di occupazione e la guerriglia?


Non è stato possibile svolgere una regolare campagna elettorale, persino attaccare manifesti era rischioso, gli elettori sono andati a votare sotto minaccia, quelli che hanno potuto, perché in alcune zone del paese non si sono aperti i seggi. Sembra quasi impossibile che tanti non abbiano avuto paura, sempre che le dichiarazioni della commissione elettorale rispondono a verità.


 

In questo articolo dell’ “Observer International” si parla di elezioni senza precedenti, per le quali non reggerebbe nemmeno il confronto con quelle tenutesi nella Repubblica di Weimar in mezzo agli scontri tra nazisti e comunisti.

venerdì 28 gennaio 2005

Guerriglieri o terroristi?



Non sono in grado di giudicare la sentenza con la quale il giudice Clementina Forleo ha mandato assolti alcuni islamici imputati in un processo per associazione con finalità di terrorismo internazionale, perché non l’ho letta. Presumo che nemmeno Fini, Borghezio, e compagnia, l’abbiano letta.


 

Se avessi la certezza che gli imputati del processo di Milano reclutavano kamikaze per compiere attentati terroristici in Iraq o in qualsiasi altro paese riterrei la sentenza aberrante. Ma per giudicare dovrei essere certa dell’esistenza o meno di prove decisive che vadano in un’unica direzione, certezza che potrei raggiungere forse solo a seguito di una lettura attenta della sentenza e degli atti del processo. Questo parlando razionalmente, perché di fronte a certi giudizi di certi personaggi mi viene voglia di stare dalla parte opposta senza troppi distinguo. Della serie, se loro dicono questo, allora la sentenza è giusta, e magari invece non lo è. 


 

Poi sui fondamentalisti islamici la penso più o meno come la Fallaci (ma penso tutto il male possibile anche dei fondamentalisti cristiani, dei TEOCON, dell’Opus Dei, di tutte le associazioni di ipocriti bacchettoni, ecc.), ma sono altresì convinta che, nonostante tutto, almeno che non si voglia introdurre nel nostro paese aberrazioni come il “patrioct act”, approvato negli Stati Uniti all’indomani dell’11 settembre, non si possa, non si debba, rinunciare mai  al garantismo e ai principi dello stato democratico. 


 

Ritengo anche che in certe situazioni sia molto difficile distinguere tra azione bellica e azione terroristica. Infatti un attentato compiuto contro obiettivi militari, che coinvolga solo militari, (anche se mi dispiace quando vengono coinvolti militari italiani che, magari in buona fede, credono di partecipare ad una missione di pace, che probabilmente di pace ha solo gli equipaggiamenti), è un’azione di guerriglia e in un paese occupato la resistenza è legittima.



Del resto la Convenzione ONU sul terrorismo del 1999 dice che “Le attività violente o di guerriglia nell’ambito dei contesti bellici… non possono essere perseguite a meno che non vengano violate le norme del diritto internazionale umanitario.”



Sono invece senza alcun dubbio atti terroristici quelli che colpiscono solo la popolazione civile del paese occupato e/o i civili stranieri in quel paese o in altri, allo scopo appunto di incutere terrore.


 

Tuttavia come si deve considerare la stessa azione diretta contro obiettivi militari che finisca per coinvolgere anche la popolazione civile? Terrorismo o “danno collaterale”?

SESSANTANNI DOPO AUSCHWITZ



A noi tedeschi si addice il silenzio davanti a questo massimo crimine contro l’umanità.Vorremmo riuscire a comprendere questa realtà inconcepibile, che travalica ogni immaginazione umana. E inutilmente cerchiamo le risposte ultime.

 

(Dal discorso del Cancelliere della Repubblica federale tedesca Gerhard Schroeder in occasione del 60° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz)


Ma possiamo credere alla sincerità di un Fini che torna a stigmatizzare ogni cedimento sul tema delle responsabilità del fascismo verso la Shoah come ha fatto ieri sera intervistato dal TG2?


