martedì 28 dicembre 2004

La catastrofe del Sud-Est asiatico. Le forze della natura e la povertà.

“La tecnica è di gran lunga più debole della necessità che governa le leggi della natura.” (Da “Il Prometeo incatenato” di Eschilo)

Viviamo in un mondo altamente tecnologico in cui le distanze sembrano essersi azzerate. Terre un tempo esotiche, anche per la distanza che le separava da noi, sono ormai diventate vicinissime e alla portata di quasi tutti, mentre in pochi secondi gli attuali mezzi di comunicazione ci permettono di dialogare con tutto il mondo. Crediamo di essere potenti, e ci scordiamo che non siamo ancora in grado di dominare le forze della natura e nemmeno di prevedere quando e come si scateneranno, come nel caso dei terremoti, finché una catastrofe come quella che ha colpito nella notte tra il 25 e il 26 dicembre il sud-est asiatico non ce lo ricorda drammaticamente.

Eppure mi domando se qualcosa non poteva essere fatto per rendere meno gravi le conseguenze di un terremoto il cui epicentro si trovava a migliaia di chilometri di distanza.

I terremoti non si possono prevedere, ma i sismografi di tutto il mondo hanno registrato l'evento e le relative conseguenze.

Mi sembra impossibile che non si sia tentato di fare qualcosa per avvertire dell'imminente catastrofe, quando sarebbe bastato far allontanare la gente di qualche chilometro all'interno per riuscire a salvarli.



E’ vero che i terremoti non si possono prevedere ma la notevole distanza percorsa dalle onde – dall’epicentro di Sumatra fino alle coste più lontane – dava il tempo per avvistare lo tsunami  e lanciare l’allarme. Se pertanto le regioni colpite avessero avuto un sistema di allerta sull’arrivo degli “tsunami” come c’è negli Stati Uniti ed in Giappone le conseguenze sarebbero state molto meno drammatiche. Purtroppo come sempre sono i paesi più poveri a subire le conseguenze peggiori di qualsiasi evento, per l’arretratezza delle infrastrutture di sicurezza e prevenzione che, nel caso di specie, è peraltro stridente con il lusso delle infrastrutture turistiche.

Ad ogni modo, anche in mancanza di sistemi locali, non riesco a capire come nessuno sia riuscito ad avvertire o si sia posto il problema di trovare il modo di avvertire dell’imminenza di onde che per arrivare a schiantarsi su quelle coste, seminando morte, ci hanno impiegato almeno due ore. Non si poteva cercare di avvertire in qualche modo le autorità locali?


mercoledì 22 dicembre 2004

L’inquinamento causerà una nuova era glaciale? E’ anche colpa del WWF


(notizie tratte dal Corriere della Sera del 17.12.2004) 




La più grave minaccia per la sicurezza globale del pianeta non è rappresentata dal terrorismo, ma dall’inarrestabile catastrofe ecologica. Questa l’opinione dello scienziato americano Gregory D.Foster che, in un articolo pubblicato sull’ultimo numero del World Watch Institute Magazine, la rivista della più importante organizzazione internazionale di studio e ricerca ambientale (il WWI, appunto), sostiene che l’attuale surriscaldamento del pianeta potrebbe portare in tempi brevi all’arresto delle correnti oceaniche che mantengono l’Europa temperata, dando il via ad un congelamento della regione, quasi una nuova era glaciale, come nel film di Roland Emmerich  "L'Alba del giorno dopo", uscito nel maggio scorso. 

Sempre in tema di ambiente, mentre Claire Hope Cummings, altra scienziata del WWI, stigmatizza il pessimo ruolo svolto dall’America in tema di ambiente, l’antropologo Mac Chapin accusa tre delle più importanti associazioni ambientaliste internazionali, tra cui il World Wildlife Fund (WWF), di “aver fatto combutta con i loro generosi sponsor” – multinazionali superinquinanti come Chevron Texano, Shell e Exxon Mobil – a scapito delle popolazioni indigene della Foresta amazzonica, del Perù e del Messico, che sarebbero state “maltrattate, sfruttate e addirittura espulse” col loro beneplacito.

Quest’ultima notizia che coinvolge anche il WWF, il quale peraltro così  risponde all’articolo di Mac Chapin, è veramente sconvolgente. Sarà vera?



Intanto si è chiusto a Buenos Aires il "Summit sul Clima" che non ha fatto ulteriori progressi nella definizione di strade per affrontare con decisione il problema dei mutamenti climatici soprattutto per l’ostruzionismo degli Stati Uniti.

sabato 11 dicembre 2004

Scontri tra tradizionalismo e “political correctness”

In una scuola elementare una canzoncina natalizia è stata modificata sostituendo “Gesù” con “virtù”, per non offendere i musulmani, anche se poi sembra che ci si sia ripensato.
Partendo da questa vicenda ridicola e di scarso significato (anche gli educatori hanno purtroppo i loro limiti), che sembra essere diventata questione di stato, ieri a “Porta a Porta” si sono sentite idiozie surreali, dalla madre che si vede costretta a mandare il figlio alla scuola privata, ovviamente cattolica, perché nella scuola pubblica non sarebbero difese le nostre tradizioni, che poi diventano gli altisonanti valori dell’Occidente, ma si lamenta della retta, al vice- sindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, che riesce ad inserire nel discorso anche le “orde bolsceviche” che stavano per invaderci e che, a prescindere dall’aberrazione storica, non c’entravano niente con l’argomento oggetto della trasmissione.
Ma cosa vuole la signora preoccupata, soprattutto della retta, magari che gliela paghi  lo Stato (cioè tutti noi)? E Gentilini dovrebbe studiarsi un po’ di storia, così imparerebbe che  nella conferenza di Yalta nel 1945 i vincitori della seconda guerra mondiale si divisero il mondo e che pertanto le “orde bolsceviche” avrebbero potuto invaderci solo a prezzo della guerra atomica.
Da un po’ di tempo non si fa che assistere a questi scontri  tra gli opposti schieramenti di chi è disposto ad accettare costumi incompatibili con una libera società (quelli predicati dagli “imam” nelle moschee, a cominciare dal maschilismo basato sul Corano) per l’ossessione della “political correctness” e di chi, dall’altra parte della barricata, grida al pericolo che “l’invasione islamica” (mamma li Turchi!) costituirebbe per i valori dell’Occidente, che poi si riducono alla tradizione cristiana, come se non ne avessimo altri.
Qui circola della pazzia e della crassa ignoranza.  Ed entrambe sono pericolose, soprattutto se associate
Ma cosa si vuole? Da una parte trasformare la morale religiosa in diritto pubblico, sulla stessa linea dei musulmani integralisti che si dice di voler combattere, e dall’altra mettersi nelle condizioni di chiudere un occhio o anche entrambi di fronte all’evidenza di costumi incompatibili con il rispetto dei nostri valori che sono quelli dello stato laico magari con la scusante che chi li mette in atto appartiene ad altre culture.
Quanto ai valori dell’Occidente non si possono certo ricondurre alla tradizione cristiana, dimenticando tutto quello che c’è stato prima, la cultura greco-romana, ma anche le antiche tradizioni del Nord-Europa, e quello che c’è stato dopo, dal Rinascimento all’Illuminismo, alla Rivoluzione Francese, fino ai giorni nostri.

mercoledì 1 dicembre 2004

I crociati antifumo






Credo di essere un’intollerante nei confronti di tutti i fondamentalisti. Così anche i fondamentalisti della salute mi risultano profondamente antipatici, soprattutto i crociati antifumo.


In alcuni paesi, a cominciare al solito dagli Stati Uniti, i fumatori sono quasi dei reietti. Però non c’è la stessa riprovazione per chi si strafà di alcolici e cocaina.


Certo il fumo non fa bene, ma ci sono tante altre cose che danneggiano ugualmente la salute, a cominciare dall’inquinamento dell’aria e dei cibi che mangiamo. Ma certo ridurre l’inquinamento è più difficile e coinvolge troppi interessi. Così rendiamo il pianeta sempre più invivibile, ma pochi se ne preoccupano.


Ritornando al fumo, penso che come per qualsiasi altra cosa, se l’uso è moderato non sia poi quel pericolo che si dipinge.


Ovviamente gli eccessi sono sempre negativi, ma d’altra parte se una persona ha nei suoi geni l’autodistruttività non ci sarà nessuna proibizione gli impedirà di distruggersi prima del tempo.


Persino i cattolici ammettono il libero arbitrio!


Ritengo che l’energia da alcuni impiegata nella crociata antifumo sia degna di miglior causa.


A tutti sarà capitato di trovare da qualche parte il rompicoglioni che ti fa la predica sui rischi del fumo, come non bastassero gli avvisi menagramo sui pacchetti di sigarette (e ci volevano anche mettere le foto dei moribondi!).


Ad ogni modo per farsi un’idea di quanto l’argomento sia scottante basta andare su Macchianera che sta pubblicando a puntate un libello sul fumo intitolato Fumo negli occhi. Le crociate contro il tabacco e altri piaceri della vita, autore Filippo Facci, edito da Biblioteca di via Senato Edizioni e vedere quanti sono i commenti.


Poi c’è anche un sito che sostiene che fumare faccia bene.


martedì 30 novembre 2004

Lo sciopero e i valori “cristiano-liberali”

La manovra finanziaria del governo non risana certo i conti pubblici né rilancerà l’economia, del resto sia gli uni che l’altra vanno male da tempo. Quanto al famoso taglio delle tasse porterà qualche spicciolo in più nelle tasche degli italiani, sui 40 Euro mensili per i redditi medio-bassi, qualcosa di più per quelli più alti, però bisogna anche dire che siamo più o meno sui livelli degli aumenti contrattuali. Inoltre non mi sembra che altre finanziarie anche in passato, anche durante i governi di centro sinistra siano state migliori, però allora non si scioperava. Infine devo dire che sono stufa dei sindacati che sono sempre pronti a difendere i piccoli privilegi dei soliti lavativi e che alcune critiche all’apparato burocratico (di cui peraltro faccio parte), all’assistenzialismo, alle inefficienze della macchina statale mi sembrano tutto sommato giuste.


Fatte queste considerazioni mi è sembrato che non ci fossero molti motivi per aderire allo sciopero.


Poi però stamani mi è capitato di leggere sul Giornale (stamani sono usciti solo i quotidiani schierati con il governo) un articolo di Adornato di cui non ricordo il titolo, ma che mi ha fatto imbestialire.


L’articolo partendo dallo "sciopero politico" contro il governo arrivava a dire che la sinistra ormai propone solo vecchie idee superate dai tempi (e in parte è vero) mentre il nuovo che avanza è rappresentato da chi come Bush e Berlusconi porta avanti i valori cristiano-liberali (?). Allora che Dio ci salvi dai portatori di nuovi valori!


Vorrà dire che la prossima volta aderirò anche agli scioperi in cui non credo pur di non essere accomunata ai portatori dei valori “cristiano-liberali”, ovvero“Dio, patria e famiglia”.


Ho sempre ritenuto che Dio sia eventualmente un problema filosofico e che niente abbia a che vedere con la politica e tanto meno con le manovre finanziarie, se poi con Dio si intende la religione, è un dato di fatto che essa ha sempre avversato il progresso, quanto alla patria vorrei si che ci fosse un maggiore senso della nazione, una maggiore dignità nazionale, ma non ce l’hanno certo gli alleati di Bush, infine di famiglia in Italia ce n’è anche troppa.


sabato 27 novembre 2004

Il velo antimperialista e la sinistra - Leggere Lolita a Teheran

Durante i venti anni successivi alla “rivoluzione khomeinista” una  docente di letteratura inglese all'Università di Teheran, Azar Nafisi, si è trovata a cimentarsi “in un'impresa fra le più ardue, e cioè spiegare a ragazzi e ragazze esposti in misura sempre crescente alla catechesi islamica una delle più terribili incarnazioni dell'Occidente: la sua letteratura", come si legge nel risvolto di copertina del suo libro “Leggere Lolita a Teheran", uscito nel 2003. Ma nell'autunno del 1995 non ne può più, dà le dimissioni da ogni incarico accademico e, come lei stessa ci racconta nella prima pagina del suo libro,decide di “farsi un regalo e realizzare un sogno”.

Così chiede alle sette sue migliori studentesse di andare ogni giovedì mattina a casa sua per parlare di letteratura. Gli studenti maschi vengono esclusi, ma solo perché costituire un gruppo misto sarebbe stato troppo pericoloso.Il seminario si interrompe nel 1997 quando Azar decide di lasciare l'Iran e di trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti dove oggi insegna Letteratura inglese alla John Hopkins University.

Il libro è il racconto di un seminario semiclandestino in cui per due anni sette giovani donne e la loro insegnante si concedono il lusso“nello spazio magico del [suo] salotto" di togliersi veli e chador e, tra caffè e pasticcini, storie private e critica letteraria, discutendo di Nabokov, Fitzgerald, Jane Austen ed Henry James, mettono a confronto finzione e realtà, fiaba e storia, sogno e concretezza del quotidiano, ma è anche uno spaccato di storia dell'Iran raccontato da chi quella storia l'ha vissuta in prima persona. E in ciascuna delle quattro sezioni in cui è strutturato il libro ("Lolita", "Gatsby","James", "Austen") l'analisi e la discussione dei testi letterari viene utilizzata da Azar Nafisi anche per decifrare e comprendere la dura realtà di un paese che dal sogno della caduta del regime dei Pahlavi si ritrova intrappolato nell'integralismo fondamentalista.

La realtà

Ed è una realtà da incubo, angosciante, soffocante, claustrofobica.

