martedì 28 dicembre 2004

La catastrofe del Sud-Est asiatico. Le forze della natura e la povertà.

“La tecnica è di gran lunga più debole della necessità che governa le leggi della natura.” (Da “Il Prometeo incatenato” di Eschilo)

Viviamo in un mondo altamente tecnologico in cui le distanze sembrano essersi azzerate. Terre un tempo esotiche, anche per la distanza che le separava da noi, sono ormai diventate vicinissime e alla portata di quasi tutti, mentre in pochi secondi gli attuali mezzi di comunicazione ci permettono di dialogare con tutto il mondo. Crediamo di essere potenti, e ci scordiamo che non siamo ancora in grado di dominare le forze della natura e nemmeno di prevedere quando e come si scateneranno, come nel caso dei terremoti, finché una catastrofe come quella che ha colpito nella notte tra il 25 e il 26 dicembre il sud-est asiatico non ce lo ricorda drammaticamente.

Eppure mi domando se qualcosa non poteva essere fatto per rendere meno gravi le conseguenze di un terremoto il cui epicentro si trovava a migliaia di chilometri di distanza.

I terremoti non si possono prevedere, ma i sismografi di tutto il mondo hanno registrato l'evento e le relative conseguenze.

Mi sembra impossibile che non si sia tentato di fare qualcosa per avvertire dell'imminente catastrofe, quando sarebbe bastato far allontanare la gente di qualche chilometro all'interno per riuscire a salvarli.



E’ vero che i terremoti non si possono prevedere ma la notevole distanza percorsa dalle onde – dall’epicentro di Sumatra fino alle coste più lontane – dava il tempo per avvistare lo tsunami  e lanciare l’allarme. Se pertanto le regioni colpite avessero avuto un sistema di allerta sull’arrivo degli “tsunami” come c’è negli Stati Uniti ed in Giappone le conseguenze sarebbero state molto meno drammatiche. Purtroppo come sempre sono i paesi più poveri a subire le conseguenze peggiori di qualsiasi evento, per l’arretratezza delle infrastrutture di sicurezza e prevenzione che, nel caso di specie, è peraltro stridente con il lusso delle infrastrutture turistiche.

Ad ogni modo, anche in mancanza di sistemi locali, non riesco a capire come nessuno sia riuscito ad avvertire o si sia posto il problema di trovare il modo di avvertire dell’imminenza di onde che per arrivare a schiantarsi su quelle coste, seminando morte, ci hanno impiegato almeno due ore. Non si poteva cercare di avvertire in qualche modo le autorità locali?


mercoledì 22 dicembre 2004

L’inquinamento causerà una nuova era glaciale? E’ anche colpa del WWF


(notizie tratte dal Corriere della Sera del 17.12.2004) 




La più grave minaccia per la sicurezza globale del pianeta non è rappresentata dal terrorismo, ma dall’inarrestabile catastrofe ecologica. Questa l’opinione dello scienziato americano Gregory D.Foster che, in un articolo pubblicato sull’ultimo numero del World Watch Institute Magazine, la rivista della più importante organizzazione internazionale di studio e ricerca ambientale (il WWI, appunto), sostiene che l’attuale surriscaldamento del pianeta potrebbe portare in tempi brevi all’arresto delle correnti oceaniche che mantengono l’Europa temperata, dando il via ad un congelamento della regione, quasi una nuova era glaciale, come nel film di Roland Emmerich  "L'Alba del giorno dopo", uscito nel maggio scorso. 

Sempre in tema di ambiente, mentre Claire Hope Cummings, altra scienziata del WWI, stigmatizza il pessimo ruolo svolto dall’America in tema di ambiente, l’antropologo Mac Chapin accusa tre delle più importanti associazioni ambientaliste internazionali, tra cui il World Wildlife Fund (WWF), di “aver fatto combutta con i loro generosi sponsor” – multinazionali superinquinanti come Chevron Texano, Shell e Exxon Mobil – a scapito delle popolazioni indigene della Foresta amazzonica, del Perù e del Messico, che sarebbero state “maltrattate, sfruttate e addirittura espulse” col loro beneplacito.

Quest’ultima notizia che coinvolge anche il WWF, il quale peraltro così  risponde all’articolo di Mac Chapin, è veramente sconvolgente. Sarà vera?



