mercoledì 28 aprile 2004

Terroristi e opinione pubblica

Isolare il governo nelle piazze. Questa la sostanza della richiesta dei terroristi che tengono in ostaggio tre connazionali minacciando di ucciderli se entro 5 giorni (dal 26 aprile) non ci sarà una grande manifestazione di piazza per richiedere il ritiro dei soldati italiani dall’Iraq. L’invito è chiaramente rivolto a quella parte dell’opinione pubblica che critica il sostegno del nostro governo alla politica di intervento armato messa in atto da Bush e dalla sua compagine. Invitando alla mobilitazione di piazza in forme, modi, luoghi e tempi da loro definiti, i terroristi stanno tentando di porsi quali soggetti politici in grado di influenzare, se non i governi, le opinioni pubbliche dei paesi occidentali. Proprio per questo anche non condividendo la politica del governo non si può assolutamente cedere al ricatto, pur comprendendo la richiesta di aiuto dei familiari che oggi espongono la bandiera della pace, anche se non credo l’abbiano esposta in passato, tenuto conto che i loro congiunti in Iraq non c’erano per motivazioni di ordine umanitario, ma magari perché quello era l’unico lavoro pagato discretamente che erano riusciti ad ottenere.
Ad ogni modo che i terroristi abbiano anche contato sul fatto che sabato è il primo maggio e che ci saranno, come sempre, manifestazioni in tutto il paese e che queste assumeranno anche il carattere di manifestazioni pacifiste? Così potrebbero liberare gli ostaggi e nel contempo sostenere di averlo fatto perché le loro richieste sono state accolte. Dunque una vittoria piena per loro, anche se il governo non avrebbe ceduto e la piazza nemmeno, perché si sarebbe limitata a svolgere manifestazioni già programmate.

domenica 25 aprile 2004

Anniversario della liberazione

Oggi 25 aprile si ricorda l'anniversario della Liberazione del nostro Paese dagli occupanti nazisti e dal governo fascista di Mussolini che aveva condotto il paese alla rovina. Una pagina importante della storia italiana, che fu scritta grazie ai soldati alleati ma anche con il contributo determinante delle formazioni partigiane che combatterono per la liberazione del territorio italiano ancora occupato dalle truppe nazi-fasciste chiudendo il periodo buio della dittatura e aprendo la strada alla libertà, alla nascita della Repubblica e alla nuova Costituzione.
La Resistenza fu guerra di liberazione per la civiltà contro la barbarie, per l’indipendenza nazionale, per il progresso nella pace e nella libertà.
E se non mancarono gli episodi oscuri, tuttavia non si può screditare un movimento che recuperò il paese alla civiltà e alla democrazia appuntando tutta l’attenzione su questi ultimi. Tanto meno si possono porre sullo stesso piano le vendette inevitabili a conclusione di una guerra civile, le infiltrazioni di personaggi oscuri che forse poco avevano a che fare con la Resistenza, con le barbarie dei nazi-fascisti.
Pertanto celebrare il 25 aprile, anniversario della Liberazione, ricordando i combattenti della libertà, ai quali tutti siamo in larga parte debitori per aver contribuito a darci istituzioni libere e democratiche, mi sembra tanto più importante in un periodo in cui si ripetono e si intensificano campagne revisionistiche di delegittimazione della Resistenza e di rivalutazione del fascismo.

sabato 24 aprile 2004

Senza via d’uscita

La guerra lampo che doveva condurre in breve alla democratizzazione dell’Iraq e alla sconfitta del terrorismo si sta trasformando in un Vietnam, mentre il fondamentalismo islamico più che sconfitto ne esce rafforzato. E oggi la situazione sembra senza via d’uscita.
Infatti se se ce ne andassimo tutti, i fondamentalisti islamici potrebbero pensare di avere vinto e, dopo l'inevitabile guerra civile, nonostante gli attuali accordi tra le diverse componenti della guerriglia, si instaurerebbe una dittatura islamica che non è propriamente nell'interesse dell'Occidente.
Ma anche restare alle attuali condizioni significa solo impantanarsi in una guerra che potrebbe durare anni senza raggiungere alcuno degli scopi prefissi e magari il risultato finale non cambierebbe.
E’ normale che i paesi coinvolti a vario titolo nella guerra si aggrappino alla scadenza del 30 giugno per tentare di uscirne. Sarebbe stato meglio tuttavia che non ci fossero mai entrati invece di fare oggi la figura di chi se ne vuole andare vista la mala parata. Il nostro governo sembra invece fermo sulle sue posizioni di alleato “fedele”(l’unico rimasto). Persisterà nella “fedeltà” o troverà il solito escamotage dell’ultimo momento?
La soluzione migliore sarebbe il conferimento di un mandato all'ONU, ma non credo che gli USA lo vogliano e l'Europa mi sembra troppo debole, soprattutto perché non unita, per imporre questa soluzione.
E’ molto probabile pertanto un' "escalation" dell'impegno da parte degli USA, salvo cambiamenti al vertice, dopo le elezioni di novembre.
Mi domando quale demone, quale follia, si siano scatenate nella mente dei neoconservatori americani per condurre il mondo a questo punto. E come mai non sia stato fatto prima di intervenire un serio studio della realtà locale. E’ vero che Bush non sembra particolarmente intelligente, ma gli strateghi “neocon” sono proprio tutti idioti?
C’è solo da sperare che la guerra non duri 27 anni come sembra avesse predetto Nostradamus e che prima o poi non scoppi qualche bomba nucleare, più o meno sporca.




Il volto della morte



Intanto anche negli USA si levano voci contrarie, anche perché sembra che i morti siano molti di più di quanto ci abbiano fin qui fatto credere. E un conto è partecipare ad una guerra tecnologica in cui i caduti sono quasi tutti tra la popolazione civile (e si chiamano incidenti), un altro rimanere impegnati più del tempo previsto e lasciare molti militari sul terreno.

E oggi, nonostante il divieto e la rabbia del Pentagono, il volto della morte ha fatto per la prima volta il giro dell'America che si è svegliata con le immagini della camera mortuaria della base di Dover, in Delaware, l'obitorio militare più grande del Paese. Nelle foto si vedono decine di bare coperte da bandiere a stelle e strisce, moltiplicate per 361 fotografie. Le fotografie, coperte da segreto di Stato, sono state pubblicate su internet sul blog The memory hole dell'attivista Russ Kick. Kick e' ricorso al principio della libertà di informazione del primo emendamento della costituzione per forzare il divieto del dipartimento della Difesa e entrare in possesso delle immagini. Il Pentagono ne ha immediatamente proibito l'ulteriore utilizzo su altre pubblicazioni, ma ormai era troppo tardi. Le foto sono finite sulle prime pagine di gran parte dei quotidiani americani (Daily News, Usa Today, New York Times, Washington Post). E all'obitorio di Dover hanno infine dedicato servizi anche i principali network, Cnn e Fox in testa. Intanto il sito web che ha ottenuto le immagini in esclusiva è intasato dagli accessi e, se stamani si riusciva ancora ad entrare, oggi è praticamente inaccessibile (Virgilio Notizie).

