mercoledì 31 dicembre 2003

PAUSA



Questo blog si prende qualche giorno di meritato riposo!
I prossimi aggiornamenti decorrere dall'8 gennaio 2004.
Auguri di buon anno a tutti!

lunedì 29 dicembre 2003

Pensieri di fine anno

Ricordo che l’anno scorso passai il periodo natalizio ad aggiornare il mio sito “Avalon e dintorni” , nato nel settembre precedente e di cui ero tutto sommato entusiasta, essendo il mio primo tentativo di pubblicare in rete.

Neanche un mese dopo, per l’esattezza il 12 gennaio di quest’anno, sarebbe nato questo blog che oggi conta 28.560 click, anche se devo ammettere che almeno 10.000 sono miei.

Quando ho aperto per prova questo “blog” non sapevo ancora cosa volevo farne ne se si sarebbe trattato del divertimento di qualche giorno, tenuto conto degli impegni lavorativi e del fatto che avevo già un sito, anzi due, (il secondo dedicato a Pistoia, la mia città, purtroppo ormai molto trascurato, tanto che l’ho quasi prestato ad un amico che si occupa di storia locale).

Ma dopo anni che non me ne occupavo più, a prescindere dalla lettura dei giornali, da un po’ di tempo avevo cominciato a sentire il bisogno di ritornare ad interessarmi di quanto avveniva nel mondo tanto che nel sito principale, dedicato ad argomenti vagamente esoterici, avevo inserito anche una pagina di attualità, che tuttavia non legava molto con il resto. Così questo “blog” è diventato il mezzo per veicolare le mie opinioni sulle vicende mondiali, in particolare sul fondamentalismo islamico e sul risorgente imperialismo americano sostenuto dalla politica arrogante e fondamentalista della nuova destra al potere, con qualche breve “excursus” sulle vicende della politica interna e qualche riflessione sulla “blogosfera”. Soprattutto ho seguito le vicende irachene, dal dibattito mondiale precedente la guerra, alle manifestazioni per la pace, all’attacco anglo-americano, alla caduta del regime, ai sanguinosi episodi del “dopoguerra” fino alla cattura di Saddam Hussein.  Qualche volta ho inserito anche più articoli al giorno. Ora però mi sento un po’ confusa e demotivata.

Da una parte continuo ad avversare l’arrogante politica di potenza degli Stati Uniti e a ritenere che comunque, al di là di qualsiasi altra considerazione, la democrazia non è bene che si possa importare, tanto meno con la guerra. Eventualmente si importa con il benessere e con la cultura. Se nei paesi dove maggiore è la presa del terrorismo islamico le  condizioni sociali e conseguentemente culturali migliorassero, il fanatismo religioso non avrebbe più ragione di essere e con esso il terrorismo perderebbe il proprio  terreno di cultura.

E la guerra non è mai una soluzione, come dimostrano gli avvenimenti successivi a questi interventi cosiddetti umanitari.

Sono stata a favore dell’intervento in Afghanistan, perché là c’erano le basi di Al Qaeda, ma ho avuto molti dubbi sull’intervento in Kossovo, voluto anche dalla sinistra, forse solo perché era al governo. Attaccare paesi sovrani che non ci hanno minacciato significa violare un principio fondamentale del diritto internazionale. Certo  Milosevic era un dittatore e c’era un genocidio in corso. Ma allora quante altre volte saremmo dovuti intervenire? Quando in Algeria il terrorismo islamico ha fatto migliaia di vittime abbiamo guardato dall’altra parte.

Tuttavia oggi il terrorismo islamico è un pericolo sempre più minaccioso, e anche se non possiamo dimenticare la cause che l’hanno determinato e le colpe dell’Occidente, dobbiamo combattere per difendere la nostra cultura e la nostra civiltà da chi  vorrebbe ricondurre il mondo al medioevo e ci minaccia con il terrorismo.

Non si può negare infatti che oggi la civiltà occidentale sia superiore anche perché non è più fondamentalista (a parte Bush) e  perché la religione non detta più le regole della  vita civile (a prescindere dall’Italia). Per secoli l’Europa è stata sconvolta dalle guerre di religione, mentre l’inquisizione torturava e condannava al rogo migliaia di oppositori che chiamava streghe ed eretici. Il rogo di Giordano Bruno e la condanna di Galilei in fondo risalgono a soli 4 secoli fa.  Allora era l’Islam a essere più tollerante e civile. Dobbiamo alla cultura islamica se molte opere di fondamentale importanza per la civiltà occidentale sono state salvate e sono giunte fino a noi. Ma oggi è l’Islam che inneggia alla guerra santa e che vuole governare attraverso le teocrazie e riportare il mondo all’oscurantismo.

Così mi sento confusa di fronte ad  una realtà in cui non è così semplice schierarsi, come lo fu invece durante la guerra del Vietnam.

Credo fermamente nell’indipendenza dei popoli e nell’inviolabilità dei confini. Ritengo che i popoli abbiano sempre diritto ad autodeterminarsi. Poi però mi domando se il principio dell’autodeterminazione valga anche quando potrebbe condurre all’instaurazione di una teocrazia islamica o se invece non sia dovere del consesso civile impedirla e questo mi mette in crisi con i miei principi.

Da una parte mi è insopportabile vedere truppe straniere in qualsiasi paese, quindi anche in Iraq, poi però penso che se gli anglo-americani dovessero ritirarsi dall’Iraq, un’altra dittatura non meno feroce di quella di Saddam Hussein verrebbe ad instaurarsi con l’aggravante di essere una teocrazia che offrirebbe sostegno alla Jihad islamica.

Mi domando tuttavia se ci sia ancora un margine per una risoluzione che veda l’intervento di organismi internazionali. Ma l’ONU sembra ormai sempre più la Società delle Nazioni  prima della seconda guerra mondiale, l’Europa stenta a decollare e gli USA si sentono la nazione eletta da Dio per governare il mondo.

mercoledì 24 dicembre 2003

Settimana impossibile

Settimana impossibile. Ho sempre meno tempo per aggiornare il blog.
Premesso ciò,
BUONE FESTE A TUTTI!

martedì 16 dicembre 2003

Riflessioni dopo la cattura di Saddam Hussein

Se Saddam Hussein fosse morto combattendo sarebbe diventato un eroe della resistenza araba e musulmana all’invasione americana e tra le masse arabe la sua efferatezza di dittatore sarebbe passata in secondo piano.

Pertanto che il rais di Bagdad sia stato finalmente catturato, che non sia stato capace di morire combattendo, che sia stato trovato in un buco degno di un topo, che avesse l’aspetto di un vecchio distrutto e dallo sguardo perso, è innegabilmente un fatto di alto valore simbolico, un innegabile successo per il governo americano, anche se purtroppo, perché anche i fatti positivi possono avere conseguenze negative, si tradurrà in un argomento a favore della rielezione di Bush che non è quanto di meglio il mondo si possa augurare.

Quanto alle conseguenze sulla realtà irachena e sulla lotta al terrorismo in genere potrebbero non essere eclatanti. Infatti proprio le condizioni in cui è apparso il temibile dittatore fanno pensare che difficilmente fosse in grado di dirigere la guerriglia irachena che sicuramente è alimentata da forze di diverso segno. Non vi mancano certamente i seguaci di Saddam, ma sicuramente ci sono soprattutto fautori della teocrazia islamica, particolarmente sciiti, acerrimi nemici del rais che, quando era al potere ne ha uccisi a migliaia, ma anche ostili agli americani che considerano invasori, corrotti e infedeli come tutti gli occidentali, e ancora fanatici islamici provenienti dai paesi vicini riversatisi in Iraq in cerca di martirio, e certamente c’è Al Qaeda che sembra non avesse grossi agganci in Iraq prima della guerra.

Personalmente sono tra coloro che ritengono che occorra difendersi dal terrorismo islamico e che non si possa essere pacifisti ad oltranza di fronte a movimenti che vorrebbero riportare tutto il mondo al medioevo e che usano il terrorismo come metodo di lotta.

Ciononostante sono stata contraria all’intervento americano in Iraq e la penso tuttora allo stesso modo. Ritengo infatti che la dottrina della guerra preventiva e dell’importazione della democrazia con le bombe, o, come dichiarato di recente dal nostro premier, quella della necessità di ripensare il principio dell’inviolabilità dei confini nazionali quando si tratta di combattere il terrorismo e fare trionfare la democrazia, non sia accettabile, perché potrebbe portare a stravolgimenti aberranti. E comunque non è nemmeno la soluzione migliore per sconfiggere il terrorismo che, anzi, nella guerra in Iraq ha trovato un ulteriore pretesto.

E poi chi stabilisce quando un paese non è democratico? Gli Stati Uniti detengono forse il monopolio della democrazia? Lo detenevano anche quando sostenevano le efferate dittature latino americane? La paura del comunismo era sufficiente motivo per sostenere quelle dittature? E comunque se la maggioranza di un paese si esprimesse in favore del comunismo, o della repubblica islamica, non ne avrebbe il diritto? Allende, che peraltro non era comunista, era andato al potere con libere elezioni, il golpe, con l’aiuto del governo americano e della C.I.A., lo fece Pinochet che fu dittatore non meno efferato di Saddam (in proporzione ovviamente al periodo in cui ha governato), ma che non è stato condannato da alcun tribunale e di recente in un intervista ha detto di non aver niente di cui pentirsi avendo sempre agito per il bene del proprio paese. E ancora si potrebbe accettare l’invasione di Cuba, il cui leader non è certo un democratico ma non è neanche paragonabile a Saddam Hussein e comunque non sta minacciando nessuno?

E proprio sulla base di questi interrogativi continuo a ritenere pericolosa la politica di Bush e di chi lo segue. La lotta al terrorismo deve essere combattuta con mezzi diversi, con quelli della diplomazia dove è possibile, con le pressioni di organismi internazionali, la cui organizzazione magari va rivista, con l’attività di “intelligence”. La guerra è solo l’estrema soluzione e non può essere decisa da un paese solo che si considera il bene assoluto in lotta contro il male assoluto.

Per questo è necessario che tutto l’Occidente si interroghi sulle problematiche in essere e trovi delle soluzioni prima che sia troppo tardi. Dobbiamo cercare di avvicinare alla democrazia, non con le bombe, ma con le armi della diplomazia, i paesi arabi moderati, dobbiamo trovare una soluzione al problema palestinese. Solo in tal modo il sostegno al terrorismo verrà meno.

Non possiamo dimenticare che il fondamentalismo religioso è anche la conseguenza delle nostre azioni passate e presenti. Ad un passato colonialista che ha lasciato confini tracciati sulla carta ma non corrispondenti alle effettive realtà locali è seguito un presente non meno colonialista, anche se con mezzi diversi. Abbiamo sfruttato le immense risorse di quei paesi sostenendo pessimi despoti locali che vivevano nel lusso lasciando il popolo nell’assoluta indigenza. Poi questi popoli, esclusi dal benessere occidentale, hanno trovato nella religione un punto di riferimento e un’identità che non trovavano altrove. Del resto la religione fa sempre presa sulle masse povere e ignoranti. Dove arriva il benessere e aumenta il livello culturale, la religione diminuisce la propria presa. Ma l’Occidente è responsabile, insieme ai dittatori locali che ha più o meno sostenuto, del mantenimento di pessime condizioni in paesi che, per le loro risorse naturali, avrebbero potuto essere ricchi e ora ne paga le conseguenze.

Da quei paesi arrivano da noi migliaia di persone che non siamo in grado di accogliere che in minima parte, e tra tanti che arrivano attratti dal miraggio di un miglioramento delle loro condizioni sociali, ci sono anche coloro che vorrebbero distruggerci o almeno imporci i loro costumi, e, se a ciò si unisce la consapevolezza che il terrorismo è in grado di colpirci fin nelle nostre opulente città, ecco che ci sembra di avere i barbari alle porte e non è questo il clima in cui si trovano soluzioni politiche.

Bisogna che i popoli e i governi escano da questa spirale e comprendano che la guerra non è la soluzione e, se malauguratamente, lo fosse non può essere decisa da un solo paese per quanto potente.

La lezione americana all'Europa

Tra i vari articoli che oggi i giornali hanno dedicato alla cattura di Saddam Hussein quello di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera dall’eloquente titolo :”La lezione americana all’Europa” mi ha fatto proprio imbestialire.

L’articolo coglie il pretesto della cattura di Saddam Hussein per intonare un peana al ruolo e alle capacità americane raffrontate all’ignavia europea e dall’enfasi dei toni usati sembra compiacersene (soprattutto dell’ignavia europea).

Sostiene che la cattura di Saddam Hussein da parte degli Stati Uniti segna con ogni probabilità una data memorabile nella vicenda mondiale, una data dalle conseguenze potenzialmente immense e  paragona l’avvenimento a quanto accadde nel 1945 quando, grazie al ruolo e alle capacità americane, il nazismo tedesco ed il militarismo nipponico furono portati alla sbarra di un tribunale e per suo tramite sottoposti al giudizio dell’opinione pubblica del mondo.

Qui il paragone mi sembra almeno eccessivo, perché se da un lato è vero che il terrorismo islamico è pericoloso, non ha ancora la capacità di vincere contro l’Occidente, dall’altro non si identifica solo con Saddam Hussein, ma è ben altro, quanto alla sconfitta del nazismo se nessuno disconosce il ruolo che vi ebbero gli Stati Uniti, non si può nemmeno dimenticare che le sorti della Germania cominciarono a  rovesciarsi proprio quando Hitler attaccò la Russia e fu respinto.