Intanto si è chiusto a Buenos Aires il "Summit sul Clima" che non ha fatto ulteriori progressi nella definizione di strade per affrontare con decisione il problema dei mutamenti climatici soprattutto per l’ostruzionismo degli Stati Uniti.

sabato 11 dicembre 2004

Scontri tra tradizionalismo e “political correctness”

In una scuola elementare una canzoncina natalizia è stata modificata sostituendo “Gesù” con “virtù”, per non offendere i musulmani, anche se poi sembra che ci si sia ripensato.
Partendo da questa vicenda ridicola e di scarso significato (anche gli educatori hanno purtroppo i loro limiti), che sembra essere diventata questione di stato, ieri a “Porta a Porta” si sono sentite idiozie surreali, dalla madre che si vede costretta a mandare il figlio alla scuola privata, ovviamente cattolica, perché nella scuola pubblica non sarebbero difese le nostre tradizioni, che poi diventano gli altisonanti valori dell’Occidente, ma si lamenta della retta, al vice- sindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, che riesce ad inserire nel discorso anche le “orde bolsceviche” che stavano per invaderci e che, a prescindere dall’aberrazione storica, non c’entravano niente con l’argomento oggetto della trasmissione.
Ma cosa vuole la signora preoccupata, soprattutto della retta, magari che gliela paghi  lo Stato (cioè tutti noi)? E Gentilini dovrebbe studiarsi un po’ di storia, così imparerebbe che  nella conferenza di Yalta nel 1945 i vincitori della seconda guerra mondiale si divisero il mondo e che pertanto le “orde bolsceviche” avrebbero potuto invaderci solo a prezzo della guerra atomica.
Da un po’ di tempo non si fa che assistere a questi scontri  tra gli opposti schieramenti di chi è disposto ad accettare costumi incompatibili con una libera società (quelli predicati dagli “imam” nelle moschee, a cominciare dal maschilismo basato sul Corano) per l’ossessione della “political correctness” e di chi, dall’altra parte della barricata, grida al pericolo che “l’invasione islamica” (mamma li Turchi!) costituirebbe per i valori dell’Occidente, che poi si riducono alla tradizione cristiana, come se non ne avessimo altri.
Qui circola della pazzia e della crassa ignoranza.  Ed entrambe sono pericolose, soprattutto se associate
Ma cosa si vuole? Da una parte trasformare la morale religiosa in diritto pubblico, sulla stessa linea dei musulmani integralisti che si dice di voler combattere, e dall’altra mettersi nelle condizioni di chiudere un occhio o anche entrambi di fronte all’evidenza di costumi incompatibili con il rispetto dei nostri valori che sono quelli dello stato laico magari con la scusante che chi li mette in atto appartiene ad altre culture.
Quanto ai valori dell’Occidente non si possono certo ricondurre alla tradizione cristiana, dimenticando tutto quello che c’è stato prima, la cultura greco-romana, ma anche le antiche tradizioni del Nord-Europa, e quello che c’è stato dopo, dal Rinascimento all’Illuminismo, alla Rivoluzione Francese, fino ai giorni nostri.

mercoledì 1 dicembre 2004

I crociati antifumo






Credo di essere un’intollerante nei confronti di tutti i fondamentalisti. Così anche i fondamentalisti della salute mi risultano profondamente antipatici, soprattutto i crociati antifumo.


In alcuni paesi, a cominciare al solito dagli Stati Uniti, i fumatori sono quasi dei reietti. Però non c’è la stessa riprovazione per chi si strafà di alcolici e cocaina.


Certo il fumo non fa bene, ma ci sono tante altre cose che danneggiano ugualmente la salute, a cominciare dall’inquinamento dell’aria e dei cibi che mangiamo. Ma certo ridurre l’inquinamento è più difficile e coinvolge troppi interessi. Così rendiamo il pianeta sempre più invivibile, ma pochi se ne preoccupano.


Ritornando al fumo, penso che come per qualsiasi altra cosa, se l’uso è moderato non sia poi quel pericolo che si dipinge.


Ovviamente gli eccessi sono sempre negativi, ma d’altra parte se una persona ha nei suoi geni l’autodistruttività non ci sarà nessuna proibizione gli impedirà di distruggersi prima del tempo.


Persino i cattolici ammettono il libero arbitrio!


Ritengo che l’energia da alcuni impiegata nella crociata antifumo sia degna di miglior causa.


A tutti sarà capitato di trovare da qualche parte il rompicoglioni che ti fa la predica sui rischi del fumo, come non bastassero gli avvisi menagramo sui pacchetti di sigarette (e ci volevano anche mettere le foto dei moribondi!).


Ad ogni modo per farsi un’idea di quanto l’argomento sia scottante basta andare su Macchianera che sta pubblicando a puntate un libello sul fumo intitolato Fumo negli occhi. Le crociate contro il tabacco e altri piaceri della vita, autore Filippo Facci, edito da Biblioteca di via Senato Edizioni e vedere quanti sono i commenti.


