domenica 23 febbraio 2003

Filoamericanismo

Non se ne può più di questi filoamericani per i quali ogni minima critica alla politica di Bush è un grave atto di ingratitudine e un attentato alla democrazia occidentale. 
Ci sono paesi, come la Francia, con un forte senso della dignità  nazionale e altri come purtroppo l'Italia che non ce l'hanno.  
I primi hanno ovviamente anche una politica estera autonoma, i secondi no e, pertanto, ritengono molto grave che i primi ce l'abbiano.
Ma a proposito della "crisi USA-Francia" invito a leggere l'articolo sotto riportato a firma di Michele Serra,  uscito su "La Repubblica" del 21 febbraio. 

sabato 22 febbraio 2003

L'Europa dei popoli unita contro la guerra


Sabato scorso, 15 febbraio 2003, milioni di persone in tutto il mondo hanno manifestato per la pace, dall'Europa, agli Stati Uniti, all'Australia. Ma soprattutto in Europa e in particolare nei tre paesi, Inghilterra, Italia, e Spagna, i cui governi sono maggiormente allineati alla posizione degli Stati Uniti, a dimostrazione che la maggioranza dei cittadini europei non vuole la guerra. Infatti i sondaggi dicono che è contro il 76 per cento dei francesi, il 61 degli spagnoli e degli italiani, il 67 degli irlandesi, il 69 dei tedeschi, il 47 dei britannici, il 65 degli olandesi.
Le manifestazioni di sabato hanno dimostrato che esiste un'Europa dei popoli che, in larga parte, è contraria alla guerra. Siamo invece ancora ben lontani da un'Europa dei governi, con una politica estera comune. Infatti anche sulla questione della guerra all'IRAQ, l'Europa si è divisa. Da una parte il fronte del no, con in testa la Francia e la  Germania, dall'altra, quello dei paesi allineati, sulle posizioni degli Stati Uniti, e in particolare Inghilterra, Italia e Spagna.
Gli schieramenti hanno poco a che vedere con le posizioni politiche dei singoli governanti, in quanto Jacques Chirac non è certo di sinistra, mentre Gerhard Schroeder è socialdemocratico e Blair laburista.
Si può pensare che i governi vogliano la guerra o la pace per lo stesso motivo: il petrolio.
E del resto la Mesopotamia è sempre stata zona di guerra per le materie prime, come ricorda Giovanni Bergamini, archeologo e direttore del Museo Egizio di Torino, nell'intervista rilasciata il 17 febbraio al quotidiano "La Repubblica" dal titolo "Mesopotamia radice del mondo":
"L'Iraq, l'antica Mesopotamia , è sempre stata lacerata da guerre feroci per il controllo delle materie prime. Oggi, mi pare ovvio, c'è il petrolio. Nel secondo millennio A.C. c'era lo stagno.
Chi aveva il rame non aveva lo stagno per fare armi e utensili in bronzo. Lo stagno stava in Iran, sui monti Zagros, verso l'Afghanistan. Bisognava importarlo in condizioni di sicurezza. Così tutti lottarono per il controllo di quella strada . E portarono razzie, distruzione, carestie."
Con questo non si vuole mettere in secondo piano il fatto che Saddam sia un feroce dittatore, ma lo era anche negli anni 80, durante la guerra con l'Iran, quando gli Stati Uniti gli fornivano sostegno, sempre avendo di mira il petrolio, senza preoccuparsi per niente dei diritti civili calpestati, del genocidio dei Curdi e altre amenità.
E non è l'unico. Nel mondo arabo non esiste un solo governo veramente democratico. E tanti altri dittatori governano in vari paesi del mondo.
Quanto alle armi di distruzione di massa, le prove ancora non ci sono, mentre altri paesi, come la Corea, minacciano addirittura l'uso delle armi atomiche.
Pertanto le motivazioni degli Stati Uniti non sono credibili.
Con questo non si può pensare che Chirac e Schroeder siano contro la guerra per motivi ideali. Avranno sicuramente interessi a mantenere buoni rapporti economici con l'Iraq.
Tuttavia quello che mi piace, soprattutto della Francia, è l'orgoglio nazionale che l'ha sempre portata, indipendentemente dalle opinioni politiche dei diversi leader che si sono succeduti al governo dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, a dimostrare dignità e a non prostrarsi di fronte alla politica imperiale degli Stati Uniti, a differenza dei governanti italiani il cui pedissequo allineamento è stata invece una costante con rare eccezioni.   
Pertanto ammiro la "perfida" Francia, e mi rammarico che il mio paese continui a dimostrare in ogni occasione quel servilismo nei confronti del più forte che è stata una sua costante attraverso i secoli.  

