sabato 31 gennaio 2004

IIl Signore degli anelli


Finalmente sono andata a vedere “Il ritorno del re” terza e ultima parte del film tratto dal romanzo di Tolkien "Il Signore degli anelli".
Complessivamente mi è piaciuto, anche se devo dire che il terzo episodio mi è sembrato inferiore agli altri due. Così come il terzo episodio di Matrix. Le novità nel tempo diventano “routine”. Si continua a proporre un prodotto che ha avuto successo è inevitabile che si creino delle aspettative di “performance” sempre più alte che vengono regolarmente deluse. Il primo episodio di Matrix ha rappresentato una novità assoluta, per gli effetti speciali ma anche per il soggetto sul quale sono state fatte molte elucubrazioni (magari siamo davvero in un programma di un computer?) anche se scrittori di fantascienza come Isaac Asimov e Douglaa Adams ci avevano già pensato. Il secondo presentava qualche eccesso un po’ ridicolo sul concetto di eletto, ma non erano mancate scene grandiose come quella del discorso di Morfeo al popolo di Zion e complessivamente la scenografia è sempre stata di alto livello. Il terzo episodio invece, occupato per due terzi dalla battaglia con le macchine che sembrano ragni di metallo, mi è sembrato meno coinvolgente, anche se salvo l'ultima scena con la lotta tra Neo e Smith in un’atmosfera livida e sotto una pioggia incessante.
Ritornando al terzo episodio de “Il signore degli anelli” mi domando in primo luogo se non si poteva evitare la scena del ragno gigante? I ragni fanno schifo a molte persone, a me anche quelli piccolissimi e innocui, figurarsi quello. Poi Viggo Mortensen mi è sembrato meno compreso nella parte. Meglio il ramingo degli altri due film rispetto al re della terza parte. Sembra che il personaggio perda di forza proprio nel momento della sua apoteosi. Inesistente il personaggio di Arwen che aveva fatto ben sperare nei due episodi precedenti, anche se effettivamente nel libro non occupa molte pagine. Bellissime invece, come nelle parti precedenti della trilogia, le scene di battaglia. Infine il palazzo di Minas Thirit mozza il fiato nella verticalità delle sue guglie: è il trionfo del gotico (quello interpretato in epoca romantica, come il castello di Neuschwanstein). Eccessivamente patetiche e ridondanti le scene finali che avrei ridotto al minimo indispensabile.
Ritornando al problema della cultura di destra di cui il romanzo sarebbe espressione a mio parere è un falso problema. Certo in tempi di preponderanza del marxismo un romanzo fantasy non poteva che apparire fuorviante. Ed è certo che Tolkien è un nostalgico di sentimenti e passioni ritenuti a torto parte del bagaglio della destra, anche se a mio parere onore, lealtà, dovere, idealismoi, dovrebbero essere valori umani al di là dell’appartenenza politica. Certo gli Elfi potrebbero rappresentare i mitici iperborei che fanno parte della mitologia nordica, che tanto piaceva ai nazisti, e potrebbero adombrare la razza eletta che peraltro ha concluso il suo tempo e deve andarsene lasciando il campo agli uomini. Nostalgia della razza eletta? Poi guarda caso il male viene da Oriente e al tempo in cui fu scritto il libro l’Oriente era l’URSS e pertanto il comunismo.
Ad ogni modo io sono propensa a credere che l'autore e i suoi lettori, così come gli spettatori del film, non si prefiggano scopi politici, anche se in passato ci sono state strumentalizzazioni da parte della destra estrema. Ciò che vogliono è evadere per un po’ dalle quotidiane miserie per immergersi in un mondo di fantasia popolato di Elfi, maghi, alberi parlanti, uccelli preistorici, un mondo in cui la lotta tra il bene ed il male si esprime in epiche battaglie in cui contano ancora il valore individuale, la lealtà, l'amicizia, in cui si è disposti a sacrificarsi per il trionfo di un ideale. E’ c'è sicuramente bisogno di fantasia in un mondo immiserito, in cui prevale il potere economico e in cui assistiamo alla tragica parodia della lotta tra il bene ed il male, che è epica nel mondo della fantasia, ma diventa ridicola ed anche pericolosa nella realtà, dove bene e male non sono mai da una sola parte.

domenica 25 gennaio 2004

Pistoia con la neve






Durante le prime ore del mattino ha nevicato. Non che sia un avvenimento, ma ad ogni modo a Pistoia succede una volta ogni tre anni, circa. Purtroppo mi sono svegliata tardi e mi sono persa i fiocchi. Questa foto è stata presa intorno alle ore 12.00.

sabato 24 gennaio 2004

Tolkien è di destra?


La terza parte della trilogia “il Signore degli anelli” tratta dall’omonimo capolavoro di Tolkien è nelle sale italiane e tale è il “battage pubblicitario” che gli è stato fatto intorno che tutti ne parlano e tutti presumo andranno a vederlo, tanto che temo la fila per entrare al cinema.
Pensavo pertanto che la presunta appartenenza del romanzo alla cultura dell’estrema destra fosse un fatto ormai superato, anzi mi ero riproposta un post su come un’opera vituperata in certi ambienti senza essere stata letta, sia poi diventata, anche per l’effetto di un film spettacolare, un fenomeno di moda, quasi un oggetto di culto, sempre continuando a non essere letta. Infatti se il film è stato visto da molti, pochissime presumo siano le persone che si sono sobbarcate la lettura delle 1226 pagine (nell’edizione italiana) del romanzo oltre alle appendici (io sono a pagina 659). Invece mi sono accorta che si continua a disquisire sulla presunta appartenenza del romanzo alla cultura dell’estrema destra. Non condivido questa opinione e comunque a me il libro piace molto (del resto sono appassionata del genere “fantasy”) e anche la trasposizione cinematografica (soprattutto mi piace “Aragorn”, in tutti i sensi!).

Poiché si è fatto tardi per stasera mi limito a riportare questa recensione che ho trovato su 35 mm.