Quali i mezzi della lotta al terrorismo islamico?

La situazione attuale in Iraq, che è una situazione di guerra, è assolutamente incompatibile con missioni di “peace-keeping” e con l’avvio della ricostruzione. Per questo sarebbe necessario ripensare la nostra presenza in Iraq anche se non è certo facile in questo momento farlo senza dare l’impressione di cedere al terrorismo e certo non se ne può neanche parlare finché ci sono nostri ostaggi in mano ai terroristi.
La decisione di Zapatero si inserisce in un altro contesto. Avendo infatti sempre sostenuto l’illegalità di questa guerra, la conseguenza logica e assolutamente legittima, una volta vinte le elezioni, è stata quella di annunciare il ritiro delle proprie truppe.
Ad ogni modo il punto è proprio questo. Questa guerra è illegittima perché è stato violato un principio fondamentale del diritto internazionale, quello del rispetto dell’indipendenza dei popoli e delle loro scelte in materia istituzionale. Non c’è alcun motivo, neanche il più nobile, che fornisca legittimazione all’aggressione di stati sovrani. Inoltre la guerra non ha risolto alcuno dei problemi che i suoi fautori sostenevano che avrebbe risolto, al contrario ha contribuito a diffondere ulteriormente i veleni dell’integralismo e del terrorismo.
Quanto alla democrazia imposta con le armi non può che essere definita una contraddizione in termini. E inoltre la democrazia è una forma di governo che ha bisogno di adeguate strutture che nascono solo in un contesto sociale adatto e che non sono esportabili come i prodotti di consumo. E poi perché coloro che sostengono che si può esportare la democrazia, anche con le armi, non si pongono il problema di esportarla ovunque? Ma chi aggredirebbe, ad esempio, la Cina, che non è certo un paese democratico, ma è un paese forte e dotato di armi nucleari? Se ne deve dedurre che i fautori delle guerre democratiche intendano esportare la  democrazia solo nei paesi deboli. La conseguenza di tutto ciò è che nei paesi destinatari dell’importazione non può che radicarsi la convinzione che l’estensione della democrazia sia un pretesto o una copertura ideologica di fini di ben altra natura. E alcuni faranno di tutto per assicurarsi quelle armi di distruzione di massa, comprese le nucleari, che costituiscono un forte deterrente all’aggressione.
Sostenere questi principi non significa tuttavia, come affermanoi fautori della guerra, mettere in discussione la lotta al terrorismo islamico con il quale non si può certo venire a patti. Il terrorismo è infatti il mezzo di cui si serve il fondamentalismo islamico che si pone l’obiettivo di conquistare gli Stati arabi moderati e aggredire  i loro alleati e pertanto anche i paesi europei. Si tratta pertanto di un fenomeno pericolosissimo, ma i mezzi per sconfiggere il progetto dei fondamentalisti non possono essere che politici e polizieschi. Politici, in quanto per bloccare l’azione dei militanti è necessario privarli del sostegno passivo della popolazione. E a tal fine sarebbe necessario arrivare ad una soluzione equa al problema israelo-palestinese (ma il recente accordo Bush- Sharon e la politica dell’assassinio mirato perseguita da Sharon non vanno in tale direzione), e trovare le forme per il ritiro delle truppe straniere dall’Iraq, che sono vissute dalla popolazione locale come occupanti, ponendo le basi per il rientro dell’ONU, ma non nella forma di cambiare semplicemente la divisa agli attuali occupanti, e anche questo non è facile. Quanto alle azioni di polizia, si tratta di moltiplicare i controlli e la sorveglianza garantendo la sicurezza dei cittadini senza venir meno ai principi di libertà. Inoltre occorrerebbe bloccare i mezzi di finanziamento del terrorismo (ma chi li controlla i “paradisi fiscali”?). E’ evidente che tutto ciò non è semplice né facilmente realizzabile, che è certamente più semplice fare la guerra, ma l’attacco all’Iraq ha dimostrato che quest’ultima non serve a niente.
Paragonare poi l’ideologia totalitaria ed espansionista del fondamentalismo islamico con quella del nazismo, non ha senso. La Germania di Hitler era uno stato ben definito a cui si poteva e doveva muovere guerra. Quindi gli accordi di Monaco del ’38 furono un grave errore. Ma non si può certo parlare di spirito di Monaco con riferimento ai paesi europei contrari alla guerra in Iraq, perché non ha senso combattere il terrorismo movendo guerra a degli stati e peraltro cominciando proprio con quello sbagliato, perché l’Iraq era l’unico paese della regione in cui prima della guerra l’azione dei terroristi era impossibile, mentre ora l’umiliazione derivante dalla presenza di truppe straniere nel proprio paese ha probabilmente spinto nelle braccia del terrorismo anche chi  non apparteneva all’area del fondamentalismo islamico. E comunque il terrorismo è ovunque, perché i gruppi terroristici hanno certamente un’ideologia comune ma non dispongono di uno stato né di un territorio propri e proprio per questa ragione sono difficili da eliminare e certamente non lo si può fare con una guerra convenzionale, tenuto conto che si tratta di entità sparse ovunque che non sono rappresentate da uno stato.
Forse le cose sarebbero andate diversamente se il governo americano l’anno scorso si fosse trovato di fronte un ’Europa compatta che avesse fatto sentire un’unica voce contraria alla guerra, ma  purtroppo non è stato così. Come al solito ci siamo divisi.  Mi domando se ci sono ancora i tempi, i modi, e soprattutto la volontà di costruire questa Unione Europea. Certo non va in questa direzione l’affermazione di Berlusconi che, dopo la cosiddetta defezione della Spagna, si è affrettato a sottolineare che ora l’Italia è in Europa l’alleato più fedele agli Stati Uniti. Che non sia questa fedeltà ( i nostri governanti non perderanno mai il vizio della fedeltà al potente di turno) il vero motivo dell’intervento italiano in Iraq ?