Poi c’è anche un sito che sostiene che fumare faccia bene.


martedì 28 dicembre 2004

La catastrofe del Sud-Est asiatico. Le forze della natura e la povertà.

“La tecnica è di gran lunga più debole della necessità che governa le leggi della natura.” (Da “Il Prometeo incatenato” di Eschilo)

Viviamo in un mondo altamente tecnologico in cui le distanze sembrano essersi azzerate. Terre un tempo esotiche, anche per la distanza che le separava da noi, sono ormai diventate vicinissime e alla portata di quasi tutti, mentre in pochi secondi gli attuali mezzi di comunicazione ci permettono di dialogare con tutto il mondo. Crediamo di essere potenti, e ci scordiamo che non siamo ancora in grado di dominare le forze della natura e nemmeno di prevedere quando e come si scateneranno, come nel caso dei terremoti, finché una catastrofe come quella che ha colpito nella notte tra il 25 e il 26 dicembre il sud-est asiatico non ce lo ricorda drammaticamente.

Eppure mi domando se qualcosa non poteva essere fatto per rendere meno gravi le conseguenze di un terremoto il cui epicentro si trovava a migliaia di chilometri di distanza.

I terremoti non si possono prevedere, ma i sismografi di tutto il mondo hanno registrato l'evento e le relative conseguenze.

Mi sembra impossibile che non si sia tentato di fare qualcosa per avvertire dell'imminente catastrofe, quando sarebbe bastato far allontanare la gente di qualche chilometro all'interno per riuscire a salvarli.



E’ vero che i terremoti non si possono prevedere ma la notevole distanza percorsa dalle onde – dall’epicentro di Sumatra fino alle coste più lontane – dava il tempo per avvistare lo tsunami  e lanciare l’allarme. Se pertanto le regioni colpite avessero avuto un sistema di allerta sull’arrivo degli “tsunami” come c’è negli Stati Uniti ed in Giappone le conseguenze sarebbero state molto meno drammatiche. Purtroppo come sempre sono i paesi più poveri a subire le conseguenze peggiori di qualsiasi evento, per l’arretratezza delle infrastrutture di sicurezza e prevenzione che, nel caso di specie, è peraltro stridente con il lusso delle infrastrutture turistiche.

Ad ogni modo, anche in mancanza di sistemi locali, non riesco a capire come nessuno sia riuscito ad avvertire o si sia posto il problema di trovare il modo di avvertire dell’imminenza di onde che per arrivare a schiantarsi su quelle coste, seminando morte, ci hanno impiegato almeno due ore. Non si poteva cercare di avvertire in qualche modo le autorità locali?


mercoledì 22 dicembre 2004

L’inquinamento causerà una nuova era glaciale? E’ anche colpa del WWF


(notizie tratte dal Corriere della Sera del 17.12.2004) 




La più grave minaccia per la sicurezza globale del pianeta non è rappresentata dal terrorismo, ma dall’inarrestabile catastrofe ecologica. Questa l’opinione dello scienziato americano Gregory D.Foster che, in un articolo pubblicato sull’ultimo numero del World Watch Institute Magazine, la rivista della più importante organizzazione internazionale di studio e ricerca ambientale (il WWI, appunto), sostiene che l’attuale surriscaldamento del pianeta potrebbe portare in tempi brevi all’arresto delle correnti oceaniche che mantengono l’Europa temperata, dando il via ad un congelamento della regione, quasi una nuova era glaciale, come nel film di Roland Emmerich  "L'Alba del giorno dopo", uscito nel maggio scorso. 

Sempre in tema di ambiente, mentre Claire Hope Cummings, altra scienziata del WWI, stigmatizza il pessimo ruolo svolto dall’America in tema di ambiente, l’antropologo Mac Chapin accusa tre delle più importanti associazioni ambientaliste internazionali, tra cui il World Wildlife Fund (WWF), di “aver fatto combutta con i loro generosi sponsor” – multinazionali superinquinanti come Chevron Texano, Shell e Exxon Mobil – a scapito delle popolazioni indigene della Foresta amazzonica, del Perù e del Messico, che sarebbero state “maltrattate, sfruttate e addirittura espulse” col loro beneplacito.

Quest’ultima notizia che coinvolge anche il WWF, il quale peraltro così  risponde all’articolo di Mac Chapin, è veramente sconvolgente. Sarà vera?