Tolkien e' di destra o di sinistra?
Le polemiche sulla matrice ideologica de "Il Signore degli Anelli"
di David Frati
“Misteri della politica, anzi misteri dell'Italia.
Pensate che una decina di anni dopo la sua pubblicazione (avvenuta nel 1954), e quindi nei primissimi Sixties, "Il Signore degli Anelli" di J.R.R. Tolkien fu eletto a libro simbolo del movimento hippie statunitense, esteticamente attratto da elfi, gnometti e maghi animisti. Grandi vendite, fama (fino a quel momento il libro era passato del tutto sotto silenzio), e quindi la decisione di pubblicarlo in Italia agli albori degli anni '70, nei quali l'estetica freak stava sbarcando in forze anche nel Belpaese. Avete capito benissimo: Tolkien fu pubblicato in Italia per "catturare" il pubblico di sinistra e ripetere il business d'oltreoceano. Ma qui entra in scena l'imponderabile, cioè la ben nota mentalità contorta italiana. Inaspettatamente, la critica letteraria nostrana, composta da fior di intellettuali ma troppo schiacciata sul marxismo ortodosso o pseudo-tale (che osteggia "a prescindere" qualsiasi cosa in odore di spiritualismo, di esoterismo e di celtico), bolla immediatamente il libro come "di destra", "razzista e reazionario", "intinto di pangermanismo spirituale" (quest'ultima affermazione e' di Saverio Vertone, non ancora fulminato sulla via di Arcore). Addirittura si sospettava che Tolkien, parlando di Mordor, alludesse all'URSS, e quindi tutti i soloni del PCI a tifare per Sauron & company!!
Approfittando di questa violenta scomunica, i turpi ragazzotti della estrema Destra, perennemente alla ricerca di una qualsivoglia legittimazione ai loro deliri nazistoidi, si esibirono in una altrettanto pretestuosa appropriazione indebita, rivendicando per loro Tolkien ed il suo immaginario. Per cui da 30 anni abbiamo la stranissima situazione per la quale il libro che negli USA e' "la Bibbia dei capelloni", da noi e' "la Bibbia dei naziskin". Unico comun denominatore: in tutte e due le categorie quelli che veramente lo hanno letto si contano sulle dita di una mano. Tutto questo in barba alle migliaia di appassionati lettori (veri) di Tolkien che soffrono a vedere il loro sogno violentato e travisato.
Ma qual e' la verità ? Certo Tolkien è un nostalgico, nel senso che rimpiange un mondo dove gli ideali cavallereschi e l'economia rurale non sono schiacciati da logiche capitalistiche o tecnocratiche, ma da questo a farne un esaltatore hitleriano ce ne corre davvero.”

venerdì 23 gennaio 2004

Elezioni Europee

Elezioni Europee
Cinque le liste di centrosinistra che sfideranno la Casa delle Libertà alle elezioni europee indette per il prossimo 13 giugno: la lista unica Ds-Margherita-Sdi, Idv, Verdi, Comunisti Italiani, Allenza popolare (Mastella e Martinazzoli). E abbiamo anche rischiato una lista dei “Girotondi”.

Non so se sia stato designato il leader della lista unica Ds-Margherita-Sdi.



 Ancora l’ex-democristiano Prodi? Se è così la situazione è tragica.

Qui il lifting non servirebbe a niente!
Anche se il centro-destra appare in piena crisi, ho la vaga impressione che vincerà ancora una volta, come Bush negli Stati Uniti.






















Prima e dopo il lifting





 Bello non poteva diventare, però il risultato c'è. Quasi quasi me lo faccio anch'io e, tenuto conto che ho quasi vent'anni meno di lui, potrei riuscire a dimostrare meno di 30 anni!












































giovedì 22 gennaio 2004

Vertice a tre

Riunione “confidenziale” dei ministri degli esteri inglese inglese, francese e tedesco nella residenza di campagna dell’inglese Straw in preparazione dell’appuntamento di Chirac, Schroeder e Blair il mese prossimo nella capitale tedesca.
Le divergenze di impostazione dell’asse franco - tedesco con Londra sono notevoli, dalla moneta alla politica estera ai rapporti con Washington. E differenze esistono anche tra Francia e Germania.
Tuttavia dopo la formazione dell’asse Franco-Tedesco in Europa i due paesi hanno bisogno di riallacciare i rapporti con Londra per ricucire lo strappo con Washington e Londra ha bisogno di mantenere buoni rapporti con loro e magari anche Washington ha interesse a non approfondire lo strappo. Dunque forse uno dei principali motivi della scampagnata è appunto il riavvicinamento di Parigi e Berlino con Washington, magari con la mediazione dell’Inghilterra, ma certamente all’ordine del giorno ci sono  anche il rilancio industriale , tecnologico e industriale, tutti argomenti che interessano anche all’Italia.
Inoltre se Francia, Germania, Inghilterra sono i paesi di maggior rilievo in Europa,  per popolazione, territorio, livello di vita, ecc., l’Italia non è da meno sempre per gli stessi motivi.   Ma anche questa volta l’Italia non partecipa. Quali i motivi?
Forse visti i rapporti stretti e diretti di Berlusconi con Bush e Putin l’Italia non ha bisogno di partecipare!
Ad ogni modo anche questo incontro è la dimostrazione che non esiste una politica unitaria. Si sta delineando invece un direttorio di medie potenze regionali che riassestano i loro rapporti interni e quelli con Washington.
Diverso sarebbe stato il peso di un’ Europa unita che avesse espresso una politica comune anche di fronte agli USA e alla politica di Bush. Purtroppo questa politica unitaria non c’è stata anche per colpa dell’Italia cui avrebbe sicuramente giovato un atteggiamento meno accondiscendente nei confronti degli USA. Peraltro la quinta colonna degli USA è per tradizione e posizione geografica, l’Inghilterra e l’Italia nonostante le simpatie tra Berlusconi e Bush non poteva certo aspirare a prenderne il posto.