Ancora l’articolo prosegue affermando che tra le lezioni della cattura di Saddam c’è pure questa: di fronte alla chiarezza di obiettivi degli Stati Uniti, di fronte alla loro capacità di perseguirli sulla scena del mondo, di fronte al loro impegno di rispondere al terrorismo colpo su colpo, l’Europa non ha saputo pensare e proporre niente si serio. Qualcosa di vero c’è in questa affermazione, anche se le cause non stanno a mio parere in una incapacità intrinseca europea quando nella divisione dei suoi governi che non riescono ad elaborare una politica estera e della difesa comuni, soprattutto a causa dei freni a ciò posti dai paesi europei più filo americani (Gran Bretagna, Spagna, Italia, e gli ex-satelliti sovietici divenuti satelliti USA). Si deve poi riflettere su fatti come questo. Nel documento sulla "Strategia nazionale di sicurezza" presentato da Washington il 20 settembre 2002, sei mesi prima dell’intervento in Iraq, si trova questo passaggio: "L'umanità ha nelle sue mani l'occasione di assicurare il trionfo della libertà sui suoi nemici. Gli Stati Uniti sono fieri della responsabilità che incombe loro di condurre questa importante missione." Dunque loro e solo loro. E tutto il pensiero dei neoconservatori americani è venato di atteggiamenti di disprezzo verso l’Europa. Sono stati scritti libri per sostenere la presunta ignavia dell’Europa che pensa solo al proprio benessere come se gli Stati Uniti non pensassero al loro e avessero anche il monopolio dell’etica oltre che quello della democrazia. Questo non è certo il modo di trattare gli alleati. E certamente un paese come la Francia, che giustamente ha sempre avuto un alto concetto della propria dignità nazionale, non poteva accettarlo.

Concludendo sembra che certi fanatici filoamericani godano dei successi ottenuti dagli Stati Uniti, non tanto in se stessi, quanto in contrapposizione alla presunta incapacità europea. Sembra quasi che essi stessi non si considerino europei, ma americani d’elezione.

domenica 14 dicembre 2003

Catturato Saddam o un sosia?



L'agenzia ufficiale iraniana Irna  ha affermato che Saddam Hussein è stato catturato nella sua città natale, Tikrit, citando come fonte il capo curdo Jalal Talabani. Nessuna conferma ufficiale americana, ma sembra che tra poco a Baghdad si svolgerà una "importante" conferenza stampa. Ad ogni modo anche se Saddam fosse stato effettivamente preso, ciò non porrà fine al terrorismo che solo in minima parte è organizzato dai seguaci di Saddam. I problemi veri sono il fondamentalismo islamico e l'insensata politica di Bush. E per il momento una via d'uscita non c'è.

Gennaio 1970?

Non se qualcuno se ne sia accorto, ma per diversi giorni (è sparito solo stasera) nell’archivio del mio blog compariva   il gennaio 1970! Purtroppo non posso dire che non ero ancora nata. Ma nel 1970 non solo non c'era internet, ma nessuno aveva un computer in casa. Anche se tra gli addetti ai lavori l’idea del collegamento in rete era già nata. Infatti nel 1969 vengono collegati i computer delle università di Los Angeles, Stanford, dello Utah e di Santa Barbara. Ma solo nel 1972 esce sul mercato il programma per la posta elettronica. I computer collegati sono all'incirca trenta in tutto il mondo. Nel 1973 il matematico Vinton Cerf chiama questa prima rete Internet. La vera storia della Rete nasce qui! Ma bisogna arrivare al 1982 perché il pc inizi a diffondersi in tutte la case nel mondo e solo nel 1993 nasce il primo programma per navigare in rete: Mosaic. In seguito arriva Netscape e più tardi il famoso Internet Explorer.Quanto ai blog, si tratta di fenomeno recentissimo. I primi weblog compaiono negli Stati Uniti alla fine degli anni 90, tra i pionieri di internet, prima per usi e sperimentazioni personali, e subito dopo con la diffusione gratuita di software agli utenti. Alla fine del ‘99 nasce Blogger.com, tuttora il decano e il più diffuso tra i software weblog. In Italia i primi blog arrivano nell’estate del 2000. Nel 2001 il fenomeno si sviluppa e comincia ad essere oggetto di attenzione da parte dei giornali. Il Corriere della Sera dedica un articolo a “L’invasione dei blog”. Da allora il fenomeno è in espansione anche se qualcuno ne ha già decretato la fine.

venerdì 12 dicembre 2003

Troiano

Non è che mancherebbe il materiale per aggiornare questo blog, dal rigurgito di bigottismo cattolico (anche di sinistra) alle ultime esternazioni di Berlusconi che, dopo l'intervista al "New York Times" nella quale ha sostenuto che di fronte all'incalzare del terrorismo il principio dell'inviolabilità dei confini nazionali deve essere rivisto, si è scagliato contro la carta stampata, affermando che in Italia il regime c'è ed è rappresentato dalla stampa. Ma tanto i giornali ormai li leggono quasi esclusivamente i giornalisti ed i loro direttori, mentre "il futuro è digitale, i giornali hanno fatto il loro tempo e le battaglie dei giornali di oggi sembrano quelle dei costruttori di carrozze di una volta, che volevano impedire la costruzione delle automobili".

Purtroppo in questo periodo sono molto impegnata con il lavoro e sono assediata da virus informatici e assimilati. Ora ho beccato un "troiano" (accidenti a Ulisse) e non sono ancora riuscita a liberarmene. Tra i vari consigli ricevuti c'è anche quello di riformattare il computer, per la seconda volta in un mese. Qui si diventa matti. E chi ritornasse esclusivamente alla carta stampata?

domenica 7 dicembre 2003

In questa settimana

In questa settimana non ho avuto tempo per aggiornare il blog. Sono stata fuori per un convegno e poi il mio computer continua ad avere dei problemi tanto che utilizzarlo sta diventando stressante. Comincio ad odiarlo. Mi arrivano virus in continuazione, l'ultimo un "troiano". L'ho messo in quarantena, ma ho la vaga impressione che la causa delle attuali difficoltà abbia poco a che vedere con i virus. Ho dovuto far reinstallare tutti i programmi e forse qualcosa non è andato a buon fine. Qualche giorno butto il computer e ricomincio a scrivere con la penna. Poi però come faccio a far circolare le mie idee, anche se presumo che il mondo possa farne benissimo a meno?

Ad ogni modo cosa è successo di importante in questa settimana?

C’è stata la conferenza sul clima nella quale sono state dette cose abbastanza preoccupanti circa il disastro ambientale cui corriamo incontro. Del resto il caldo di questo autunno è senza precedenti. Le previsioni del tempo danno per imminente l’arrivo dell'inverno portato dal "buran" (il vento freddo proveniente dalla Siberia). Speriamo. Resta il fatto che gli ultimi anni sono stati i più caldi da quando si rilevano le temperature. E sembra certo che se i governi delle massime potenze non si impegneranno fin da subito nella riduzione dei gas serra ci sarà un disastro senza uguali.

In parlamento si discute la legge sulla procreazione artificiale.

Personalmente ritengo che se non si riesce ad avere figli naturalmente si dovrebbe desistere, ma che non si possa impedire a coloro che la pensano diversamente di ricorrere a tutti i mezzi che la tecnologia medica offre e che sono utilizzati con successo da oltre venti anni. E una volta ammessa la fecondazione artificiale non vedo perché si debba vietare quella eterologa. Credo peraltro che l'eventualità di incorrere in un incesto (seme casualmente donato da un fratello, padre, nonno) siano vicine allo zero.

Posso invece concordare con il divieto del ricorso alla procreazione assistita per “single” e omosessuali, non per motivazioni di ordine religioso, ma perché ritengo che il minore abbia diritto ad essere cresciuto in una famiglia in cui sono presenti entrambi i genitori possibilmente di sesso diverso.

Mi sembra invece aberrante disporre che gli embrioni non possano essere distrutti, nemmeno se sono malati. Così la legge proibisce, di fatto, l’analisi preimpianto, cioè l’applicazione di quelle tecniche genetiche che permettono di capire se un embrione è portatore di malattie ereditarie come, per esempio, la talassemia o l’emofilia. I genitori fertili che rischiano di trasmettere al figlio un difetto genetico non possono quindi ricorrere alla fecondazione in vitro e avere la certezza, fin dall’inizio della gravidanza, di avere un figlio sano. Anche se penso che i portatori di difetti genetici dovrebbero astenersi dal procreare, è evidente che per coloro che vogliono ugualmente tentare la soluzione migliore resta quella della fecondazione artificiale con analisi preventiva all’impianto dell’embrione. O si pensa che sia meglio ricorrere alla procreazione naturale e poi magari abortire se il feto non è sano? Oppure addirittura partorire figli deformi secondo l’ipocrita concezione cattolica secondo la quale si tratta della volontà di Dio?

Infine la legge in approvazione impedisce anche di utilizzare embrioni non vitali per la ricerca scientifica. E questo mi sembra il massimo dell’oscurantismo.

Dunque i cattolici di destra e di sinistra (e qui mi domando, ammesso che i termini destra e sinistra abbiano ancora un senso, come fanno i cattolici, che sono stati sempre conservatori, a far parte di uno schieramento di sinistra) stanno facendo di tutto per approvare la legge più repressiva d'Europa, a dimostrazione del fatto che tradurre i principi morali della religione - che dovrebbero riguardare solo la coscienza individuale - in diritto pubblico è sempre pericoloso per la salute della democrazia liberale.

I "fondamentalisti", a qualsiasi religione appartengano, andrebbero messi in condizione di non nuocere. Purtroppo il nostro paese risentirà sempre della presenza del Vaticano e delle sue propaggini in Parlamento, cioè i democristiani (di destra o di sinistra che siano, o meglio, si dichiarino). Personalmente li manderei tutti quanti negli USA dove il "fondamentalismo" religioso è al governo.

L'ultima esternazione di Bossi. Emigrati ovvero “Bingo Bongo”.

Cosa dire? In passato un ministro non si sarebbe mai espresso in maniera così “politically uncorrect”. Ma ormai in Parlamento e al Governo si può dire di tutto, come al bar. Ciò denota un profondo scadimento di livello, oppure, se si vuole, una diminuzione dell’ipocrisia. Perché è certo che per un ministro che si esprime così (e cosa aspettarsi se il Presidente del Consiglio si lascia andare a battute sulle segretarie e fa le corna nelle foto ricordo di "summit" internazionali) c’è una parte del popolo che così pensa. Certi sentimenti di insofferenza sono ben presenti nella nostra società e certi discorsi sono comuni per strada, negli uffici, nei bar appunto. E ce ne sono anche le motivazioni. Molti di coloro che arrivano da noi dai paesi del medio oriente e dell’africa sono certamente persone intraprendenti che cercano soluzioni di vita migliori da quelle offerte dal loro paese di origine, ma non mancano i delinquenti né coloro che hanno capito di poter vivere di pubblici contributi e che chiedono con arroganza tutti i diritti dimenticandosi dei doveri (anche se da questo atteggiamento non siamo certo immuni noi italiani). Poi ci sono i piccoli fastidi quotidiani (venditori di cianfrusaglie insistenti che magari ti prendono anche per un braccio, donne avvolte nei veli e scortate dal maschio senza il quale non vanno nemmeno a fare la spesa, ecc.), ma anche le minacce di guerra che i cosiddetti Imam pronunciano persino dai nostri schermi televisivi. Se a ciò si aggiunge il fatto che nell’ottocento la popolazione europea era tre volte tanto quella africana, mentre oggi il rapporto si è invertito a nostro sfavore e il divario aumenterà perché quei popoli non hanno nemmeno il concetto di contraccezione, ecco che nasce un clima da barbari alle porte, il tutto condito dalla paura del terrorismo e dal rifiuto di culture diverse e difficilmente comprensibili.

venerdì 28 novembre 2003

Ma dove va Fini?



 Cosa sta facendo Fini, a cosa mira? Prima propone il voto agli extracomunitari, poi, durante la recente visita in Israele, all'uscita dal museo dell'olocausto con la kippah in testa liquida il fascismo e il duce, addirittura afferma che il fascismo è il male assoluto. Ma se solo pochi anni fa definiva Mussolini il più grande statista del novecento? Una virata di questo tipo non è credibile. Se il personaggio fosse sincero dovrebbe essere in una crisi personale e morale spaventosa. In realtà  sta facendo sfoggio del più vieto opportunismo. Perderà  un po' di voti della sua base, cosa da poco se l'obiettivo è soffiare il posto a Berlusconi presentandosi quale leader di una destra moderna e rispettabile che ha tagliato i ponti con il fascismo, almeno nell'esteriorità  e nelle dichiarazioni ufficiali, la sostanza poi è un'altra cosa. Il fascismo nella sua accezione storica non si potrà  mai ripresentare, ma ci sono altri tipi di fascismo o comunque di governo autoritario purtroppo ancora possibili.