Tutto è proibito: andare a una festa, mangiare un gelato al bar, tenersi per mano, stringere una mano, innamorarsi, mettere il rossetto, ridere in pubblico. Tutti sono colpevoli, i processi sono all’ordine del giorno, le strade sono teatro di violenze tremende, uccisioni di massa, stupri, mentre tanti ragazzi venivano mandati a morire sul fronte iracheno, a piedi nudi, ma con la chiave del paradiso al collo.

Alle donne poi, costrette in vesti nere fino alle caviglie e veli neri, viene confiscata l'esistenza. Le strade sono pattugliate da squadre di miliziani armati che controllano il colore dei cappotti, la pesantezza del velo, la forma delle scarpe, la misura degli anelli.

Parallelismi tra dittature

Il libro è anche l’occasione per fare dei parallelismi con altre realtà, quelle del nazismo e del comunismo. Nella Repubblica islamica dell'Iran, come nella Germania nazista e nella Russia staliniana, tutti sono, per principio, colpevoli. In più nella teocrazia iraniana c’é l’aspetto farsesco di cui è emblematico l’argomento dell’amore con i polli trattato da Khomeini nei suoi “Principii di politica, filosofia, società e religione”. Infatti poiché tra i rimedi consigliati per placare il desiderio maschile c’è il sesso con gli animali, ci si potrebbe chiedere se un uomo che ha fatto sesso con un pollo lo possa poi mangiare. Ma la risposta è pronta: no, né lui né i parenti più stretti possono mangiare la carne di quel pollo. Semmai possono farlo i vicini, sempre che vivano ad almeno due porte di distanza!

Come è potuto accadere. Le responsabilità

Infine non mancano le riflessioni su come tutto ciò sia potuto succedere, su quali le responsabilità di tutti, e in particolare di quelle formazioni laiche e di sinistra che pur di combattere l’imperialismo americano non videro o non vollero vedere.

Gli integralisti religiosi e della sinistra furono infatti uniti contro chiunque fosse sospetto di simpatie liberali e filo-occidentali. Non che i motivi non ci fossero. Le ingerenze americane negli affari interni iraniani e il coinvolgimento degli Usa nel colpo di Stato contro il governo nazionalista di Mohamed Mossadeq nel 1953 avevano lasciato una forte impronta nelle menti. E certamente lo Sha non era tenero con gli oppositori che metteva in galera, ma almeno aveva cercato di modernizzare il paese. Con Khomeini si torna invece al medioevo, ma la sinistra, inizialmente anche in Occidente, non se ne accorge, e sostiene la rivoluzione iraniana contro il totalitarismo dello Sha, appoggiato dagli americani.

Ed ecco in proposito alcune citazioni significative dal libro:

Pag.120

In una tiepida mattina di ottobre, mi ritrovai a farmi strada tra la folla che si era radunata di fronte all’università, intorno ad una professoressa di sinistra del dipartimento di Storia……………… Diceva che per il bene dell’indipendenza dell’Iran era disposta a portare il velo. Lo avrebbe fatto per combattere gli imperialisti americani, per dimostrare loro… per dimostrare loro che cosa?

Pag.132

La maggior parte dei gruppi rivoluzionari era d’accordo con il governo sulla questione delle libertà individuali, che con una certa supponenza venivano definite “borghesi” e “decadenti”

Pag 137

Mathab e i suoi amici (la cui organizzazione marxista si era implicitamente schierata con il governo) sostenevano che il bersaglio grosso, quello da colpire per primo….erano gli imperialisti ed i loro lacchè. Le lotte per i diritti femminili erano roba da borghesi individualisti, e facevano solo il loro gioco.

sabato 20 novembre 2004

Il nuovo inquilino della Farnesina

L’uomo che neanche quindici anni fa, al congresso di Rimini, contendeva a Pino Rauti la guida del Mmovimento Sociale, quello che festeggiava l’anniversario della marcia su Roma fra labari e braccia tese, dopo lo sdoganamento del 1993 ad opera di Berlusconi (il quale ebbe a dichiarare che tra Rutelli e Fini avrebbe scelto quest’ultimo, dato che “condivide tutti i valori in cui credo”), nonostante le sue origini mai ufficialmente rinnegate, ha iniziato una marcia neanche tanto lunga che lo ha appena portato alla Farnesina. Ottima scelta che migliora l’immagine dell’Italia nel mondo!

venerdì 19 novembre 2004

Gli eredi dell'Impero Romano


“I romani conquistarono il mondo con la serietà, la disciplina, l’organizzazione, la continuità delle idee e del metodo; con la convinzione di essere razza superiore nata per comandare; con l’impiego meditato, calcolato della più spietata crudeltà, della fredda perfidia, della propaganda più ipocrita; con risolutezza incrollabile nel sacrificare tutto al prestigio, senza essere sensibili né al pericolo, né alla pietà, né ad alcun rispetto umano; con l’arte di alterare nel terrore l’anima stessa dei loro avversari, o di addormentarli con la speranza, prima di asservirli con le armi; infine con una manipolazione così abile della menzogna più grossolana da ingannare persino la posterità. Chi non riconosce questi tratti?”



Sono parole di Simone Weil, scritte nel 1940, e il riferimento è alla Germania di Hitler. Ma, pur con tutte le differenze e i distinguo di cui non è possibile trattare in un “post”, non è l’impero romano il modello di tutti gli imperialismi che si sono succeduti nella storia dell’Occidente? E oggi quale paese può riconoscersi in questi tratti?


mercoledì 17 novembre 2004

Stato e Chiesa


“Sulle questioni religiose il governo è precisamente e semplicemente incompetente… il principio nostro è questo, che lo Stato e la Chiesa sono due parallele che non si debbono incontrare mai. Guai alla Chiesa il giorno che volesse invadere i poteri dello Stato!” Giolitti, maggio 1906, quando i liberali erano autentici.



Da un articolo di Mario Pirani sulla Repubblica di ieri dal titolo “Stato, Chiesa e la lezione di Giolitti”.








Barbarie

Un altro ostaggio è stato assassinato in Iraq .


Margaret Hassan, l'operatrice umanitaria britannico-irachena rapita a Bagdad il 19 ottobre scorso, è stata uccisa dai suoi sequestratori, nonostante che vivesse in Iraq da circa trent'anni impegnandosi a favore del popolo iracheno. E ancora una volta l'esecuzione è stata filmata. La tv panaraba Al Jazeera ha fatto sapere di essere in possesso delle immagini e ha annunciato che non le manderà in onda.

La campagna del terrore lanciata dagli estremisti iracheni, fatta di sequestri ed esecuzioni, ha già fatto decine di vittime tra gli stranieri: oltre 120 sono stati rapiti e più di 35 sono stati uccisi.



A Falluja un reporter della tv Nbc ha assistito all'uccisione di un iracheno ferito e disarmato, abbandonato in una moschea per 24 ore. L’episodio è stato filmato.

Fin dove arriverà la barbarie?

Il primo di questi episodi è stato commesso da un gruppo di terroristi.

Ma come si chiama chi spara sui nemici feriti e disarmati?

Si può dire che il secondo episodio è stato commesso da un singolo individuo che ora sarebbe sotto inchiesta, che durante le guerre episodi di questo tipo accadono sempre, perché c’è sempre chi si lascia condurre da istinti primordiali. Certo, ma ad ogni modo un esercito di occupazione si comporterà sempre come tale e sarà vissuto come tale, ciò che non giustifica comunque il terrorismo che fa vittime tra i civili, di qualsiasi nazione e idea politica siano e qualunque attività svolgano.



ARAFAT


Avrei dovuto parlare di Arafat, ma in questi giorni non ho avuto né tempo né voglia di scrivere. Inoltre non ho mai avuto grande simpatia per il personaggio. Credo comunque che non si possa non riconoscere che ha lottato per ridare ai palestinesi la legittimità di una nazione. E oggi la comunità internazionale riconosce l’esistenza del popolo palestinese e il suo diritto legittimo ad uno stato, anche se poi la realtà è quella che è e per il momento qualsiasi soluzione sembra ben lontana.



mercoledì 10 novembre 2004

Religione e ignoranza. L’origine del mondo nell’America di Bush.Epigoni nel resto del mondo.


Sin dai tempi più antichi l’uomo ha formulato teorie più o meno fantastiche sull’origine dell’universo. Tutti i popoli hanno avuto le loro teogonie e cosmogonie con singolari analogie tra culture molto lontane tra di loro, e si sono tramandati leggende molto simili, basti pensare al diluvio universale, tanto da far pensare al ricordo di avvenimenti reali che avrebbero coinvolto gran parte del mondo emerso o a percorsi migratori di cui si è persa la memoria fino a formulare l’ipotesi di una antichissima civiltà primigenia che alcuni, rifacendosi al mito platonico, chiamano Atlantide, la quale avrebbe dato origine a tutte le altre.

Diversi studiosi hanno analizzato queste leggende e ne hanno scritto, basti pensare al Ramo d’oro di Frazer e al  Mulino di Amleto di Giorgio de Santillana ed Herta von Dechend per citare due pietre miliari che hanno trattato la materia da punti di vista assai diversi.

Una di queste leggende si trova nella Genesi, il primo libro della Bibbia, ove si parla della creazione del mondo, creazione che ingloba miti più antichi che si rifanno ai Sumeri, in particolare l’epopea di Gilgamesh.

Ciò che è sconvolgente è che ancora oggi, nel XXI° secolo,  in America ci siano milioni di persone che pensano che il racconto biblico sia la pura verità. Qual è la differenza con gli islamici radicali che pensano la stessa cosa del Corano? Per livello culturale e concezione della vita gli uni sono l’immagine speculare degli altri. Lo stesso odio per la cultura e per la scienza. Bush è l’alter ego di Bin Laden.

Secondo un sondaggio della Gallup un terzo degli americani crede che la Bibbia sia la parola effettiva di Dio e che si debba prenderla alla lettera parola per parola. Pertanto credono veramente che il mondo sia stato creato da Dio in sei giorni (e perché non in un secondo, o in un miliardesimo di secondo, visto che Dio è onnipotente) e che da allora siano trascorsi circa 6000 anni, sulla base del ragionamento fatto dell’arcivescovo d'Irlanda James Ussher il quale verso la metà del 1600 calcolò l'età della Terra basandosi appunto sulle informazioni contenute nel libro della Genesi e stabilì la data della creazione nel 22 ottobre del 4004 a.C.

Era ridicolo anche allora se si pensa che già Leonardo Da Vinci, calcolando la velocità di sedimentazione nel fiume Po, era giunto alla conclusione che erano stati necessari almeno 200.000 anni per la formazione di alcuni depositi di rocce sedimentarie  e Galileo, oltre ad essere colpevole dell'eresia di pensare che la Terra non è il centro dell'Universo, molto prima di Darwin, aveva studiato i fossili e affermato che si trattava di resti di organismi e non di scherzi della natura.

Ma nelle scuole americane si chiede l’insegnamento della Bibbia come spiegazione dell’universo che dovrà affiancarsi alle teorie di Darwin in quanto l’evoluzionismo sarebbe solo una teoria, non una verità assoluta. Può sembrare impossibile, ma è così.  Certo anche alcuni scienziati hanno ammesso che l’evoluzionismo presenta delle lacune, ma è sempre la teoria più razionale sull’origine della specie che sia stata formulata fino ad oggi. Che poi la vita non si sia formata qui, ma la materia organica sia stata portata dalle comete (panspermia) non toglie niente alla teoria dell’evoluzione, almeno che non si voglia accettare il coinvolgimento degli extraterrestri (gli dei?) che avrebbero fatto  esperimenti genetici sui nostri progenitori scimmieschi, improbabile, al momento indimostrabile, ma non impossibile e comunque fantasioso almeno quanto la leggenda della genesi. Del resto se l’umanità riuscirà a non distruggersi è probabile che riesca ad espandersi nello spazio e magari a “terraformare” altri pianeti (se ne è già parlato per Marte) e chissà anche a fare esperimenti genetici sulle eventuali specie viventi autoctone, non mi sembra carino, ma è stato ipotizzato, e quindi perché altri non potrebbero averlo già fatto, e infine si potrebbe prendere in considerazione anche la teoria di cui si è parlato parecchio dopo l’uscita della trilogia di Matrix, quella secondo la quale vivremmo in un software realizzato da una evolutissima specie in un altro universo. Perché no, ho letto che in teoria anche un universo si potrebbe fabbricare. Quanti giorni ci potrebbe impiegare un’evolutissima specie a realizzare un software del genere? Ne potrebbero bastare sei?

Assurdità, fantasie, si probabilmente, ma non più del creazionismo della Bibbia.

Ad ogni modo quello che mi preoccupa è che ancora oggi possa allignare tanta ignoranza. Non si tratterà di invidia nei confronti di una certa aristocrazia culturale?

E gli epigoni di casa nostra, le streghe cattoliche? La pensano così anche loro? Forse non siamo a questo punto, ma non dobbiamo dimenticare che c’è stato il tentativo della Moratti sul creazionismo, subito ridicolizzato e prontamente rientrato sotto una pioggia di critiche. Chissà come la pensa Buttiglione. Non ci sarebbe da meravigliarsi più di tanto se fosse un creazionista, quel che è certo è che potrebbe fare il consulente di qualche tribunale islamico, perché su donne e libertà sessuale la pensa esattamente come i musulmani.

Un'altra cosa che mi preoccupa è che i democratici americani e anche la sinistra nostrana (vedi Bertinotti) cominciano a domandarsi se non sia il caso di rincorrere il pensiero religioso.

Ma è davvero saggio assecondare questa ignoranza? Credo invece si debba stare all’erta e combattere per la difesa della ragione e della tolleranza contro chi vuole fare tornare indietro il mondo di secoli.