Fuga dei cervelli - Così l'Europa perde le sue stelle della scienza



Si chiama Sandra Savaglio, è calabrese, ha 36 anni, astronoma. La sua missione è scrutare le stelle, le galassie lontane, una passione nata quasi per caso a 17 anni, leggendo Asimov, e concretizzata, per ora, con un contratto a termine alla Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland. Il suo volto campeggia sulla copertina del settimanale americano «Time», uno dei periodici più autorevoli del mondo, che pubblica un inchiesta  dal titolo «Così l’Europa perde le sue "stelle" della scienza» che parla di scienziati europei da 110 e lode che si occupano di cose importanti ma hanno intrapreso un viaggio senza biglietto di ritorno, destinazione Stati Uniti.
Sono infatti 400 mila gli scienziati europei che vivono attualmente negli Stati Uniti. Perchè?
“Ciò che fa la differenza tra America e Italia - dice l’astronoma - non sono l’esperienza, l’età, i gradi, ma la tua capacità di lavorare e raggiungere gli obiettivi”. E ancora “Qui in America si lavora anche di più, però ti vengono riconosciuti la bravura e il talento. Come si chiama? Meritocrazia? Ecco, chi ha il coraggio di dire che in Italia esiste la meritocrazia?”. E’ il sistema, accusa Savaglio, a bloccare carriere e a spegnere gli entusiasmi . “E non è una questione di soldi: io a Baltimora prendo il triplo di quello che guadagnerei in Italia, ma sarei disposta a tornare e guadagnare anche molto meno se in Italia si cambiasse registro. Basta con le carriere legate a gerarchie immutabili. E basta con la burocrazia: a Roma per avere una penna nuova si deve compilare un modulo, qui vado nell’armadietto della cancelleria e la prendo».
Così tanti talenti formati dalle università europee prendono la via degli USA. Poi i risultati delle loro ricerche si trasformano in tecnologia che ci viene rivenduta.
Il paradosso è che l’Europa necessita di almeno 700 mila ricercatori entro il 2010 e se le cose non cambiano, se la fuga dei cervelli continua, non riusciremo più ad essere competitivi.

domenica 18 gennaio 2004

ULTIME NOTIZIE

La lunga assenza di Berlusconi (in Sardegna dal 23 dicembre al 13 gennaio) che aveva dato origine ad illazioni su presunti problemi di salute del premier e per la quale si erano scomodati esempi illustri (dall’imperatore Tiberio che governava da Capri dove sembra avesse dodici ville, a Garibaldi agricoltore a Caprera, a Churchill che nel 1953 a causa di un infarto restò sei mesi lontano da Londra mentre il paese veniva governato dal genero e dal segretario senza che nessuno se ne accorgesse) è stata finalmente svelata: un intervento di blefaroplastica in vista dell’imminente campagna elettorale per l’elezione del parlamento europeo. Siamo tutti sollevati (sic). Carino l'articolo pubblicato in proposito dal sito "Italieni" (l'Italia sulle pagine della stampa internazionale).
Questa una delle notizie più importanti degli ultimi giorni insieme agli scioperi dei tranvieri e alla questione della Parmalat che è in prima pagina da un mese.
Intanto lo specialista statunitense Panos Zavos ha annunciato di aver impiantato un embrione umano clonato in una 35enne.
Della situazione in Iraq non si parla quasi più, come degli oltre 30 conflitti in corso in varie parti del mondo, eccetto che in caso di attentati.

lunedì 12 gennaio 2004

Buon compleanno blog!


Esattamente un anno fa alle ore 19.36 del 12 gennaio 2003 nasceva questo blog, sotto il segno del capricorno, ascendente leone, con un articolo vagamente frivolo dal titolo "Varia umanità". Non sapevo ancora cosa ne avrei fatto, non avevo un progetto, ma poi sono stati gli avvenimenti in corso (si preparava l'attacco anglo-americano all'Iraq) a indirizzarmi verso l’attualità. Avendoci preso gusto nel corso dell’anno ne ho aperti altri due, anche se non li curo molto. Ho anche accarezzato l’idea di aprirne un altro dedicato ad arte, cinema, letteratura e varia umanità, ma penso proprio non sia il caso, sarebbe troppo dispersivo, così forse amplierò le tematiche di questo.
Tra i commenti al mio ultimo post, il primo del 2004, mi è stato fatto notare che ho già smentito il buon proposito di fine anno, quello di essere più sintetica. Diciamo che è stata una ricaduta, peraltro dopo circa dieci giorni che non scrivevo niente. Si può sempre migliorare!

domenica 11 gennaio 2004

Viaggio in Germania

Ed eccomi di ritorno. In realtà sono rientrata mercoledì sera, ma sono stata subito ripresa dai problemi del lavoro, così non ho avuto né tempo né voglia di aggiornare questo blog. E poi ho anche problemi di connessione.
Sono stata a Berlino passando per Dresda all’andata e Norimberga al ritorno. Città tutte pesantemente danneggiate durante la guerra, Dresda quasi completamente, sono state ricostruite rispettando fedelmente l’aspetto che avevano in precedenza.