venerdì 16 aprile 2004

ORRORI ED ERRORI

Dopo il barbaro assassinio di Fabrizio Quattrocchi le sedicenti brigate verdi di Maometto avrebbero annunciato, anche se la notizia non ha ancora trovato conferma, che uccideranno un ostaggio ogni 24 o 48 ore.
Sono stati invece liberati i tre sequestrati giapponesi, ma fonti sia sciite che sunnite  spiegano che il caso degli italiani è diverso: sia perché sono cittadini di un Paese che fa parte della coalizione, sia - e forse soprattutto - perché lavoravano armati per una compagnia americana.
Ad ogni modo chi uccide i prigionieri venendo meno ad un principio del diritto internazionale umanitario al cui rispetto devono attenersi anche i gruppi armati che si oppongono alla presenza di truppe straniere non hanno diritto a chiamarsi resistenti, ma solo terroristi.
Intanto ieri in un video, che sembrerebbe attendibile, bin Laden offre una tregua all’Europa, si impegna cioè a cessare le operazioni contro tutti i paesi europei che promettano di porre fine agli attacchi ai musulmani e alle interferenze nei loro affari, evidente tentativo di dividere l’occidente.
Ovviamente sull’impossibilità di trattare non c’è molto da dire.
Premesso ciò è sempre più evidente, anche se ovviamente i “filo americani” continuano a negarlo, che la guerra di Bush è stata un errore, anzi rischia di diventare un disastro, ed un errore è stata la decisione del governo italiano di inviare un proprio contingente per una missione di pace per la quale non c’erano le condizioni.
Gli avvenimenti degli ultimi giorni dimostrano che ormai gli iracheni non fanno più distinzione tra gli americani e gli altri. E sembra che gli americani stiano perdendo anche quel poco di controllo del paese che avevano. A Falluja, nonostante la tregua di 48 ore in corso, si combatte ancora e gli F16 hanno fatto alcune incursioni. Molti paesi richiamano i propri civili.Gli iracheni di Falluja, invece, fuggono a centinaia verso Bagdad.
Bush ha dichiarato che l’Iraq non sarà il suo Vietnam. Si spera che non sia il Vietnam dell’Occidente.

Eroi e mercenari

“Lo Stato che è così attento all'integrazione degli stranieri in Italia, a nostro avviso dovrebbe ritenere un presupposto fondamentale la soddisfazione dei bisogni primari del cittadino italiano e attualmente ciò non avviene". "Il risultato - concludono - è ciò che abbiamo appreso in questi giorni in tv. Se non possiamo essere fieri dell'istituzione italiana che tutto ciò ha permesso, il comportamento tenuto da Fabrizio in vita fino alla fine ci rende orgogliosi di essere suoi concittadini e prima di tutto suoi amici".
Questi alcuni passi del durissimo comunicato letto dagli amici dell'italiano ucciso in Iraq.
Fabrizio Quattrocchi, morto eroicamente in Iraq, era stato ingaggiato da un ex mercenario genovese oggi diventato intermediario di uomini, per 10.000 euro al mese.

mercoledì 14 aprile 2004

Iraq – Invasione e resistenza?

I recenti rapimenti che hanno coinvolto non solo “vigilantes”, alias mercenari,  ma diversi stranieri, presenti in Iraq per i più vari motivi, e persino cittadini di nazioni non belligeranti né alleate dei belligeranti, insieme agli scontri dei giorni scorsi, dimostrano che una larga parte di iracheni vede tutti gli stranieri presenti nel paese come occupanti.
Del resto è innegabile che gli anglo-americani e i loro alleati hanno invaso l’Iraq e anche se tra le motivazioni c’era quella di liberare il paese da una dittatura feroce sembra che la gran parte degli iracheni non l’abbia proprio apprezzato. Peraltro non esisteva nel contesto iracheno un’opposizione interna organizzata che in qualche modo avesse sollecitato l’intervento straniero. E, ad un anno dalla liberazione, o occupazione, dell’Iraq, la rivolta del popolo iracheno si intensifica, rivolta che ormai accomuna sunniti e sciiti, precedentemente acerrimi nemici, con lo scopo di cacciare le forze di occupazione. Come se durante la seconda guerra mondiale di fronte all’avanzare delle forze alleate gli italiani, anziché acclamarle come liberatrici, avessero dimenticato le divergenze tra fascisti e antifascisti e si fossero uniti tutti per cacciare l’invasore. Questa è la realtà dei fatti.  Per gli iracheni, o almeno una buona parte degli iracheni, si è trattato di un’invasione che è riuscita anche a far dimenticare le divergenze interne. E le azioni di questi giorni come si dovrebbero chiamare se non resistenza? (Altra cosa è il terrorismo il quale però non nasce come reazione alla guerra, anche se quest’ultima lo ha rafforzato). Certamente una resistenza sbagliata (dal nostro punto di vista di occidentali) che se risultasse vittoriosa condurrebbe ad un'altra dittatura non meno feroce della precedente. Ma se agli iracheni piace? Da dove ci viene a noi il diritto di imporgli la democrazia (e con la forza)? Ma che si tengano le loro dittature e le loro società medioevali purché non vogliano esportale da noi. Avremmo dovuto essere più vigili negli anni passati quando abbiamo sottovalutato il rischio che già incombeva nelle nostre città, quando noi parlavamo di multiculturalismo e loro pensavano all’islamizzazione del corrotto occidente.
Ma questa guerra, le cui motivazioni sono tutte più o meno cadute, non ha portato alcuna delle conseguenze positive che avrebbe dovuto, in primo luogo la democratizzazione dell’Iraq e la sconfitta del terrorismo. Anzi, tutto l’Occidente si trova, un anno dopo, di fronte ad una minaccia terroristica sempre più grave, mentre alcuni paesi, compreso il nostro, sono direttamente impegnati in una guerra sbagliata dalla quale però ormai non possono più uscire perché fornirebbero ai fautori della guerra  santa la convinzione di avere vinto.

Mercenari

Finalmente scoperto il giallo dei rapiti italiani in Iraq. Al governo italiano non risultavano ufficialmente perché praticamente mercenari.
Perché come altro si devono chiamare i dipendenti di società di sicurezza private che lavorano per governi e ambasciate come esperti di sicurezza, ma che in realtà partecipano agli scontri armati? Sembra peraltro che il numero di questi mercenari rappresenti la seconda forza armata in Iraq dopo le truppe americane.
I sequestratori, appartenenti alle “Brigate del profeta Maometto” , chiedono le scuse ufficiali del presidente del Consiglio Berlusconi agli iracheni ed ai musulmani attraverso i canali satellitari,  garanzie sul ritiro delle forze italiane e la definizione di una tabella di marcia per tale ritiro, nonché la  liberazione di alcuni iracheni detenuti dalle forze italiane a Nassiriya. Ovviamente qualsiasi trattativa è impensabile.