 

Nella stessa intervista il Ministro degli Esteri Fini ha anche citato Gobetti insieme a Gramsci e ad una serie di altri esponenti della cultura dell’epoca, da Palazzeschi a Marinetti a Gentile per dire che in fondo erano tutti accomunati dall’italianità! Qui certo la profondità del pensiero raggiunge livelli sublimi. 

giovedì 27 gennaio 2005

GENTE DA EVITARE



Da un commento al mio precedente post ho scoperto che cercando su “google” “gente da evitare” si trova il sito del Moige, movimento italiano genitori (bacchettoni, bigotti e baciapile).



Ma come accade? Si tratta di un “ Googlebombing”. Forse qualcuno si ricorderà di "miserabile fallimento" o ""miserable failure"  che conducevano alla biografia di George W. Bush e poi a quella di Silvio Berlusconi. Per chi fosse interessato a sapere cos’è un “ Googlebombing” ecco la spiegazione che ne dà Wikipedia.


 


Ritornando al MOIGE, poiché diversi blog ne stanno parlando, presumo che in questi giorni gli accesi al sito siano notevolmente aumentati, ma è proprio da evitare.



 

Vi si trova anche un corso di educazione sessuale arrivato alla 35° lezione dal quale ho tratto le seguenti perle:



Dei rapporti al di fuori del matrimonio


 


 

“Il rapporto sessuale fra due persone non sposate ha in sé qualcosa di ingiusto o di non veritiero, dato che esse non si appartengono ancora pienamente al punto da donare e ricevere ciò che hanno di più intimo. Cosa che invece viene legittimata proprio dal matrimonio.”



Della contracezione


“Un atto d’amore vissuto con la contraccezione è un atto chiuso in sé stesso, ristretto entro i limiti di una visione resa angusta dal timore di una donazione totale, generosa, senza riserve. Mantiene sì il suo valore unitivo, ma si tratta pur sempre di un’unione parziale, soffocata, monca. E ciò che le manca può venire rimpiazzato da una maggiore focalizzazione sulla sua componente edonistica, tanto da arrivare spesso a fare del piacere – di per sé legittimo e buono – il fine esclusivo dell’atto stesso, stravolgendo così quello che doveva essere invece il suo ordine intrinseco (v. 16° lez. Uso ordinato della sessualità), e ad incentivare l’egoismo di coppia.”



Degli uomini e delle donne


 “Infatti, senza voler incasellare rigidamente nessuno, è però ben evidente che ci sono caratteristiche più squisitamente maschili e altre più femminili. Ad esempio, l’uomo è più realista e immediato, va all’essenziale (lineare!..), più intraprendente e propositivo, fatto per “andare verso” (anche fisicamente, nel rapporto sessuale); vive meglio la fortezza come affermazione del positivo ed ha un tipo di intelligenza più razionale, nel senso che, se vede un problema, fa piccoli passi logici in rigorosa successione nella direzione del problema, finché arriva alla soluzione.
La donna, viceversa, è più sensibile e fantasiosa (curvilinea!..), attenta al dettaglio, più paziente, fatta per l’”accoglienza” (anche fisicamente…); vive meglio la fortezza come resistenza al negativo ed ha un tipo di intelligenza prevalentemente intuitivo, nel senso che, con uno sguardo d’insieme, abbraccia il problema e perviene di getto alla soluzione, magari senza avere la minima idea di come ci è arrivata.”


 


Dunque, EVITATELO! 

mercoledì 26 gennaio 2005

Si può dire, ma una sola volta

Documento americano sulle parolacce in TV



La Federal Communications Commission, l’autorità governativa americana che sorveglia le radio e le telecomunicazioni, in risposta alle 36 denunce di una sdegnata associazione di genitori a causa delle parolacce in televisione, ha informato le reti TV che è ammissibile usare, purché una sola volta e in modo rapido, le seguenti parole: “cazzo, testa di cazzo, coglione, sedere, culo, vagina, pene, testicoli, sacco dei marroni, bastardo (anche grasso bastardo), figlio di puttana, merda, piscia, vai a farti fottere e che Dio ti stramaledica".