Poche le eccezioni, quali l’avveniristica Potsdamer Platz di Berlino con i suoi palazzi composti di grandi vetrate e sormontati dalla cupola progettata da Renzo Piano. Eccezionale, bellissima, specialmente di notte con i suoi riflessi blu. Altra cupola in vetro e acciaio, dalla quale è possibile ammirare tutta la città, è stata posta sopra il “Reichstag”, per il resto ricostruito fedelmente sulla base della precedente costruzione.
Il viaggio è un percorso nelle vicende storiche del secolo appena trascorso dal primo dopoguerra, con la repubblica di Weimar, al nazismo, alla seconda guerra mondiale, alla guerra fredda fino alla riunificazione.
Oggi sembra che molti berlinesi dell’Est abbiano nostalgia del vecchio regime in cui certi diritti sociali ed il lavoro erano garantiti mentre i berlinesi dell’ovest stanno diventando insofferenti verso gli immigrati dai paesi dell’Est e rimpiangono i privilegi loro concessi all’epoca del muro. Sembra addirittura che la città nella sua parte Ovest fosse molto più creativa e cosmopolita ai tempi del muro di quanto non lo sia oggi.
A Dresda sono ancora visibili delle rovine e a quasi 60 anni dal conflitto fa una certa impressione. Nel complesso la città è molto bella, ricostruita nei minimi dettagli con i suoi palazzi imponenti in larga parte di stile rinascimentale e rococò, tutti piuttosto scuri sia per l’utilizzo di pietra arenaria, ma anche di materiali recuperati dalle macerie, sia per la scarsa attenzione alla manutenzione durante il regime comunista.
Si vendono le foto della distruzione comprese le foto con carrettate di morti del bombardamento, peraltro di cattivo gusto, senza contare che i morti non li hanno avuti solo loro e comunque se li sono cercati (in Inghilterra Coventry subì in precedenza la stessa sorte, con l’unica differenza che Dresda, la Firenze sull’Elba, era più bella e culturalmente importante).
Le periferie di Dresda e di Berlino presentano ancora i caratteristici casermoni stile sovietico, che si vedono comunque anche nelle periferie delle nostre città. Dopo la riunificazione sono stati un po’ ridipinti con colori tutto sommato piacevoli.
Bruttissima l’Alexander Platz di Berlino che peraltro non ha niente della piazza. Non so perché me ne ero fatta un’idea completamente diversa, una di quelle immagini assurde che non si sa perché si formano nella mente prima di aver visto un luogo. Alexanderplatz è un grande spiazzo di cemento, interrotto da una pesante costruzione commerciale e dalla sopraelevata della metropolitana, la S-Bahn. Alle sue spalle svetta la Fernsehturm, la torre-antenna televisiva alta 365 metri, innalzata alla fine degli anni '60 in cui ruota, a 250 metri d'altezza, la sala di un ristorante (ma durante l’era comunista la rotazione completa avveniva in un’ora, oggi, in tempi di efficienza capitalista, in mezz’ora!). Negli anni del socialismo reale era una gigantesca zona per parate e adunate militar-popolari circondata da enormi edifici grigi. Da quando è caduto il muro Alexanderplatz si è riempita di vetrine e cartelloni pubblicitari, i palazzi sono stati ridipinti con colori meno tetri, ma non è meno brutta.
Le sole zone di Berlino in cui si sente il respiro di una storia più antica sono il quartiere ebraico e il quartiere di San Nicola, anche se nel restauro c’è stata forse una eccessiva indulgenza all’occhio del turista. Nel quartiere ebraico si trova anche una piccola zona rimasta assolutamente intatta nella sua fatiscenza. Qui vivono e lavorano molti artisti. C’è anche un’orrenda scultura rappresentante una specie di rospo gigante che apre la bocca se gli si dà da mangiare un euro. Ad una delle finestre l’unica bandiera della pace che ho visto durante il viaggio con la scritta in italiano.
Qua e là si notano ancora resti dell’era comunista, qualche monumento scampato alla distruzione post caduta del regime, murales e bassorilievi rappresentanti vari aspetti della vita della classe lavoratrice, la Piazza Marx ed Engels di Berlino con il monumento raffigurante i due filosofi davanti al quale ci siamo fatti tutti una foto.

Del muro sono rimasti alcuni spezzoni a futura memoria. Uno di questi poggia su quelle che erano le cantine della Ghestapo e il luogo è stato contrassegnato da un cartello ove si legge ”topografia del terrore”. Un altro pezzo di muro è stato ricoperto di dipinti realizzati anche da artisti di una certa fama, che purtroppo sono stati in larga parte già danneggiati.
Infine la porta di Brandeburgo simbolo della divisione e della riunificazione di Berlino. Le foto del 9 novembre 1989 sotto la porta di Brandeburgo hanno fatto il giro del mondo e oggi sono riprodotte nelle cartoline.
E poi ancora Bebelplatz, lungo Unter den Linden, il viale più lungo di Berlino (12 km) per ricordare il rogo di libri che Goebbels vi organizzò nel 1933, il Checkpoint Charlie con la copia del cartello che recitava "You are leaving the american sector" e la foto di un soldato americano che guarda verso il settore Est. Accanto c’è un piccolo museo del muro.
Il nuovo museo dell'Olocausto è una costruzione arditissima dall’aspetto metallico. Al suo fianco un giardino con torri di cemento inclinate che crea una sensazione di perdita di equilibrio.
E poi Potsdam, a pochi chilometri da Berlino, antica città militare prussiana, con il Glienicker Bruecke, il ponte ove si scambiavano le spie, e il castello di Cecilienhof ove si svolse la conferenza tra i tre grandi vincitori della seconda guerra mondiale.
Tutto un mondo scomparso che aveva il suo sinistro fascino.
Nei negozi di souvenir si vendono cartoline e simboli della DDR, scatole di fiammiferi con Breznev e Honecker che si baciano, cartoline e mappe delle diverse epoche che hanno contraddistinto il secolo appena trascorso, cartoline che riproducono foto delle città prima della guerra e dopo la distruzione, e a Berlino soprattutto pezzi di muro con certificato di garanzia, in puro stile napoletano (e si pagano anche diversi euro), e poi ci sono le bancarelle con la paccottiglia del passato regime socialista, dalle medaglie ai rubli ai berretti dell’armata rossa.
Infine Norimberga, città medioevale racchiusa nelle mura in larga parte ricostruite così come il castello. Nella cinta muraria con le ardite chiese gotiche, le caratteristiche case a graticcio, il fiume con la piccola isola nel mezzo, il vecchio ospedale e la caratteristica vicina birreria, la piazza dei mercanti, il tutto visto tra il crepuscolo e la notte con la neve caduta nel pomeriggio, ho avuto l’impressione di respirare una storia più antica, anche perché i ricordi degli ultimi ottantanni sono fuori delle mura con il Tribunale ove si svolse il famoso processo ai criminali nazisti e l’area enorme dove si svolgevano i congressi del partito nazista e dove ora c’è un museo della resistenza.