domenica 11 aprile 2004

An-nisa, donne musulmane a confronto

Ho scoperto il blog “An-nisa, donne musulmane a confronto” , un blog filo islamico scritto da donne, anche italiane.Ne sono rimasta sconvolta, sconvolta che delle donne anche italiane possano stare dalla parte di chi vorrebbe farci tornare indietro di secoli. Non dimentico gli orrori commessi in nome del cristianesimo, dalle crociate ai cinquanta milioni di morti della conquista dell’america latina, agli eretici e le streghe bruciati in piazza fino a tutto il XVII° secolo; non mi piacciono nemmeno ora i cristiani fondamentalisti, in linea generale, ed in particolare quelli che stanno al governo negli Usa; le mie opinioni sulla guerra all’Iraq non sono cambiate. Tuttavia non posso certo stare dalla parte di chi porta il terrorismo nelle nostre città e di chi vorrebbe imporre la sharia anche a noi. Molti filomusulmani parlano di pace e di società multietnica e multiculturale. Non avrei niente contro questo tipo di società, ma nella assoluta laicità. Personalmente mi sento pagana o panteista, che è la stessa cosa, e penso che il rapporto con il trascendente debba rimanere nell’ambito personale e mai avere a che fare con la politica. “Libera chiesa in libero stato”come diceva Cavour. Purtroppo poi c’è stato il fascismo che, tra le varie nefandezze, ha anche approvato il concordato,  poi Togliatti che fece votare l’articolo 7 della nostra Costituzione e quindi cinquant’anni di regime democristiano. Non ho tempo di parlare dell’ultimo decennio, lo farò in un prossimo post. Ad ogni modo tenuto conto che fino a tre secoli fa mi avrebbero bruciato come strega non posso che aborrire tutti i fondamentalismi, e, a maggior ragione, quello islamico che oggi è il più pericoloso. E poi esiste un Islam non fondamentalista nonostante le arrampicate sugli specchi dei filoislamici di tutti i colori per dimostrare che esiste? Ad ogni modo che delle donne occidentali si mettano dalla parte dell’Islam mi sembra paradossale. Che si tratti di masochismo? E la sinistra? Come fa a stare dalla parte di chi è tutt’altro che progressista?

venerdì 9 aprile 2004

Le ultime del nostro premier

6.4.2004
“In politica chi cambia, chi non è coerente, viene considerato un fine politico. Io non sono un fine politico, sono un rivoluzionario in politica, politicamente scorretto. E me ne vanto”
7.4.2004
Arrivando sull’Appenino emiliano per inaugurare insieme a Lunardi una galleria della variante di valico (sembra sia la quarta volta che si taglia il nastro del medesimo cantiere) spiega alle ormai scettiche autorità locali che se in passato le opere pubbliche non sono andate avanti come dovevano è stata anche colpa dei “lumaconi europei” coi loro mille “lacci e laccioli”.

Un anno dopo – L’Iraq in fiamme



L’Iraq è in fiamme, dalle zone sciite alle zone sunnite, anche se secondo il segretario alla Difesa Usa Donald Rumsfeld i rivoltosi sono pochi, al più alcune migliaia, privi di vero sostegno popolare.
E il gruppo terroristico "Brigate dei Mujahiddin", che ha preso in ostaggio tre giapponesi, minaccia di bruciarli vivi se entro tre giorni il governo nipponico non ritirerà il proprio contingente dall'Iraq.
Dunque ad un anno dall’ingresso delle truppe americane la situazione è ben lungi dall’essere pacificata, anzi sta precipitando verso il caos totale.
Unico risultato positivo della guerra la deposizione del dittatore, ma, se si vuole ragionare cinicamente in termini di interessi, per l’Occidente la situazione è peggiorata: l’Iraq è diventato la base principale di Al Qaeda, il terrorismo è ben lungi dall’essere sconfitto, anzi si è rafforzato, e non si sono certo costituite le basi per l’instaurazione di un governo democratico. Anzi è evidente che il progetto democratico è solo una farsa. Infatti se si andasse veramente a libere elezioni gli Sciiti le vincerebbero con il 65% e instaurerebbero una repubblica teocratica, ma certo non è questo che gli americani vogliono, anzi nessuno in Occidente lo vuole. Quello che gli americani voglio imporre è il governo fantoccio di Chalabi. Ma se ci riuscissero la guerriglia non si fermerebbe, anzi si rafforzerebbe unendo Sciiti e Sunniti, se non si sono già uniti in attesa di regolare i conti tra di loro dopo aver cacciato gli occupanti.
Gli scontri degli ultimi giorni, a Najaf, Bagdad, Bassora, Nassirya, confermano, se ce ne fosse stato bisogno, che gli Sciiti, non sono particolarmente riconoscenti agli americani che li hanno liberati dalla dittatura di Saddam Hussein, e non desiderano altro che cacciarli per instaurare una teocrazia.
C’è il rischio che l’Iraq si trasformi in un nuovo Vietnam. E se gli americani ed i loro alleati saranno costretti ad andarsene ne seguirà una guerra civile tra Sciiti e Sunniti, ora quasi alleati, che sarà sicuramente vinta dai primi che instaureranno un’altra dittatura, questa volta basata sulla legge islamica. Ne è valsa dunque la pena?
E' evidente che l’intervento in Iraq è stato un grave errore politico e strategico da parte del governo americano che, prima, ha sottovalutato la minaccia del terrorismo islamico, poi ha individuato il nemico principale nell’Iraq di Saddam Hussein che era il meno fondamentalista degli stati dell’area e che non aveva alcun legame con Al Qaeda.
Ora la situazione è veramente grave e non si intravede una soluzione. E a questo punto anche l’intervento dell’ONU risolverebbe ben poco, perché l’ONU è completamente screditata e lo è da quando gli USA e i suoi  alleati europei (compresa l’Italia governata dal centro-sinistra) hanno aggredito senza la sua autorizzazione la Yugoslavia (storicamente baluardo dell’occidente contro l’Islam), seppure con la copertura della NATO.

martedì 6 aprile 2004

Scontro di civiltà

Stasera dopo aver seguito il programma televisivo Excalibur dedicato al nuovo libro della Fallaci che ovviamente non ho letto, perché è uscito oggi, avrei voluto mettere subito un post, ma mi sono attardata su altri siti e così ora mi limito a poche parole, magari scriverò qualcosa di più domani, quando un'occhiata al libro l'avrò data.
Devo dire che al di là delle opinioni che non condivido in tutto, il modo di scrivere della Fallaci mi piace e forse anche il personaggio.
Ad ogni modo è innegabile che è in atto uno scontro di civiltà e che forse non è più possibile pensare di costruire una società multietnica. Non possiamo non difendere i nostri valori, che non sono quelli della cristianità, di cui personalmente non mi importa niente, ma quelli della libertà, del rispetto della personalità dei singoli individui, dell'eguaglianza senza distinzioni di sesso, razza o religione, dello stato di diritto, della laicità, tutti valori calpestati dall'Islam, anche se non tutti gli islamici sono terroristi.
Con questo non voglio dire che dobbiamo combattere con gli eserciti, sotto la bandiera americana, e mi sembra che le mie opinioni siano sempre state chiare in proposito. Peraltro la guerra all'Iraq ha dimostrato che ciò non serve a niente, anzi è assolutamente controproducente. Tuttavia non possiamo continuare a parlare di integrazione, di società multietnica, di comprensione, di dialogo, se dall'altra parte c'è tutt'altra volontà. Poi si può discutere sulle cause. Magari se in passato l'occidente non avesse sostenuto feroci dittatori e governanti incapaci che tenevano e tengono i loro popoli in condizioni di degrado, quando le entrate dovute alla vendita del petrolio avrebbe potuto consentire a tutti un alto tenore di vita, oggi le cose potrebbero essere diverse, perché il fanatismo religioso attecchisce proprio nella povertà e nell'ignoranza.