E sembra ci sia ancora una propensione degli italiani per l'autoritarismo. Non si può infatti disconoscere che in Italia, fascismo, clericalismo, comunismo, abbiano avuto più seguaci che il liberalismo. Viene in mente la battuta di Flaiano sui fascisti che si dividerebbero in due categorie: i fascisti e gli antifascisti. Lo scrittore sosteneva infatti una predisposizione naturale degli italiani per il fascismo(non per niente lo hanno inventato): un fascismo caratteriale che ci contraddistinguerebbe. 
Ma se la sinistra teme che a realizzare un governo autoritario di questo tipo, possa essere Berlusconi, a mio parere, con tutto quello che se ne può dire, il personaggio non è pericoloso in questo senso. Fini si.
Intanto la Mussolini, che non ha gradito la liquidazione del fascismo e del nonno, esce da Alleanza Nazionale, accusa Fini di tradimento e afferma ''Fini e' il male assoluto in An: dal partito non ha avuto una cambiale in bianco, ma va avanti da solo. In An - conclude - sono anestetizzati e narcotizzati''.
Ma il vicepremier torna sulla scelta fatta e afferma: " Sin dal '93 valori come l'antifascismo, inteso come difesa della libertà , sono condivisi da tutti anche dalla destra, nel '93 abbiamo reciso in modo netto i legami col passato". Molti di noi dovevano essere distratti, perché non ce ne eravamo accorti.
Ad ogni modo, considerato che Fini ha anche definito il 25 aprile una data fondante della storia repubblicana, perché segna la nascita della democrazia, se alle celebrazioni ufficiali che ricordano quella data negli ultimi anni è stata notata l'assenza di Berlusconi che, associando la Resistenza al comunismo, viene colto da allergia, sicuramente l'anno prossimo si potrà contare sulla presenza del vice-premier.
Va bene l'opportunismo, ma questa sembra follia, la follia del nuovo millennio? 



martedì 25 novembre 2003

Problemi tecnici

Fino a pochi giorni fa potevo inserire immagini e collegamenti ipertestuali dalla pagina di amministrazione dei miei blog solo "cliccando" sulle relative icone. Ora quelle icone sono scomparse e sono costretta ad usare i codici html. Ma è successo solo a me?

venerdì 21 novembre 2003

Scontro di civiltà

Per la seconda volta in meno di una settimana, i terroristi hanno scelto Istanbul per colpire gli odiati nemici: sei giorni fa il bersaglio era la comunità  ebraica in preghiera, ieri diplomatici e impiegati britannici.
I morti nei due attacchi kamikaze di ieri davanti al consolato britannico e davanti alla sede della banca Hsbc (Hong Kong ad Shanghai Banking Corporation) che ha il suo quartier generale a Londra sono almeno 27 e 450 i feriti, e tra le vittime vi sono anche il console britannico Roger Short e il suo vice. La strage e' stata rivendicata da al Qaeda e dal Fronte islamico dei combattenti del Grande Oriente (Ibda-C).
Ma a prescindere dall'orrore, sgomento e indignazione, per i nuovi attentati, c'è anche una valutazione da fare. La Turchia è un paese islamico, che però vuole salvare la sua laicità  e vuole essere un Paese moderato che guarda al futuro come membro dell'Ue. Sembra pertanto che il terrorismo voglia punire l'Islam moderato che cerca il dialogo con la nostra civiltà e la nostra cultura a differenza dell'Islam integralista che ci vuole distruggere e la Turchia rischia di essere la frontiera di uno scontro tra civiltà  (ammesso che l'Islam integralista si possa chiamare civiltà ).

Continuo a pensare che la guerra all'Iraq voluta dagli USA e dalla Gran Bretagna, con i loro leader a loro volta in qualche modo fondamentalisti, abbia peggiorato la situazione. Se veramente tra gli scopi dei due leader c'erano anche la pace e la democrazia in medio oriente e con esse la fine del terrorismo i risultati sono stati assolutamente opposti. Il fallimento è evidente. Del resto non è sufficiente saper fare tecnicamente la guerra se prima non se ne sono valutate le conseguenze e non si aveva un progetto per il dopoguerra.
Ma al di là  di qualsiasi considerazione su quella guerra e al di là dell'essere pacifisti o meno non si può non prendere atto che il fondamentalismo ci ha dichiarato guerra.
Scriveva mercoledì sulla Repubblica, nella rubrica "L'Amaca", Michele Serra:
"E' stata dichiarata una guerra, da una minoranza di esaltati, una guerra mondiale agli impuri. E' una guerra di sterminio, ed è una guerra che si fonda sull'idea di indegnità , di non umanità dei non eletti: identicamente al nazismo. Pacifisti o bellicisti che siano, gli impuri si organizzino per tempo"
E speriamo che questa volta non si avverino le previsioni di Nostradamus, o di chi lo ha interpretato, circa una guerra mondiale tra Islam e Occidente della durata di ben ventisette anni.

La moglie dell'Imam

Non so se susciti più pena o orrore la "moglie" dell'"Imam di Carmagnola", una italiana, torinese, tutta intabarrata nell'hijab, chador, o come altro si chiama (non sono in grado di distinguere tra le diverse versioni di copertura, né mi interessa), che lancia anatemi contro l'Occidente in nome di Allah. Mi domando quale oscura pazzia possa sconvolgere una mente umana a tal punto, quali perverse motivazioni ne siano alla base. E purtroppo non è la sola. Ce ne sono diverse di queste occidentali convertite che compaiono anche nei "talk show", più fanatiche dei fanatici. Chi avrebbe mai pensato che a trentacinque anni dal'68, che, al di là di ogni altra considerazione, fu una rivoluzione del costume, avremmo visto donne auspicare il ritorno al medioevo, alla reclusione, alla non visibilità, alla subordinazione all'uomo in nome di una religione oscurantista e fanatica.

martedì 18 novembre 2003

Tricolore



Credo che sia un gesto significativo quello di esporre il tricolore nel giorno del lutto nazionale, come omaggio al sacrificio di diciannove italiani caduti servendo il loro paese, impegnati in una missione umanitaria a favore di chi soffre perché vive l'orrore della guerra e spera nella pace.
Questo indipendentemente da qualsiasi considerazione sull'opportunità  di una missione che a guerra ancora in corso può sembrare prematura e addirittura rischia di apparire come una forma di appoggio alla guerra di Bush che gran parte dell'opinione pubblica del paese non condivide, come hanno dimostrato le numerose e affollate manifestazioni per la pace della scorsa primavera.
Ma il dolore e l'emozione di tutti i cittadini italiani di fronte alla strage di Nassirya, di fronte alla brutalità del fanatismo terrorista, devono esprimersi anche attraverso i simboli e il tricolore è simbolo dell'unità  nazionale.
Pertanto tante amministrazioni locali invitano ad esporre la bandiera italiana per esprimere la solidarietà  umana di tutti i cittadini verso le famiglie e gli amici dei giovani italiani e iracheni uccisi a Nassiriya.
Spero che le bandiere siano molte e che si cominci a superare quella specie di malessere nazionale che impedisce a noi italiani di esprimere l'appartenenza al nostro paese, diversamente da quanto avviene altrove.
Fino ad oggi nei confronti della bandiera c'era assoluta indifferenza, se non addirittura rifiuto, tranne che in occasione delle partite di calcio.
Le cause di questa indifferenza sono molte: il patriottismo ridicolo e becero del fascismo, una guerra perduta, una memoria nazionale divisa tra fazioni inconciliabili, le ideologie internazionaliste del dopoguerra (comunismo, pacifismo), il cattolicesimo, hanno fatto si che le generazioni del dopoguerra siano state abituate a deridere i simboli tradizionali.
Ma forse cominciamo a renderci conto che a noi manca qualcosa e che il sentimento nazionale può essere espresso con orgoglio.

domenica 16 novembre 2003

Ancora su Nassirya

Mi domando perché di fronte alla strage di Nassirya siano stati quasi omessi da parte di tutti, maggioranza (e si capisce) e opposizione (e si capisce meno), commenti sugli errori di valutazione della situazione da parte del comando italiano. Ho visto nelle immagini riprese dai telegiornali che lo spazio frapposto tra gli sbarramenti e la palazzina sede della nostra missione era assai esiguo. Mi sembra evidente pertanto che ci sia stata della colpevole negligenza, come se non si sapesse che il nostro contingente si sarebbe trovato a fronteggiare, non un esercito, seppur di guerriglia, ma dei fanatici disposti a farsi saltare in aria insieme alla loro vittime. 
Se il Ministro della Difesa e il Comandante dei Carabinieri non hanno avuto il coraggio morale di ammettere gli errori commessi e di dimettersi, almeno ci si sarebbe aspettati che queste dimissioni fossero chieste dall'opposizione che invece pensa solo a ribadire la propria contrarietà all'intervento (e il governo ringrazia). 
Anch'io penso che non dovevamo fornire alcun appoggio alla guerra di Bush, tuttavia, come dicevo ieri,ormai non è più possibile tirarsi indietro, sia per una questione di dignità nazionale, sia perché comunque la nostra presenza in Iraq sembra aver avuto un effetto positivo sulla popolazione irachena che oggi ci ha manifestato solidarietà . Del resto è evidente che l'attentato non è stato fatto dagli iracheni, poco inclini al martirio, ma da forze esterne di altri paesi arabi,controllate da "Al Quaeda" e infiltratesi in Iraq da frontiere colabrodo. E dovendo combattere contro questo tipo di nemici, cui è stato inculcato fin dall'infanzia l'aberrante concetto del martirio, mi sembra che l'ipotesi dell'auto bomba avrebbe dovuto almeno essere presa in considerazione come rischio probabile nei cui confronti predisporre misure di sicurezza adeguate.

sabato 15 novembre 2003

Nassirya

La strage dei militari italiani a Nassirya è stata una tragedia annunciata.
Quei militari, cui dobbiamo il massimo rispetto, svolgevano un lavoro importante con lo scopo di ricostruire un minimo di convivenza civile in Iraq, sostanzialmente una missione di pace, ma purtroppo i tempi erano sbagliati.
La ricostruzione può avvenire solo a conclusione di una guerra e non con la guerra in atto.
E nessuna persona sana di mente può  sostenere che l'Iraq non sia un paese in guerra, nonostante il proclama di Bush nello scorso maggio.
Così sono morti 18 italiani per una guerra altrui.
Ciò non significa che l'Italia, come tutto l'Occidente, non si debba difendere dal terrorismo fondamentalista, ma i mezzi sono altri, diversi dalla guerra ad un singolo stato, peraltro, nel caso dell'Iraq, uno stato in cui "Al Qaeda" era assai poco presente prima che la guerra gli fornisse il pretesto per farne la sua principale base.
Il terrorismo si combatte con azioni di "intelligence" e di polizia, con la massima allerta, ma anche con azioni politiche lungimiranti, volte a trovare delle soluzioni ai conflitti in essere a cominciare da quello che da oltre mezzo secolo contrappone israeliani e palestinesi e che è stato il principale terreno di coltura del terrorismo e del fondamentalisnmo.
Così 18 italiani sono morti per una guerra altrui.
Ma in questo momento, anche se in linea teorica continuo ad essere contraria al coinvolgimento del nostro paese in una guerra che niente ha a che vedere con la difesa del suo territorio e dei suoi interessi, capisco tuttavia che non se ne possa uscire con dignità . Un ritiro delle nostre truppe dopo i fatti di Nassirya verrebbe interpretato come fuga ingloriosa e questo non ce lo possiamo permettere senza perdere ancora una volta la nostra dignità di nazione.

Giustizia italiana

Due anni fa nel nostro Comune furono rubate 3000 carte di identità . Ovviamente la banda che ha fatto il colpo non è mai stata individuata, ma in compenso sono stati fermati diversi acquirenti delle carte rubate. Così, in qualità di dirigente del servizio al momento dei fatti,mi vengono notificate citazioni a testimoniare un po' in tutta Italia. Ieri ho dovuto fare più di 300 Km, pernottando nella città  dove avrei dovuto testimoniare, cioè sostanzialmente confermare che la carta trovata in possesso dell'imputato apparteneva al lotto di quelle rubate nel nostro Comune. Testimonianza, come si può ben capire, assolutamente inutile, che niente aggiunge a quanto da me dichiarato nella denuncia sporta a suo tempo alla Questura di competenza, denuncia che poteva benissimo essere acquisita agli atti.
Il magistrato di turno, che mi ha espresso tutta la sua solidarietà  per il disturbo cui mi ero sottoposta a causa di una legge idiota interpretata in maniera pedissequa dagli avvocati quando mirano a rinviare le cause, forse volendo significare che molti testimoni inviano certificato medico fornendo il pretesto all'avvocato della difesa per chiedere il rinvio della causa.
La causa poi è stata rinviata con altro pretesto, la presunta non conoscenza dell'italiano da parte dell'imputato che ha ricevuto notifiche non tradotte. Circa la mia testimonianza è stato deciso di soprassedere acquisendo agli atti la succitata denuncia.
Dunque io ho fatto più di 300 Km (4 ore di treno all'andata e altrettante al ritorno), ho perso una giornata e mezza di lavoro e ho speso oltre € 200 che la mia amministrazione mi dovrà  rimborsare. Qualsiasi commento è superfluo.

venerdì 7 novembre 2003

Brigatisti. Perché?

Mi domando come qualcuno possa ancora credere che sia realizzabile nel nostro paese una prospettiva rivoluzionaria e perché il fenomeno rinasca in questi ultimi anni?


Ma chi sono questi brigatisti? Chi sono queste persone apparentemente anonime che si esaltano assumendo identità segrete, che spiano per mesi le loro vittime e infine uccidono persone assolutamente inermi? I loro comunicati sono illeggibili tanto sono noiosi, pieni di anacronismi, espressione di assoluta pochezza intellettuale.

Quello che sconcerta è che soggetti psichicamente disturbati siano tuttavia a conoscenza di persone e fatti che sfuggono anche alle persone più informate, che leggono i giornali, che seguono il dibattito politico.Infatti chi conosceva D'Antona e Biagi, chi era al corrente del loro lavoro prima che venissero uccisi? Probabilmente solo gli addetti ai lavori. E allora? Non si può non domandarci quale sia il terreno di coltura di queste cellule impazzite della società, dove e come assumano informazioni, se ci sia qualcuno che li manovra e quali scopi persegua.

martedì 4 novembre 2003

Iraq, ma quale effetto domino?