Tutto questo compare nel dispositivo numero 04-279, datato 8 dicembre, ove sembra che il greve burocratese  legalistico  associato alla presenza di sconcezze e parolacce renda il tutto particolarmente ridicolo.

martedì 25 gennaio 2005

La biblioteca del mondo




 


Costruire la biblioteca del mondo, cioè catalogare e mettere a disposizione di tutti, ovunque, ogni libro pubblicato dal 1455, l’anno in cui Johann Gutenberg si cimentò con la Bibbia. Si tratta di investire miliardi, intelligenze, forze, per salvare l’intera memoria dell’umanità contenuta in tutti i libri del mondo.




Questo il bellissimo progetto di Google, la società fondata solo 7 anni fa da uno studente americano e da un immigrato russo per rendere più facile l’esplorazione di quel caos primordiale chiamato Internet, e che, andata in borsa nell’autunno 2004, ha raggiunto un valore di capitale circolante superiore alla General Motors e la Ford messe insieme.




L’idea di riversare nei server i libri, non è nuova. Lo fanno già grandi biblioteche universitarie, come la British Library, aziende commerciali come la libreria on line di Amazon.com che permette la consultazione via computer di estratti dei libri che vende, l’Associazione italiana Liber Liber, ma è nella scala del progetto, in quella presunzione di assoluto contenuta nella promessa di portare ogni libro mai stampato a portata di qualsiasi computer con un collegamento alla rete, che sta la novità di un progetto ambiziosissimo e secondo alcuni impossibile da realizzare. Ma Marissa Mayer, uno dei capi del progetto, lo paragona al progetto Luna, quello che John Kennedy propose nel 1961, senza avere i mezzi, i soldi, la tecnologia per realizzarlo e che otto anni dopo divenne realtà.


Spero che il progetto vada a buon fine anche se forse ci vorranno decenni. Sarebbe ottimo poter accedere a qualsiasi testo, anche quelli rari e/o fuori commercio, però poi c’è il problema della stampa. Io non riesco a leggere a lungo dal video. Su Internet scorro tante pagine, ma un libro devo leggerlo in posizione comoda. E poi anche se è possibile inserire dei segnalibro e prendere appunti, non è come farlo sulla carta. Ho provato a scaricare degli e-book, ma poi devo stamparli e per stampare tante pagine ci vogliono le stampanti veloci da ufficio e non le piccole stampanti che per sputare un foglio ci mettono un minuto. E come si fa a mettersi in casa tali oggetti che, a prescindere dal costo, sono anche un po’ ingombranti? Sembrava che sarebbero entrati in commercio i lettori di e-book, di formato piccolo, da poter tenere in mano, ma non ne ho più sentito parlare.     

venerdì 21 gennaio 2005

Il secondo mandato di Bush



Dalla terrazza del Campidoglio, tra canzoni patriottiche e sventolii di bandiere, durante la cerimonia di giuramento per il suo secondo mandato, George Bush ha rivolto ai popoli oppressi, agli alleati e ai cittadini americani "la sfida della libertà" il cui obiettivo è quello di porre fine a tutte le tirannie "anche negli angoli più oscuri della terra". In un aggressivo discorso di 16 minuti, in cui si è appellato spesso a Dio (5 volte per l’esattezza) e ha pronunciato la parola libertà per 42 volte, il presidente ha promesso di appiccare ovunque "il fuoco della libertà" fino a quando "brucerà in ogni angolo del mondo" , "di abbattere tutti i tiranni", ovunque, magari a partire da quell'Iran che è "al primo posto nella lista dei problemi da risolvere", come il suo vice Cheney ammette, mentre in economia l’accento è sull'individualismo economico, con la costituzione della cosiddetta "società di proprietari".

Ma non ci sono stati solo applausi per il secondo mandato di George W. Bush.  In tante piazze, tra cartelli per il ritiro dall’Iraq, inni pacifisti e bandiere americane, una folla eterogenea ha manifestato la rabbia e la preoccupazione per la sua rielezione.