mercoledì 28 aprile 2004

Terroristi e opinione pubblica

Isolare il governo nelle piazze. Questa la sostanza della richiesta dei terroristi che tengono in ostaggio tre connazionali minacciando di ucciderli se entro 5 giorni (dal 26 aprile) non ci sarà una grande manifestazione di piazza per richiedere il ritiro dei soldati italiani dall’Iraq. L’invito è chiaramente rivolto a quella parte dell’opinione pubblica che critica il sostegno del nostro governo alla politica di intervento armato messa in atto da Bush e dalla sua compagine. Invitando alla mobilitazione di piazza in forme, modi, luoghi e tempi da loro definiti, i terroristi stanno tentando di porsi quali soggetti politici in grado di influenzare, se non i governi, le opinioni pubbliche dei paesi occidentali. Proprio per questo anche non condividendo la politica del governo non si può assolutamente cedere al ricatto, pur comprendendo la richiesta di aiuto dei familiari che oggi espongono la bandiera della pace, anche se non credo l’abbiano esposta in passato, tenuto conto che i loro congiunti in Iraq non c’erano per motivazioni di ordine umanitario, ma magari perché quello era l’unico lavoro pagato discretamente che erano riusciti ad ottenere.
Ad ogni modo che i terroristi abbiano anche contato sul fatto che sabato è il primo maggio e che ci saranno, come sempre, manifestazioni in tutto il paese e che queste assumeranno anche il carattere di manifestazioni pacifiste? Così potrebbero liberare gli ostaggi e nel contempo sostenere di averlo fatto perché le loro richieste sono state accolte. Dunque una vittoria piena per loro, anche se il governo non avrebbe ceduto e la piazza nemmeno, perché si sarebbe limitata a svolgere manifestazioni già programmate.

domenica 25 aprile 2004

Anniversario della liberazione

Oggi 25 aprile si ricorda l'anniversario della Liberazione del nostro Paese dagli occupanti nazisti e dal governo fascista di Mussolini che aveva condotto il paese alla rovina. Una pagina importante della storia italiana, che fu scritta grazie ai soldati alleati ma anche con il contributo determinante delle formazioni partigiane che combatterono per la liberazione del territorio italiano ancora occupato dalle truppe nazi-fasciste chiudendo il periodo buio della dittatura e aprendo la strada alla libertà, alla nascita della Repubblica e alla nuova Costituzione.
La Resistenza fu guerra di liberazione per la civiltà contro la barbarie, per l’indipendenza nazionale, per il progresso nella pace e nella libertà.
E se non mancarono gli episodi oscuri, tuttavia non si può screditare un movimento che recuperò il paese alla civiltà e alla democrazia appuntando tutta l’attenzione su questi ultimi. Tanto meno si possono porre sullo stesso piano le vendette inevitabili a conclusione di una guerra civile, le infiltrazioni di personaggi oscuri che forse poco avevano a che fare con la Resistenza, con le barbarie dei nazi-fascisti.
Pertanto celebrare il 25 aprile, anniversario della Liberazione, ricordando i combattenti della libertà, ai quali tutti siamo in larga parte debitori per aver contribuito a darci istituzioni libere e democratiche, mi sembra tanto più importante in un periodo in cui si ripetono e si intensificano campagne revisionistiche di delegittimazione della Resistenza e di rivalutazione del fascismo.

sabato 24 aprile 2004

Senza via d’uscita

La guerra lampo che doveva condurre in breve alla democratizzazione dell’Iraq e alla sconfitta del terrorismo si sta trasformando in un Vietnam, mentre il fondamentalismo islamico più che sconfitto ne esce rafforzato. E oggi la situazione sembra senza via d’uscita.
Infatti se se ce ne andassimo tutti, i fondamentalisti islamici potrebbero pensare di avere vinto e, dopo l'inevitabile guerra civile, nonostante gli attuali accordi tra le diverse componenti della guerriglia, si instaurerebbe una dittatura islamica che non è propriamente nell'interesse dell'Occidente.
Ma anche restare alle attuali condizioni significa solo impantanarsi in una guerra che potrebbe durare anni senza raggiungere alcuno degli scopi prefissi e magari il risultato finale non cambierebbe.
E’ normale che i paesi coinvolti a vario titolo nella guerra si aggrappino alla scadenza del 30 giugno per tentare di uscirne. Sarebbe stato meglio tuttavia che non ci fossero mai entrati invece di fare oggi la figura di chi se ne vuole andare vista la mala parata. Il nostro governo sembra invece fermo sulle sue posizioni di alleato “fedele”(l’unico rimasto). Persisterà nella “fedeltà” o troverà il solito escamotage dell’ultimo momento?
La soluzione migliore sarebbe il conferimento di un mandato all'ONU, ma non credo che gli USA lo vogliano e l'Europa mi sembra troppo debole, soprattutto perché non unita, per imporre questa soluzione.
E’ molto probabile pertanto un' "escalation" dell'impegno da parte degli USA, salvo cambiamenti al vertice, dopo le elezioni di novembre.
Mi domando quale demone, quale follia, si siano scatenate nella mente dei neoconservatori americani per condurre il mondo a questo punto. E come mai non sia stato fatto prima di intervenire un serio studio della realtà locale. E’ vero che Bush non sembra particolarmente intelligente, ma gli strateghi “neocon” sono proprio tutti idioti?
C’è solo da sperare che la guerra non duri 27 anni come sembra avesse predetto Nostradamus e che prima o poi non scoppi qualche bomba nucleare, più o meno sporca.




Il volto della morte



Intanto anche negli USA si levano voci contrarie, anche perché sembra che i morti siano molti di più di quanto ci abbiano fin qui fatto credere. E un conto è partecipare ad una guerra tecnologica in cui i caduti sono quasi tutti tra la popolazione civile (e si chiamano incidenti), un altro rimanere impegnati più del tempo previsto e lasciare molti militari sul terreno.

E oggi, nonostante il divieto e la rabbia del Pentagono, il volto della morte ha fatto per la prima volta il giro dell'America che si è svegliata con le immagini della camera mortuaria della base di Dover, in Delaware, l'obitorio militare più grande del Paese. Nelle foto si vedono decine di bare coperte da bandiere a stelle e strisce, moltiplicate per 361 fotografie. Le fotografie, coperte da segreto di Stato, sono state pubblicate su internet sul blog The memory hole dell'attivista Russ Kick. Kick e' ricorso al principio della libertà di informazione del primo emendamento della costituzione per forzare il divieto del dipartimento della Difesa e entrare in possesso delle immagini. Il Pentagono ne ha immediatamente proibito l'ulteriore utilizzo su altre pubblicazioni, ma ormai era troppo tardi. Le foto sono finite sulle prime pagine di gran parte dei quotidiani americani (Daily News, Usa Today, New York Times, Washington Post). E all'obitorio di Dover hanno infine dedicato servizi anche i principali network, Cnn e Fox in testa. Intanto il sito web che ha ottenuto le immagini in esclusiva è intasato dagli accessi e, se stamani si riusciva ancora ad entrare, oggi è praticamente inaccessibile (Virgilio Notizie).