I fautori della guerra in Iraq sostenevano, tra l’altro, che la caduta del regime di Saddam Hussein avrebbe determinato un effetto domino nell’area mediorientale con una conseguente democratizzazione anche parziale degli altri paesi dell’area che avrebbe portato alla sconfitta del terrorismo e forse anche alla risoluzione del conflitto arabo israeliano.

I fatti hanno dimostrato che niente di tutto questo è accaduto. La democrazia è ben lontana in Iraq e negli altri paesi dell’area. Saddam Hussein era sicuramente odiato, ma non quanto gli invasori americani. Il terrorismo è attivo più che mai e se è probabile che Al Qaeda fosse scarsamente presente in Iraq prima della caduta del regime, ora certamente ha fatto dell’Iraq la sua base principale. Il conflitto arabo-israeliano è lungi da qualsiasi risoluzione.

E dalla cosiddetta fine del conflitto, quando Bush andò su una portaerei vestito da rambo per dichiarare la vittoria, ad oggi, i morti tra i soldati americani hanno superato di molto quelli dichiarati durante le operazioni belliche.

Mi domando allora come abbiano potuto gli strateghi della massima potenza mondiale non rendersi conto di quale problemi avrebbero dovuto affrontare. Ma uno studio sulla realtà irachena non lo aveva fatto nessuno? Oppure le motivazioni di politica interna, quelle economiche, il fondamentalismo di Bush e dei suoi pessimi consiglieri, hanno avuto la meglio su qualsiasi altra considerazione?

Fine dell’Occidente?

In un articolo dall’emblematico titolo “ verso la fine dell’occidente” Thomas L.Friedman lamenta il disinteresse dei paesi Europei e, in particolare della Francia e della Germania, nei confronti dell’Iraq. Alla conferenza di Madrid sugli aiuti all’Iraq, l’Arabia Saudita si sarebbe impegnata per un miliardo di dollari, Francia e Germania per 0 dollari. L’autore ne deduce che l’Arabia è più interessata alla nascita della democrazia in Iraq (ma se ne può parlare davvero alla luce dei fatti?) di quanto non lo siano Francia e Germania e arriva a dire che forse l’Occidente, come l’abbiamo conosciuto, è finito o almeno è stato indebolito dal pessimo comportamento dei leader di Stati Uniti, Francia e Germania a pari merito, tanto che le attuali tensioni tra Stati Uniti ed Europa sono simili a quelle tra Stati Uniti e Urss ai tempi della guerra fredda. La colpa : degli uni e degli altri, però l’accento sembra posto più sull’Europa che pensa solo a come consolidarsi politicamente, economicamente e militarmente mentre gli USA pensano a come far fronte al terrorismo.

Non so quanto corrisponda a realtà l’opinione di Friedman. Quello che si nota immediatamente è che Europa significa Francia e Germania. Sembra nata la Framania. Del resto gli altri paesi europei a cominciare dal nostro fanno di tutto per non esserci.

Sondaggio UE su Israele

Sono tutti scandalizzati, a destra e a sinistra, perché da un sondaggio realizzato dall’Unione Europea sembrerebbe che i cittadini europei ritenessero Israele uno dei massimi pericoli per la pace mondiale.

Tutti a cominciare dal Presidente della Commissione Europea Prodi sostengono che le domande sono state mal poste o male interpretate. C'è chi parla di Europa malata. Addirittura Fini, che ha molto da farsi perdonare, dichiara che Israele è una proiezione dell’Europa in Medio Oriente (sic).

Ora mi domando cosa ci sia da scandalizzarsi. A mio parere Israele, insieme agli Usa e ai paesi arabi fondamentalisti, sono, a pari merito, i massimi pericoli per la pace. E non vedo perché criticare Israele debba essere considerato “politically uncorrect”.

Divorzio

Non è notizia di oggi, ma ne stanno blaterando su "Porta a Porta".

Il parlamento italiano ha bocciato la proposta di ridurre gli anni di separazione prima del divorzio da tre ad uno. Non ci sono commenti. Sempre viva il Vaticano con l’appoggio di cattocomunisti, clericofascisti e imperituri democristiani. Ma quando mai diventeremo un paese civile?

mercoledì 29 ottobre 2003

Crocefissi

Sono sempre stata del parere che i crocefissi, come qualsiasi altro simbolo religioso, non avrebbero dovuto mai fare l'ingresso nelle scuole. E anche l’ora di religione, pur opzionale, dovrebbe essere abolita e sostituita da un corso di storia delle religioni. Per professare una fede ci sono altre sedi, appositamente deputate, ma la scuola deve essere rigorosamente laica. Chi la pensa diversamente può iscrivere i propri figli ad una scuola privata.

Non mi piace tuttavia che la questione sia stata sollevato da un personaggio come Adel Smith le cui motivazioni non sono certo ispirate da spirito laico e magari chiede che siano tolti i crocefissi, solo perché non può chiedere l’introduzione del velo islamico per le studentesse e l’insegnamento del Corano per tutti, rischiando peraltro di inasprire le tensioni in atto e di fornire appigli a chi non aspetta altro.

lunedì 27 ottobre 2003

Cookies

Non riuscivo più a postare perché "Splinder" non mi riconosceva al log-in. Ho lasciato commenti qua e là su quello che credevo un problema tecnico e ho anche scritto alla redazione di "Splinder". Poi, sulle soglie di una crisi di astinenza, ho avuto l'illuminazione e ho finalmente capito il problema. Qualcuno mi aveva consigliato di aumentare le protezioni sul mio computer bloccando tutti i "cookies". E' bastato ripristinare il livello predefinito di protezioni e tutto è tornato a posto.Ora però è troppo tardi per "postare" qualcosa di vagamente sensato.

Mi limito a riportare quanto avrebbe detto Sandro Bondi, coordinatore di Fi (la notizia sarebbe stata ripresa dal "Corriere della Sera" del 25 ottobre):

"Berlusconi è un uomo autenticamente liberale. È enormemente buono, straordinariamente buono. Ha ragione Ferrara quando lo paragona a Mozart per il candore e la genialità. Berlusconi è candore, è purezza".!!!

Ma è possibile che qualcuno si esprima così?

giovedì 23 ottobre 2003

Si sciopera il 24 ottobre?

Sono molto incerta sull’adesione allo sciopero indetto dai sindacati per venerdì 24 ottobre sulla riforma delle pensioni.


Ritengo che l’innalzamento dell’età pensionistica sia un provvedimento, sicuramente non popolare, ma  necessario che tutte le società sviluppate si trovano di fronte. Peraltro analoga proposta sarà presentata a giorni dal governo tedesco.

Quello che mi preoccupa è il trattamento pensionistico. Ritengo infatti che il tenore di vita raggiunto nell’età lavorativa debba essere garantito anche dopo il collocamento a riposo, tenuto anche conto delle maggiori spese che potrebbero essere necessarie per problemi connessi all’età.

Sarei d’accordo con la riforma se stabilisse l’innalzamento dell’età pensionabile, ma contemporaneamente  garantisse un trattamento pensionistico basato sugli ultimi stipendi per tutti coloro che non superano il reddito annuo lordo di € 70.000. Oltre questa cifra dovrebbero esserci riduzioni direttamente proporzionali all’aumentare del reddito. Ma non mi sembra che la proposta del governo vada in questo senso.

Personalmente avendo ormai perso le speranze di potermi dedicare a qualcosa di diverso in campo lavorativo (i blog e i siti internet non sono una fonte di reddito!) sarei comunque rimasta almeno fino al raggiungimento del 60° anno (che orrore!, l’età, non la pensione) ma speravo negli incentivi cui, se la proposta viene approvata, non avrò più diritto, in quanto, se h ben capito, riguarderanno solo coloro che avranno raggiunto 35 anni di contributi e 57 anni di età prima del 2008.

sabato 18 ottobre 2003

In due articoli del Foglio le presunte frustrazioni del popolo dei "blogger"

Sul Foglio del 14/10/2003 c’è un articolo  a firma di Guia Soncini dal titolo “Il rimuginare artistico e logorroico in cui affoga il demiurgo del blog” (!?), in cui i “blogger” sono definiti “popolo di segaioli orfani di editore che nascosti dietro nomignoli da giovane marmotta, vomitano veleno su chiunque”.

Ecco alcuni passaggi dell’articolo:

“..Te ne apri uno, e ci scrivi dentro quel che ti pare. Nessuna esigenza di credibilità, si sensatezza, di linea editoriale. Nessun caporedattore che ti dica di riscrivere la tal cosa perché è raccapricciante, la tal’altra perché è mal espressa, infondata, irragionevole. Ti apri un blog e la tua giornata la passi – invece che chiuso in bagno con riviste hard, come i tuoi predecessori – attaccato al computer a digitare le tue opinioni di cui all’universo mondo non fregherebbe moltissimo, se solo non ci fosse un gigantesco complotto per impedirti di essere il più venduto, temuto, riverito autore del catalogo Einaudi..”

Ovviamente tra i “blogger” la cosa non è piaciuta e alcuni sono passati a commenti altrettanto volgari sull’essere “cessa” e bisognosa di sfogo sessuale della giornalista in questione, la quale ha ritenuto bene di rispondere sullo stesso tono in un articolo del 17 ottobre.

Anche se tutto sommato la questione non mi sembra molto interessante, poiché stasera non ho niente di meglio da fare, dirò anche la mia.

In primo luogo rilevo che ormai è prassi consolidata che le divergenze di opinione debbano essere condite da reciproci insulti a sfondo sessuale. Non sono certo una che non usa termini fioriti quando sia necessario e nel linguaggio di tutti i giorni, ma certi tipi di offese, soprattutto se compaiono su testate nazionali, mi sembrano l’espressione massima di mancanza di idee.

Premesso ciò, mi domando come mai la Soncini, di cui fino ad oggi ignoravo l’esistenza, anche perché non sono lettrice abituale del “Il Foglio” che, peraltro “on line” è quasi illeggibile (essendo assai difficile impostare la pagina in formato PDF nella giusta grandezza), manifesti un furore degno di miglior causa nei confronti dei “blogger”. Forse, come sostiene qualcuno, per timore che il suo status di giornalista possa essere messo in discussione da questi ultimi?

Personalmente ritengo il blog una “rivoluzione” nel campo della comunicazione, un mezzo che permette a tutti di esprimere le proprie opinioni su quel che accade nel mondo. E questo mi sembra un fatto positivo. Poi ovviamente di molte opinioni si potrebbe fare a meno. Ma quante sono le cose al mondo di cui nessuno sente la mancanza? E quanti tentativi devono essere fatti in qualsiasi disciplina, in qualsiasi settore, per ottenere qualcosa di originale, creativo, interessante, ecc.ecc.?

E se poi qualcuno vuole raccontare le proprie paranoie e questo gli serve a stare meglio, in fondo mica danneggia nessuno e comunque lo fa gratis.

Infine per quanto mi riguarda il mio non è uno pseudonimo da giovane marmotta, in quanto, anche se posto come Marivan, nell’Url del mio blog c’è nome e cognome.

Mi diverto a scrivere quello che penso e lo faccio quanto e quando mi pare con buona pace della Sig.ra Soncini e di chiunque altro.

giovedì 16 ottobre 2003

Iraq, Afghanistan e Liberia: la guerra privata di George W.Bush

"Dei 180.000 soldati impiegati in Iraq, ben un terzo, ovvero 60.000 di loro sono mercenari. Soldati privati, dipendenti da agenzie e società private americane che hanno firmato dei contratti che potremo definire di leasing con il Pentagono per la fornitura di uomini, istruttori e mezzi. Un businness calcolato (per difetto) in 100 miliardi di dollari."

"Le "Mpc" (Military private companies) che hanno firmato i contratti segreti con il Pentagono per il noleggio dei corporates warriors (i soldati privati al soldo delle autorità militari americane) appaiono saldamente presenti nella classifica delle 500 compagnie più potenti degli Usa, e nel gotha delle Mpc appare la Halliburton, la compagnia che ha visto in qualità di vicepresidente, l'attuale braccio destro alla Casa Bianca del presidente GeorgeW.Bush, Dick Cheney."

"La presenza dei moderni soldati di ventura, oltre che in Iraq, è segnalata in Afghanistan, e sono proprio i corpi militari privati di fiducia dell'amministrazione Bush ad essere presenti da qualche settimana nella Liberia del dopo Taylor devastata dalla guerra civile."

Notizie tratte da un articolo  pubblicato sul sito "Reporter Associati"

"Reporter Associati"  nasce dall’esperienza e dalle idee di un gruppo di giornalisti, reporter indipendenti, operatori dell’informazione e fotoreporter che hanno scelto di associarsi per realizzare un independent media nuovo ed originale nel panorama della stampa on-line. L'associazione annovera tra i propri collaboratori il giornalista Pino Scaccia. 

Bolivia: gli USA difenderanno la democrazia!

Domenica scorsa in quello che è il più povero paese dell’America del Sud, la Bolivia, nella cittadina El Alto, non lontano dalla capitale La Paz, è esplosa una massiccia contestazione popolare, violentemente repressa dalle forze armate. Il bilancio delle vittime nel fine settimana è stato di 26 morti e un centinaio di feriti. Ma già dal lunedì il numero ha ripreso a salire.

Il presidente Gonzalo Sánchez de Lozada, miliardario imprenditore del settore minerario, grande amico dei Bush, non ha esitato a impiegare l’esercito per porre fine a una protesta contro la sua intenzione di esportare il gas naturale in Messico e negli Stati Uniti, senza soddisfare prima l’altissima domanda interna, in un paese che vive in condizioni di estrema povertà.