venerdì 7 febbraio 2003

Corea del Nord minaccia "Guerra totale e nucleare"!

Mentre prosegue il braccio di ferro con Saddam Hussein, s'acuisce lo scontro sulla crisi nucleare tra Corea del Nord e Stati Uniti. A scatenare la nuova bufera è la riattivazione del reattore nucleare di Yongbyong, cinque megawatt di potenza, un centinaio di chilometri a nord di Pyongyang. Un reattore chiuso una prima volta nel 1994, in base agli accordi di Ginevra con gli Stati Uniti, perché sospettato di poter servire a produrre armi atomiche.
Stando all'edizione online odierna del quotidiano britannico The Guardian, un alto funzionario nordcoreano in un'intervista ha addirittura minacciato un attacco preventivo di Pyongyang contro gli Stati Uniti. Immediata la reazione della Casa Bianca. Il portavoce Ari Fleischer ha dichiarato che affermazioni del genere isolano ulteriormente la Corea del Nord, ma vanno anche prese con distacco perché "ne abbiamo sentite tante recentemente" dalle fonti di Pyongyang. Fleischer ha comunque puntualizzato che "gli Stati Uniti sono molto ben preparati e hanno piani robusti per qualsiasi circostanza dovesse prodursi. Ma questo tipo di discorsi e questo tipo di azioni in cui la Corea del Nord s'è avventurata o dice di essersi avventurata danneggia solo la Corea del Nord".
Dunque la Corea minaccia, ma non viene presa troppo sul serio. Non dipenderà  dal fatto che non produce petrolio?

Bush: Saddam sarà fermato



ore 22:51 del 06-02-2003

WASHINGTON - Saddam Hussein ha fatto la propria scelta, l'Onu deve farla, la partita è chiusa: "Saddam sarà  fermato". Così si  è  espresso il presidente americano George W. Bush, che si  è  detto favorevole a una nuova risoluzione delle Nazioni Unite, purché essa "mostri determinazione e preveda l'uso della forza". Bush ha anche detto che il rais iracheno ha autorizzato i suoi generali ad usare armi chimiche.
Ma Colin Powell nella sua requisitoria al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con le sue "prove"ha convinto solo chi era già convinto.
Francia, Russia e Cina frenano.
L'Italia ovviamente si allinea alle posizioni USA.
Dov'è l'Europa?