E ora vado a vedere le "streghe cattoliche" a Porta a Porta.



martedì 9 novembre 2004

Paura e fondamentalismi - The Village: un film sulla paura

Mi domando se dobbiamo ridere o se sia il caso di allarmarsi di fronte ai deliri dei “teocon”, ossia i nuovi teologi del conservatorismo cristiano, come li definisce Mario Ajello sul Messaggero di domenica 7 novembre in un divertente articolo dal titolo “La crociata delle streghe cattoliche, sull’onda Bush”.
“Streghe cattoliche”, infatti si autodefiniscono, con compiacimento, Rocco Buttiglione e Giuliano Ferrara, in uno strapieno teatro milanese, in cui si parla di difesa culturale dei valori cristiani contro il totalitarismo laicista.
Intanto a Roma all’ex cinema Capranica, altre “streghe cattoliche” innamorate di Gesù Cristo in quanto “primo rivoluzionario del mondo” scaricano addosso alla sinistra le accuse di peccati molto gravi (e da Milano Ferrara rilancia” Ah, quanto è bella la parola peccato”), tra cui il Nichilismo, che in America è stato sconfitto ma che qui crede di vivere finché una rivoluzione culturale (anzi “chiamiamola guerra” dice sempre Ferrara) non arriverà a liquidarlo.
La vittoria di Bush li ha gasati e vorrebbero ripeterne l’exploit, con le elezioni politiche del 2006 e forse anche prima, con il referendum sulla legge per la procreazione assistita, se si farà. Ma conviene a Berlusconi, che pure si ritiene ispirato da Dio, come Bush, lanciarsi in un crociata di moralizzazione? Il sospetto è che non siano esattamente le reti Mediaset, né la tv in generale, il luogo adatto per difendere la morale, tanto meno per scatenare quella “guerra culturale giudaico cristiana” di cui si è parlato nel convegno milanese con Ferrara e Buttiglione e che comunque l’Italia non sia, per fortuna, l’America profonda.
Ma il ministro-filosofo spera che anche l’Europa segua l’ America, e “dopo la secolarizzazione si apra ad una fase di ri-evangelizzazione, di ritorno ai valori cristiani” e si lancia all’attacco del regista della ”Mala educacion” (argomento del film: i preti pedofili che sono una nota invenzione di mentecatti depravati anticristiani) Pedro Almodovar, di cui dice che “ è un bimbo che odia la madre Chiesa”, mentre il polemista laico, che si definisce ateo devoto, afferma che “la persona è creatura” , cita Ratzinger, incita alla guerra culturale.
Ma cosa sta succedendo nel mondo? Chi avrebbe mai pensato di rivedere fanatici integralisti e guerre di religione nel XXI° secolo?
Il fondamentalismo islamico ha dichiarato guerra all’Occidente e l’Occidente, nella sua accezione più deleteria, quella dei neoconservatori Bushisti, e loro epigoni, risponde con il fondamentalismo cristiano. Ma entrambi i fondamentalismi sostengono gli stessi arcaici principi e sono portatori dello stesso odio per chi la pensa diversamente. Così il fondamentalismo cristiano prende a pretesto la guerra all’islam radicale per allargarla a tutti coloro che non si riconoscono nel cristianesimo e parla di autodifesa culturale, anzi di guerra, anche nei confronti di laici, atei, agnostici, pagani, panteisti, e comunque, comunisti.
Ma se posso capire che certe cose le dica Buttiglione, quando sento i cosiddetti liberali, che in realtà sono solo liberisti, incitare alla guerra di religione, non ho parole.
Ferrara, che è stato tra i pochi a dare rilievo all'assassinio del regista Theo Van Gogh ucciso da un integralista islamico e che al convegno ha chiesto un minuto di silenzio per ricordarlo, forse crede di combattere l’islam fanatizzato diventando fanatico cattolico?
C’è qualcosa di razionale in questo ragionamento?
Avrei creduto che nel XXI° secolo avrebbe prevalso la razionalità, si sarebbero oltrepassate nuove frontiere, nella scienza, nella conquista dello spazio. Invece c’è da temere un arresto della ricerca scientifica in nome di arcaici valori.
Viene in mente un film che stanno proiettando in questi giorni nelle sale italiane, "The Village" del regista indiano M.Night Shyamalan.
Un piccolo villaggio della Pennsylvania vive isolato dal mondo, circondato da un bosco popolato da misteriose creature innominabili. La vita nel villaggio scorre tranquilla, purché si rispetti "il divieto". Nessuno deve avventurarsi nel bosco, nessuno deve portare il colore delle creature (guarda caso il rosso), nessuno deve provocarle e meglio sarebbe se nessuno ne parlasse.
In realtà le creature innominabili sono un'invenzione degli anziani del villaggio che hanno scelto di vivere lontano dalla città per difendersi dalla violenza e preservare l'innocenza. Ma anche se alla base di questa scelta ci sono le migliori intenzioni difensive, essa diventa laccio soffocante, costrizione psicologica, condizionamento repressivo.
La pubblicità lo presenta come un film dell'orrore, in realtà è una riflessione sugli incubi del presente. E’ un film sulla paura: la paura che assedia l'America dopo gli attentati alle Twin Towers; la paura che ne ha fatto un Paese protetto fino all'autoreclusione; la paura che i governanti usano come strumento di potere e di controllo sulla vita degli altri; e più in generale la paura dell’ignoto, del diverso, la xenofobia e altri mostri che purtroppo cominciano ad allignare anche fuori dall’America profonda.
E non c’è nemmeno il lieto fine, perché se ad un certo punto sembra che il film vada nella direzione del superamento della paura attraverso l'amore, e della liberazione dalla superstizione e dalle menzogne degli anziani, poi tutto resta come prima, e non ho capito bene se il regista abbia voluto dire che ormai non c'è più speranza, che la paura ha vinto, o se addirittura abbia voluto in qualche modo giustificare la difesa della cosiddetta innocenza.

venerdì 5 novembre 2004

Ucciso dall’islam radicale il regista Theo Van Gogh

Il regista ed editorialista olandese, Theo van Gogh, nipote del grande pittore, noto per aver girato un film sulla violenza contro le donne nella società islamica (Submission), è stato assassinato per strada ad Amsterdam il 2 novembre scorso. La notizia è passata quasi inosservata, forse perché l’attenzione di tutto il mondo era rivolta alle elezioni americane. Il sospetto assassino, che è stato arrestato da un poliziotto che si trovava nelle vicinanze, ha 26 anni ed è di origine marocchina, pur possedendo anche la cittadinanza olandese. Sarebbe legato a un gruppo di integralisti islamici ultra-radicali, come ha dichiarato il ministro dell'Interno dei Paesi Bassi, Johan Remkes.
Van Gogh, noto per le sue posizioni contro il fodamentalismo islamico, aveva ricevuto minacce di morte da estremisti islamici dopo che la tv aveva trasmesso il suo film, “Submission”, sul Corano e sulla violenza contro le donne nella società islamica, ove raccontava gli abusi sessuali e i maltrattamenti inflitti a una donna musulmana dal marito.
A mio parere anche se c’erano in corso le elezioni americane l’episodio avrebbe dovuto avere maggior risalto, perché è veramente grave se addirittura nel centro di una grande città europea un intellettuale può essere ucciso per aver denunciato gli orrori del fondamentalismo islamico.
Sono ormai passati 15 anni, era il 1989, da quando lo scrittore anglo-indiano Salman Rushdie fu condannato a morte da Khomeini e dal regime degli ayatollah a seguito della pubblicazione del libro "Versetti satanici", ritenuto "blasfemo" (anche se lo scrittore non fa altro che trasformare la rivelazione coranica in un racconto). A causa di queste minacce il traduttore giapponese del libro è stato assassinato e Rushdie è stato costretto a vivere in clandestinità per anni nel timore che la sentenza fosse eseguita dai vari "fedeli" islamici sguinzagliati allo scopo. Il suo divenne un caso internazionale, emblematico dell'intolleranza religiosa della fine del millennio.
L’altro giorno ho ricordato l’ex atleta algerina, Hassiba Boulmerka, che fu condannata a morte dal Gruppo islamico armato ( responsabile di un’autentica guerra, più che decennale, contro il regime di Algeri, nel corso della quale sono morte circa 150mila persone) per aver gareggiato in pantaloncini corti.
Ma di episodi di questo genere, più o meno gravi, ce ne sono stati ormai troppi, oltre il limite del tollerabile.
L’integralismo islamico non colpisce solo in Iraq, o in un qualsiasi altro paese islamico, ma arriva fin dentro le nostre democrazie, e non agisce solo con il terrorismo indiscriminato, ma approfitta anche delle libertà dei nostri sistemi per predicare l’odio, come è avvenuto e avviene nelle molte moschee sorte negli ultimi anni nelle nostre città, fino ad arrivare ad emette sentenze contro chi osa denunciarne i mali.
L’Islam radicale è questo e noi dobbiamo difenderci, che poi ci sia anche un Islam moderato, che condanna questi episodi, con il quale è possibile dialogare, può essere e ben venga. Certo non si può cadere nell’errore di fare di ogni erba un fascio e di innescare la miccia del razzismo, però non dobbiamo passare sopra a nessun episodio di intolleranza, anche quando si esprime solo verbalmente. Chi viene qui per lavorare ha diritto di mantenere le proprie usanze, se non contrastano con il nostro ordinamento giuridico, e di professare la propria religione, se non contrasta con il nostro ordinamento giuridico, però non possiamo permettere che si riporti nelle nostre società l’odio contro il libero pensiero. L’Inquisizione l’abbiamo avuta anche noi e sappiamo di quali orrori si sia macchiata, ora non dobbiamo permettere che qualche altra inquisizione si installi nuovamente a casa nostra. Non serve a questo proposito la guerra di Bush, che anzi ha fornito qualche alibi al terrorismo mascherandolo da resistenza all’occupazione, ma certamente dobbiamo tutti essere consapevoli che siamo circondati da un grave pericolo e che è necessario non abbassare mai la guardia, e quindi condannare sempre qualsiasi episodio di intolleranza, anche il più lieve, immediatamente e con la più larga risonanza, e procedere all’espulsione delle persone sospette prima che possano agire.

La vittoria di Bush e l'Europa


Ha vinto l’America profonda, bigotta, guerrafondaia,culturalmente sottosviluppata, quella che si può riassumere nelle tre parole, Dio, Patria, Famiglia, quell’America che non piace all’opinione pubblica europea, non necessariamente di sinistra, ma laica e progressista, che solo per ciò viene definita “visceralmente antiamericana e comunista” dai Ferrara e compagnia.
La vittoria di Bush è stata completa, perché oltre ai voti dei grandi elettori, ha vinto anche a livello popolare ottenendo 3 milioni e mezzo di voti popolari in più rispetto allo sfidante, e sia alla Camera che al Senato i repubblicani hanno fatto il pieno.
Le elezioni si sono trasformate in un plebiscito a favore di Bush che l’altra volta aveva ottenuto meno voti popolari dell’avversario e che non era stato nemmeno eletto, ma nominato dalla Corte Suprema. Probabilmente senza il terrorismo e la guerra non sarebbe mai stato rieletto, ma il paese è in guerra e gli americani che sono visceralmente nazionalisti votano il loro comandante in capo, quello che rappresenta meglio il loro spirito nazionalista, votano per la sicurezza e per chi pensano che meglio gliela garantisca. Poi c’entrano anche altri fattori. Il fondamentalismo religioso che a noi europei fa sorridere (non che non abbiamo i nostri “talebani”, ma per fortuna sono pochi e quindi in rapida via di estinzione), ma che per gli americani meno colti è ancora importante, e per ciò il loro gradimento va ad un presidente che sbandiera il suo credo, che si dichiara ispirato da Dio, che ha una visione manichea della politica con la lotta tra il Bene e il Male, che sbandiera i valori del familismo più retrogrado. Poi nonostante la personale ricchezza, che non è minore di quella di Kerry, Bush, proprio per la sua scarsa cultura, appare più “uomo qualunque” e pertanto raccoglie più facilmente anche il voto delle classi meno agiate.
Certo anche se Bush ha stravinto non si può dimenticare che comunque un 48% degli elettori gli ha votato contro, che gli Stati del Nord-Est e della Costa Occidentale hanno opinioni ben diverse e che gli Stati Uniti dopo queste elezioni appaiono molto disuniti.
Quanto al resto del mondo è certo che la vittoria del fondamentalismo guerrafondaio rappresenta un rischio per il futuro. Tuttavia per l’Europa ci potrebbero essere anche dei risvolti positivi. Infatti anche se buona parte dei governi europei, in primo luogo Francia, Germania e Spagna, e la maggioranza dell’opinione pubblica europea ha tifato Kerry, non tanto perché piacesse il personaggio in sé, quanto perché rappresentava quella parte di america colta, progressista e sicuramente più vicina all' animo europeo, credo che abbiano ragione coloro che dicono che una vittoria di Kerry non avrebbe cambiato molto in politica estera, ma che anzi Kerry avrebbe cercato di coinvolgere l’Europa in un maggior impegno nel pantano iracheno. Non so se Francia e Germania avrebbero aderito, forse no, tuttavia bisogna ricordare che durante la presidenza Clinton, i governi dei paesi europei aderenti alla Nato hanno partecipato più o meno entusiasticamente all’avventura in Kossovo (e peraltro mi domando se ci sia convenuto andare a rafforzare l’Islam sulle porte di casa nostra), anche il nostro governo allora di centro-sinistra. Eppure anche allora non ci fu mandato Onu, ma la sola copertura della Nato che mi risultava fosse un’alleanza difensiva e quindi non contemplasse aggressioni ad un paese che non ci stava minacciando, alleanza che peraltro avrebbe esaurito il suo compito con la fine della guerra fredda, anche se trova ancora dei difensori, come D’Alema , e me ne sono meravigliata, ma non più di tanto (e del resto il personaggio non mi è mai riuscito simpatico) che l’altra sera in televisione si è espresso in favore di questo anacronistico strumento subito dopo un servizio sulla base atomica della Maddalena che comincerebbe ad innervosire i Sardi, non per motivazioni ideologiche, ma per sacrosanti interessi economici e magari anche per motivi di sanità e sicurezza.
Penso inoltre che altri quattro anni di Bush potrebbero spingere l’Europa a rendersi conto di non avere più molto in comune con gli Stati Uniti, sia dal punto di vista dell’economia che della sicurezza, a rendersi conto che anzi deve competere con gli Stati Uniti economicamente, politicamente e militarmente, che deve cominciare a camminare da sola per costruire il sogno europeo, che non deve essere un ricalco sbiadito di quello americano.  Purtroppo l’Europa è ancora molto divisa al suo interno, l’Unione va costruita e non si realizza con la semplice firma di una costituzione che entrerà in vigore tra diversi anni. Sarebbe tuttavia importante che queste idee si diffondessero a livello di opinione pubblica europea, che si sviluppasse un movimento che costringesse i governi ad andare nella direzione di queste idee.