sabato 31 gennaio 2004

IIl Signore degli anelli


Finalmente sono andata a vedere “Il ritorno del re” terza e ultima parte del film tratto dal romanzo di Tolkien "Il Signore degli anelli".
Complessivamente mi è piaciuto, anche se devo dire che il terzo episodio mi è sembrato inferiore agli altri due. Così come il terzo episodio di Matrix. Le novità nel tempo diventano “routine”. Si continua a proporre un prodotto che ha avuto successo è inevitabile che si creino delle aspettative di “performance” sempre più alte che vengono regolarmente deluse. Il primo episodio di Matrix ha rappresentato una novità assoluta, per gli effetti speciali ma anche per il soggetto sul quale sono state fatte molte elucubrazioni (magari siamo davvero in un programma di un computer?) anche se scrittori di fantascienza come Isaac Asimov e Douglaa Adams ci avevano già pensato. Il secondo presentava qualche eccesso un po’ ridicolo sul concetto di eletto, ma non erano mancate scene grandiose come quella del discorso di Morfeo al popolo di Zion e complessivamente la scenografia è sempre stata di alto livello. Il terzo episodio invece, occupato per due terzi dalla battaglia con le macchine che sembrano ragni di metallo, mi è sembrato meno coinvolgente, anche se salvo l'ultima scena con la lotta tra Neo e Smith in un’atmosfera livida e sotto una pioggia incessante.
Ritornando al terzo episodio de “Il signore degli anelli” mi domando in primo luogo se non si poteva evitare la scena del ragno gigante? I ragni fanno schifo a molte persone, a me anche quelli piccolissimi e innocui, figurarsi quello. Poi Viggo Mortensen mi è sembrato meno compreso nella parte. Meglio il ramingo degli altri due film rispetto al re della terza parte. Sembra che il personaggio perda di forza proprio nel momento della sua apoteosi. Inesistente il personaggio di Arwen che aveva fatto ben sperare nei due episodi precedenti, anche se effettivamente nel libro non occupa molte pagine. Bellissime invece, come nelle parti precedenti della trilogia, le scene di battaglia. Infine il palazzo di Minas Thirit mozza il fiato nella verticalità delle sue guglie: è il trionfo del gotico (quello interpretato in epoca romantica, come il castello di Neuschwanstein). Eccessivamente patetiche e ridondanti le scene finali che avrei ridotto al minimo indispensabile.
Ritornando al problema della cultura di destra di cui il romanzo sarebbe espressione a mio parere è un falso problema. Certo in tempi di preponderanza del marxismo un romanzo fantasy non poteva che apparire fuorviante. Ed è certo che Tolkien è un nostalgico di sentimenti e passioni ritenuti a torto parte del bagaglio della destra, anche se a mio parere onore, lealtà, dovere, idealismoi, dovrebbero essere valori umani al di là dell’appartenenza politica. Certo gli Elfi potrebbero rappresentare i mitici iperborei che fanno parte della mitologia nordica, che tanto piaceva ai nazisti, e potrebbero adombrare la razza eletta che peraltro ha concluso il suo tempo e deve andarsene lasciando il campo agli uomini. Nostalgia della razza eletta? Poi guarda caso il male viene da Oriente e al tempo in cui fu scritto il libro l’Oriente era l’URSS e pertanto il comunismo.
Ad ogni modo io sono propensa a credere che l'autore e i suoi lettori, così come gli spettatori del film, non si prefiggano scopi politici, anche se in passato ci sono state strumentalizzazioni da parte della destra estrema. Ciò che vogliono è evadere per un po’ dalle quotidiane miserie per immergersi in un mondo di fantasia popolato di Elfi, maghi, alberi parlanti, uccelli preistorici, un mondo in cui la lotta tra il bene ed il male si esprime in epiche battaglie in cui contano ancora il valore individuale, la lealtà, l'amicizia, in cui si è disposti a sacrificarsi per il trionfo di un ideale. E’ c'è sicuramente bisogno di fantasia in un mondo immiserito, in cui prevale il potere economico e in cui assistiamo alla tragica parodia della lotta tra il bene ed il male, che è epica nel mondo della fantasia, ma diventa ridicola ed anche pericolosa nella realtà, dove bene e male non sono mai da una sola parte.

domenica 25 gennaio 2004

Pistoia con la neve






Durante le prime ore del mattino ha nevicato. Non che sia un avvenimento, ma ad ogni modo a Pistoia succede una volta ogni tre anni, circa. Purtroppo mi sono svegliata tardi e mi sono persa i fiocchi. Questa foto è stata presa intorno alle ore 12.00.

sabato 24 gennaio 2004

Tolkien è di destra?


La terza parte della trilogia “il Signore degli anelli” tratta dall’omonimo capolavoro di Tolkien è nelle sale italiane e tale è il “battage pubblicitario” che gli è stato fatto intorno che tutti ne parlano e tutti presumo andranno a vederlo, tanto che temo la fila per entrare al cinema.
Pensavo pertanto che la presunta appartenenza del romanzo alla cultura dell’estrema destra fosse un fatto ormai superato, anzi mi ero riproposta un post su come un’opera vituperata in certi ambienti senza essere stata letta, sia poi diventata, anche per l’effetto di un film spettacolare, un fenomeno di moda, quasi un oggetto di culto, sempre continuando a non essere letta. Infatti se il film è stato visto da molti, pochissime presumo siano le persone che si sono sobbarcate la lettura delle 1226 pagine (nell’edizione italiana) del romanzo oltre alle appendici (io sono a pagina 659). Invece mi sono accorta che si continua a disquisire sulla presunta appartenenza del romanzo alla cultura dell’estrema destra. Non condivido questa opinione e comunque a me il libro piace molto (del resto sono appassionata del genere “fantasy”) e anche la trasposizione cinematografica (soprattutto mi piace “Aragorn”, in tutti i sensi!).

Poiché si è fatto tardi per stasera mi limito a riportare questa recensione che ho trovato su 35 mm.