Quali i mezzi della lotta al terrorismo islamico?

La situazione attuale in Iraq, che è una situazione di guerra, è assolutamente incompatibile con missioni di “peace-keeping” e con l’avvio della ricostruzione. Per questo sarebbe necessario ripensare la nostra presenza in Iraq anche se non è certo facile in questo momento farlo senza dare l’impressione di cedere al terrorismo e certo non se ne può neanche parlare finché ci sono nostri ostaggi in mano ai terroristi.
La decisione di Zapatero si inserisce in un altro contesto. Avendo infatti sempre sostenuto l’illegalità di questa guerra, la conseguenza logica e assolutamente legittima, una volta vinte le elezioni, è stata quella di annunciare il ritiro delle proprie truppe.
Ad ogni modo il punto è proprio questo. Questa guerra è illegittima perché è stato violato un principio fondamentale del diritto internazionale, quello del rispetto dell’indipendenza dei popoli e delle loro scelte in materia istituzionale. Non c’è alcun motivo, neanche il più nobile, che fornisca legittimazione all’aggressione di stati sovrani. Inoltre la guerra non ha risolto alcuno dei problemi che i suoi fautori sostenevano che avrebbe risolto, al contrario ha contribuito a diffondere ulteriormente i veleni dell’integralismo e del terrorismo.
Quanto alla democrazia imposta con le armi non può che essere definita una contraddizione in termini. E inoltre la democrazia è una forma di governo che ha bisogno di adeguate strutture che nascono solo in un contesto sociale adatto e che non sono esportabili come i prodotti di consumo. E poi perché coloro che sostengono che si può esportare la democrazia, anche con le armi, non si pongono il problema di esportarla ovunque? Ma chi aggredirebbe, ad esempio, la Cina, che non è certo un paese democratico, ma è un paese forte e dotato di armi nucleari? Se ne deve dedurre che i fautori delle guerre democratiche intendano esportare la  democrazia solo nei paesi deboli. La conseguenza di tutto ciò è che nei paesi destinatari dell’importazione non può che radicarsi la convinzione che l’estensione della democrazia sia un pretesto o una copertura ideologica di fini di ben altra natura. E alcuni faranno di tutto per assicurarsi quelle armi di distruzione di massa, comprese le nucleari, che costituiscono un forte deterrente all’aggressione.
Sostenere questi principi non significa tuttavia, come affermanoi fautori della guerra, mettere in discussione la lotta al terrorismo islamico con il quale non si può certo venire a patti. Il terrorismo è infatti il mezzo di cui si serve il fondamentalismo islamico che si pone l’obiettivo di conquistare gli Stati arabi moderati e aggredire  i loro alleati e pertanto anche i paesi europei. Si tratta pertanto di un fenomeno pericolosissimo, ma i mezzi per sconfiggere il progetto dei fondamentalisti non possono essere che politici e polizieschi. Politici, in quanto per bloccare l’azione dei militanti è necessario privarli del sostegno passivo della popolazione. E a tal fine sarebbe necessario arrivare ad una soluzione equa al problema israelo-palestinese (ma il recente accordo Bush- Sharon e la politica dell’assassinio mirato perseguita da Sharon non vanno in tale direzione), e trovare le forme per il ritiro delle truppe straniere dall’Iraq, che sono vissute dalla popolazione locale come occupanti, ponendo le basi per il rientro dell’ONU, ma non nella forma di cambiare semplicemente la divisa agli attuali occupanti, e anche questo non è facile. Quanto alle azioni di polizia, si tratta di moltiplicare i controlli e la sorveglianza garantendo la sicurezza dei cittadini senza venir meno ai principi di libertà. Inoltre occorrerebbe bloccare i mezzi di finanziamento del terrorismo (ma chi li controlla i “paradisi fiscali”?). E’ evidente che tutto ciò non è semplice né facilmente realizzabile, che è certamente più semplice fare la guerra, ma l’attacco all’Iraq ha dimostrato che quest’ultima non serve a niente.
Paragonare poi l’ideologia totalitaria ed espansionista del fondamentalismo islamico con quella del nazismo, non ha senso. La Germania di Hitler era uno stato ben definito a cui si poteva e doveva muovere guerra. Quindi gli accordi di Monaco del ’38 furono un grave errore. Ma non si può certo parlare di spirito di Monaco con riferimento ai paesi europei contrari alla guerra in Iraq, perché non ha senso combattere il terrorismo movendo guerra a degli stati e peraltro cominciando proprio con quello sbagliato, perché l’Iraq era l’unico paese della regione in cui prima della guerra l’azione dei terroristi era impossibile, mentre ora l’umiliazione derivante dalla presenza di truppe straniere nel proprio paese ha probabilmente spinto nelle braccia del terrorismo anche chi  non apparteneva all’area del fondamentalismo islamico. E comunque il terrorismo è ovunque, perché i gruppi terroristici hanno certamente un’ideologia comune ma non dispongono di uno stato né di un territorio propri e proprio per questa ragione sono difficili da eliminare e certamente non lo si può fare con una guerra convenzionale, tenuto conto che si tratta di entità sparse ovunque che non sono rappresentate da uno stato.
Forse le cose sarebbero andate diversamente se il governo americano l’anno scorso si fosse trovato di fronte un ’Europa compatta che avesse fatto sentire un’unica voce contraria alla guerra, ma  purtroppo non è stato così. Come al solito ci siamo divisi.  Mi domando se ci sono ancora i tempi, i modi, e soprattutto la volontà di costruire questa Unione Europea. Certo non va in questa direzione l’affermazione di Berlusconi che, dopo la cosiddetta defezione della Spagna, si è affrettato a sottolineare che ora l’Italia è in Europa l’alleato più fedele agli Stati Uniti. Che non sia questa fedeltà ( i nostri governanti non perderanno mai il vizio della fedeltà al potente di turno) il vero motivo dell’intervento italiano in Iraq ?