L'immagine riportata è la riproduzione della prima pagina di uno dei maggiori quotidiani inglesi, l'Independent, che non maschera il disappunto per la rielezione di Gorge W. Bush. A commento di un mosaico di foto, che stigmatizzano tra l'altro alcuni dei peggiori avvenimenti del passato mandato di Bush, c'è la scritta: "Altri quattro anni"

mercoledì 3 novembre 2004

1) Bush o Kerry 2) Credenti e intolleranti

Bush o Kerry

Si elegge l’imperatore del mondo e il mondo è in fibrillazione, come non era mai avvenuto in passato.
Da noi hanno cominciato già in prima serata i telegiornali. Poi c’è stato “Ballarò”. Ora si continua con “Porta a Porta”  che coprirà tutta la notte fino alle 6,30 quando ci sarà il primo telegiornale. Non che abbia intenzione di sorbirmelo tutto.
Ad ogni modo, le elezioni appaiono, anche per l'alta affluenza alle urne, un referendum pro o contro Bush, una sua bocciatura comporterebbe pertanto un ripensamento della guerra (anche se nessuno si può aspettare un immediato ritiro dall'Iraq)  e della politica interventista degli USA e un diverso rapporto con l'Europa. Al contrario una sua riconferma rappresenterebbe un pericolo per il mondo.
Per chi volesse una spiegazione su come funzionano le elezioni presidenziali americane (in italiano) può andare sul blog di Alessio o sul sito dell’Ambasciata USA di Roma che ha preparato uno speciale “elezioni 2004” . Un altro speciale su ReporterAssociati
L'ultima notizia è che  una società di sondaggi sta già dando Kerry vincente e di larga misura, anche se i timori ingenerati dalle elezioni del 2000, fanno si che tutti siano prudenti.

Credenti e intolleranti

Ieri a Porta a Porta si è parlato di religione. C’erano noti personaggi di fedi diverse, la solita donna italiana convertita con il burka,  e l’ing. Roberto Vacca, scrittore, divulgatore scientifico e fortunatamente ateo. Ad un certo punto la Sig.ra Koll, l’attrice, si è rivolta a Vacca dicendogli ”capisco perché lei non crede, deve avere una tale macedonia in testa!” Ecco questi credenti li trovo tutti arroganti. Molte persone ad un certo punto della vita hanno una qualche crisi e così riscoprono la religione. Dopodiché diventano assolutamente intolleranti. Avranno trovato la fede, ma non sanno cos’è l’umiltà. Ad ogni modo quello più intollerante e arrogante come al solito è stato l’imam di cui non ricordo il nome, ma un imam non si nega a nessun talk show,tanto meno se si parla di religione, il quale nel tentativo di spiegare l’assurdità per la quale un uomo islamico possa sposare una donna non islamica, mentre una donna islamica non possa fare altrettanto con un uomo non islamico, ha detto che ciò dipende dal fatto che un islamico comprende in sé anche le altre religioni, l’ebraica e la cristiana, non così il non islamico. E allora?  Siamo alle solite, a parte l’idiozia che l’islam inglobi in sé le altre religioni monoteiste, non si riesce a capire perché ciò valga per l’uomo e non per la donna, almeno che non si voglia sostenere che   quest’ultima ha un intelletto inferiore. Ma come si fa a far parlare questa gente? Forse sono intollerante anch’io. Però leggevo proprio oggi sul Corriere della Sera un articolo su un’ex atleta algerina, Hassiba Boulmerka, che vinse tre medaglie d’oro correndo i 500 metri, a Tokio nel 1991, alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992 e ai mondiali di Goteborg nel 1995, e che dopo Tokio fu condannata a morte dal Gruppo islamico armato ( responsabile di un’autentica guerra, più che decennale, contro il regime di Algeri, nel corso della quale sono morte circa 150mila persone) la quale, benché faccia una netta distinzione tra Islam e terrorismo definendo anzi l’islam una religione di pace, già dieci anni fa diceva “il vero problema è che l’integralismo si allargherà nei paesi europei sfruttando le libertà dei sistemi democratici”. Sicuramente è stata profetica.

domenica 31 ottobre 2004

29 OTTOBRE 2004 - firma della Costituzione Europea

Venerdì 29 ottobre 2004 a Roma, in Campidoglio, nella sala degli Orazi e Curiazi, quella dove nel 1957 nacque la prima Europa a sei Paesi, i capi di stato e di governo dei venticinque paesi dell’Unione Europea hanno firmato la Costituzione Europea, l’atto di nascita di un’unione politica, una carta in 448 articoli che è qualcosa di più di una costituzione, un grande trattato internazionale adottato dai 25 paesi per regolare ogni singolo aspetto della vita dell’Europa del futuro.


La Costituzione ,che entrerà in vigore a partire dal 2009, sostituendo tutti i precedenti trattati deve essere ratificata da tutti gli Stati Ue, ma nelle ultime settimane in alcuni Paesi è apparso concreto il rischio che dei referendum popolari boccino il nuovo trattato costituzionale, in particolare in Gran Bretagna, in Danimarca e in Polonia. L’Italia dovrebbe provvedere alla ratifica quanto prima, perché la Costituzione italiana non prevede il referendum per la ratifica di trattati internazionali, ma i ministri del Carroccio, fedeli al comandamento impartito da Umberto Bossi a Gemonio, promettono di votare contro, se gli alleati della Cdl non prenderanno in considerazione l’ipotesi di indire un referendum confermativo sul Trattato.

La cerimonia
La cerimonia, la cui regia è stata affidata a Zeffirelli, ha preso il via con le note dell'Inno alla Gioia di Beethoven, ascoltato in piedi da tutti gli ospiti.
Le inquadrature di Berlusconi sarebbero state 47, ma, del resto, era il padrone di casa.
“Constitutio Europae subscritta est praesidentibus batavis Romae 29-10-2004". E' questa la frase in latino incisa su una penna a sfera, in platino e legno scuro, scelta personalmente dal presidente del Consiglio europeo, il primo ministro Jan Peter Balkenende, come dono, per ciascun firmatario presente alla cerimonia.

Non è piovuto, nonostante le pessime previsioni metereologiche, e qualcuno lo ha considerato di buon auspicio.

Raffrontando la foto di gruppo del 2004 con quella in bianco e nero del 1957 ci si accorge che non c’era una donna, allora, adesso sono quattro. Ma quarantasette anni dopo non è un gran passo avanti.


Le proteste

Nella giornata ci sono stati anche alcuni tentativi di protesta.Con uno striscione con su scritto "L'Europa è cristiana... o non è!". gli aderenti ai movimenti Gioventù, Europa Cristiana e Papa Boys sono scesi in piazza delle Repubblica per "chiedere le radici cristiane nella Costituzione Europea".
Con un piccolo cartello, tre giovani londinesi si sono diretti verso Piazza Venezia, ma sono stati bloccati in via del Corso dalle forze dell'ordine. Volevano manifestare il loro dissenso alla caccia alla volpe che si svolge in Inghilterra.
Il movimento no global invece, abbandonata la tradizione di contestare i vertici durante il loro svolgimento, ha rinviato al 30 ottobre la propria manifestazione per dissentire da una costituzione “troppo liberista e poco pacifista”.

Le opinioni
Afferma Sergio Romano sul Corriere della Sera “Si apre una nuova fase durante la quale ascolteremo molti argomenti per e contro l’unione. Mi auguro che nessuno, nel calore della discussione, dimentichi la lezione di questi ultimi anni, dopo l’inizio della presidenza Bush e la guerra irachena: divisi non contiamo quasi niente, uniti possiamo contare molto.”
Invece sempre sul Corriere della Sera Marc Fumaroli, accademico di Francia, dichiarandosi molto favorevole al trattato, si preoccupa del “dislivello tra la grande riuscita dell’Europa sul piano economico, monetario e adesso del diritto costituzionale, e quella specie di esitazione che l’Europa sembra provare nei confronti di se stessa e della sua identità politica e morale” e individua un pericolo nella caduta di quell’umanesimo europeo fatto di una certa educazione letteraria, del sapere chi sono Dante e Goethe, del conoscere le arti, un umanesimo che non si osa più diffondere a scuola, perché la scuola di massa non è riuscita a dare un insegnamento di qualità al più gran numero possibile di cittadini.

Sintesi della Costituzione Europea



sabato 30 ottobre 2004

Il potere della comunicazione



 Il potere della comunicazione 


Se avesse potuto comunicare così che mondo sarebbe oggi?



 Se non potesse comunicare così che mondo sarebbe ?

mercoledì 27 ottobre 2004

Elezioni americane - paraurti elettorali - Seguito del precedente post

Questa mi era sfuggita:















Anche Dio qualche volta sbaglia!

ELEZIONI AMERICANE - PARAURTI ELETTORALI

Lasciamo perdere le suppletive italiane che significano poco. 7 collegi su 7 aggiudicati all'Ulivo, ma ha votato il 40,2 % degli aventi diritto. Molti non sapevano neanche che c'erano queste suppletive. Significa solo che l'elettorato di sinistra non ha voluto perdere l'occasione di votare contro Berlusconi, quello di destra se n'è fregato.
Divertiamoci invece con le elezioni americane.
Gli americani appiccicano sul paraurti delle etichette adesive (sticker) per far sapere a tutti il proprio orientamento alle elezioni del 2 novembre, per convincere gli indecisi, per mettere in ridicolo il candidato che non voteranno.
Si va dal semplice Stop Bush al Bushit (Bush merda) al Kerry sucks (To suck in slang americano significa essere disgustoso, repellente, di pessima qualità, ma poiché il suo significato letterale è succhiare fa venere in mente anche un' espressione italiana non proprio elegante) a quello in cui si gioca sull'assonanza tra ass che in slang americano significa culo e axis che significa asse. Asse del male, culi del male.

Eccone alcuni:



















 
Sarebbe proponibile da noi una cosa simile? Facile che qualche macchina finirebbe dal carrozziere, specialmente quelle pro-Silvio.

sabato 23 ottobre 2004

Elezioni americane

A dieci giorni dal voto i sondaggi non fanno molta chiarezza.

Scrive Vittorio Zucconi  sulla Repubblica di ieri :
“Una nazione di schizofrenici interrogati da un esercito di nevrotici. È mattina in America e il popolo sovrano scopre con un brivido di avere cambiato idea mentre dormiva e sa che la cambierà di nuovo durante il giorno, sballottato da un uragano di sondaggi pirandelliani che lasciano tutti con una sola certezza: che qualcuno, tra la dozzina almeno di istituti demoscopici che frugano gli umori nazionali si sta sbagliando di grosso.
I sondaggi elettorali americani sono come il tempo a Londra: se non piacciono, basta aspettare cinque minuti perché cambino.”

Se si votasse in Europa probabilmente vincerebbe Kerry. A mio parere nel caso non c'è da entusiasmarsi troppo, perchè anche una presidenza Kerry non avrebbe nulla di particolarmente progressista e non comporterebbe neppure la fine della sciagurata avventura bellica in Iraq.
Il soggetto peraltro non pare particolarmente carismatico e brillante. L’altra sera in televisione, non ricordo in quale “talk show”, forse "Otto e mezzo", qualcuno ha detto, a proposito di lui, che ha la faccia da funerale e forse l’impressione è azzeccata, benché in tema, tenuto conto che si voterà il 2 novembre.
Intanto il senatore democratico va a caccia di oche selvatiche per conquistare l'elettorato maschile più "bellicoso".
Tuttavia è certo che una riconferma di Bush significherebbe per il mondo la vittoria  di una politica internazionale arrogante e irrispettosa della volontà degli altri stati sovrani, e all'interno la vittoria di quell’america profonda, populista, illiberale, caratterizzata da fondamentalismo religioso e fanatismo patriottico pericolosa anche anche per le libertà civili. E a questo proposito basti ricordare che un tentativo di “golpe strisciante” contro alcuni fondamentali diritti e libertà civili c’è già stato con il famoso “patriot act” votato dal Parlamento americano subito dopo l’attentato alle torri gemelle e che prevedeva tra l’altro che un cittadino americano detenuto come “combattente nemico” non avesse diritto ad appellarsi al principio dell”habeas corpus”, cioè a pretendere un esame da parte di un Tribunale della legalità della sua detenzione.


martedì 28 dicembre 2004

La catastrofe del Sud-Est asiatico. Le forze della natura e la povertà.