martedì 4 febbraio 2003

L'Impero Americano, l'Irak e l' Europa

Premesso che il mondo occidentale deve difendersi dall'integralismo islamico,sono del parere che la difesa dei propri valori e della propria civiltà non abbia niente a che vedere con la guerra all'Irak di Saddam Hussein, voluta da Bush e dal suo "entourage", peraltro una guerra già in corso, perché azioni americane e inglesi entro i confini dell'Irak sono all'ordine del giorno, anche se non se ne parla.
Ma la versione ufficiale sull'Iraq non ha mai avuto senso. La connessione che l'amministrazione Bush ha cercato di creare tra l'Iraq ed al-Qaeda è sempre apparsa artificiosa e discutibile.
I paragoni tra Saddam Hussein e Hitler sono assurdi.  Saddam è solo uno dei tanti dittatori del mondo islamico e l'Irak non è peggio dell'Arabia Saudita,che ha certamente finanziato e sostenuto "Al Quaeda" , e che non è certo un paese democratico, ma un paese feudale governato da una sola famiglia.  Inoltre l'integralismo islamico è ormai dilagato anche in paesi assai lontani dal Medio Oriente. Pertanto non si tratta di fare la guerra contro un paese ed il suo dittatore. Quello che dobbiamo combattere è qualcosa di ben più ampio che non corrisponde a niente di quanto storicamente conosciuto, se non si risale alle Crociate, nelle quali peraltro gli invasori erano i cristiani.
Invece le vere motivazioni dell'intervento in Iraq sono altre: il petrolio e  la supremazia mondiale degli Stati Uniti. 
In un momento in cui la produzione interna petrolifera degli Stati Uniti è in calo mentre la domanda cresce di giorno in giorno, gli Usa dipendono sempre di più dai maggiori produttori stranieri come l'Iraq o l'Arabia Saudita. Devono pertanto convincere i paesi del Golfo ad aumentare la loro produzione di petrolio ed esportarla negli Stati Uniti: quale maniera più rapida ed efficace a questo proposito che la guerra, per poi trattare con i paesi messi in ginocchio?
Infine c'è la volontà  di sancire la posizione ufficiale degli Stati Uniti come impero globale che si appropria della responsabilità  e dell'autorità esclusiva di polizia planetaria. Sarebbe il culmine di un piano portato avanti da coloro che credono che gli Stati Uniti debbano cogliere l'opportunità  per la dominazione globale.
Tra gli architetti di questo Impero Americano c'è un gruppo di personaggi che detengono posizioni di primo piano nel governo Bush. Costoro immaginano la creazione e l'imposizione di quella che definiscono una "Pax Americana" mondiale.
Nel documento sulla "Strategia nazionale di sicurezza" presentato da Washington il 20 settembre scorso si trova questo passaggio: "L'umanità  ha nelle sue mani l'occasione di assicurare il trionfo della libertà  sui suoi nemici. Gli Stati Uniti sono fieri della responsabilità  che incombe loro di condurre questa importante missione."
Si può ben dire che per ritrovare nel mondo uno strapotere così grande di un'unica super potenza bisogna risalire all'Impero Romano di cui per diversi aspetti gli Stati Uniti si possono considerare gli eredi.   
Ovunque nel mondo si vedono i simboli del potere economico americano, come duemila anni fa si trovavano i simboli romani, come i romani gli americani sono stati capaci di assimilare popoli diversi e di imporre il proprio stile di vita, i propri modelli culturali, persino le proprie idiosincrasie, come quella per il fumo, e l'inglese di oggi ha la stessa funzione del latino duemila anni fa. Caratteristiche comuni alle due superpotenze, tra cui passano duemila anni storia, la propaganda e l'efficienza dell'esercito.     
Ma se gli Stati Uniti ritengono di essere il gendarme del mondo, se si sono attribuiti da soli un compito, anzi una missione, se ritengono di poter decidere solo loro quando, come e contro chi si fa la guerra, ordinando agli altri paesi dell'occidente di allinearsi, allora la guerra se la facciano da soli.
Di fronte all'arroganza americana, diventa sempre più improrogabile per l'Europa assumere quel ruolo politico, morale e anche militare che le spetta, non fosse altro che per i suoi tremila anni di storia, di cultura e di civiltà .   
Mi sembra che negli ultimi tempi qualcosa si stia movendo in questo senso. Basti pensare alle posizioni della Francia e della Germania.
E l'Italia? Berlusconi, non diversamente dalla maggioranza dei suoi predecessori si atteggia a miglior alleato degli USA, anche se ultimamente con qualche lieve ripensamento. Non parlo del  centro-sinistra, ammesso che esista ancora, perché cosa ci si può aspettare da un raggruppamento variegato di piante, fiori, "et similia", privo da anni di una "leadership" e di una politica, che ha dimostrato tutta la sua incapacità  a divenire forza progressista, laica, democratica, per indulgere invece ai rigurgiti delle anacronistiche  ideologie catto-comuniste  e ai patetici girotondi dei Pancho Pardi e dei Moretti? 