venerdì 16 aprile 2004

ORRORI ED ERRORI

Dopo il barbaro assassinio di Fabrizio Quattrocchi le sedicenti brigate verdi di Maometto avrebbero annunciato, anche se la notizia non ha ancora trovato conferma, che uccideranno un ostaggio ogni 24 o 48 ore.
Sono stati invece liberati i tre sequestrati giapponesi, ma fonti sia sciite che sunnite  spiegano che il caso degli italiani è diverso: sia perché sono cittadini di un Paese che fa parte della coalizione, sia - e forse soprattutto - perché lavoravano armati per una compagnia americana.
Ad ogni modo chi uccide i prigionieri venendo meno ad un principio del diritto internazionale umanitario al cui rispetto devono attenersi anche i gruppi armati che si oppongono alla presenza di truppe straniere non hanno diritto a chiamarsi resistenti, ma solo terroristi.
Intanto ieri in un video, che sembrerebbe attendibile, bin Laden offre una tregua all’Europa, si impegna cioè a cessare le operazioni contro tutti i paesi europei che promettano di porre fine agli attacchi ai musulmani e alle interferenze nei loro affari, evidente tentativo di dividere l’occidente.
Ovviamente sull’impossibilità di trattare non c’è molto da dire.
Premesso ciò è sempre più evidente, anche se ovviamente i “filo americani” continuano a negarlo, che la guerra di Bush è stata un errore, anzi rischia di diventare un disastro, ed un errore è stata la decisione del governo italiano di inviare un proprio contingente per una missione di pace per la quale non c’erano le condizioni.
Gli avvenimenti degli ultimi giorni dimostrano che ormai gli iracheni non fanno più distinzione tra gli americani e gli altri. E sembra che gli americani stiano perdendo anche quel poco di controllo del paese che avevano. A Falluja, nonostante la tregua di 48 ore in corso, si combatte ancora e gli F16 hanno fatto alcune incursioni. Molti paesi richiamano i propri civili.Gli iracheni di Falluja, invece, fuggono a centinaia verso Bagdad.
Bush ha dichiarato che l’Iraq non sarà il suo Vietnam. Si spera che non sia il Vietnam dell’Occidente.

Eroi e mercenari

“Lo Stato che è così attento all'integrazione degli stranieri in Italia, a nostro avviso dovrebbe ritenere un presupposto fondamentale la soddisfazione dei bisogni primari del cittadino italiano e attualmente ciò non avviene". "Il risultato - concludono - è ciò che abbiamo appreso in questi giorni in tv. Se non possiamo essere fieri dell'istituzione italiana che tutto ciò ha permesso, il comportamento tenuto da Fabrizio in vita fino alla fine ci rende orgogliosi di essere suoi concittadini e prima di tutto suoi amici".
Questi alcuni passi del durissimo comunicato letto dagli amici dell'italiano ucciso in Iraq.
Fabrizio Quattrocchi, morto eroicamente in Iraq, era stato ingaggiato da un ex mercenario genovese oggi diventato intermediario di uomini, per 10.000 euro al mese.

mercoledì 14 aprile 2004

Iraq – Invasione e resistenza?

I recenti rapimenti che hanno coinvolto non solo “vigilantes”, alias mercenari,  ma diversi stranieri, presenti in Iraq per i più vari motivi, e persino cittadini di nazioni non belligeranti né alleate dei belligeranti, insieme agli scontri dei giorni scorsi, dimostrano che una larga parte di iracheni vede tutti gli stranieri presenti nel paese come occupanti.
Del resto è innegabile che gli anglo-americani e i loro alleati hanno invaso l’Iraq e anche se tra le motivazioni c’era quella di liberare il paese da una dittatura feroce sembra che la gran parte degli iracheni non l’abbia proprio apprezzato. Peraltro non esisteva nel contesto iracheno un’opposizione interna organizzata che in qualche modo avesse sollecitato l’intervento straniero. E, ad un anno dalla liberazione, o occupazione, dell’Iraq, la rivolta del popolo iracheno si intensifica, rivolta che ormai accomuna sunniti e sciiti, precedentemente acerrimi nemici, con lo scopo di cacciare le forze di occupazione. Come se durante la seconda guerra mondiale di fronte all’avanzare delle forze alleate gli italiani, anziché acclamarle come liberatrici, avessero dimenticato le divergenze tra fascisti e antifascisti e si fossero uniti tutti per cacciare l’invasore. Questa è la realtà dei fatti.  Per gli iracheni, o almeno una buona parte degli iracheni, si è trattato di un’invasione che è riuscita anche a far dimenticare le divergenze interne. E le azioni di questi giorni come si dovrebbero chiamare se non resistenza? (Altra cosa è il terrorismo il quale però non nasce come reazione alla guerra, anche se quest’ultima lo ha rafforzato). Certamente una resistenza sbagliata (dal nostro punto di vista di occidentali) che se risultasse vittoriosa condurrebbe ad un'altra dittatura non meno feroce della precedente. Ma se agli iracheni piace? Da dove ci viene a noi il diritto di imporgli la democrazia (e con la forza)? Ma che si tengano le loro dittature e le loro società medioevali purché non vogliano esportale da noi. Avremmo dovuto essere più vigili negli anni passati quando abbiamo sottovalutato il rischio che già incombeva nelle nostre città, quando noi parlavamo di multiculturalismo e loro pensavano all’islamizzazione del corrotto occidente.
Ma questa guerra, le cui motivazioni sono tutte più o meno cadute, non ha portato alcuna delle conseguenze positive che avrebbe dovuto, in primo luogo la democratizzazione dell’Iraq e la sconfitta del terrorismo. Anzi, tutto l’Occidente si trova, un anno dopo, di fronte ad una minaccia terroristica sempre più grave, mentre alcuni paesi, compreso il nostro, sono direttamente impegnati in una guerra sbagliata dalla quale però ormai non possono più uscire perché fornirebbero ai fautori della guerra  santa la convinzione di avere vinto.

Mercenari

Finalmente scoperto il giallo dei rapiti italiani in Iraq. Al governo italiano non risultavano ufficialmente perché praticamente mercenari.
Perché come altro si devono chiamare i dipendenti di società di sicurezza private che lavorano per governi e ambasciate come esperti di sicurezza, ma che in realtà partecipano agli scontri armati? Sembra peraltro che il numero di questi mercenari rappresenti la seconda forza armata in Iraq dopo le truppe americane.
I sequestratori, appartenenti alle “Brigate del profeta Maometto” , chiedono le scuse ufficiali del presidente del Consiglio Berlusconi agli iracheni ed ai musulmani attraverso i canali satellitari,  garanzie sul ritiro delle forze italiane e la definizione di una tabella di marcia per tale ritiro, nonché la  liberazione di alcuni iracheni detenuti dalle forze italiane a Nassiriya. Ovviamente qualsiasi trattativa è impensabile.