Intanto si è chiusto a Buenos Aires il "Summit sul Clima" che non ha fatto ulteriori progressi nella definizione di strade per affrontare con decisione il problema dei mutamenti climatici soprattutto per l’ostruzionismo degli Stati Uniti.

sabato 11 dicembre 2004

Scontri tra tradizionalismo e “political correctness”

In una scuola elementare una canzoncina natalizia è stata modificata sostituendo “Gesù” con “virtù”, per non offendere i musulmani, anche se poi sembra che ci si sia ripensato.
Partendo da questa vicenda ridicola e di scarso significato (anche gli educatori hanno purtroppo i loro limiti), che sembra essere diventata questione di stato, ieri a “Porta a Porta” si sono sentite idiozie surreali, dalla madre che si vede costretta a mandare il figlio alla scuola privata, ovviamente cattolica, perché nella scuola pubblica non sarebbero difese le nostre tradizioni, che poi diventano gli altisonanti valori dell’Occidente, ma si lamenta della retta, al vice- sindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, che riesce ad inserire nel discorso anche le “orde bolsceviche” che stavano per invaderci e che, a prescindere dall’aberrazione storica, non c’entravano niente con l’argomento oggetto della trasmissione.
Ma cosa vuole la signora preoccupata, soprattutto della retta, magari che gliela paghi  lo Stato (cioè tutti noi)? E Gentilini dovrebbe studiarsi un po’ di storia, così imparerebbe che  nella conferenza di Yalta nel 1945 i vincitori della seconda guerra mondiale si divisero il mondo e che pertanto le “orde bolsceviche” avrebbero potuto invaderci solo a prezzo della guerra atomica.
Da un po’ di tempo non si fa che assistere a questi scontri  tra gli opposti schieramenti di chi è disposto ad accettare costumi incompatibili con una libera società (quelli predicati dagli “imam” nelle moschee, a cominciare dal maschilismo basato sul Corano) per l’ossessione della “political correctness” e di chi, dall’altra parte della barricata, grida al pericolo che “l’invasione islamica” (mamma li Turchi!) costituirebbe per i valori dell’Occidente, che poi si riducono alla tradizione cristiana, come se non ne avessimo altri.
Qui circola della pazzia e della crassa ignoranza.  Ed entrambe sono pericolose, soprattutto se associate
Ma cosa si vuole? Da una parte trasformare la morale religiosa in diritto pubblico, sulla stessa linea dei musulmani integralisti che si dice di voler combattere, e dall’altra mettersi nelle condizioni di chiudere un occhio o anche entrambi di fronte all’evidenza di costumi incompatibili con il rispetto dei nostri valori che sono quelli dello stato laico magari con la scusante che chi li mette in atto appartiene ad altre culture.
Quanto ai valori dell’Occidente non si possono certo ricondurre alla tradizione cristiana, dimenticando tutto quello che c’è stato prima, la cultura greco-romana, ma anche le antiche tradizioni del Nord-Europa, e quello che c’è stato dopo, dal Rinascimento all’Illuminismo, alla Rivoluzione Francese, fino ai giorni nostri.

mercoledì 1 dicembre 2004

I crociati antifumo






Credo di essere un’intollerante nei confronti di tutti i fondamentalisti. Così anche i fondamentalisti della salute mi risultano profondamente antipatici, soprattutto i crociati antifumo.


In alcuni paesi, a cominciare al solito dagli Stati Uniti, i fumatori sono quasi dei reietti. Però non c’è la stessa riprovazione per chi si strafà di alcolici e cocaina.


Certo il fumo non fa bene, ma ci sono tante altre cose che danneggiano ugualmente la salute, a cominciare dall’inquinamento dell’aria e dei cibi che mangiamo. Ma certo ridurre l’inquinamento è più difficile e coinvolge troppi interessi. Così rendiamo il pianeta sempre più invivibile, ma pochi se ne preoccupano.


Ritornando al fumo, penso che come per qualsiasi altra cosa, se l’uso è moderato non sia poi quel pericolo che si dipinge.


Ovviamente gli eccessi sono sempre negativi, ma d’altra parte se una persona ha nei suoi geni l’autodistruttività non ci sarà nessuna proibizione gli impedirà di distruggersi prima del tempo.


Persino i cattolici ammettono il libero arbitrio!


Ritengo che l’energia da alcuni impiegata nella crociata antifumo sia degna di miglior causa.


A tutti sarà capitato di trovare da qualche parte il rompicoglioni che ti fa la predica sui rischi del fumo, come non bastassero gli avvisi menagramo sui pacchetti di sigarette (e ci volevano anche mettere le foto dei moribondi!).


Ad ogni modo per farsi un’idea di quanto l’argomento sia scottante basta andare su Macchianera che sta pubblicando a puntate un libello sul fumo intitolato Fumo negli occhi. Le crociate contro il tabacco e altri piaceri della vita, autore Filippo Facci, edito da Biblioteca di via Senato Edizioni e vedere quanti sono i commenti.


Poi c’è anche un sito che sostiene che fumare faccia bene.