domenica 23 febbraio 2003

Filoamericanismo

Non se ne può più di questi filoamericani per i quali ogni minima critica alla politica di Bush è un grave atto di ingratitudine e un attentato alla democrazia occidentale. 
Ci sono paesi, come la Francia, con un forte senso della dignità  nazionale e altri come purtroppo l'Italia che non ce l'hanno.  
I primi hanno ovviamente anche una politica estera autonoma, i secondi no e, pertanto, ritengono molto grave che i primi ce l'abbiano.
Ma a proposito della "crisi USA-Francia" invito a leggere l'articolo sotto riportato a firma di Michele Serra,  uscito su "La Repubblica" del 21 febbraio. 

sabato 22 febbraio 2003

L'Europa dei popoli unita contro la guerra


Sabato scorso, 15 febbraio 2003, milioni di persone in tutto il mondo hanno manifestato per la pace, dall'Europa, agli Stati Uniti, all'Australia. Ma soprattutto in Europa e in particolare nei tre paesi, Inghilterra, Italia, e Spagna, i cui governi sono maggiormente allineati alla posizione degli Stati Uniti, a dimostrazione che la maggioranza dei cittadini europei non vuole la guerra. Infatti i sondaggi dicono che è contro il 76 per cento dei francesi, il 61 degli spagnoli e degli italiani, il 67 degli irlandesi, il 69 dei tedeschi, il 47 dei britannici, il 65 degli olandesi.
Le manifestazioni di sabato hanno dimostrato che esiste un'Europa dei popoli che, in larga parte, è contraria alla guerra. Siamo invece ancora ben lontani da un'Europa dei governi, con una politica estera comune. Infatti anche sulla questione della guerra all'IRAQ, l'Europa si è divisa. Da una parte il fronte del no, con in testa la Francia e la  Germania, dall'altra, quello dei paesi allineati, sulle posizioni degli Stati Uniti, e in particolare Inghilterra, Italia e Spagna.
Gli schieramenti hanno poco a che vedere con le posizioni politiche dei singoli governanti, in quanto Jacques Chirac non è certo di sinistra, mentre Gerhard Schroeder è socialdemocratico e Blair laburista.
Si può pensare che i governi vogliano la guerra o la pace per lo stesso motivo: il petrolio.
E del resto la Mesopotamia è sempre stata zona di guerra per le materie prime, come ricorda Giovanni Bergamini, archeologo e direttore del Museo Egizio di Torino, nell'intervista rilasciata il 17 febbraio al quotidiano "La Repubblica" dal titolo "Mesopotamia radice del mondo":
"L'Iraq, l'antica Mesopotamia , è sempre stata lacerata da guerre feroci per il controllo delle materie prime. Oggi, mi pare ovvio, c'è il petrolio. Nel secondo millennio A.C. c'era lo stagno.
Chi aveva il rame non aveva lo stagno per fare armi e utensili in bronzo. Lo stagno stava in Iran, sui monti Zagros, verso l'Afghanistan. Bisognava importarlo in condizioni di sicurezza. Così tutti lottarono per il controllo di quella strada . E portarono razzie, distruzione, carestie."
Con questo non si vuole mettere in secondo piano il fatto che Saddam sia un feroce dittatore, ma lo era anche negli anni 80, durante la guerra con l'Iran, quando gli Stati Uniti gli fornivano sostegno, sempre avendo di mira il petrolio, senza preoccuparsi per niente dei diritti civili calpestati, del genocidio dei Curdi e altre amenità.
E non è l'unico. Nel mondo arabo non esiste un solo governo veramente democratico. E tanti altri dittatori governano in vari paesi del mondo.
Quanto alle armi di distruzione di massa, le prove ancora non ci sono, mentre altri paesi, come la Corea, minacciano addirittura l'uso delle armi atomiche.
Pertanto le motivazioni degli Stati Uniti non sono credibili.
Con questo non si può pensare che Chirac e Schroeder siano contro la guerra per motivi ideali. Avranno sicuramente interessi a mantenere buoni rapporti economici con l'Iraq.
Tuttavia quello che mi piace, soprattutto della Francia, è l'orgoglio nazionale che l'ha sempre portata, indipendentemente dalle opinioni politiche dei diversi leader che si sono succeduti al governo dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi, a dimostrare dignità e a non prostrarsi di fronte alla politica imperiale degli Stati Uniti, a differenza dei governanti italiani il cui pedissequo allineamento è stata invece una costante con rare eccezioni.   
Pertanto ammiro la "perfida" Francia, e mi rammarico che il mio paese continui a dimostrare in ogni occasione quel servilismo nei confronti del più forte che è stata una sua costante attraverso i secoli.  