Tolkien e' di destra o di sinistra?
Le polemiche sulla matrice ideologica de "Il Signore degli Anelli"
di David Frati
“Misteri della politica, anzi misteri dell'Italia.
Pensate che una decina di anni dopo la sua pubblicazione (avvenuta nel 1954), e quindi nei primissimi Sixties, "Il Signore degli Anelli" di J.R.R. Tolkien fu eletto a libro simbolo del movimento hippie statunitense, esteticamente attratto da elfi, gnometti e maghi animisti. Grandi vendite, fama (fino a quel momento il libro era passato del tutto sotto silenzio), e quindi la decisione di pubblicarlo in Italia agli albori degli anni '70, nei quali l'estetica freak stava sbarcando in forze anche nel Belpaese. Avete capito benissimo: Tolkien fu pubblicato in Italia per "catturare" il pubblico di sinistra e ripetere il business d'oltreoceano. Ma qui entra in scena l'imponderabile, cioè la ben nota mentalità contorta italiana. Inaspettatamente, la critica letteraria nostrana, composta da fior di intellettuali ma troppo schiacciata sul marxismo ortodosso o pseudo-tale (che osteggia "a prescindere" qualsiasi cosa in odore di spiritualismo, di esoterismo e di celtico), bolla immediatamente il libro come "di destra", "razzista e reazionario", "intinto di pangermanismo spirituale" (quest'ultima affermazione e' di Saverio Vertone, non ancora fulminato sulla via di Arcore). Addirittura si sospettava che Tolkien, parlando di Mordor, alludesse all'URSS, e quindi tutti i soloni del PCI a tifare per Sauron & company!!
Approfittando di questa violenta scomunica, i turpi ragazzotti della estrema Destra, perennemente alla ricerca di una qualsivoglia legittimazione ai loro deliri nazistoidi, si esibirono in una altrettanto pretestuosa appropriazione indebita, rivendicando per loro Tolkien ed il suo immaginario. Per cui da 30 anni abbiamo la stranissima situazione per la quale il libro che negli USA e' "la Bibbia dei capelloni", da noi e' "la Bibbia dei naziskin". Unico comun denominatore: in tutte e due le categorie quelli che veramente lo hanno letto si contano sulle dita di una mano. Tutto questo in barba alle migliaia di appassionati lettori (veri) di Tolkien che soffrono a vedere il loro sogno violentato e travisato.
Ma qual e' la verità ? Certo Tolkien è un nostalgico, nel senso che rimpiange un mondo dove gli ideali cavallereschi e l'economia rurale non sono schiacciati da logiche capitalistiche o tecnocratiche, ma da questo a farne un esaltatore hitleriano ce ne corre davvero.”

venerdì 23 gennaio 2004

Elezioni Europee

Elezioni Europee
Cinque le liste di centrosinistra che sfideranno la Casa delle Libertà alle elezioni europee indette per il prossimo 13 giugno: la lista unica Ds-Margherita-Sdi, Idv, Verdi, Comunisti Italiani, Allenza popolare (Mastella e Martinazzoli). E abbiamo anche rischiato una lista dei “Girotondi”.

Non so se sia stato designato il leader della lista unica Ds-Margherita-Sdi.



 Ancora l’ex-democristiano Prodi? Se è così la situazione è tragica.

Qui il lifting non servirebbe a niente!
Anche se il centro-destra appare in piena crisi, ho la vaga impressione che vincerà ancora una volta, come Bush negli Stati Uniti.






















Prima e dopo il lifting





 Bello non poteva diventare, però il risultato c'è. Quasi quasi me lo faccio anch'io e, tenuto conto che ho quasi vent'anni meno di lui, potrei riuscire a dimostrare meno di 30 anni!












































giovedì 22 gennaio 2004

Vertice a tre

Riunione “confidenziale” dei ministri degli esteri inglese inglese, francese e tedesco nella residenza di campagna dell’inglese Straw in preparazione dell’appuntamento di Chirac, Schroeder e Blair il mese prossimo nella capitale tedesca.
Le divergenze di impostazione dell’asse franco - tedesco con Londra sono notevoli, dalla moneta alla politica estera ai rapporti con Washington. E differenze esistono anche tra Francia e Germania.
Tuttavia dopo la formazione dell’asse Franco-Tedesco in Europa i due paesi hanno bisogno di riallacciare i rapporti con Londra per ricucire lo strappo con Washington e Londra ha bisogno di mantenere buoni rapporti con loro e magari anche Washington ha interesse a non approfondire lo strappo. Dunque forse uno dei principali motivi della scampagnata è appunto il riavvicinamento di Parigi e Berlino con Washington, magari con la mediazione dell’Inghilterra, ma certamente all’ordine del giorno ci sono  anche il rilancio industriale , tecnologico e industriale, tutti argomenti che interessano anche all’Italia.
Inoltre se Francia, Germania, Inghilterra sono i paesi di maggior rilievo in Europa,  per popolazione, territorio, livello di vita, ecc., l’Italia non è da meno sempre per gli stessi motivi.   Ma anche questa volta l’Italia non partecipa. Quali i motivi?
Forse visti i rapporti stretti e diretti di Berlusconi con Bush e Putin l’Italia non ha bisogno di partecipare!
Ad ogni modo anche questo incontro è la dimostrazione che non esiste una politica unitaria. Si sta delineando invece un direttorio di medie potenze regionali che riassestano i loro rapporti interni e quelli con Washington.
Diverso sarebbe stato il peso di un’ Europa unita che avesse espresso una politica comune anche di fronte agli USA e alla politica di Bush. Purtroppo questa politica unitaria non c’è stata anche per colpa dell’Italia cui avrebbe sicuramente giovato un atteggiamento meno accondiscendente nei confronti degli USA. Peraltro la quinta colonna degli USA è per tradizione e posizione geografica, l’Inghilterra e l’Italia nonostante le simpatie tra Berlusconi e Bush non poteva certo aspirare a prenderne il posto.