“La tecnica è di gran lunga più debole della necessità che governa le leggi della natura.” (Da “Il Prometeo incatenato” di Eschilo)

Viviamo in un mondo altamente tecnologico in cui le distanze sembrano essersi azzerate. Terre un tempo esotiche, anche per la distanza che le separava da noi, sono ormai diventate vicinissime e alla portata di quasi tutti, mentre in pochi secondi gli attuali mezzi di comunicazione ci permettono di dialogare con tutto il mondo. Crediamo di essere potenti, e ci scordiamo che non siamo ancora in grado di dominare le forze della natura e nemmeno di prevedere quando e come si scateneranno, come nel caso dei terremoti, finché una catastrofe come quella che ha colpito nella notte tra il 25 e il 26 dicembre il sud-est asiatico non ce lo ricorda drammaticamente.

Eppure mi domando se qualcosa non poteva essere fatto per rendere meno gravi le conseguenze di un terremoto il cui epicentro si trovava a migliaia di chilometri di distanza.

I terremoti non si possono prevedere, ma i sismografi di tutto il mondo hanno registrato l'evento e le relative conseguenze.

Mi sembra impossibile che non si sia tentato di fare qualcosa per avvertire dell'imminente catastrofe, quando sarebbe bastato far allontanare la gente di qualche chilometro all'interno per riuscire a salvarli.



E’ vero che i terremoti non si possono prevedere ma la notevole distanza percorsa dalle onde – dall’epicentro di Sumatra fino alle coste più lontane – dava il tempo per avvistare lo tsunami  e lanciare l’allarme. Se pertanto le regioni colpite avessero avuto un sistema di allerta sull’arrivo degli “tsunami” come c’è negli Stati Uniti ed in Giappone le conseguenze sarebbero state molto meno drammatiche. Purtroppo come sempre sono i paesi più poveri a subire le conseguenze peggiori di qualsiasi evento, per l’arretratezza delle infrastrutture di sicurezza e prevenzione che, nel caso di specie, è peraltro stridente con il lusso delle infrastrutture turistiche.

Ad ogni modo, anche in mancanza di sistemi locali, non riesco a capire come nessuno sia riuscito ad avvertire o si sia posto il problema di trovare il modo di avvertire dell’imminenza di onde che per arrivare a schiantarsi su quelle coste, seminando morte, ci hanno impiegato almeno due ore. Non si poteva cercare di avvertire in qualche modo le autorità locali?


mercoledì 22 dicembre 2004

L’inquinamento causerà una nuova era glaciale? E’ anche colpa del WWF


(notizie tratte dal Corriere della Sera del 17.12.2004) 




La più grave minaccia per la sicurezza globale del pianeta non è rappresentata dal terrorismo, ma dall’inarrestabile catastrofe ecologica. Questa l’opinione dello scienziato americano Gregory D.Foster che, in un articolo pubblicato sull’ultimo numero del World Watch Institute Magazine, la rivista della più importante organizzazione internazionale di studio e ricerca ambientale (il WWI, appunto), sostiene che l’attuale surriscaldamento del pianeta potrebbe portare in tempi brevi all’arresto delle correnti oceaniche che mantengono l’Europa temperata, dando il via ad un congelamento della regione, quasi una nuova era glaciale, come nel film di Roland Emmerich  "L'Alba del giorno dopo", uscito nel maggio scorso. 

Sempre in tema di ambiente, mentre Claire Hope Cummings, altra scienziata del WWI, stigmatizza il pessimo ruolo svolto dall’America in tema di ambiente, l’antropologo Mac Chapin accusa tre delle più importanti associazioni ambientaliste internazionali, tra cui il World Wildlife Fund (WWF), di “aver fatto combutta con i loro generosi sponsor” – multinazionali superinquinanti come Chevron Texano, Shell e Exxon Mobil – a scapito delle popolazioni indigene della Foresta amazzonica, del Perù e del Messico, che sarebbero state “maltrattate, sfruttate e addirittura espulse” col loro beneplacito.

Quest’ultima notizia che coinvolge anche il WWF, il quale peraltro così  risponde all’articolo di Mac Chapin, è veramente sconvolgente. Sarà vera?



Intanto si è chiusto a Buenos Aires il "Summit sul Clima" che non ha fatto ulteriori progressi nella definizione di strade per affrontare con decisione il problema dei mutamenti climatici soprattutto per l’ostruzionismo degli Stati Uniti.

sabato 11 dicembre 2004

Scontri tra tradizionalismo e “political correctness”

In una scuola elementare una canzoncina natalizia è stata modificata sostituendo “Gesù” con “virtù”, per non offendere i musulmani, anche se poi sembra che ci si sia ripensato.
Partendo da questa vicenda ridicola e di scarso significato (anche gli educatori hanno purtroppo i loro limiti), che sembra essere diventata questione di stato, ieri a “Porta a Porta” si sono sentite idiozie surreali, dalla madre che si vede costretta a mandare il figlio alla scuola privata, ovviamente cattolica, perché nella scuola pubblica non sarebbero difese le nostre tradizioni, che poi diventano gli altisonanti valori dell’Occidente, ma si lamenta della retta, al vice- sindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, che riesce ad inserire nel discorso anche le “orde bolsceviche” che stavano per invaderci e che, a prescindere dall’aberrazione storica, non c’entravano niente con l’argomento oggetto della trasmissione.
Ma cosa vuole la signora preoccupata, soprattutto della retta, magari che gliela paghi  lo Stato (cioè tutti noi)? E Gentilini dovrebbe studiarsi un po’ di storia, così imparerebbe che  nella conferenza di Yalta nel 1945 i vincitori della seconda guerra mondiale si divisero il mondo e che pertanto le “orde bolsceviche” avrebbero potuto invaderci solo a prezzo della guerra atomica.
Da un po’ di tempo non si fa che assistere a questi scontri  tra gli opposti schieramenti di chi è disposto ad accettare costumi incompatibili con una libera società (quelli predicati dagli “imam” nelle moschee, a cominciare dal maschilismo basato sul Corano) per l’ossessione della “political correctness” e di chi, dall’altra parte della barricata, grida al pericolo che “l’invasione islamica” (mamma li Turchi!) costituirebbe per i valori dell’Occidente, che poi si riducono alla tradizione cristiana, come se non ne avessimo altri.
Qui circola della pazzia e della crassa ignoranza.  Ed entrambe sono pericolose, soprattutto se associate
Ma cosa si vuole? Da una parte trasformare la morale religiosa in diritto pubblico, sulla stessa linea dei musulmani integralisti che si dice di voler combattere, e dall’altra mettersi nelle condizioni di chiudere un occhio o anche entrambi di fronte all’evidenza di costumi incompatibili con il rispetto dei nostri valori che sono quelli dello stato laico magari con la scusante che chi li mette in atto appartiene ad altre culture.
Quanto ai valori dell’Occidente non si possono certo ricondurre alla tradizione cristiana, dimenticando tutto quello che c’è stato prima, la cultura greco-romana, ma anche le antiche tradizioni del Nord-Europa, e quello che c’è stato dopo, dal Rinascimento all’Illuminismo, alla Rivoluzione Francese, fino ai giorni nostri.

mercoledì 1 dicembre 2004

I crociati antifumo






Credo di essere un’intollerante nei confronti di tutti i fondamentalisti. Così anche i fondamentalisti della salute mi risultano profondamente antipatici, soprattutto i crociati antifumo.


In alcuni paesi, a cominciare al solito dagli Stati Uniti, i fumatori sono quasi dei reietti. Però non c’è la stessa riprovazione per chi si strafà di alcolici e cocaina.


Certo il fumo non fa bene, ma ci sono tante altre cose che danneggiano ugualmente la salute, a cominciare dall’inquinamento dell’aria e dei cibi che mangiamo. Ma certo ridurre l’inquinamento è più difficile e coinvolge troppi interessi. Così rendiamo il pianeta sempre più invivibile, ma pochi se ne preoccupano.


Ritornando al fumo, penso che come per qualsiasi altra cosa, se l’uso è moderato non sia poi quel pericolo che si dipinge.


Ovviamente gli eccessi sono sempre negativi, ma d’altra parte se una persona ha nei suoi geni l’autodistruttività non ci sarà nessuna proibizione gli impedirà di distruggersi prima del tempo.


Persino i cattolici ammettono il libero arbitrio!


Ritengo che l’energia da alcuni impiegata nella crociata antifumo sia degna di miglior causa.


A tutti sarà capitato di trovare da qualche parte il rompicoglioni che ti fa la predica sui rischi del fumo, come non bastassero gli avvisi menagramo sui pacchetti di sigarette (e ci volevano anche mettere le foto dei moribondi!).


Ad ogni modo per farsi un’idea di quanto l’argomento sia scottante basta andare su Macchianera che sta pubblicando a puntate un libello sul fumo intitolato Fumo negli occhi. Le crociate contro il tabacco e altri piaceri della vita, autore Filippo Facci, edito da Biblioteca di via Senato Edizioni e vedere quanti sono i commenti.


Poi c’è anche un sito che sostiene che fumare faccia bene.


martedì 30 novembre 2004

Lo sciopero e i valori “cristiano-liberali”

La manovra finanziaria del governo non risana certo i conti pubblici né rilancerà l’economia, del resto sia gli uni che l’altra vanno male da tempo. Quanto al famoso taglio delle tasse porterà qualche spicciolo in più nelle tasche degli italiani, sui 40 Euro mensili per i redditi medio-bassi, qualcosa di più per quelli più alti, però bisogna anche dire che siamo più o meno sui livelli degli aumenti contrattuali. Inoltre non mi sembra che altre finanziarie anche in passato, anche durante i governi di centro sinistra siano state migliori, però allora non si scioperava. Infine devo dire che sono stufa dei sindacati che sono sempre pronti a difendere i piccoli privilegi dei soliti lavativi e che alcune critiche all’apparato burocratico (di cui peraltro faccio parte), all’assistenzialismo, alle inefficienze della macchina statale mi sembrano tutto sommato giuste.


Fatte queste considerazioni mi è sembrato che non ci fossero molti motivi per aderire allo sciopero.


Poi però stamani mi è capitato di leggere sul Giornale (stamani sono usciti solo i quotidiani schierati con il governo) un articolo di Adornato di cui non ricordo il titolo, ma che mi ha fatto imbestialire.


L’articolo partendo dallo "sciopero politico" contro il governo arrivava a dire che la sinistra ormai propone solo vecchie idee superate dai tempi (e in parte è vero) mentre il nuovo che avanza è rappresentato da chi come Bush e Berlusconi porta avanti i valori cristiano-liberali (?). Allora che Dio ci salvi dai portatori di nuovi valori!


Vorrà dire che la prossima volta aderirò anche agli scioperi in cui non credo pur di non essere accomunata ai portatori dei valori “cristiano-liberali”, ovvero“Dio, patria e famiglia”.


Ho sempre ritenuto che Dio sia eventualmente un problema filosofico e che niente abbia a che vedere con la politica e tanto meno con le manovre finanziarie, se poi con Dio si intende la religione, è un dato di fatto che essa ha sempre avversato il progresso, quanto alla patria vorrei si che ci fosse un maggiore senso della nazione, una maggiore dignità nazionale, ma non ce l’hanno certo gli alleati di Bush, infine di famiglia in Italia ce n’è anche troppa.


sabato 27 novembre 2004

Il velo antimperialista e la sinistra - Leggere Lolita a Teheran

Durante i venti anni successivi alla “rivoluzione khomeinista” una  docente di letteratura inglese all'Università di Teheran, Azar Nafisi, si è trovata a cimentarsi “in un'impresa fra le più ardue, e cioè spiegare a ragazzi e ragazze esposti in misura sempre crescente alla catechesi islamica una delle più terribili incarnazioni dell'Occidente: la sua letteratura", come si legge nel risvolto di copertina del suo libro “Leggere Lolita a Teheran", uscito nel 2003. Ma nell'autunno del 1995 non ne può più, dà le dimissioni da ogni incarico accademico e, come lei stessa ci racconta nella prima pagina del suo libro,decide di “farsi un regalo e realizzare un sogno”.

Così chiede alle sette sue migliori studentesse di andare ogni giovedì mattina a casa sua per parlare di letteratura. Gli studenti maschi vengono esclusi, ma solo perché costituire un gruppo misto sarebbe stato troppo pericoloso.Il seminario si interrompe nel 1997 quando Azar decide di lasciare l'Iran e di trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti dove oggi insegna Letteratura inglese alla John Hopkins University.

Il libro è il racconto di un seminario semiclandestino in cui per due anni sette giovani donne e la loro insegnante si concedono il lusso“nello spazio magico del [suo] salotto" di togliersi veli e chador e, tra caffè e pasticcini, storie private e critica letteraria, discutendo di Nabokov, Fitzgerald, Jane Austen ed Henry James, mettono a confronto finzione e realtà, fiaba e storia, sogno e concretezza del quotidiano, ma è anche uno spaccato di storia dell'Iran raccontato da chi quella storia l'ha vissuta in prima persona. E in ciascuna delle quattro sezioni in cui è strutturato il libro ("Lolita", "Gatsby","James", "Austen") l'analisi e la discussione dei testi letterari viene utilizzata da Azar Nafisi anche per decifrare e comprendere la dura realtà di un paese che dal sogno della caduta del regime dei Pahlavi si ritrova intrappolato nell'integralismo fondamentalista.

La realtà

Ed è una realtà da incubo, angosciante, soffocante, claustrofobica.