venerdì 7 febbraio 2003

Corea del Nord minaccia "Guerra totale e nucleare"!

Mentre prosegue il braccio di ferro con Saddam Hussein, s'acuisce lo scontro sulla crisi nucleare tra Corea del Nord e Stati Uniti. A scatenare la nuova bufera è la riattivazione del reattore nucleare di Yongbyong, cinque megawatt di potenza, un centinaio di chilometri a nord di Pyongyang. Un reattore chiuso una prima volta nel 1994, in base agli accordi di Ginevra con gli Stati Uniti, perché sospettato di poter servire a produrre armi atomiche.
Stando all'edizione online odierna del quotidiano britannico The Guardian, un alto funzionario nordcoreano in un'intervista ha addirittura minacciato un attacco preventivo di Pyongyang contro gli Stati Uniti. Immediata la reazione della Casa Bianca. Il portavoce Ari Fleischer ha dichiarato che affermazioni del genere isolano ulteriormente la Corea del Nord, ma vanno anche prese con distacco perché "ne abbiamo sentite tante recentemente" dalle fonti di Pyongyang. Fleischer ha comunque puntualizzato che "gli Stati Uniti sono molto ben preparati e hanno piani robusti per qualsiasi circostanza dovesse prodursi. Ma questo tipo di discorsi e questo tipo di azioni in cui la Corea del Nord s'è avventurata o dice di essersi avventurata danneggia solo la Corea del Nord".
Dunque la Corea minaccia, ma non viene presa troppo sul serio. Non dipenderà  dal fatto che non produce petrolio?

Bush: Saddam sarà fermato



ore 22:51 del 06-02-2003

WASHINGTON - Saddam Hussein ha fatto la propria scelta, l'Onu deve farla, la partita è chiusa: "Saddam sarà  fermato". Così si  è  espresso il presidente americano George W. Bush, che si  è  detto favorevole a una nuova risoluzione delle Nazioni Unite, purché essa "mostri determinazione e preveda l'uso della forza". Bush ha anche detto che il rais iracheno ha autorizzato i suoi generali ad usare armi chimiche.
Ma Colin Powell nella sua requisitoria al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con le sue "prove"ha convinto solo chi era già convinto.
Francia, Russia e Cina frenano.
L'Italia ovviamente si allinea alle posizioni USA.
Dov'è l'Europa?