Fuga dei cervelli - Così l'Europa perde le sue stelle della scienza



Si chiama Sandra Savaglio, è calabrese, ha 36 anni, astronoma. La sua missione è scrutare le stelle, le galassie lontane, una passione nata quasi per caso a 17 anni, leggendo Asimov, e concretizzata, per ora, con un contratto a termine alla Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland. Il suo volto campeggia sulla copertina del settimanale americano «Time», uno dei periodici più autorevoli del mondo, che pubblica un inchiesta  dal titolo «Così l’Europa perde le sue "stelle" della scienza» che parla di scienziati europei da 110 e lode che si occupano di cose importanti ma hanno intrapreso un viaggio senza biglietto di ritorno, destinazione Stati Uniti.
Sono infatti 400 mila gli scienziati europei che vivono attualmente negli Stati Uniti. Perchè?
“Ciò che fa la differenza tra America e Italia - dice l’astronoma - non sono l’esperienza, l’età, i gradi, ma la tua capacità di lavorare e raggiungere gli obiettivi”. E ancora “Qui in America si lavora anche di più, però ti vengono riconosciuti la bravura e il talento. Come si chiama? Meritocrazia? Ecco, chi ha il coraggio di dire che in Italia esiste la meritocrazia?”. E’ il sistema, accusa Savaglio, a bloccare carriere e a spegnere gli entusiasmi . “E non è una questione di soldi: io a Baltimora prendo il triplo di quello che guadagnerei in Italia, ma sarei disposta a tornare e guadagnare anche molto meno se in Italia si cambiasse registro. Basta con le carriere legate a gerarchie immutabili. E basta con la burocrazia: a Roma per avere una penna nuova si deve compilare un modulo, qui vado nell’armadietto della cancelleria e la prendo».
Così tanti talenti formati dalle università europee prendono la via degli USA. Poi i risultati delle loro ricerche si trasformano in tecnologia che ci viene rivenduta.
Il paradosso è che l’Europa necessita di almeno 700 mila ricercatori entro il 2010 e se le cose non cambiano, se la fuga dei cervelli continua, non riusciremo più ad essere competitivi.

domenica 18 gennaio 2004

ULTIME NOTIZIE

La lunga assenza di Berlusconi (in Sardegna dal 23 dicembre al 13 gennaio) che aveva dato origine ad illazioni su presunti problemi di salute del premier e per la quale si erano scomodati esempi illustri (dall’imperatore Tiberio che governava da Capri dove sembra avesse dodici ville, a Garibaldi agricoltore a Caprera, a Churchill che nel 1953 a causa di un infarto restò sei mesi lontano da Londra mentre il paese veniva governato dal genero e dal segretario senza che nessuno se ne accorgesse) è stata finalmente svelata: un intervento di blefaroplastica in vista dell’imminente campagna elettorale per l’elezione del parlamento europeo. Siamo tutti sollevati (sic). Carino l'articolo pubblicato in proposito dal sito "Italieni" (l'Italia sulle pagine della stampa internazionale).
Questa una delle notizie più importanti degli ultimi giorni insieme agli scioperi dei tranvieri e alla questione della Parmalat che è in prima pagina da un mese.
Intanto lo specialista statunitense Panos Zavos ha annunciato di aver impiantato un embrione umano clonato in una 35enne.
Della situazione in Iraq non si parla quasi più, come degli oltre 30 conflitti in corso in varie parti del mondo, eccetto che in caso di attentati.

lunedì 12 gennaio 2004

Buon compleanno blog!


Esattamente un anno fa alle ore 19.36 del 12 gennaio 2003 nasceva questo blog, sotto il segno del capricorno, ascendente leone, con un articolo vagamente frivolo dal titolo "Varia umanità". Non sapevo ancora cosa ne avrei fatto, non avevo un progetto, ma poi sono stati gli avvenimenti in corso (si preparava l'attacco anglo-americano all'Iraq) a indirizzarmi verso l’attualità. Avendoci preso gusto nel corso dell’anno ne ho aperti altri due, anche se non li curo molto. Ho anche accarezzato l’idea di aprirne un altro dedicato ad arte, cinema, letteratura e varia umanità, ma penso proprio non sia il caso, sarebbe troppo dispersivo, così forse amplierò le tematiche di questo.
Tra i commenti al mio ultimo post, il primo del 2004, mi è stato fatto notare che ho già smentito il buon proposito di fine anno, quello di essere più sintetica. Diciamo che è stata una ricaduta, peraltro dopo circa dieci giorni che non scrivevo niente. Si può sempre migliorare!

domenica 11 gennaio 2004

Viaggio in Germania

Ed eccomi di ritorno. In realtà sono rientrata mercoledì sera, ma sono stata subito ripresa dai problemi del lavoro, così non ho avuto né tempo né voglia di aggiornare questo blog. E poi ho anche problemi di connessione.
Sono stata a Berlino passando per Dresda all’andata e Norimberga al ritorno. Città tutte pesantemente danneggiate durante la guerra, Dresda quasi completamente, sono state ricostruite rispettando fedelmente l’aspetto che avevano in precedenza.