SUL FUMO




 









 










  







     











 

Comunisti


Mi hanno riferito che l’altra sera, a “Porta a Porta”, Prodi ha esibito una lettera inviatagli da Bush. Insomma, non solo Berlusconi può vantare intimità con l’imperatore del mondo!


 


Niki Vendola, vincitore delle primarie in Puglia, dichiara che il suo libro di riferimento è la Bibbia e poi si precipita alla Messa del Cardinale Ruini, noto progressista. 


 


Rutelli dichiara che la socialdemocrazia è finita, anche se poi ritratta.



E poi nell’Ulivo ci sono anche Andreotti, De Mita e compagnia.



E questi sarebbero di sinistra, anzi pericolosi comunisti (secondo Berlusconi)?



A mio parere non sono nemmeno liberali.



Non saranno mica democristiani?

martedì 18 gennaio 2005

La paranoia del Presidente del Consiglio



 


 “Se il comunismo andasse al potere l’esito sarebbe miseria, terrore, morte, come è accaduto dovunque il comunismo governi. Io sono in politica perché il male non prevalga, perché prevalga il bene. Noi vogliamo uno Stato basato sulla giustizia e l’amore e non sull’odio, la menzogna, l’invidia predicati dalla sinistra con cui abbiamo la sfortuna di avere a che fare”


 

Così si è espresso il Presidente del Consiglio Berlusconi parlando per telefono ai suoi fedeli riuniti a Rocccaraso per la manifestazione Neveazzurra.


 

Ogni volta che Berlusconi se ne esce con i suoi toni apocalittici sul pericolo comunista (che vede solo lui) viene da domandarsi se ci sia da ridere o se ci si debba preoccupare, ricordando che i paranoici  al governo hanno sempre provocato grossi guai.


 

giovedì 6 gennaio 2005

Non ne parliamo più!

Dopo la letterina dell' attentatore e la telefonata del premier non si può che sintetizzare in questo modo l'episodio del treppiede (o treppiedi?) : gesto idiota di un ragazzo un po' scemo, innegabile e ovvio trionfo del premier che così si sarà conquistato altri voti, indegne gazzarre degli opposti schieramenti.






Quanto all'SMS inviato da un certo magistrato, a prescindere dall' insulsaggine della cosa, non ci devono essere dubbi sul fatto che ognuno scrive ciò che vuole, al massimo sarà  stata lesa l'intelligenza, ma parlare di denunce mi pare ancora meno intelligente, oltre che incompatibile con la democrazia.







lunedì 3 gennaio 2005

Il Treppiede



Che la "treppiedata" di capodanno in testa al Presidente del Consiglio suscitasse qualche risata, battuta ironica e vignetta umoristica era più che normale.


Premesso ciò non ci dovrebbero essere dubbi che l'autore del gesto sia da considerare un imbecille oltre che un incivile.


Purtroppo non sono mancati i commenti (vedere alcuni di quelli comparsi su Indymedia) ove il lanciatore di treppiede è assurto ad eroe, uno cui esprimere solidarietà , perché ha fatto ciò che mezza Italia avrebbe voluto fare.


Come al solito certa sinistra c.d. alternativa, forse per non morire, non ha perso occasione per fornire pretesti ad altri imbecilli dalla parte opposta che gridano alla campagna di odio nei confronti del premier. Ma l'avete visto Calderoli con lo sguardo allucinato? Ma non sembra Frankestein?


E certo che la faziosità  dello scontro politico nel nostro paese, che peraltro gira tutta intorno al personaggio Berlusconi e non a idee o programmi, ha raggiunto livelli assurdi.


D'altra parte è lo stesso premier ad incrementare questa faziosità.


Che dire infatti della conferenza stampa di fine anno dove, scimmiottando Bush in quel mix di liberismo e ideologia "teocon", ha dato una rappresentazione del confronto politico italiano come lotta del bene contro il male, degli angeli contro i demoni, del Cristo contro l'Anti-Cristo, dove ovviamente il bene sta tutto dalla sua parte che è sceso in campo per salvare l'Italia dai comunisti che fingono di non esserlo più?