martedì 4 febbraio 2003

L'Impero Americano, l'Irak e l' Europa

Premesso che il mondo occidentale deve difendersi dall'integralismo islamico,sono del parere che la difesa dei propri valori e della propria civiltà non abbia niente a che vedere con la guerra all'Irak di Saddam Hussein, voluta da Bush e dal suo "entourage", peraltro una guerra già in corso, perché azioni americane e inglesi entro i confini dell'Irak sono all'ordine del giorno, anche se non se ne parla.
Ma la versione ufficiale sull'Iraq non ha mai avuto senso. La connessione che l'amministrazione Bush ha cercato di creare tra l'Iraq ed al-Qaeda è sempre apparsa artificiosa e discutibile.
I paragoni tra Saddam Hussein e Hitler sono assurdi.  Saddam è solo uno dei tanti dittatori del mondo islamico e l'Irak non è peggio dell'Arabia Saudita,che ha certamente finanziato e sostenuto "Al Quaeda" , e che non è certo un paese democratico, ma un paese feudale governato da una sola famiglia.  Inoltre l'integralismo islamico è ormai dilagato anche in paesi assai lontani dal Medio Oriente. Pertanto non si tratta di fare la guerra contro un paese ed il suo dittatore. Quello che dobbiamo combattere è qualcosa di ben più ampio che non corrisponde a niente di quanto storicamente conosciuto, se non si risale alle Crociate, nelle quali peraltro gli invasori erano i cristiani.
Invece le vere motivazioni dell'intervento in Iraq sono altre: il petrolio e  la supremazia mondiale degli Stati Uniti. 
In un momento in cui la produzione interna petrolifera degli Stati Uniti è in calo mentre la domanda cresce di giorno in giorno, gli Usa dipendono sempre di più dai maggiori produttori stranieri come l'Iraq o l'Arabia Saudita. Devono pertanto convincere i paesi del Golfo ad aumentare la loro produzione di petrolio ed esportarla negli Stati Uniti: quale maniera più rapida ed efficace a questo proposito che la guerra, per poi trattare con i paesi messi in ginocchio?
Infine c'è la volontà  di sancire la posizione ufficiale degli Stati Uniti come impero globale che si appropria della responsabilità  e dell'autorità esclusiva di polizia planetaria. Sarebbe il culmine di un piano portato avanti da coloro che credono che gli Stati Uniti debbano cogliere l'opportunità  per la dominazione globale.
Tra gli architetti di questo Impero Americano c'è un gruppo di personaggi che detengono posizioni di primo piano nel governo Bush. Costoro immaginano la creazione e l'imposizione di quella che definiscono una "Pax Americana" mondiale.
Nel documento sulla "Strategia nazionale di sicurezza" presentato da Washington il 20 settembre scorso si trova questo passaggio: "L'umanità  ha nelle sue mani l'occasione di assicurare il trionfo della libertà  sui suoi nemici. Gli Stati Uniti sono fieri della responsabilità  che incombe loro di condurre questa importante missione."
Si può ben dire che per ritrovare nel mondo uno strapotere così grande di un'unica super potenza bisogna risalire all'Impero Romano di cui per diversi aspetti gli Stati Uniti si possono considerare gli eredi.   
Ovunque nel mondo si vedono i simboli del potere economico americano, come duemila anni fa si trovavano i simboli romani, come i romani gli americani sono stati capaci di assimilare popoli diversi e di imporre il proprio stile di vita, i propri modelli culturali, persino le proprie idiosincrasie, come quella per il fumo, e l'inglese di oggi ha la stessa funzione del latino duemila anni fa. Caratteristiche comuni alle due superpotenze, tra cui passano duemila anni storia, la propaganda e l'efficienza dell'esercito.     
Ma se gli Stati Uniti ritengono di essere il gendarme del mondo, se si sono attribuiti da soli un compito, anzi una missione, se ritengono di poter decidere solo loro quando, come e contro chi si fa la guerra, ordinando agli altri paesi dell'occidente di allinearsi, allora la guerra se la facciano da soli.
Di fronte all'arroganza americana, diventa sempre più improrogabile per l'Europa assumere quel ruolo politico, morale e anche militare che le spetta, non fosse altro che per i suoi tremila anni di storia, di cultura e di civiltà .   
Mi sembra che negli ultimi tempi qualcosa si stia movendo in questo senso. Basti pensare alle posizioni della Francia e della Germania.
E l'Italia? Berlusconi, non diversamente dalla maggioranza dei suoi predecessori si atteggia a miglior alleato degli USA, anche se ultimamente con qualche lieve ripensamento. Non parlo del  centro-sinistra, ammesso che esista ancora, perché cosa ci si può aspettare da un raggruppamento variegato di piante, fiori, "et similia", privo da anni di una "leadership" e di una politica, che ha dimostrato tutta la sua incapacità  a divenire forza progressista, laica, democratica, per indulgere invece ai rigurgiti delle anacronistiche  ideologie catto-comuniste  e ai patetici girotondi dei Pancho Pardi e dei Moretti?