Tutto è proibito: andare a una festa, mangiare un gelato al bar, tenersi per mano, stringere una mano, innamorarsi, mettere il rossetto, ridere in pubblico. Tutti sono colpevoli, i processi sono all’ordine del giorno, le strade sono teatro di violenze tremende, uccisioni di massa, stupri, mentre tanti ragazzi venivano mandati a morire sul fronte iracheno, a piedi nudi, ma con la chiave del paradiso al collo.

Alle donne poi, costrette in vesti nere fino alle caviglie e veli neri, viene confiscata l'esistenza. Le strade sono pattugliate da squadre di miliziani armati che controllano il colore dei cappotti, la pesantezza del velo, la forma delle scarpe, la misura degli anelli.

Parallelismi tra dittature

Il libro è anche l’occasione per fare dei parallelismi con altre realtà, quelle del nazismo e del comunismo. Nella Repubblica islamica dell'Iran, come nella Germania nazista e nella Russia staliniana, tutti sono, per principio, colpevoli. In più nella teocrazia iraniana c’é l’aspetto farsesco di cui è emblematico l’argomento dell’amore con i polli trattato da Khomeini nei suoi “Principii di politica, filosofia, società e religione”. Infatti poiché tra i rimedi consigliati per placare il desiderio maschile c’è il sesso con gli animali, ci si potrebbe chiedere se un uomo che ha fatto sesso con un pollo lo possa poi mangiare. Ma la risposta è pronta: no, né lui né i parenti più stretti possono mangiare la carne di quel pollo. Semmai possono farlo i vicini, sempre che vivano ad almeno due porte di distanza!

Come è potuto accadere. Le responsabilità

Infine non mancano le riflessioni su come tutto ciò sia potuto succedere, su quali le responsabilità di tutti, e in particolare di quelle formazioni laiche e di sinistra che pur di combattere l’imperialismo americano non videro o non vollero vedere.

Gli integralisti religiosi e della sinistra furono infatti uniti contro chiunque fosse sospetto di simpatie liberali e filo-occidentali. Non che i motivi non ci fossero. Le ingerenze americane negli affari interni iraniani e il coinvolgimento degli Usa nel colpo di Stato contro il governo nazionalista di Mohamed Mossadeq nel 1953 avevano lasciato una forte impronta nelle menti. E certamente lo Sha non era tenero con gli oppositori che metteva in galera, ma almeno aveva cercato di modernizzare il paese. Con Khomeini si torna invece al medioevo, ma la sinistra, inizialmente anche in Occidente, non se ne accorge, e sostiene la rivoluzione iraniana contro il totalitarismo dello Sha, appoggiato dagli americani.

Ed ecco in proposito alcune citazioni significative dal libro:

Pag.120

In una tiepida mattina di ottobre, mi ritrovai a farmi strada tra la folla che si era radunata di fronte all’università, intorno ad una professoressa di sinistra del dipartimento di Storia……………… Diceva che per il bene dell’indipendenza dell’Iran era disposta a portare il velo. Lo avrebbe fatto per combattere gli imperialisti americani, per dimostrare loro… per dimostrare loro che cosa?

Pag.132

La maggior parte dei gruppi rivoluzionari era d’accordo con il governo sulla questione delle libertà individuali, che con una certa supponenza venivano definite “borghesi” e “decadenti”

Pag 137

Mathab e i suoi amici (la cui organizzazione marxista si era implicitamente schierata con il governo) sostenevano che il bersaglio grosso, quello da colpire per primo….erano gli imperialisti ed i loro lacchè. Le lotte per i diritti femminili erano roba da borghesi individualisti, e facevano solo il loro gioco.

sabato 20 novembre 2004

Il nuovo inquilino della Farnesina

L’uomo che neanche quindici anni fa, al congresso di Rimini, contendeva a Pino Rauti la guida del Mmovimento Sociale, quello che festeggiava l’anniversario della marcia su Roma fra labari e braccia tese, dopo lo sdoganamento del 1993 ad opera di Berlusconi (il quale ebbe a dichiarare che tra Rutelli e Fini avrebbe scelto quest’ultimo, dato che “condivide tutti i valori in cui credo”), nonostante le sue origini mai ufficialmente rinnegate, ha iniziato una marcia neanche tanto lunga che lo ha appena portato alla Farnesina. Ottima scelta che migliora l’immagine dell’Italia nel mondo!

venerdì 19 novembre 2004

Gli eredi dell'Impero Romano


“I romani conquistarono il mondo con la serietà, la disciplina, l’organizzazione, la continuità delle idee e del metodo; con la convinzione di essere razza superiore nata per comandare; con l’impiego meditato, calcolato della più spietata crudeltà, della fredda perfidia, della propaganda più ipocrita; con risolutezza incrollabile nel sacrificare tutto al prestigio, senza essere sensibili né al pericolo, né alla pietà, né ad alcun rispetto umano; con l’arte di alterare nel terrore l’anima stessa dei loro avversari, o di addormentarli con la speranza, prima di asservirli con le armi; infine con una manipolazione così abile della menzogna più grossolana da ingannare persino la posterità. Chi non riconosce questi tratti?”



Sono parole di Simone Weil, scritte nel 1940, e il riferimento è alla Germania di Hitler. Ma, pur con tutte le differenze e i distinguo di cui non è possibile trattare in un “post”, non è l’impero romano il modello di tutti gli imperialismi che si sono succeduti nella storia dell’Occidente? E oggi quale paese può riconoscersi in questi tratti?


mercoledì 17 novembre 2004

Stato e Chiesa


“Sulle questioni religiose il governo è precisamente e semplicemente incompetente… il principio nostro è questo, che lo Stato e la Chiesa sono due parallele che non si debbono incontrare mai. Guai alla Chiesa il giorno che volesse invadere i poteri dello Stato!” Giolitti, maggio 1906, quando i liberali erano autentici.



Da un articolo di Mario Pirani sulla Repubblica di ieri dal titolo “Stato, Chiesa e la lezione di Giolitti”.








Barbarie

Un altro ostaggio è stato assassinato in Iraq .


Margaret Hassan, l'operatrice umanitaria britannico-irachena rapita a Bagdad il 19 ottobre scorso, è stata uccisa dai suoi sequestratori, nonostante che vivesse in Iraq da circa trent'anni impegnandosi a favore del popolo iracheno. E ancora una volta l'esecuzione è stata filmata. La tv panaraba Al Jazeera ha fatto sapere di essere in possesso delle immagini e ha annunciato che non le manderà in onda.

La campagna del terrore lanciata dagli estremisti iracheni, fatta di sequestri ed esecuzioni, ha già fatto decine di vittime tra gli stranieri: oltre 120 sono stati rapiti e più di 35 sono stati uccisi.



A Falluja un reporter della tv Nbc ha assistito all'uccisione di un iracheno ferito e disarmato, abbandonato in una moschea per 24 ore. L’episodio è stato filmato.

Fin dove arriverà la barbarie?

Il primo di questi episodi è stato commesso da un gruppo di terroristi.

Ma come si chiama chi spara sui nemici feriti e disarmati?

Si può dire che il secondo episodio è stato commesso da un singolo individuo che ora sarebbe sotto inchiesta, che durante le guerre episodi di questo tipo accadono sempre, perché c’è sempre chi si lascia condurre da istinti primordiali. Certo, ma ad ogni modo un esercito di occupazione si comporterà sempre come tale e sarà vissuto come tale, ciò che non giustifica comunque il terrorismo che fa vittime tra i civili, di qualsiasi nazione e idea politica siano e qualunque attività svolgano.



ARAFAT


Avrei dovuto parlare di Arafat, ma in questi giorni non ho avuto né tempo né voglia di scrivere. Inoltre non ho mai avuto grande simpatia per il personaggio. Credo comunque che non si possa non riconoscere che ha lottato per ridare ai palestinesi la legittimità di una nazione. E oggi la comunità internazionale riconosce l’esistenza del popolo palestinese e il suo diritto legittimo ad uno stato, anche se poi la realtà è quella che è e per il momento qualsiasi soluzione sembra ben lontana.



mercoledì 10 novembre 2004

Religione e ignoranza. L’origine del mondo nell’America di Bush.Epigoni nel resto del mondo.


Sin dai tempi più antichi l’uomo ha formulato teorie più o meno fantastiche sull’origine dell’universo. Tutti i popoli hanno avuto le loro teogonie e cosmogonie con singolari analogie tra culture molto lontane tra di loro, e si sono tramandati leggende molto simili, basti pensare al diluvio universale, tanto da far pensare al ricordo di avvenimenti reali che avrebbero coinvolto gran parte del mondo emerso o a percorsi migratori di cui si è persa la memoria fino a formulare l’ipotesi di una antichissima civiltà primigenia che alcuni, rifacendosi al mito platonico, chiamano Atlantide, la quale avrebbe dato origine a tutte le altre.

Diversi studiosi hanno analizzato queste leggende e ne hanno scritto, basti pensare al Ramo d’oro di Frazer e al  Mulino di Amleto di Giorgio de Santillana ed Herta von Dechend per citare due pietre miliari che hanno trattato la materia da punti di vista assai diversi.

Una di queste leggende si trova nella Genesi, il primo libro della Bibbia, ove si parla della creazione del mondo, creazione che ingloba miti più antichi che si rifanno ai Sumeri, in particolare l’epopea di Gilgamesh.

Ciò che è sconvolgente è che ancora oggi, nel XXI° secolo,  in America ci siano milioni di persone che pensano che il racconto biblico sia la pura verità. Qual è la differenza con gli islamici radicali che pensano la stessa cosa del Corano? Per livello culturale e concezione della vita gli uni sono l’immagine speculare degli altri. Lo stesso odio per la cultura e per la scienza. Bush è l’alter ego di Bin Laden.

Secondo un sondaggio della Gallup un terzo degli americani crede che la Bibbia sia la parola effettiva di Dio e che si debba prenderla alla lettera parola per parola. Pertanto credono veramente che il mondo sia stato creato da Dio in sei giorni (e perché non in un secondo, o in un miliardesimo di secondo, visto che Dio è onnipotente) e che da allora siano trascorsi circa 6000 anni, sulla base del ragionamento fatto dell’arcivescovo d'Irlanda James Ussher il quale verso la metà del 1600 calcolò l'età della Terra basandosi appunto sulle informazioni contenute nel libro della Genesi e stabilì la data della creazione nel 22 ottobre del 4004 a.C.

Era ridicolo anche allora se si pensa che già Leonardo Da Vinci, calcolando la velocità di sedimentazione nel fiume Po, era giunto alla conclusione che erano stati necessari almeno 200.000 anni per la formazione di alcuni depositi di rocce sedimentarie  e Galileo, oltre ad essere colpevole dell'eresia di pensare che la Terra non è il centro dell'Universo, molto prima di Darwin, aveva studiato i fossili e affermato che si trattava di resti di organismi e non di scherzi della natura.

Ma nelle scuole americane si chiede l’insegnamento della Bibbia come spiegazione dell’universo che dovrà affiancarsi alle teorie di Darwin in quanto l’evoluzionismo sarebbe solo una teoria, non una verità assoluta. Può sembrare impossibile, ma è così.  Certo anche alcuni scienziati hanno ammesso che l’evoluzionismo presenta delle lacune, ma è sempre la teoria più razionale sull’origine della specie che sia stata formulata fino ad oggi. Che poi la vita non si sia formata qui, ma la materia organica sia stata portata dalle comete (panspermia) non toglie niente alla teoria dell’evoluzione, almeno che non si voglia accettare il coinvolgimento degli extraterrestri (gli dei?) che avrebbero fatto  esperimenti genetici sui nostri progenitori scimmieschi, improbabile, al momento indimostrabile, ma non impossibile e comunque fantasioso almeno quanto la leggenda della genesi. Del resto se l’umanità riuscirà a non distruggersi è probabile che riesca ad espandersi nello spazio e magari a “terraformare” altri pianeti (se ne è già parlato per Marte) e chissà anche a fare esperimenti genetici sulle eventuali specie viventi autoctone, non mi sembra carino, ma è stato ipotizzato, e quindi perché altri non potrebbero averlo già fatto, e infine si potrebbe prendere in considerazione anche la teoria di cui si è parlato parecchio dopo l’uscita della trilogia di Matrix, quella secondo la quale vivremmo in un software realizzato da una evolutissima specie in un altro universo. Perché no, ho letto che in teoria anche un universo si potrebbe fabbricare. Quanti giorni ci potrebbe impiegare un’evolutissima specie a realizzare un software del genere? Ne potrebbero bastare sei?

Assurdità, fantasie, si probabilmente, ma non più del creazionismo della Bibbia.

Ad ogni modo quello che mi preoccupa è che ancora oggi possa allignare tanta ignoranza. Non si tratterà di invidia nei confronti di una certa aristocrazia culturale?

E gli epigoni di casa nostra, le streghe cattoliche? La pensano così anche loro? Forse non siamo a questo punto, ma non dobbiamo dimenticare che c’è stato il tentativo della Moratti sul creazionismo, subito ridicolizzato e prontamente rientrato sotto una pioggia di critiche. Chissà come la pensa Buttiglione. Non ci sarebbe da meravigliarsi più di tanto se fosse un creazionista, quel che è certo è che potrebbe fare il consulente di qualche tribunale islamico, perché su donne e libertà sessuale la pensa esattamente come i musulmani.

Un'altra cosa che mi preoccupa è che i democratici americani e anche la sinistra nostrana (vedi Bertinotti) cominciano a domandarsi se non sia il caso di rincorrere il pensiero religioso.

Ma è davvero saggio assecondare questa ignoranza? Credo invece si debba stare all’erta e combattere per la difesa della ragione e della tolleranza contro chi vuole fare tornare indietro il mondo di secoli.