La consigliera presidenziale alla sicurezza, Condoleeza Rice, ha invocato "l'appoggio della comunità internazionale al presidente costituzionale" boliviano. E una nota del Dipartimento di Stato ha annunciato  minacciosamente che "non sarà tollerabile alcun insediamento d'un regime extracostituzionale in Bolivia" e che gli USA "difenderanno gli assetti democratici" del paese!

Così si è stesa sulla Bolivia l'ombra dell'intervento diretto di Washington, ovviamente a salvaguardia della democrazia.

Il 25ennale di Woityla e gli auguri di Ciampi e consorte

Passi l’inflazione di inserti sui giornali, la trasmissione di Porta a Porta dedicata all’avvenimento e, magari, qualche altro speciale TV, ma il messaggio a reti unificate del Presidente della Repubblica in occasione del 25ennale del papato di Woityla mi è sembrato un pò eccessivo. A parte i tradizionali auguri di fine anno, si presume che il Presidente della Repubblica si rivolga al paese solo in casi eccezionali e su argomenti di vitale importanza. Invece abbiamo dovuto sorbirci gli auguri di Ciampi e signora in occasione della succitata ricorrenza. E questo, pur rispettando tutte le religioni, purché in versione non fondamentalista, dal cattolicesimo all’Islamismo, dall’Induismo al Buddismo fino al Wicca e a tutta la paccottiglia New Age, mi è sembrato veramente troppo. Ma si sa, il nostro non sarà mai un paese laico e moderno. Purtroppo c'abbiamo il Vaticano in casa. E anche se non mi sembra che ci sia molta spiritualità in giro, sia a destra che a sinistra, tutti, fanno a gara a dichiararsi cattolici . E cosa sono la Margherita e UDC negli opposti schieramenti, se non il residuato della disciolta Democrazia Cristiana? I laici nel paese sono sempre stati un’esigua minoranza. La grande maggioranza appartiene ai due opposti, si fa per dire, schieramenti dei clerico-fascisti e dei catto-comunisti. Infatti se forse di fascisti veri e propri ne sono rimasti pochi e di comunisti, nell’accezione originaria del termine, nessuno, eccetto che nella mente di Berlusconi, le due succitate versioni cattolicheggianti sono ancora realtà preponderante in un paese, in cui il pensiero laico e liberale, minoritario, non ha mai dato origine ad uno schieramento politico di rilievo.

Che ci sia un forte desiderio di ricostituire la DC è innegabile. E forse l’opinione della Lega, per la quale ci sarebbe un complotto teso allo scopo, nel quale si inserirebbe anche l'ultima uscita di Fini sul voto agli immigrati, non è peregrina.

domenica 12 ottobre 2003

Voto agli immigrati

Ma cosa ci può essere dietro l'uscita di Fini? Fino a pochi anni fa faceva il saluto romano, riteneva Mussolini un grande statista, ecc. ecc. Ora vuole proporsi come esponente della destra moderata. Ma lo spazio è già occupato da Forza Italia e UCD. Inoltre in questo modo perde il suo elettorato di base che il fascismo ce l'ha ancora nel cuore. A cosa mira?

mercoledì 31 dicembre 2003

PAUSA



Questo blog si prende qualche giorno di meritato riposo!
I prossimi aggiornamenti decorrere dall'8 gennaio 2004.
Auguri di buon anno a tutti!

lunedì 29 dicembre 2003

Pensieri di fine anno

Ricordo che l’anno scorso passai il periodo natalizio ad aggiornare il mio sito “Avalon e dintorni” , nato nel settembre precedente e di cui ero tutto sommato entusiasta, essendo il mio primo tentativo di pubblicare in rete.

Neanche un mese dopo, per l’esattezza il 12 gennaio di quest’anno, sarebbe nato questo blog che oggi conta 28.560 click, anche se devo ammettere che almeno 10.000 sono miei.

Quando ho aperto per prova questo “blog” non sapevo ancora cosa volevo farne ne se si sarebbe trattato del divertimento di qualche giorno, tenuto conto degli impegni lavorativi e del fatto che avevo già un sito, anzi due, (il secondo dedicato a Pistoia, la mia città, purtroppo ormai molto trascurato, tanto che l’ho quasi prestato ad un amico che si occupa di storia locale).

Ma dopo anni che non me ne occupavo più, a prescindere dalla lettura dei giornali, da un po’ di tempo avevo cominciato a sentire il bisogno di ritornare ad interessarmi di quanto avveniva nel mondo tanto che nel sito principale, dedicato ad argomenti vagamente esoterici, avevo inserito anche una pagina di attualità, che tuttavia non legava molto con il resto. Così questo “blog” è diventato il mezzo per veicolare le mie opinioni sulle vicende mondiali, in particolare sul fondamentalismo islamico e sul risorgente imperialismo americano sostenuto dalla politica arrogante e fondamentalista della nuova destra al potere, con qualche breve “excursus” sulle vicende della politica interna e qualche riflessione sulla “blogosfera”. Soprattutto ho seguito le vicende irachene, dal dibattito mondiale precedente la guerra, alle manifestazioni per la pace, all’attacco anglo-americano, alla caduta del regime, ai sanguinosi episodi del “dopoguerra” fino alla cattura di Saddam Hussein.  Qualche volta ho inserito anche più articoli al giorno. Ora però mi sento un po’ confusa e demotivata.

Da una parte continuo ad avversare l’arrogante politica di potenza degli Stati Uniti e a ritenere che comunque, al di là di qualsiasi altra considerazione, la democrazia non è bene che si possa importare, tanto meno con la guerra. Eventualmente si importa con il benessere e con la cultura. Se nei paesi dove maggiore è la presa del terrorismo islamico le  condizioni sociali e conseguentemente culturali migliorassero, il fanatismo religioso non avrebbe più ragione di essere e con esso il terrorismo perderebbe il proprio  terreno di cultura.

E la guerra non è mai una soluzione, come dimostrano gli avvenimenti successivi a questi interventi cosiddetti umanitari.

Sono stata a favore dell’intervento in Afghanistan, perché là c’erano le basi di Al Qaeda, ma ho avuto molti dubbi sull’intervento in Kossovo, voluto anche dalla sinistra, forse solo perché era al governo. Attaccare paesi sovrani che non ci hanno minacciato significa violare un principio fondamentale del diritto internazionale. Certo  Milosevic era un dittatore e c’era un genocidio in corso. Ma allora quante altre volte saremmo dovuti intervenire? Quando in Algeria il terrorismo islamico ha fatto migliaia di vittime abbiamo guardato dall’altra parte.

Tuttavia oggi il terrorismo islamico è un pericolo sempre più minaccioso, e anche se non possiamo dimenticare la cause che l’hanno determinato e le colpe dell’Occidente, dobbiamo combattere per difendere la nostra cultura e la nostra civiltà da chi  vorrebbe ricondurre il mondo al medioevo e ci minaccia con il terrorismo.

Non si può negare infatti che oggi la civiltà occidentale sia superiore anche perché non è più fondamentalista (a parte Bush) e  perché la religione non detta più le regole della  vita civile (a prescindere dall’Italia). Per secoli l’Europa è stata sconvolta dalle guerre di religione, mentre l’inquisizione torturava e condannava al rogo migliaia di oppositori che chiamava streghe ed eretici. Il rogo di Giordano Bruno e la condanna di Galilei in fondo risalgono a soli 4 secoli fa.  Allora era l’Islam a essere più tollerante e civile. Dobbiamo alla cultura islamica se molte opere di fondamentale importanza per la civiltà occidentale sono state salvate e sono giunte fino a noi. Ma oggi è l’Islam che inneggia alla guerra santa e che vuole governare attraverso le teocrazie e riportare il mondo all’oscurantismo.

Così mi sento confusa di fronte ad  una realtà in cui non è così semplice schierarsi, come lo fu invece durante la guerra del Vietnam.

Credo fermamente nell’indipendenza dei popoli e nell’inviolabilità dei confini. Ritengo che i popoli abbiano sempre diritto ad autodeterminarsi. Poi però mi domando se il principio dell’autodeterminazione valga anche quando potrebbe condurre all’instaurazione di una teocrazia islamica o se invece non sia dovere del consesso civile impedirla e questo mi mette in crisi con i miei principi.

Da una parte mi è insopportabile vedere truppe straniere in qualsiasi paese, quindi anche in Iraq, poi però penso che se gli anglo-americani dovessero ritirarsi dall’Iraq, un’altra dittatura non meno feroce di quella di Saddam Hussein verrebbe ad instaurarsi con l’aggravante di essere una teocrazia che offrirebbe sostegno alla Jihad islamica.

Mi domando tuttavia se ci sia ancora un margine per una risoluzione che veda l’intervento di organismi internazionali. Ma l’ONU sembra ormai sempre più la Società delle Nazioni  prima della seconda guerra mondiale, l’Europa stenta a decollare e gli USA si sentono la nazione eletta da Dio per governare il mondo.

mercoledì 24 dicembre 2003

Settimana impossibile

Settimana impossibile. Ho sempre meno tempo per aggiornare il blog.
Premesso ciò,
BUONE FESTE A TUTTI!

martedì 16 dicembre 2003

Riflessioni dopo la cattura di Saddam Hussein

Se Saddam Hussein fosse morto combattendo sarebbe diventato un eroe della resistenza araba e musulmana all’invasione americana e tra le masse arabe la sua efferatezza di dittatore sarebbe passata in secondo piano.

Pertanto che il rais di Bagdad sia stato finalmente catturato, che non sia stato capace di morire combattendo, che sia stato trovato in un buco degno di un topo, che avesse l’aspetto di un vecchio distrutto e dallo sguardo perso, è innegabilmente un fatto di alto valore simbolico, un innegabile successo per il governo americano, anche se purtroppo, perché anche i fatti positivi possono avere conseguenze negative, si tradurrà in un argomento a favore della rielezione di Bush che non è quanto di meglio il mondo si possa augurare.

Quanto alle conseguenze sulla realtà irachena e sulla lotta al terrorismo in genere potrebbero non essere eclatanti. Infatti proprio le condizioni in cui è apparso il temibile dittatore fanno pensare che difficilmente fosse in grado di dirigere la guerriglia irachena che sicuramente è alimentata da forze di diverso segno. Non vi mancano certamente i seguaci di Saddam, ma sicuramente ci sono soprattutto fautori della teocrazia islamica, particolarmente sciiti, acerrimi nemici del rais che, quando era al potere ne ha uccisi a migliaia, ma anche ostili agli americani che considerano invasori, corrotti e infedeli come tutti gli occidentali, e ancora fanatici islamici provenienti dai paesi vicini riversatisi in Iraq in cerca di martirio, e certamente c’è Al Qaeda che sembra non avesse grossi agganci in Iraq prima della guerra.

Personalmente sono tra coloro che ritengono che occorra difendersi dal terrorismo islamico e che non si possa essere pacifisti ad oltranza di fronte a movimenti che vorrebbero riportare tutto il mondo al medioevo e che usano il terrorismo come metodo di lotta.

Ciononostante sono stata contraria all’intervento americano in Iraq e la penso tuttora allo stesso modo. Ritengo infatti che la dottrina della guerra preventiva e dell’importazione della democrazia con le bombe, o, come dichiarato di recente dal nostro premier, quella della necessità di ripensare il principio dell’inviolabilità dei confini nazionali quando si tratta di combattere il terrorismo e fare trionfare la democrazia, non sia accettabile, perché potrebbe portare a stravolgimenti aberranti. E comunque non è nemmeno la soluzione migliore per sconfiggere il terrorismo che, anzi, nella guerra in Iraq ha trovato un ulteriore pretesto.

E poi chi stabilisce quando un paese non è democratico? Gli Stati Uniti detengono forse il monopolio della democrazia? Lo detenevano anche quando sostenevano le efferate dittature latino americane? La paura del comunismo era sufficiente motivo per sostenere quelle dittature? E comunque se la maggioranza di un paese si esprimesse in favore del comunismo, o della repubblica islamica, non ne avrebbe il diritto? Allende, che peraltro non era comunista, era andato al potere con libere elezioni, il golpe, con l’aiuto del governo americano e della C.I.A., lo fece Pinochet che fu dittatore non meno efferato di Saddam (in proporzione ovviamente al periodo in cui ha governato), ma che non è stato condannato da alcun tribunale e di recente in un intervista ha detto di non aver niente di cui pentirsi avendo sempre agito per il bene del proprio paese. E ancora si potrebbe accettare l’invasione di Cuba, il cui leader non è certo un democratico ma non è neanche paragonabile a Saddam Hussein e comunque non sta minacciando nessuno?

E proprio sulla base di questi interrogativi continuo a ritenere pericolosa la politica di Bush e di chi lo segue. La lotta al terrorismo deve essere combattuta con mezzi diversi, con quelli della diplomazia dove è possibile, con le pressioni di organismi internazionali, la cui organizzazione magari va rivista, con l’attività di “intelligence”. La guerra è solo l’estrema soluzione e non può essere decisa da un paese solo che si considera il bene assoluto in lotta contro il male assoluto.

Per questo è necessario che tutto l’Occidente si interroghi sulle problematiche in essere e trovi delle soluzioni prima che sia troppo tardi. Dobbiamo cercare di avvicinare alla democrazia, non con le bombe, ma con le armi della diplomazia, i paesi arabi moderati, dobbiamo trovare una soluzione al problema palestinese. Solo in tal modo il sostegno al terrorismo verrà meno.