domenica 11 aprile 2004

An-nisa, donne musulmane a confronto

Ho scoperto il blog “An-nisa, donne musulmane a confronto” , un blog filo islamico scritto da donne, anche italiane.Ne sono rimasta sconvolta, sconvolta che delle donne anche italiane possano stare dalla parte di chi vorrebbe farci tornare indietro di secoli. Non dimentico gli orrori commessi in nome del cristianesimo, dalle crociate ai cinquanta milioni di morti della conquista dell’america latina, agli eretici e le streghe bruciati in piazza fino a tutto il XVII° secolo; non mi piacciono nemmeno ora i cristiani fondamentalisti, in linea generale, ed in particolare quelli che stanno al governo negli Usa; le mie opinioni sulla guerra all’Iraq non sono cambiate. Tuttavia non posso certo stare dalla parte di chi porta il terrorismo nelle nostre città e di chi vorrebbe imporre la sharia anche a noi. Molti filomusulmani parlano di pace e di società multietnica e multiculturale. Non avrei niente contro questo tipo di società, ma nella assoluta laicità. Personalmente mi sento pagana o panteista, che è la stessa cosa, e penso che il rapporto con il trascendente debba rimanere nell’ambito personale e mai avere a che fare con la politica. “Libera chiesa in libero stato”come diceva Cavour. Purtroppo poi c’è stato il fascismo che, tra le varie nefandezze, ha anche approvato il concordato,  poi Togliatti che fece votare l’articolo 7 della nostra Costituzione e quindi cinquant’anni di regime democristiano. Non ho tempo di parlare dell’ultimo decennio, lo farò in un prossimo post. Ad ogni modo tenuto conto che fino a tre secoli fa mi avrebbero bruciato come strega non posso che aborrire tutti i fondamentalismi, e, a maggior ragione, quello islamico che oggi è il più pericoloso. E poi esiste un Islam non fondamentalista nonostante le arrampicate sugli specchi dei filoislamici di tutti i colori per dimostrare che esiste? Ad ogni modo che delle donne occidentali si mettano dalla parte dell’Islam mi sembra paradossale. Che si tratti di masochismo? E la sinistra? Come fa a stare dalla parte di chi è tutt’altro che progressista?

venerdì 9 aprile 2004

Le ultime del nostro premier

6.4.2004
“In politica chi cambia, chi non è coerente, viene considerato un fine politico. Io non sono un fine politico, sono un rivoluzionario in politica, politicamente scorretto. E me ne vanto”
7.4.2004
Arrivando sull’Appenino emiliano per inaugurare insieme a Lunardi una galleria della variante di valico (sembra sia la quarta volta che si taglia il nastro del medesimo cantiere) spiega alle ormai scettiche autorità locali che se in passato le opere pubbliche non sono andate avanti come dovevano è stata anche colpa dei “lumaconi europei” coi loro mille “lacci e laccioli”.

Un anno dopo – L’Iraq in fiamme



L’Iraq è in fiamme, dalle zone sciite alle zone sunnite, anche se secondo il segretario alla Difesa Usa Donald Rumsfeld i rivoltosi sono pochi, al più alcune migliaia, privi di vero sostegno popolare.
E il gruppo terroristico "Brigate dei Mujahiddin", che ha preso in ostaggio tre giapponesi, minaccia di bruciarli vivi se entro tre giorni il governo nipponico non ritirerà il proprio contingente dall'Iraq.
Dunque ad un anno dall’ingresso delle truppe americane la situazione è ben lungi dall’essere pacificata, anzi sta precipitando verso il caos totale.
Unico risultato positivo della guerra la deposizione del dittatore, ma, se si vuole ragionare cinicamente in termini di interessi, per l’Occidente la situazione è peggiorata: l’Iraq è diventato la base principale di Al Qaeda, il terrorismo è ben lungi dall’essere sconfitto, anzi si è rafforzato, e non si sono certo costituite le basi per l’instaurazione di un governo democratico. Anzi è evidente che il progetto democratico è solo una farsa. Infatti se si andasse veramente a libere elezioni gli Sciiti le vincerebbero con il 65% e instaurerebbero una repubblica teocratica, ma certo non è questo che gli americani vogliono, anzi nessuno in Occidente lo vuole. Quello che gli americani voglio imporre è il governo fantoccio di Chalabi. Ma se ci riuscissero la guerriglia non si fermerebbe, anzi si rafforzerebbe unendo Sciiti e Sunniti, se non si sono già uniti in attesa di regolare i conti tra di loro dopo aver cacciato gli occupanti.
Gli scontri degli ultimi giorni, a Najaf, Bagdad, Bassora, Nassirya, confermano, se ce ne fosse stato bisogno, che gli Sciiti, non sono particolarmente riconoscenti agli americani che li hanno liberati dalla dittatura di Saddam Hussein, e non desiderano altro che cacciarli per instaurare una teocrazia.
C’è il rischio che l’Iraq si trasformi in un nuovo Vietnam. E se gli americani ed i loro alleati saranno costretti ad andarsene ne seguirà una guerra civile tra Sciiti e Sunniti, ora quasi alleati, che sarà sicuramente vinta dai primi che instaureranno un’altra dittatura, questa volta basata sulla legge islamica. Ne è valsa dunque la pena?
E' evidente che l’intervento in Iraq è stato un grave errore politico e strategico da parte del governo americano che, prima, ha sottovalutato la minaccia del terrorismo islamico, poi ha individuato il nemico principale nell’Iraq di Saddam Hussein che era il meno fondamentalista degli stati dell’area e che non aveva alcun legame con Al Qaeda.
Ora la situazione è veramente grave e non si intravede una soluzione. E a questo punto anche l’intervento dell’ONU risolverebbe ben poco, perché l’ONU è completamente screditata e lo è da quando gli USA e i suoi  alleati europei (compresa l’Italia governata dal centro-sinistra) hanno aggredito senza la sua autorizzazione la Yugoslavia (storicamente baluardo dell’occidente contro l’Islam), seppure con la copertura della NATO.

martedì 6 aprile 2004

Scontro di civiltà

Stasera dopo aver seguito il programma televisivo Excalibur dedicato al nuovo libro della Fallaci che ovviamente non ho letto, perché è uscito oggi, avrei voluto mettere subito un post, ma mi sono attardata su altri siti e così ora mi limito a poche parole, magari scriverò qualcosa di più domani, quando un'occhiata al libro l'avrò data.
Devo dire che al di là delle opinioni che non condivido in tutto, il modo di scrivere della Fallaci mi piace e forse anche il personaggio.
Ad ogni modo è innegabile che è in atto uno scontro di civiltà e che forse non è più possibile pensare di costruire una società multietnica. Non possiamo non difendere i nostri valori, che non sono quelli della cristianità, di cui personalmente non mi importa niente, ma quelli della libertà, del rispetto della personalità dei singoli individui, dell'eguaglianza senza distinzioni di sesso, razza o religione, dello stato di diritto, della laicità, tutti valori calpestati dall'Islam, anche se non tutti gli islamici sono terroristi.
Con questo non voglio dire che dobbiamo combattere con gli eserciti, sotto la bandiera americana, e mi sembra che le mie opinioni siano sempre state chiare in proposito. Peraltro la guerra all'Iraq ha dimostrato che ciò non serve a niente, anzi è assolutamente controproducente. Tuttavia non possiamo continuare a parlare di integrazione, di società multietnica, di comprensione, di dialogo, se dall'altra parte c'è tutt'altra volontà. Poi si può discutere sulle cause. Magari se in passato l'occidente non avesse sostenuto feroci dittatori e governanti incapaci che tenevano e tengono i loro popoli in condizioni di degrado, quando le entrate dovute alla vendita del petrolio avrebbe potuto consentire a tutti un alto tenore di vita, oggi le cose potrebbero essere diverse, perché il fanatismo religioso attecchisce proprio nella povertà e nell'ignoranza.