E ora vado a vedere le "streghe cattoliche" a Porta a Porta.



martedì 9 novembre 2004

Paura e fondamentalismi - The Village: un film sulla paura

Mi domando se dobbiamo ridere o se sia il caso di allarmarsi di fronte ai deliri dei “teocon”, ossia i nuovi teologi del conservatorismo cristiano, come li definisce Mario Ajello sul Messaggero di domenica 7 novembre in un divertente articolo dal titolo “La crociata delle streghe cattoliche, sull’onda Bush”.
“Streghe cattoliche”, infatti si autodefiniscono, con compiacimento, Rocco Buttiglione e Giuliano Ferrara, in uno strapieno teatro milanese, in cui si parla di difesa culturale dei valori cristiani contro il totalitarismo laicista.
Intanto a Roma all’ex cinema Capranica, altre “streghe cattoliche” innamorate di Gesù Cristo in quanto “primo rivoluzionario del mondo” scaricano addosso alla sinistra le accuse di peccati molto gravi (e da Milano Ferrara rilancia” Ah, quanto è bella la parola peccato”), tra cui il Nichilismo, che in America è stato sconfitto ma che qui crede di vivere finché una rivoluzione culturale (anzi “chiamiamola guerra” dice sempre Ferrara) non arriverà a liquidarlo.
La vittoria di Bush li ha gasati e vorrebbero ripeterne l’exploit, con le elezioni politiche del 2006 e forse anche prima, con il referendum sulla legge per la procreazione assistita, se si farà. Ma conviene a Berlusconi, che pure si ritiene ispirato da Dio, come Bush, lanciarsi in un crociata di moralizzazione? Il sospetto è che non siano esattamente le reti Mediaset, né la tv in generale, il luogo adatto per difendere la morale, tanto meno per scatenare quella “guerra culturale giudaico cristiana” di cui si è parlato nel convegno milanese con Ferrara e Buttiglione e che comunque l’Italia non sia, per fortuna, l’America profonda.
Ma il ministro-filosofo spera che anche l’Europa segua l’ America, e “dopo la secolarizzazione si apra ad una fase di ri-evangelizzazione, di ritorno ai valori cristiani” e si lancia all’attacco del regista della ”Mala educacion” (argomento del film: i preti pedofili che sono una nota invenzione di mentecatti depravati anticristiani) Pedro Almodovar, di cui dice che “ è un bimbo che odia la madre Chiesa”, mentre il polemista laico, che si definisce ateo devoto, afferma che “la persona è creatura” , cita Ratzinger, incita alla guerra culturale.
Ma cosa sta succedendo nel mondo? Chi avrebbe mai pensato di rivedere fanatici integralisti e guerre di religione nel XXI° secolo?
Il fondamentalismo islamico ha dichiarato guerra all’Occidente e l’Occidente, nella sua accezione più deleteria, quella dei neoconservatori Bushisti, e loro epigoni, risponde con il fondamentalismo cristiano. Ma entrambi i fondamentalismi sostengono gli stessi arcaici principi e sono portatori dello stesso odio per chi la pensa diversamente. Così il fondamentalismo cristiano prende a pretesto la guerra all’islam radicale per allargarla a tutti coloro che non si riconoscono nel cristianesimo e parla di autodifesa culturale, anzi di guerra, anche nei confronti di laici, atei, agnostici, pagani, panteisti, e comunque, comunisti.
Ma se posso capire che certe cose le dica Buttiglione, quando sento i cosiddetti liberali, che in realtà sono solo liberisti, incitare alla guerra di religione, non ho parole.
Ferrara, che è stato tra i pochi a dare rilievo all'assassinio del regista Theo Van Gogh ucciso da un integralista islamico e che al convegno ha chiesto un minuto di silenzio per ricordarlo, forse crede di combattere l’islam fanatizzato diventando fanatico cattolico?
C’è qualcosa di razionale in questo ragionamento?
Avrei creduto che nel XXI° secolo avrebbe prevalso la razionalità, si sarebbero oltrepassate nuove frontiere, nella scienza, nella conquista dello spazio. Invece c’è da temere un arresto della ricerca scientifica in nome di arcaici valori.
Viene in mente un film che stanno proiettando in questi giorni nelle sale italiane, "The Village" del regista indiano M.Night Shyamalan.
Un piccolo villaggio della Pennsylvania vive isolato dal mondo, circondato da un bosco popolato da misteriose creature innominabili. La vita nel villaggio scorre tranquilla, purché si rispetti "il divieto". Nessuno deve avventurarsi nel bosco, nessuno deve portare il colore delle creature (guarda caso il rosso), nessuno deve provocarle e meglio sarebbe se nessuno ne parlasse.
In realtà le creature innominabili sono un'invenzione degli anziani del villaggio che hanno scelto di vivere lontano dalla città per difendersi dalla violenza e preservare l'innocenza. Ma anche se alla base di questa scelta ci sono le migliori intenzioni difensive, essa diventa laccio soffocante, costrizione psicologica, condizionamento repressivo.
La pubblicità lo presenta come un film dell'orrore, in realtà è una riflessione sugli incubi del presente. E’ un film sulla paura: la paura che assedia l'America dopo gli attentati alle Twin Towers; la paura che ne ha fatto un Paese protetto fino all'autoreclusione; la paura che i governanti usano come strumento di potere e di controllo sulla vita degli altri; e più in generale la paura dell’ignoto, del diverso, la xenofobia e altri mostri che purtroppo cominciano ad allignare anche fuori dall’America profonda.
E non c’è nemmeno il lieto fine, perché se ad un certo punto sembra che il film vada nella direzione del superamento della paura attraverso l'amore, e della liberazione dalla superstizione e dalle menzogne degli anziani, poi tutto resta come prima, e non ho capito bene se il regista abbia voluto dire che ormai non c'è più speranza, che la paura ha vinto, o se addirittura abbia voluto in qualche modo giustificare la difesa della cosiddetta innocenza.

venerdì 5 novembre 2004

Ucciso dall’islam radicale il regista Theo Van Gogh

Il regista ed editorialista olandese, Theo van Gogh, nipote del grande pittore, noto per aver girato un film sulla violenza contro le donne nella società islamica (Submission), è stato assassinato per strada ad Amsterdam il 2 novembre scorso. La notizia è passata quasi inosservata, forse perché l’attenzione di tutto il mondo era rivolta alle elezioni americane. Il sospetto assassino, che è stato arrestato da un poliziotto che si trovava nelle vicinanze, ha 26 anni ed è di origine marocchina, pur possedendo anche la cittadinanza olandese. Sarebbe legato a un gruppo di integralisti islamici ultra-radicali, come ha dichiarato il ministro dell'Interno dei Paesi Bassi, Johan Remkes.
Van Gogh, noto per le sue posizioni contro il fodamentalismo islamico, aveva ricevuto minacce di morte da estremisti islamici dopo che la tv aveva trasmesso il suo film, “Submission”, sul Corano e sulla violenza contro le donne nella società islamica, ove raccontava gli abusi sessuali e i maltrattamenti inflitti a una donna musulmana dal marito.
A mio parere anche se c’erano in corso le elezioni americane l’episodio avrebbe dovuto avere maggior risalto, perché è veramente grave se addirittura nel centro di una grande città europea un intellettuale può essere ucciso per aver denunciato gli orrori del fondamentalismo islamico.
Sono ormai passati 15 anni, era il 1989, da quando lo scrittore anglo-indiano Salman Rushdie fu condannato a morte da Khomeini e dal regime degli ayatollah a seguito della pubblicazione del libro "Versetti satanici", ritenuto "blasfemo" (anche se lo scrittore non fa altro che trasformare la rivelazione coranica in un racconto). A causa di queste minacce il traduttore giapponese del libro è stato assassinato e Rushdie è stato costretto a vivere in clandestinità per anni nel timore che la sentenza fosse eseguita dai vari "fedeli" islamici sguinzagliati allo scopo. Il suo divenne un caso internazionale, emblematico dell'intolleranza religiosa della fine del millennio.
L’altro giorno ho ricordato l’ex atleta algerina, Hassiba Boulmerka, che fu condannata a morte dal Gruppo islamico armato ( responsabile di un’autentica guerra, più che decennale, contro il regime di Algeri, nel corso della quale sono morte circa 150mila persone) per aver gareggiato in pantaloncini corti.
Ma di episodi di questo genere, più o meno gravi, ce ne sono stati ormai troppi, oltre il limite del tollerabile.
L’integralismo islamico non colpisce solo in Iraq, o in un qualsiasi altro paese islamico, ma arriva fin dentro le nostre democrazie, e non agisce solo con il terrorismo indiscriminato, ma approfitta anche delle libertà dei nostri sistemi per predicare l’odio, come è avvenuto e avviene nelle molte moschee sorte negli ultimi anni nelle nostre città, fino ad arrivare ad emette sentenze contro chi osa denunciarne i mali.
L’Islam radicale è questo e noi dobbiamo difenderci, che poi ci sia anche un Islam moderato, che condanna questi episodi, con il quale è possibile dialogare, può essere e ben venga. Certo non si può cadere nell’errore di fare di ogni erba un fascio e di innescare la miccia del razzismo, però non dobbiamo passare sopra a nessun episodio di intolleranza, anche quando si esprime solo verbalmente. Chi viene qui per lavorare ha diritto di mantenere le proprie usanze, se non contrastano con il nostro ordinamento giuridico, e di professare la propria religione, se non contrasta con il nostro ordinamento giuridico, però non possiamo permettere che si riporti nelle nostre società l’odio contro il libero pensiero. L’Inquisizione l’abbiamo avuta anche noi e sappiamo di quali orrori si sia macchiata, ora non dobbiamo permettere che qualche altra inquisizione si installi nuovamente a casa nostra. Non serve a questo proposito la guerra di Bush, che anzi ha fornito qualche alibi al terrorismo mascherandolo da resistenza all’occupazione, ma certamente dobbiamo tutti essere consapevoli che siamo circondati da un grave pericolo e che è necessario non abbassare mai la guardia, e quindi condannare sempre qualsiasi episodio di intolleranza, anche il più lieve, immediatamente e con la più larga risonanza, e procedere all’espulsione delle persone sospette prima che possano agire.

La vittoria di Bush e l'Europa


Ha vinto l’America profonda, bigotta, guerrafondaia,culturalmente sottosviluppata, quella che si può riassumere nelle tre parole, Dio, Patria, Famiglia, quell’America che non piace all’opinione pubblica europea, non necessariamente di sinistra, ma laica e progressista, che solo per ciò viene definita “visceralmente antiamericana e comunista” dai Ferrara e compagnia.
La vittoria di Bush è stata completa, perché oltre ai voti dei grandi elettori, ha vinto anche a livello popolare ottenendo 3 milioni e mezzo di voti popolari in più rispetto allo sfidante, e sia alla Camera che al Senato i repubblicani hanno fatto il pieno.
Le elezioni si sono trasformate in un plebiscito a favore di Bush che l’altra volta aveva ottenuto meno voti popolari dell’avversario e che non era stato nemmeno eletto, ma nominato dalla Corte Suprema. Probabilmente senza il terrorismo e la guerra non sarebbe mai stato rieletto, ma il paese è in guerra e gli americani che sono visceralmente nazionalisti votano il loro comandante in capo, quello che rappresenta meglio il loro spirito nazionalista, votano per la sicurezza e per chi pensano che meglio gliela garantisca. Poi c’entrano anche altri fattori. Il fondamentalismo religioso che a noi europei fa sorridere (non che non abbiamo i nostri “talebani”, ma per fortuna sono pochi e quindi in rapida via di estinzione), ma che per gli americani meno colti è ancora importante, e per ciò il loro gradimento va ad un presidente che sbandiera il suo credo, che si dichiara ispirato da Dio, che ha una visione manichea della politica con la lotta tra il Bene e il Male, che sbandiera i valori del familismo più retrogrado. Poi nonostante la personale ricchezza, che non è minore di quella di Kerry, Bush, proprio per la sua scarsa cultura, appare più “uomo qualunque” e pertanto raccoglie più facilmente anche il voto delle classi meno agiate.
Certo anche se Bush ha stravinto non si può dimenticare che comunque un 48% degli elettori gli ha votato contro, che gli Stati del Nord-Est e della Costa Occidentale hanno opinioni ben diverse e che gli Stati Uniti dopo queste elezioni appaiono molto disuniti.
Quanto al resto del mondo è certo che la vittoria del fondamentalismo guerrafondaio rappresenta un rischio per il futuro. Tuttavia per l’Europa ci potrebbero essere anche dei risvolti positivi. Infatti anche se buona parte dei governi europei, in primo luogo Francia, Germania e Spagna, e la maggioranza dell’opinione pubblica europea ha tifato Kerry, non tanto perché piacesse il personaggio in sé, quanto perché rappresentava quella parte di america colta, progressista e sicuramente più vicina all' animo europeo, credo che abbiano ragione coloro che dicono che una vittoria di Kerry non avrebbe cambiato molto in politica estera, ma che anzi Kerry avrebbe cercato di coinvolgere l’Europa in un maggior impegno nel pantano iracheno. Non so se Francia e Germania avrebbero aderito, forse no, tuttavia bisogna ricordare che durante la presidenza Clinton, i governi dei paesi europei aderenti alla Nato hanno partecipato più o meno entusiasticamente all’avventura in Kossovo (e peraltro mi domando se ci sia convenuto andare a rafforzare l’Islam sulle porte di casa nostra), anche il nostro governo allora di centro-sinistra. Eppure anche allora non ci fu mandato Onu, ma la sola copertura della Nato che mi risultava fosse un’alleanza difensiva e quindi non contemplasse aggressioni ad un paese che non ci stava minacciando, alleanza che peraltro avrebbe esaurito il suo compito con la fine della guerra fredda, anche se trova ancora dei difensori, come D’Alema , e me ne sono meravigliata, ma non più di tanto (e del resto il personaggio non mi è mai riuscito simpatico) che l’altra sera in televisione si è espresso in favore di questo anacronistico strumento subito dopo un servizio sulla base atomica della Maddalena che comincerebbe ad innervosire i Sardi, non per motivazioni ideologiche, ma per sacrosanti interessi economici e magari anche per motivi di sanità e sicurezza.
Penso inoltre che altri quattro anni di Bush potrebbero spingere l’Europa a rendersi conto di non avere più molto in comune con gli Stati Uniti, sia dal punto di vista dell’economia che della sicurezza, a rendersi conto che anzi deve competere con gli Stati Uniti economicamente, politicamente e militarmente, che deve cominciare a camminare da sola per costruire il sogno europeo, che non deve essere un ricalco sbiadito di quello americano.  Purtroppo l’Europa è ancora molto divisa al suo interno, l’Unione va costruita e non si realizza con la semplice firma di una costituzione che entrerà in vigore tra diversi anni. Sarebbe tuttavia importante che queste idee si diffondessero a livello di opinione pubblica europea, che si sviluppasse un movimento che costringesse i governi ad andare nella direzione di queste idee.