Non possiamo dimenticare che il fondamentalismo religioso è anche la conseguenza delle nostre azioni passate e presenti. Ad un passato colonialista che ha lasciato confini tracciati sulla carta ma non corrispondenti alle effettive realtà locali è seguito un presente non meno colonialista, anche se con mezzi diversi. Abbiamo sfruttato le immense risorse di quei paesi sostenendo pessimi despoti locali che vivevano nel lusso lasciando il popolo nell’assoluta indigenza. Poi questi popoli, esclusi dal benessere occidentale, hanno trovato nella religione un punto di riferimento e un’identità che non trovavano altrove. Del resto la religione fa sempre presa sulle masse povere e ignoranti. Dove arriva il benessere e aumenta il livello culturale, la religione diminuisce la propria presa. Ma l’Occidente è responsabile, insieme ai dittatori locali che ha più o meno sostenuto, del mantenimento di pessime condizioni in paesi che, per le loro risorse naturali, avrebbero potuto essere ricchi e ora ne paga le conseguenze.

Da quei paesi arrivano da noi migliaia di persone che non siamo in grado di accogliere che in minima parte, e tra tanti che arrivano attratti dal miraggio di un miglioramento delle loro condizioni sociali, ci sono anche coloro che vorrebbero distruggerci o almeno imporci i loro costumi, e, se a ciò si unisce la consapevolezza che il terrorismo è in grado di colpirci fin nelle nostre opulente città, ecco che ci sembra di avere i barbari alle porte e non è questo il clima in cui si trovano soluzioni politiche.

Bisogna che i popoli e i governi escano da questa spirale e comprendano che la guerra non è la soluzione e, se malauguratamente, lo fosse non può essere decisa da un solo paese per quanto potente.

La lezione americana all'Europa

Tra i vari articoli che oggi i giornali hanno dedicato alla cattura di Saddam Hussein quello di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera dall’eloquente titolo :”La lezione americana all’Europa” mi ha fatto proprio imbestialire.

L’articolo coglie il pretesto della cattura di Saddam Hussein per intonare un peana al ruolo e alle capacità americane raffrontate all’ignavia europea e dall’enfasi dei toni usati sembra compiacersene (soprattutto dell’ignavia europea).

Sostiene che la cattura di Saddam Hussein da parte degli Stati Uniti segna con ogni probabilità una data memorabile nella vicenda mondiale, una data dalle conseguenze potenzialmente immense e  paragona l’avvenimento a quanto accadde nel 1945 quando, grazie al ruolo e alle capacità americane, il nazismo tedesco ed il militarismo nipponico furono portati alla sbarra di un tribunale e per suo tramite sottoposti al giudizio dell’opinione pubblica del mondo.

Qui il paragone mi sembra almeno eccessivo, perché se da un lato è vero che il terrorismo islamico è pericoloso, non ha ancora la capacità di vincere contro l’Occidente, dall’altro non si identifica solo con Saddam Hussein, ma è ben altro, quanto alla sconfitta del nazismo se nessuno disconosce il ruolo che vi ebbero gli Stati Uniti, non si può nemmeno dimenticare che le sorti della Germania cominciarono a  rovesciarsi proprio quando Hitler attaccò la Russia e fu respinto.

Ancora l’articolo prosegue affermando che tra le lezioni della cattura di Saddam c’è pure questa: di fronte alla chiarezza di obiettivi degli Stati Uniti, di fronte alla loro capacità di perseguirli sulla scena del mondo, di fronte al loro impegno di rispondere al terrorismo colpo su colpo, l’Europa non ha saputo pensare e proporre niente si serio. Qualcosa di vero c’è in questa affermazione, anche se le cause non stanno a mio parere in una incapacità intrinseca europea quando nella divisione dei suoi governi che non riescono ad elaborare una politica estera e della difesa comuni, soprattutto a causa dei freni a ciò posti dai paesi europei più filo americani (Gran Bretagna, Spagna, Italia, e gli ex-satelliti sovietici divenuti satelliti USA). Si deve poi riflettere su fatti come questo. Nel documento sulla "Strategia nazionale di sicurezza" presentato da Washington il 20 settembre 2002, sei mesi prima dell’intervento in Iraq, si trova questo passaggio: "L'umanità ha nelle sue mani l'occasione di assicurare il trionfo della libertà sui suoi nemici. Gli Stati Uniti sono fieri della responsabilità che incombe loro di condurre questa importante missione." Dunque loro e solo loro. E tutto il pensiero dei neoconservatori americani è venato di atteggiamenti di disprezzo verso l’Europa. Sono stati scritti libri per sostenere la presunta ignavia dell’Europa che pensa solo al proprio benessere come se gli Stati Uniti non pensassero al loro e avessero anche il monopolio dell’etica oltre che quello della democrazia. Questo non è certo il modo di trattare gli alleati. E certamente un paese come la Francia, che giustamente ha sempre avuto un alto concetto della propria dignità nazionale, non poteva accettarlo.

Concludendo sembra che certi fanatici filoamericani godano dei successi ottenuti dagli Stati Uniti, non tanto in se stessi, quanto in contrapposizione alla presunta incapacità europea. Sembra quasi che essi stessi non si considerino europei, ma americani d’elezione.

domenica 14 dicembre 2003

Catturato Saddam o un sosia?



L'agenzia ufficiale iraniana Irna  ha affermato che Saddam Hussein è stato catturato nella sua città natale, Tikrit, citando come fonte il capo curdo Jalal Talabani. Nessuna conferma ufficiale americana, ma sembra che tra poco a Baghdad si svolgerà una "importante" conferenza stampa. Ad ogni modo anche se Saddam fosse stato effettivamente preso, ciò non porrà fine al terrorismo che solo in minima parte è organizzato dai seguaci di Saddam. I problemi veri sono il fondamentalismo islamico e l'insensata politica di Bush. E per il momento una via d'uscita non c'è.

Gennaio 1970?

Non se qualcuno se ne sia accorto, ma per diversi giorni (è sparito solo stasera) nell’archivio del mio blog compariva   il gennaio 1970! Purtroppo non posso dire che non ero ancora nata. Ma nel 1970 non solo non c'era internet, ma nessuno aveva un computer in casa. Anche se tra gli addetti ai lavori l’idea del collegamento in rete era già nata. Infatti nel 1969 vengono collegati i computer delle università di Los Angeles, Stanford, dello Utah e di Santa Barbara. Ma solo nel 1972 esce sul mercato il programma per la posta elettronica. I computer collegati sono all'incirca trenta in tutto il mondo. Nel 1973 il matematico Vinton Cerf chiama questa prima rete Internet. La vera storia della Rete nasce qui! Ma bisogna arrivare al 1982 perché il pc inizi a diffondersi in tutte la case nel mondo e solo nel 1993 nasce il primo programma per navigare in rete: Mosaic. In seguito arriva Netscape e più tardi il famoso Internet Explorer.Quanto ai blog, si tratta di fenomeno recentissimo. I primi weblog compaiono negli Stati Uniti alla fine degli anni 90, tra i pionieri di internet, prima per usi e sperimentazioni personali, e subito dopo con la diffusione gratuita di software agli utenti. Alla fine del ‘99 nasce Blogger.com, tuttora il decano e il più diffuso tra i software weblog. In Italia i primi blog arrivano nell’estate del 2000. Nel 2001 il fenomeno si sviluppa e comincia ad essere oggetto di attenzione da parte dei giornali. Il Corriere della Sera dedica un articolo a “L’invasione dei blog”. Da allora il fenomeno è in espansione anche se qualcuno ne ha già decretato la fine.

venerdì 12 dicembre 2003

Troiano

Non è che mancherebbe il materiale per aggiornare questo blog, dal rigurgito di bigottismo cattolico (anche di sinistra) alle ultime esternazioni di Berlusconi che, dopo l'intervista al "New York Times" nella quale ha sostenuto che di fronte all'incalzare del terrorismo il principio dell'inviolabilità dei confini nazionali deve essere rivisto, si è scagliato contro la carta stampata, affermando che in Italia il regime c'è ed è rappresentato dalla stampa. Ma tanto i giornali ormai li leggono quasi esclusivamente i giornalisti ed i loro direttori, mentre "il futuro è digitale, i giornali hanno fatto il loro tempo e le battaglie dei giornali di oggi sembrano quelle dei costruttori di carrozze di una volta, che volevano impedire la costruzione delle automobili".

Purtroppo in questo periodo sono molto impegnata con il lavoro e sono assediata da virus informatici e assimilati. Ora ho beccato un "troiano" (accidenti a Ulisse) e non sono ancora riuscita a liberarmene. Tra i vari consigli ricevuti c'è anche quello di riformattare il computer, per la seconda volta in un mese. Qui si diventa matti. E chi ritornasse esclusivamente alla carta stampata?

domenica 7 dicembre 2003

In questa settimana

In questa settimana non ho avuto tempo per aggiornare il blog. Sono stata fuori per un convegno e poi il mio computer continua ad avere dei problemi tanto che utilizzarlo sta diventando stressante. Comincio ad odiarlo. Mi arrivano virus in continuazione, l'ultimo un "troiano". L'ho messo in quarantena, ma ho la vaga impressione che la causa delle attuali difficoltà abbia poco a che vedere con i virus. Ho dovuto far reinstallare tutti i programmi e forse qualcosa non è andato a buon fine. Qualche giorno butto il computer e ricomincio a scrivere con la penna. Poi però come faccio a far circolare le mie idee, anche se presumo che il mondo possa farne benissimo a meno?

Ad ogni modo cosa è successo di importante in questa settimana?

C’è stata la conferenza sul clima nella quale sono state dette cose abbastanza preoccupanti circa il disastro ambientale cui corriamo incontro. Del resto il caldo di questo autunno è senza precedenti. Le previsioni del tempo danno per imminente l’arrivo dell'inverno portato dal "buran" (il vento freddo proveniente dalla Siberia). Speriamo. Resta il fatto che gli ultimi anni sono stati i più caldi da quando si rilevano le temperature. E sembra certo che se i governi delle massime potenze non si impegneranno fin da subito nella riduzione dei gas serra ci sarà un disastro senza uguali.

In parlamento si discute la legge sulla procreazione artificiale.

Personalmente ritengo che se non si riesce ad avere figli naturalmente si dovrebbe desistere, ma che non si possa impedire a coloro che la pensano diversamente di ricorrere a tutti i mezzi che la tecnologia medica offre e che sono utilizzati con successo da oltre venti anni. E una volta ammessa la fecondazione artificiale non vedo perché si debba vietare quella eterologa. Credo peraltro che l'eventualità di incorrere in un incesto (seme casualmente donato da un fratello, padre, nonno) siano vicine allo zero.

Posso invece concordare con il divieto del ricorso alla procreazione assistita per “single” e omosessuali, non per motivazioni di ordine religioso, ma perché ritengo che il minore abbia diritto ad essere cresciuto in una famiglia in cui sono presenti entrambi i genitori possibilmente di sesso diverso.

Mi sembra invece aberrante disporre che gli embrioni non possano essere distrutti, nemmeno se sono malati. Così la legge proibisce, di fatto, l’analisi preimpianto, cioè l’applicazione di quelle tecniche genetiche che permettono di capire se un embrione è portatore di malattie ereditarie come, per esempio, la talassemia o l’emofilia. I genitori fertili che rischiano di trasmettere al figlio un difetto genetico non possono quindi ricorrere alla fecondazione in vitro e avere la certezza, fin dall’inizio della gravidanza, di avere un figlio sano. Anche se penso che i portatori di difetti genetici dovrebbero astenersi dal procreare, è evidente che per coloro che vogliono ugualmente tentare la soluzione migliore resta quella della fecondazione artificiale con analisi preventiva all’impianto dell’embrione. O si pensa che sia meglio ricorrere alla procreazione naturale e poi magari abortire se il feto non è sano? Oppure addirittura partorire figli deformi secondo l’ipocrita concezione cattolica secondo la quale si tratta della volontà di Dio?

Infine la legge in approvazione impedisce anche di utilizzare embrioni non vitali per la ricerca scientifica. E questo mi sembra il massimo dell’oscurantismo.

Dunque i cattolici di destra e di sinistra (e qui mi domando, ammesso che i termini destra e sinistra abbiano ancora un senso, come fanno i cattolici, che sono stati sempre conservatori, a far parte di uno schieramento di sinistra) stanno facendo di tutto per approvare la legge più repressiva d'Europa, a dimostrazione del fatto che tradurre i principi morali della religione - che dovrebbero riguardare solo la coscienza individuale - in diritto pubblico è sempre pericoloso per la salute della democrazia liberale.

I "fondamentalisti", a qualsiasi religione appartengano, andrebbero messi in condizione di non nuocere. Purtroppo il nostro paese risentirà sempre della presenza del Vaticano e delle sue propaggini in Parlamento, cioè i democristiani (di destra o di sinistra che siano, o meglio, si dichiarino). Personalmente li manderei tutti quanti negli USA dove il "fondamentalismo" religioso è al governo.

L'ultima esternazione di Bossi. Emigrati ovvero “Bingo Bongo”.