Poche le eccezioni, quali l’avveniristica Potsdamer Platz di Berlino con i suoi palazzi composti di grandi vetrate e sormontati dalla cupola progettata da Renzo Piano. Eccezionale, bellissima, specialmente di notte con i suoi riflessi blu. Altra cupola in vetro e acciaio, dalla quale è possibile ammirare tutta la città, è stata posta sopra il “Reichstag”, per il resto ricostruito fedelmente sulla base della precedente costruzione.
Il viaggio è un percorso nelle vicende storiche del secolo appena trascorso dal primo dopoguerra, con la repubblica di Weimar, al nazismo, alla seconda guerra mondiale, alla guerra fredda fino alla riunificazione.
Oggi sembra che molti berlinesi dell’Est abbiano nostalgia del vecchio regime in cui certi diritti sociali ed il lavoro erano garantiti mentre i berlinesi dell’ovest stanno diventando insofferenti verso gli immigrati dai paesi dell’Est e rimpiangono i privilegi loro concessi all’epoca del muro. Sembra addirittura che la città nella sua parte Ovest fosse molto più creativa e cosmopolita ai tempi del muro di quanto non lo sia oggi.
A Dresda sono ancora visibili delle rovine e a quasi 60 anni dal conflitto fa una certa impressione. Nel complesso la città è molto bella, ricostruita nei minimi dettagli con i suoi palazzi imponenti in larga parte di stile rinascimentale e rococò, tutti piuttosto scuri sia per l’utilizzo di pietra arenaria, ma anche di materiali recuperati dalle macerie, sia per la scarsa attenzione alla manutenzione durante il regime comunista.
Si vendono le foto della distruzione comprese le foto con carrettate di morti del bombardamento, peraltro di cattivo gusto, senza contare che i morti non li hanno avuti solo loro e comunque se li sono cercati (in Inghilterra Coventry subì in precedenza la stessa sorte, con l’unica differenza che Dresda, la Firenze sull’Elba, era più bella e culturalmente importante).
Le periferie di Dresda e di Berlino presentano ancora i caratteristici casermoni stile sovietico, che si vedono comunque anche nelle periferie delle nostre città. Dopo la riunificazione sono stati un po’ ridipinti con colori tutto sommato piacevoli.
Bruttissima l’Alexander Platz di Berlino che peraltro non ha niente della piazza. Non so perché me ne ero fatta un’idea completamente diversa, una di quelle immagini assurde che non si sa perché si formano nella mente prima di aver visto un luogo. Alexanderplatz è un grande spiazzo di cemento, interrotto da una pesante costruzione commerciale e dalla sopraelevata della metropolitana, la S-Bahn. Alle sue spalle svetta la Fernsehturm, la torre-antenna televisiva alta 365 metri, innalzata alla fine degli anni '60 in cui ruota, a 250 metri d'altezza, la sala di un ristorante (ma durante l’era comunista la rotazione completa avveniva in un’ora, oggi, in tempi di efficienza capitalista, in mezz’ora!). Negli anni del socialismo reale era una gigantesca zona per parate e adunate militar-popolari circondata da enormi edifici grigi. Da quando è caduto il muro Alexanderplatz si è riempita di vetrine e cartelloni pubblicitari, i palazzi sono stati ridipinti con colori meno tetri, ma non è meno brutta.
Le sole zone di Berlino in cui si sente il respiro di una storia più antica sono il quartiere ebraico e il quartiere di San Nicola, anche se nel restauro c’è stata forse una eccessiva indulgenza all’occhio del turista. Nel quartiere ebraico si trova anche una piccola zona rimasta assolutamente intatta nella sua fatiscenza. Qui vivono e lavorano molti artisti. C’è anche un’orrenda scultura rappresentante una specie di rospo gigante che apre la bocca se gli si dà da mangiare un euro. Ad una delle finestre l’unica bandiera della pace che ho visto durante il viaggio con la scritta in italiano.
Qua e là si notano ancora resti dell’era comunista, qualche monumento scampato alla distruzione post caduta del regime, murales e bassorilievi rappresentanti vari aspetti della vita della classe lavoratrice, la Piazza Marx ed Engels di Berlino con il monumento raffigurante i due filosofi davanti al quale ci siamo fatti tutti una foto.

Del muro sono rimasti alcuni spezzoni a futura memoria. Uno di questi poggia su quelle che erano le cantine della Ghestapo e il luogo è stato contrassegnato da un cartello ove si legge ”topografia del terrore”. Un altro pezzo di muro è stato ricoperto di dipinti realizzati anche da artisti di una certa fama, che purtroppo sono stati in larga parte già danneggiati.
Infine la porta di Brandeburgo simbolo della divisione e della riunificazione di Berlino. Le foto del 9 novembre 1989 sotto la porta di Brandeburgo hanno fatto il giro del mondo e oggi sono riprodotte nelle cartoline.
E poi ancora Bebelplatz, lungo Unter den Linden, il viale più lungo di Berlino (12 km) per ricordare il rogo di libri che Goebbels vi organizzò nel 1933, il Checkpoint Charlie con la copia del cartello che recitava "You are leaving the american sector" e la foto di un soldato americano che guarda verso il settore Est. Accanto c’è un piccolo museo del muro.
Il nuovo museo dell'Olocausto è una costruzione arditissima dall’aspetto metallico. Al suo fianco un giardino con torri di cemento inclinate che crea una sensazione di perdita di equilibrio.
E poi Potsdam, a pochi chilometri da Berlino, antica città militare prussiana, con il Glienicker Bruecke, il ponte ove si scambiavano le spie, e il castello di Cecilienhof ove si svolse la conferenza tra i tre grandi vincitori della seconda guerra mondiale.
Tutto un mondo scomparso che aveva il suo sinistro fascino.
Nei negozi di souvenir si vendono cartoline e simboli della DDR, scatole di fiammiferi con Breznev e Honecker che si baciano, cartoline e mappe delle diverse epoche che hanno contraddistinto il secolo appena trascorso, cartoline che riproducono foto delle città prima della guerra e dopo la distruzione, e a Berlino soprattutto pezzi di muro con certificato di garanzia, in puro stile napoletano (e si pagano anche diversi euro), e poi ci sono le bancarelle con la paccottiglia del passato regime socialista, dalle medaglie ai rubli ai berretti dell’armata rossa.
Infine Norimberga, città medioevale racchiusa nelle mura in larga parte ricostruite così come il castello. Nella cinta muraria con le ardite chiese gotiche, le caratteristiche case a graticcio, il fiume con la piccola isola nel mezzo, il vecchio ospedale e la caratteristica vicina birreria, la piazza dei mercanti, il tutto visto tra il crepuscolo e la notte con la neve caduta nel pomeriggio, ho avuto l’impressione di respirare una storia più antica, anche perché i ricordi degli ultimi ottantanni sono fuori delle mura con il Tribunale ove si svolse il famoso processo ai criminali nazisti e l’area enorme dove si svolgevano i congressi del partito nazista e dove ora c’è un museo della resistenza.