Di fronte a tanto pensiero mi sembra che non essere berlusconiani sia più una questione culturale e di stile che politica. 

domenica 2 gennaio 2005

NONOSTANTE TUTTO, AUGURI PER IL NUOVO ANNO



Con lo "tsunami" nel sud-est asiatico del 26 dicembre è finito nel peggiore dei modi possibili un anno che, forse per non smentire la fama funesta dei bisestili, già non era stato avaro di avvenimenti nefasti, dovuti sia alla natura che alle attività  umane, dal terremoto in Marocco del 24 febbraio, all'attentato terroristico di Al Qaeda a Madrid dell'11 marzo, agli scontri etnici e religiosi in Nigeria e nel Sudan,alla strage di Beslan in Ossezia del primo settembre, alla tempesta tropicale che sempre in settembre investiva Thaiti, tanto per citarne alcuni dei più gravi e senza dimenticare l'Iraq, dove la guerra continua con gli scontri tra gli occupanti e gli oppositori e le azioni terroristiche, i rapimenti e le barbare uccisioni di stranieri che a vario titolo si trovano nel paese.

(Per un riepilogo dei principali avvenimenti dell'anno appena concluso visitare questa pagina)


Ma lo “tsunami” che ha investito il Sud-Est asiatico è di questo anno orribile l’avvenimento che ci ha colpito di più, non solo per l’altissimo numero di vittime dovute alla violenza di un evento che supera tutti quelli avvenuti negli ultimi 40 anni, perché per trovare qualcosa di simile bisogna risalire a quello del Cile del 1960, non solo per la sua grande estensione che ha coinvolto sette paesi, se si considera che è arrivato fino alle coste della Tanzania e della Somalia, ma anche per altri due motivi, la presenza in quelle località, complice anche il periodo festivo, di migliaia di turisti che ha distribuito lutti in tutto il mondo e la facilità delle comunicazioni e dei mezzi di documentazione in mano anche ai singoli, che ne hanno fatto la catastrofe più documentata finora nella storia dell’umanità. Basti fare una ricerca su internet e nella "blogosfera".Per una ricognizione vedere il blog di Giusec.

Anche per questi motivi credo che non ce ne dimenticheremo presto, come per altri avvenimenti che hanno colpito popolazioni lontane e che dopo qualche giorno di cordoglio sono state dimenticate. Infatti chi si ricorda, per esempio, il terremoto che proprio il 26 dicembre del 2003 fece migliaia di morti in Iran e distrusse l’antichissima città di Bam?

O il terremoto del febbraio 2004 in Marocco?

Ma quest’ultimo evento ha anche innescato una riflessione che spero possa avere delle conseguenze positive. Infatti proprio in un mondo in cui le comunicazioni sono così facili ci sarebbero stati i mezzi per rendere meno pesante il bilancio delle vittime, ma non è stato fatto niente.

Eppure dal verificarsi del terremoto al largo di Sumatra al momento in cui le onde si sono abbattute sulle spiagge delle Andamane, delle Maldive, dello Sri Lanka, della Thailandia, dell’India, della Birmania, sono trascorse almeno 2 ore e 10 ore perché arrivassero in Somalia e Tanzania. C’era tutto il tempo e anche i mezzi per avvertire e, nonostante l’arretratezza delle infrastrutture di sicurezza e prevenzione di quei paesi che stridono con il lusso delle infrastrutture turistiche, qualche notizia è anche arrivata, ma non è successo niente, forse perché non ci si credeva, forse perché c’era la paura di un falso allarme che avrebbe danneggiato il turismo. Tutto questo comunque ha messo il mondo di fronte alla consapevolezza che almeno sui problemi della sicurezza e della prevenzione occorre unirsi in uno sforzo comune.

Sperando che ci si muova in questa direzione e considerato che comunque é nella natura umana credere in un futuro migliore, e per fortuna che è così, penso che, nonostante tutto, pur nella tristezza per gli eventi dell’ultimo anno e in particolare per quest’ultimo, si possa, nonostante tutto, augurare:



BUON 2005!