L'immagine riportata è la riproduzione della prima pagina di uno dei maggiori quotidiani inglesi, l'Independent, che non maschera il disappunto per la rielezione di Gorge W. Bush. A commento di un mosaico di foto, che stigmatizzano tra l'altro alcuni dei peggiori avvenimenti del passato mandato di Bush, c'è la scritta: "Altri quattro anni"

mercoledì 3 novembre 2004

1) Bush o Kerry 2) Credenti e intolleranti

Bush o Kerry

Si elegge l’imperatore del mondo e il mondo è in fibrillazione, come non era mai avvenuto in passato.
Da noi hanno cominciato già in prima serata i telegiornali. Poi c’è stato “Ballarò”. Ora si continua con “Porta a Porta”  che coprirà tutta la notte fino alle 6,30 quando ci sarà il primo telegiornale. Non che abbia intenzione di sorbirmelo tutto.
Ad ogni modo, le elezioni appaiono, anche per l'alta affluenza alle urne, un referendum pro o contro Bush, una sua bocciatura comporterebbe pertanto un ripensamento della guerra (anche se nessuno si può aspettare un immediato ritiro dall'Iraq)  e della politica interventista degli USA e un diverso rapporto con l'Europa. Al contrario una sua riconferma rappresenterebbe un pericolo per il mondo.
Per chi volesse una spiegazione su come funzionano le elezioni presidenziali americane (in italiano) può andare sul blog di Alessio o sul sito dell’Ambasciata USA di Roma che ha preparato uno speciale “elezioni 2004” . Un altro speciale su ReporterAssociati
L'ultima notizia è che  una società di sondaggi sta già dando Kerry vincente e di larga misura, anche se i timori ingenerati dalle elezioni del 2000, fanno si che tutti siano prudenti.

Credenti e intolleranti

Ieri a Porta a Porta si è parlato di religione. C’erano noti personaggi di fedi diverse, la solita donna italiana convertita con il burka,  e l’ing. Roberto Vacca, scrittore, divulgatore scientifico e fortunatamente ateo. Ad un certo punto la Sig.ra Koll, l’attrice, si è rivolta a Vacca dicendogli ”capisco perché lei non crede, deve avere una tale macedonia in testa!” Ecco questi credenti li trovo tutti arroganti. Molte persone ad un certo punto della vita hanno una qualche crisi e così riscoprono la religione. Dopodiché diventano assolutamente intolleranti. Avranno trovato la fede, ma non sanno cos’è l’umiltà. Ad ogni modo quello più intollerante e arrogante come al solito è stato l’imam di cui non ricordo il nome, ma un imam non si nega a nessun talk show,tanto meno se si parla di religione, il quale nel tentativo di spiegare l’assurdità per la quale un uomo islamico possa sposare una donna non islamica, mentre una donna islamica non possa fare altrettanto con un uomo non islamico, ha detto che ciò dipende dal fatto che un islamico comprende in sé anche le altre religioni, l’ebraica e la cristiana, non così il non islamico. E allora?  Siamo alle solite, a parte l’idiozia che l’islam inglobi in sé le altre religioni monoteiste, non si riesce a capire perché ciò valga per l’uomo e non per la donna, almeno che non si voglia sostenere che   quest’ultima ha un intelletto inferiore. Ma come si fa a far parlare questa gente? Forse sono intollerante anch’io. Però leggevo proprio oggi sul Corriere della Sera un articolo su un’ex atleta algerina, Hassiba Boulmerka, che vinse tre medaglie d’oro correndo i 500 metri, a Tokio nel 1991, alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992 e ai mondiali di Goteborg nel 1995, e che dopo Tokio fu condannata a morte dal Gruppo islamico armato ( responsabile di un’autentica guerra, più che decennale, contro il regime di Algeri, nel corso della quale sono morte circa 150mila persone) la quale, benché faccia una netta distinzione tra Islam e terrorismo definendo anzi l’islam una religione di pace, già dieci anni fa diceva “il vero problema è che l’integralismo si allargherà nei paesi europei sfruttando le libertà dei sistemi democratici”. Sicuramente è stata profetica.

domenica 31 ottobre 2004

29 OTTOBRE 2004 - firma della Costituzione Europea

Venerdì 29 ottobre 2004 a Roma, in Campidoglio, nella sala degli Orazi e Curiazi, quella dove nel 1957 nacque la prima Europa a sei Paesi, i capi di stato e di governo dei venticinque paesi dell’Unione Europea hanno firmato la Costituzione Europea, l’atto di nascita di un’unione politica, una carta in 448 articoli che è qualcosa di più di una costituzione, un grande trattato internazionale adottato dai 25 paesi per regolare ogni singolo aspetto della vita dell’Europa del futuro.


La Costituzione ,che entrerà in vigore a partire dal 2009, sostituendo tutti i precedenti trattati deve essere ratificata da tutti gli Stati Ue, ma nelle ultime settimane in alcuni Paesi è apparso concreto il rischio che dei referendum popolari boccino il nuovo trattato costituzionale, in particolare in Gran Bretagna, in Danimarca e in Polonia. L’Italia dovrebbe provvedere alla ratifica quanto prima, perché la Costituzione italiana non prevede il referendum per la ratifica di trattati internazionali, ma i ministri del Carroccio, fedeli al comandamento impartito da Umberto Bossi a Gemonio, promettono di votare contro, se gli alleati della Cdl non prenderanno in considerazione l’ipotesi di indire un referendum confermativo sul Trattato.

La cerimonia
La cerimonia, la cui regia è stata affidata a Zeffirelli, ha preso il via con le note dell'Inno alla Gioia di Beethoven, ascoltato in piedi da tutti gli ospiti.
Le inquadrature di Berlusconi sarebbero state 47, ma, del resto, era il padrone di casa.
“Constitutio Europae subscritta est praesidentibus batavis Romae 29-10-2004". E' questa la frase in latino incisa su una penna a sfera, in platino e legno scuro, scelta personalmente dal presidente del Consiglio europeo, il primo ministro Jan Peter Balkenende, come dono, per ciascun firmatario presente alla cerimonia.

Non è piovuto, nonostante le pessime previsioni metereologiche, e qualcuno lo ha considerato di buon auspicio.

Raffrontando la foto di gruppo del 2004 con quella in bianco e nero del 1957 ci si accorge che non c’era una donna, allora, adesso sono quattro. Ma quarantasette anni dopo non è un gran passo avanti.


Le proteste

Nella giornata ci sono stati anche alcuni tentativi di protesta.Con uno striscione con su scritto "L'Europa è cristiana... o non è!". gli aderenti ai movimenti Gioventù, Europa Cristiana e Papa Boys sono scesi in piazza delle Repubblica per "chiedere le radici cristiane nella Costituzione Europea".
Con un piccolo cartello, tre giovani londinesi si sono diretti verso Piazza Venezia, ma sono stati bloccati in via del Corso dalle forze dell'ordine. Volevano manifestare il loro dissenso alla caccia alla volpe che si svolge in Inghilterra.
Il movimento no global invece, abbandonata la tradizione di contestare i vertici durante il loro svolgimento, ha rinviato al 30 ottobre la propria manifestazione per dissentire da una costituzione “troppo liberista e poco pacifista”.

Le opinioni
Afferma Sergio Romano sul Corriere della Sera “Si apre una nuova fase durante la quale ascolteremo molti argomenti per e contro l’unione. Mi auguro che nessuno, nel calore della discussione, dimentichi la lezione di questi ultimi anni, dopo l’inizio della presidenza Bush e la guerra irachena: divisi non contiamo quasi niente, uniti possiamo contare molto.”
Invece sempre sul Corriere della Sera Marc Fumaroli, accademico di Francia, dichiarandosi molto favorevole al trattato, si preoccupa del “dislivello tra la grande riuscita dell’Europa sul piano economico, monetario e adesso del diritto costituzionale, e quella specie di esitazione che l’Europa sembra provare nei confronti di se stessa e della sua identità politica e morale” e individua un pericolo nella caduta di quell’umanesimo europeo fatto di una certa educazione letteraria, del sapere chi sono Dante e Goethe, del conoscere le arti, un umanesimo che non si osa più diffondere a scuola, perché la scuola di massa non è riuscita a dare un insegnamento di qualità al più gran numero possibile di cittadini.

Sintesi della Costituzione Europea



sabato 30 ottobre 2004

Il potere della comunicazione



 Il potere della comunicazione 


Se avesse potuto comunicare così che mondo sarebbe oggi?



 Se non potesse comunicare così che mondo sarebbe ?

mercoledì 27 ottobre 2004

Elezioni americane - paraurti elettorali - Seguito del precedente post

Questa mi era sfuggita:















Anche Dio qualche volta sbaglia!

ELEZIONI AMERICANE - PARAURTI ELETTORALI

Lasciamo perdere le suppletive italiane che significano poco. 7 collegi su 7 aggiudicati all'Ulivo, ma ha votato il 40,2 % degli aventi diritto. Molti non sapevano neanche che c'erano queste suppletive. Significa solo che l'elettorato di sinistra non ha voluto perdere l'occasione di votare contro Berlusconi, quello di destra se n'è fregato.
Divertiamoci invece con le elezioni americane.
Gli americani appiccicano sul paraurti delle etichette adesive (sticker) per far sapere a tutti il proprio orientamento alle elezioni del 2 novembre, per convincere gli indecisi, per mettere in ridicolo il candidato che non voteranno.
Si va dal semplice Stop Bush al Bushit (Bush merda) al Kerry sucks (To suck in slang americano significa essere disgustoso, repellente, di pessima qualità, ma poiché il suo significato letterale è succhiare fa venere in mente anche un' espressione italiana non proprio elegante) a quello in cui si gioca sull'assonanza tra ass che in slang americano significa culo e axis che significa asse. Asse del male, culi del male.

Eccone alcuni:



















 
Sarebbe proponibile da noi una cosa simile? Facile che qualche macchina finirebbe dal carrozziere, specialmente quelle pro-Silvio.

sabato 23 ottobre 2004

Elezioni americane

A dieci giorni dal voto i sondaggi non fanno molta chiarezza.

Scrive Vittorio Zucconi  sulla Repubblica di ieri :
“Una nazione di schizofrenici interrogati da un esercito di nevrotici. È mattina in America e il popolo sovrano scopre con un brivido di avere cambiato idea mentre dormiva e sa che la cambierà di nuovo durante il giorno, sballottato da un uragano di sondaggi pirandelliani che lasciano tutti con una sola certezza: che qualcuno, tra la dozzina almeno di istituti demoscopici che frugano gli umori nazionali si sta sbagliando di grosso.
I sondaggi elettorali americani sono come il tempo a Londra: se non piacciono, basta aspettare cinque minuti perché cambino.”

Se si votasse in Europa probabilmente vincerebbe Kerry. A mio parere nel caso non c'è da entusiasmarsi troppo, perchè anche una presidenza Kerry non avrebbe nulla di particolarmente progressista e non comporterebbe neppure la fine della sciagurata avventura bellica in Iraq.
Il soggetto peraltro non pare particolarmente carismatico e brillante. L’altra sera in televisione, non ricordo in quale “talk show”, forse "Otto e mezzo", qualcuno ha detto, a proposito di lui, che ha la faccia da funerale e forse l’impressione è azzeccata, benché in tema, tenuto conto che si voterà il 2 novembre.
Intanto il senatore democratico va a caccia di oche selvatiche per conquistare l'elettorato maschile più "bellicoso".
Tuttavia è certo che una riconferma di Bush significherebbe per il mondo la vittoria  di una politica internazionale arrogante e irrispettosa della volontà degli altri stati sovrani, e all'interno la vittoria di quell’america profonda, populista, illiberale, caratterizzata da fondamentalismo religioso e fanatismo patriottico pericolosa anche anche per le libertà civili. E a questo proposito basti ricordare che un tentativo di “golpe strisciante” contro alcuni fondamentali diritti e libertà civili c’è già stato con il famoso “patriot act” votato dal Parlamento americano subito dopo l’attentato alle torri gemelle e che prevedeva tra l’altro che un cittadino americano detenuto come “combattente nemico” non avesse diritto ad appellarsi al principio dell”habeas corpus”, cioè a pretendere un esame da parte di un Tribunale della legalità della sua detenzione.