Cosa dire? In passato un ministro non si sarebbe mai espresso in maniera così “politically uncorrect”. Ma ormai in Parlamento e al Governo si può dire di tutto, come al bar. Ciò denota un profondo scadimento di livello, oppure, se si vuole, una diminuzione dell’ipocrisia. Perché è certo che per un ministro che si esprime così (e cosa aspettarsi se il Presidente del Consiglio si lascia andare a battute sulle segretarie e fa le corna nelle foto ricordo di "summit" internazionali) c’è una parte del popolo che così pensa. Certi sentimenti di insofferenza sono ben presenti nella nostra società e certi discorsi sono comuni per strada, negli uffici, nei bar appunto. E ce ne sono anche le motivazioni. Molti di coloro che arrivano da noi dai paesi del medio oriente e dell’africa sono certamente persone intraprendenti che cercano soluzioni di vita migliori da quelle offerte dal loro paese di origine, ma non mancano i delinquenti né coloro che hanno capito di poter vivere di pubblici contributi e che chiedono con arroganza tutti i diritti dimenticandosi dei doveri (anche se da questo atteggiamento non siamo certo immuni noi italiani). Poi ci sono i piccoli fastidi quotidiani (venditori di cianfrusaglie insistenti che magari ti prendono anche per un braccio, donne avvolte nei veli e scortate dal maschio senza il quale non vanno nemmeno a fare la spesa, ecc.), ma anche le minacce di guerra che i cosiddetti Imam pronunciano persino dai nostri schermi televisivi. Se a ciò si aggiunge il fatto che nell’ottocento la popolazione europea era tre volte tanto quella africana, mentre oggi il rapporto si è invertito a nostro sfavore e il divario aumenterà perché quei popoli non hanno nemmeno il concetto di contraccezione, ecco che nasce un clima da barbari alle porte, il tutto condito dalla paura del terrorismo e dal rifiuto di culture diverse e difficilmente comprensibili.

venerdì 28 novembre 2003

Ma dove va Fini?



 Cosa sta facendo Fini, a cosa mira? Prima propone il voto agli extracomunitari, poi, durante la recente visita in Israele, all'uscita dal museo dell'olocausto con la kippah in testa liquida il fascismo e il duce, addirittura afferma che il fascismo è il male assoluto. Ma se solo pochi anni fa definiva Mussolini il più grande statista del novecento? Una virata di questo tipo non è credibile. Se il personaggio fosse sincero dovrebbe essere in una crisi personale e morale spaventosa. In realtà  sta facendo sfoggio del più vieto opportunismo. Perderà  un po' di voti della sua base, cosa da poco se l'obiettivo è soffiare il posto a Berlusconi presentandosi quale leader di una destra moderna e rispettabile che ha tagliato i ponti con il fascismo, almeno nell'esteriorità  e nelle dichiarazioni ufficiali, la sostanza poi è un'altra cosa. Il fascismo nella sua accezione storica non si potrà  mai ripresentare, ma ci sono altri tipi di fascismo o comunque di governo autoritario purtroppo ancora possibili.

E sembra ci sia ancora una propensione degli italiani per l'autoritarismo. Non si può infatti disconoscere che in Italia, fascismo, clericalismo, comunismo, abbiano avuto più seguaci che il liberalismo. Viene in mente la battuta di Flaiano sui fascisti che si dividerebbero in due categorie: i fascisti e gli antifascisti. Lo scrittore sosteneva infatti una predisposizione naturale degli italiani per il fascismo(non per niente lo hanno inventato): un fascismo caratteriale che ci contraddistinguerebbe. 
Ma se la sinistra teme che a realizzare un governo autoritario di questo tipo, possa essere Berlusconi, a mio parere, con tutto quello che se ne può dire, il personaggio non è pericoloso in questo senso. Fini si.
Intanto la Mussolini, che non ha gradito la liquidazione del fascismo e del nonno, esce da Alleanza Nazionale, accusa Fini di tradimento e afferma ''Fini e' il male assoluto in An: dal partito non ha avuto una cambiale in bianco, ma va avanti da solo. In An - conclude - sono anestetizzati e narcotizzati''.
Ma il vicepremier torna sulla scelta fatta e afferma: " Sin dal '93 valori come l'antifascismo, inteso come difesa della libertà , sono condivisi da tutti anche dalla destra, nel '93 abbiamo reciso in modo netto i legami col passato". Molti di noi dovevano essere distratti, perché non ce ne eravamo accorti.
Ad ogni modo, considerato che Fini ha anche definito il 25 aprile una data fondante della storia repubblicana, perché segna la nascita della democrazia, se alle celebrazioni ufficiali che ricordano quella data negli ultimi anni è stata notata l'assenza di Berlusconi che, associando la Resistenza al comunismo, viene colto da allergia, sicuramente l'anno prossimo si potrà contare sulla presenza del vice-premier.
Va bene l'opportunismo, ma questa sembra follia, la follia del nuovo millennio? 



martedì 25 novembre 2003

Problemi tecnici

Fino a pochi giorni fa potevo inserire immagini e collegamenti ipertestuali dalla pagina di amministrazione dei miei blog solo "cliccando" sulle relative icone. Ora quelle icone sono scomparse e sono costretta ad usare i codici html. Ma è successo solo a me?

venerdì 21 novembre 2003

Scontro di civiltà

Per la seconda volta in meno di una settimana, i terroristi hanno scelto Istanbul per colpire gli odiati nemici: sei giorni fa il bersaglio era la comunità  ebraica in preghiera, ieri diplomatici e impiegati britannici.
I morti nei due attacchi kamikaze di ieri davanti al consolato britannico e davanti alla sede della banca Hsbc (Hong Kong ad Shanghai Banking Corporation) che ha il suo quartier generale a Londra sono almeno 27 e 450 i feriti, e tra le vittime vi sono anche il console britannico Roger Short e il suo vice. La strage e' stata rivendicata da al Qaeda e dal Fronte islamico dei combattenti del Grande Oriente (Ibda-C).
Ma a prescindere dall'orrore, sgomento e indignazione, per i nuovi attentati, c'è anche una valutazione da fare. La Turchia è un paese islamico, che però vuole salvare la sua laicità  e vuole essere un Paese moderato che guarda al futuro come membro dell'Ue. Sembra pertanto che il terrorismo voglia punire l'Islam moderato che cerca il dialogo con la nostra civiltà e la nostra cultura a differenza dell'Islam integralista che ci vuole distruggere e la Turchia rischia di essere la frontiera di uno scontro tra civiltà  (ammesso che l'Islam integralista si possa chiamare civiltà ).

Continuo a pensare che la guerra all'Iraq voluta dagli USA e dalla Gran Bretagna, con i loro leader a loro volta in qualche modo fondamentalisti, abbia peggiorato la situazione. Se veramente tra gli scopi dei due leader c'erano anche la pace e la democrazia in medio oriente e con esse la fine del terrorismo i risultati sono stati assolutamente opposti. Il fallimento è evidente. Del resto non è sufficiente saper fare tecnicamente la guerra se prima non se ne sono valutate le conseguenze e non si aveva un progetto per il dopoguerra.
Ma al di là  di qualsiasi considerazione su quella guerra e al di là dell'essere pacifisti o meno non si può non prendere atto che il fondamentalismo ci ha dichiarato guerra.
Scriveva mercoledì sulla Repubblica, nella rubrica "L'Amaca", Michele Serra:
"E' stata dichiarata una guerra, da una minoranza di esaltati, una guerra mondiale agli impuri. E' una guerra di sterminio, ed è una guerra che si fonda sull'idea di indegnità , di non umanità dei non eletti: identicamente al nazismo. Pacifisti o bellicisti che siano, gli impuri si organizzino per tempo"
E speriamo che questa volta non si avverino le previsioni di Nostradamus, o di chi lo ha interpretato, circa una guerra mondiale tra Islam e Occidente della durata di ben ventisette anni.

La moglie dell'Imam

Non so se susciti più pena o orrore la "moglie" dell'"Imam di Carmagnola", una italiana, torinese, tutta intabarrata nell'hijab, chador, o come altro si chiama (non sono in grado di distinguere tra le diverse versioni di copertura, né mi interessa), che lancia anatemi contro l'Occidente in nome di Allah. Mi domando quale oscura pazzia possa sconvolgere una mente umana a tal punto, quali perverse motivazioni ne siano alla base. E purtroppo non è la sola. Ce ne sono diverse di queste occidentali convertite che compaiono anche nei "talk show", più fanatiche dei fanatici. Chi avrebbe mai pensato che a trentacinque anni dal'68, che, al di là di ogni altra considerazione, fu una rivoluzione del costume, avremmo visto donne auspicare il ritorno al medioevo, alla reclusione, alla non visibilità, alla subordinazione all'uomo in nome di una religione oscurantista e fanatica.

martedì 18 novembre 2003

Tricolore



Credo che sia un gesto significativo quello di esporre il tricolore nel giorno del lutto nazionale, come omaggio al sacrificio di diciannove italiani caduti servendo il loro paese, impegnati in una missione umanitaria a favore di chi soffre perché vive l'orrore della guerra e spera nella pace.
Questo indipendentemente da qualsiasi considerazione sull'opportunità  di una missione che a guerra ancora in corso può sembrare prematura e addirittura rischia di apparire come una forma di appoggio alla guerra di Bush che gran parte dell'opinione pubblica del paese non condivide, come hanno dimostrato le numerose e affollate manifestazioni per la pace della scorsa primavera.
Ma il dolore e l'emozione di tutti i cittadini italiani di fronte alla strage di Nassirya, di fronte alla brutalità del fanatismo terrorista, devono esprimersi anche attraverso i simboli e il tricolore è simbolo dell'unità  nazionale.
Pertanto tante amministrazioni locali invitano ad esporre la bandiera italiana per esprimere la solidarietà  umana di tutti i cittadini verso le famiglie e gli amici dei giovani italiani e iracheni uccisi a Nassiriya.
Spero che le bandiere siano molte e che si cominci a superare quella specie di malessere nazionale che impedisce a noi italiani di esprimere l'appartenenza al nostro paese, diversamente da quanto avviene altrove.
Fino ad oggi nei confronti della bandiera c'era assoluta indifferenza, se non addirittura rifiuto, tranne che in occasione delle partite di calcio.
Le cause di questa indifferenza sono molte: il patriottismo ridicolo e becero del fascismo, una guerra perduta, una memoria nazionale divisa tra fazioni inconciliabili, le ideologie internazionaliste del dopoguerra (comunismo, pacifismo), il cattolicesimo, hanno fatto si che le generazioni del dopoguerra siano state abituate a deridere i simboli tradizionali.
Ma forse cominciamo a renderci conto che a noi manca qualcosa e che il sentimento nazionale può essere espresso con orgoglio.

domenica 16 novembre 2003

Ancora su Nassirya

Mi domando perché di fronte alla strage di Nassirya siano stati quasi omessi da parte di tutti, maggioranza (e si capisce) e opposizione (e si capisce meno), commenti sugli errori di valutazione della situazione da parte del comando italiano. Ho visto nelle immagini riprese dai telegiornali che lo spazio frapposto tra gli sbarramenti e la palazzina sede della nostra missione era assai esiguo. Mi sembra evidente pertanto che ci sia stata della colpevole negligenza, come se non si sapesse che il nostro contingente si sarebbe trovato a fronteggiare, non un esercito, seppur di guerriglia, ma dei fanatici disposti a farsi saltare in aria insieme alla loro vittime. 
Se il Ministro della Difesa e il Comandante dei Carabinieri non hanno avuto il coraggio morale di ammettere gli errori commessi e di dimettersi, almeno ci si sarebbe aspettati che queste dimissioni fossero chieste dall'opposizione che invece pensa solo a ribadire la propria contrarietà all'intervento (e il governo ringrazia). 
Anch'io penso che non dovevamo fornire alcun appoggio alla guerra di Bush, tuttavia, come dicevo ieri,ormai non è più possibile tirarsi indietro, sia per una questione di dignità nazionale, sia perché comunque la nostra presenza in Iraq sembra aver avuto un effetto positivo sulla popolazione irachena che oggi ci ha manifestato solidarietà . Del resto è evidente che l'attentato non è stato fatto dagli iracheni, poco inclini al martirio, ma da forze esterne di altri paesi arabi,controllate da "Al Quaeda" e infiltratesi in Iraq da frontiere colabrodo. E dovendo combattere contro questo tipo di nemici, cui è stato inculcato fin dall'infanzia l'aberrante concetto del martirio, mi sembra che l'ipotesi dell'auto bomba avrebbe dovuto almeno essere presa in considerazione come rischio probabile nei cui confronti predisporre misure di sicurezza adeguate.

sabato 15 novembre 2003

Nassirya

La strage dei militari italiani a Nassirya è stata una tragedia annunciata.
Quei militari, cui dobbiamo il massimo rispetto, svolgevano un lavoro importante con lo scopo di ricostruire un minimo di convivenza civile in Iraq, sostanzialmente una missione di pace, ma purtroppo i tempi erano sbagliati.
La ricostruzione può avvenire solo a conclusione di una guerra e non con la guerra in atto.
E nessuna persona sana di mente può  sostenere che l'Iraq non sia un paese in guerra, nonostante il proclama di Bush nello scorso maggio.
Così sono morti 18 italiani per una guerra altrui.
Ciò non significa che l'Italia, come tutto l'Occidente, non si debba difendere dal terrorismo fondamentalista, ma i mezzi sono altri, diversi dalla guerra ad un singolo stato, peraltro, nel caso dell'Iraq, uno stato in cui "Al Qaeda" era assai poco presente prima che la guerra gli fornisse il pretesto per farne la sua principale base.
Il terrorismo si combatte con azioni di "intelligence" e di polizia, con la massima allerta, ma anche con azioni politiche lungimiranti, volte a trovare delle soluzioni ai conflitti in essere a cominciare da quello che da oltre mezzo secolo contrappone israeliani e palestinesi e che è stato il principale terreno di coltura del terrorismo e del fondamentalisnmo.
Così 18 italiani sono morti per una guerra altrui.
Ma in questo momento, anche se in linea teorica continuo ad essere contraria al coinvolgimento del nostro paese in una guerra che niente ha a che vedere con la difesa del suo territorio e dei suoi interessi, capisco tuttavia che non se ne possa uscire con dignità . Un ritiro delle nostre truppe dopo i fatti di Nassirya verrebbe interpretato come fuga ingloriosa e questo non ce lo possiamo permettere senza perdere ancora una volta la nostra dignità di nazione.

Giustizia italiana

Due anni fa nel nostro Comune furono rubate 3000 carte di identità . Ovviamente la banda che ha fatto il colpo non è mai stata individuata, ma in compenso sono stati fermati diversi acquirenti delle carte rubate. Così, in qualità di dirigente del servizio al momento dei fatti,mi vengono notificate citazioni a testimoniare un po' in tutta Italia. Ieri ho dovuto fare più di 300 Km, pernottando nella città  dove avrei dovuto testimoniare, cioè sostanzialmente confermare che la carta trovata in possesso dell'imputato apparteneva al lotto di quelle rubate nel nostro Comune. Testimonianza, come si può ben capire, assolutamente inutile, che niente aggiunge a quanto da me dichiarato nella denuncia sporta a suo tempo alla Questura di competenza, denuncia che poteva benissimo essere acquisita agli atti.
Il magistrato di turno, che mi ha espresso tutta la sua solidarietà  per il disturbo cui mi ero sottoposta a causa di una legge idiota interpretata in maniera pedissequa dagli avvocati quando mirano a rinviare le cause, forse volendo significare che molti testimoni inviano certificato medico fornendo il pretesto all'avvocato della difesa per chiedere il rinvio della causa.
La causa poi è stata rinviata con altro pretesto, la presunta non conoscenza dell'italiano da parte dell'imputato che ha ricevuto notifiche non tradotte. Circa la mia testimonianza è stato deciso di soprassedere acquisendo agli atti la succitata denuncia.
Dunque io ho fatto più di 300 Km (4 ore di treno all'andata e altrettante al ritorno), ho perso una giornata e mezza di lavoro e ho speso oltre € 200 che la mia amministrazione mi dovrà  rimborsare. Qualsiasi commento è superfluo.

venerdì 7 novembre 2003

Brigatisti. Perché?

Mi domando come qualcuno possa ancora credere che sia realizzabile nel nostro paese una prospettiva rivoluzionaria e perché il fenomeno rinasca in questi ultimi anni?


Ma chi sono questi brigatisti? Chi sono queste persone apparentemente anonime che si esaltano assumendo identità segrete, che spiano per mesi le loro vittime e infine uccidono persone assolutamente inermi? I loro comunicati sono illeggibili tanto sono noiosi, pieni di anacronismi, espressione di assoluta pochezza intellettuale.

Quello che sconcerta è che soggetti psichicamente disturbati siano tuttavia a conoscenza di persone e fatti che sfuggono anche alle persone più informate, che leggono i giornali, che seguono il dibattito politico.Infatti chi conosceva D'Antona e Biagi, chi era al corrente del loro lavoro prima che venissero uccisi? Probabilmente solo gli addetti ai lavori. E allora? Non si può non domandarci quale sia il terreno di coltura di queste cellule impazzite della società, dove e come assumano informazioni, se ci sia qualcuno che li manovra e quali scopi persegua.

martedì 4 novembre 2003

Iraq, ma quale effetto domino?

I fautori della guerra in Iraq sostenevano, tra l’altro, che la caduta del regime di Saddam Hussein avrebbe determinato un effetto domino nell’area mediorientale con una conseguente democratizzazione anche parziale degli altri paesi dell’area che avrebbe portato alla sconfitta del terrorismo e forse anche alla risoluzione del conflitto arabo israeliano.

I fatti hanno dimostrato che niente di tutto questo è accaduto. La democrazia è ben lontana in Iraq e negli altri paesi dell’area. Saddam Hussein era sicuramente odiato, ma non quanto gli invasori americani. Il terrorismo è attivo più che mai e se è probabile che Al Qaeda fosse scarsamente presente in Iraq prima della caduta del regime, ora certamente ha fatto dell’Iraq la sua base principale. Il conflitto arabo-israeliano è lungi da qualsiasi risoluzione.

E dalla cosiddetta fine del conflitto, quando Bush andò su una portaerei vestito da rambo per dichiarare la vittoria, ad oggi, i morti tra i soldati americani hanno superato di molto quelli dichiarati durante le operazioni belliche.

Mi domando allora come abbiano potuto gli strateghi della massima potenza mondiale non rendersi conto di quale problemi avrebbero dovuto affrontare. Ma uno studio sulla realtà irachena non lo aveva fatto nessuno? Oppure le motivazioni di politica interna, quelle economiche, il fondamentalismo di Bush e dei suoi pessimi consiglieri, hanno avuto la meglio su qualsiasi altra considerazione?

Fine dell’Occidente?

In un articolo dall’emblematico titolo “ verso la fine dell’occidente” Thomas L.Friedman lamenta il disinteresse dei paesi Europei e, in particolare della Francia e della Germania, nei confronti dell’Iraq. Alla conferenza di Madrid sugli aiuti all’Iraq, l’Arabia Saudita si sarebbe impegnata per un miliardo di dollari, Francia e Germania per 0 dollari. L’autore ne deduce che l’Arabia è più interessata alla nascita della democrazia in Iraq (ma se ne può parlare davvero alla luce dei fatti?) di quanto non lo siano Francia e Germania e arriva a dire che forse l’Occidente, come l’abbiamo conosciuto, è finito o almeno è stato indebolito dal pessimo comportamento dei leader di Stati Uniti, Francia e Germania a pari merito, tanto che le attuali tensioni tra Stati Uniti ed Europa sono simili a quelle tra Stati Uniti e Urss ai tempi della guerra fredda. La colpa : degli uni e degli altri, però l’accento sembra posto più sull’Europa che pensa solo a come consolidarsi politicamente, economicamente e militarmente mentre gli USA pensano a come far fronte al terrorismo.

Non so quanto corrisponda a realtà l’opinione di Friedman. Quello che si nota immediatamente è che Europa significa Francia e Germania. Sembra nata la Framania. Del resto gli altri paesi europei a cominciare dal nostro fanno di tutto per non esserci.

Sondaggio UE su Israele

Sono tutti scandalizzati, a destra e a sinistra, perché da un sondaggio realizzato dall’Unione Europea sembrerebbe che i cittadini europei ritenessero Israele uno dei massimi pericoli per la pace mondiale.

Tutti a cominciare dal Presidente della Commissione Europea Prodi sostengono che le domande sono state mal poste o male interpretate. C'è chi parla di Europa malata. Addirittura Fini, che ha molto da farsi perdonare, dichiara che Israele è una proiezione dell’Europa in Medio Oriente (sic).

Ora mi domando cosa ci sia da scandalizzarsi. A mio parere Israele, insieme agli Usa e ai paesi arabi fondamentalisti, sono, a pari merito, i massimi pericoli per la pace. E non vedo perché criticare Israele debba essere considerato “politically uncorrect”.

Divorzio

Non è notizia di oggi, ma ne stanno blaterando su "Porta a Porta".

Il parlamento italiano ha bocciato la proposta di ridurre gli anni di separazione prima del divorzio da tre ad uno. Non ci sono commenti. Sempre viva il Vaticano con l’appoggio di cattocomunisti, clericofascisti e imperituri democristiani. Ma quando mai diventeremo un paese civile?

mercoledì 29 ottobre 2003

Crocefissi

Sono sempre stata del parere che i crocefissi, come qualsiasi altro simbolo religioso, non avrebbero dovuto mai fare l'ingresso nelle scuole. E anche l’ora di religione, pur opzionale, dovrebbe essere abolita e sostituita da un corso di storia delle religioni. Per professare una fede ci sono altre sedi, appositamente deputate, ma la scuola deve essere rigorosamente laica. Chi la pensa diversamente può iscrivere i propri figli ad una scuola privata.

Non mi piace tuttavia che la questione sia stata sollevato da un personaggio come Adel Smith le cui motivazioni non sono certo ispirate da spirito laico e magari chiede che siano tolti i crocefissi, solo perché non può chiedere l’introduzione del velo islamico per le studentesse e l’insegnamento del Corano per tutti, rischiando peraltro di inasprire le tensioni in atto e di fornire appigli a chi non aspetta altro.

lunedì 27 ottobre 2003

Cookies

Non riuscivo più a postare perché "Splinder" non mi riconosceva al log-in. Ho lasciato commenti qua e là su quello che credevo un problema tecnico e ho anche scritto alla redazione di "Splinder". Poi, sulle soglie di una crisi di astinenza, ho avuto l'illuminazione e ho finalmente capito il problema. Qualcuno mi aveva consigliato di aumentare le protezioni sul mio computer bloccando tutti i "cookies". E' bastato ripristinare il livello predefinito di protezioni e tutto è tornato a posto.Ora però è troppo tardi per "postare" qualcosa di vagamente sensato.

Mi limito a riportare quanto avrebbe detto Sandro Bondi, coordinatore di Fi (la notizia sarebbe stata ripresa dal "Corriere della Sera" del 25 ottobre):

"Berlusconi è un uomo autenticamente liberale. È enormemente buono, straordinariamente buono. Ha ragione Ferrara quando lo paragona a Mozart per il candore e la genialità. Berlusconi è candore, è purezza".!!!

Ma è possibile che qualcuno si esprima così?

giovedì 23 ottobre 2003

Si sciopera il 24 ottobre?

Sono molto incerta sull’adesione allo sciopero indetto dai sindacati per venerdì 24 ottobre sulla riforma delle pensioni.


Ritengo che l’innalzamento dell’età pensionistica sia un provvedimento, sicuramente non popolare, ma  necessario che tutte le società sviluppate si trovano di fronte. Peraltro analoga proposta sarà presentata a giorni dal governo tedesco.

Quello che mi preoccupa è il trattamento pensionistico. Ritengo infatti che il tenore di vita raggiunto nell’età lavorativa debba essere garantito anche dopo il collocamento a riposo, tenuto anche conto delle maggiori spese che potrebbero essere necessarie per problemi connessi all’età.

Sarei d’accordo con la riforma se stabilisse l’innalzamento dell’età pensionabile, ma contemporaneamente  garantisse un trattamento pensionistico basato sugli ultimi stipendi per tutti coloro che non superano il reddito annuo lordo di € 70.000. Oltre questa cifra dovrebbero esserci riduzioni direttamente proporzionali all’aumentare del reddito. Ma non mi sembra che la proposta del governo vada in questo senso.

Personalmente avendo ormai perso le speranze di potermi dedicare a qualcosa di diverso in campo lavorativo (i blog e i siti internet non sono una fonte di reddito!) sarei comunque rimasta almeno fino al raggiungimento del 60° anno (che orrore!, l’età, non la pensione) ma speravo negli incentivi cui, se la proposta viene approvata, non avrò più diritto, in quanto, se h ben capito, riguarderanno solo coloro che avranno raggiunto 35 anni di contributi e 57 anni di età prima del 2008.

sabato 18 ottobre 2003

In due articoli del Foglio le presunte frustrazioni del popolo dei "blogger"

Sul Foglio del 14/10/2003 c’è un articolo  a firma di Guia Soncini dal titolo “Il rimuginare artistico e logorroico in cui affoga il demiurgo del blog” (!?), in cui i “blogger” sono definiti “popolo di segaioli orfani di editore che nascosti dietro nomignoli da giovane marmotta, vomitano veleno su chiunque”.

Ecco alcuni passaggi dell’articolo:

“..Te ne apri uno, e ci scrivi dentro quel che ti pare. Nessuna esigenza di credibilità, si sensatezza, di linea editoriale. Nessun caporedattore che ti dica di riscrivere la tal cosa perché è raccapricciante, la tal’altra perché è mal espressa, infondata, irragionevole. Ti apri un blog e la tua giornata la passi – invece che chiuso in bagno con riviste hard, come i tuoi predecessori – attaccato al computer a digitare le tue opinioni di cui all’universo mondo non fregherebbe moltissimo, se solo non ci fosse un gigantesco complotto per impedirti di essere il più venduto, temuto, riverito autore del catalogo Einaudi..”

Ovviamente tra i “blogger” la cosa non è piaciuta e alcuni sono passati a commenti altrettanto volgari sull’essere “cessa” e bisognosa di sfogo sessuale della giornalista in questione, la quale ha ritenuto bene di rispondere sullo stesso tono in un articolo del 17 ottobre.

Anche se tutto sommato la questione non mi sembra molto interessante, poiché stasera non ho niente di meglio da fare, dirò anche la mia.

In primo luogo rilevo che ormai è prassi consolidata che le divergenze di opinione debbano essere condite da reciproci insulti a sfondo sessuale. Non sono certo una che non usa termini fioriti quando sia necessario e nel linguaggio di tutti i giorni, ma certi tipi di offese, soprattutto se compaiono su testate nazionali, mi sembrano l’espressione massima di mancanza di idee.

Premesso ciò, mi domando come mai la Soncini, di cui fino ad oggi ignoravo l’esistenza, anche perché non sono lettrice abituale del “Il Foglio” che, peraltro “on line” è quasi illeggibile (essendo assai difficile impostare la pagina in formato PDF nella giusta grandezza), manifesti un furore degno di miglior causa nei confronti dei “blogger”. Forse, come sostiene qualcuno, per timore che il suo status di giornalista possa essere messo in discussione da questi ultimi?

Personalmente ritengo il blog una “rivoluzione” nel campo della comunicazione, un mezzo che permette a tutti di esprimere le proprie opinioni su quel che accade nel mondo. E questo mi sembra un fatto positivo. Poi ovviamente di molte opinioni si potrebbe fare a meno. Ma quante sono le cose al mondo di cui nessuno sente la mancanza? E quanti tentativi devono essere fatti in qualsiasi disciplina, in qualsiasi settore, per ottenere qualcosa di originale, creativo, interessante, ecc.ecc.?

E se poi qualcuno vuole raccontare le proprie paranoie e questo gli serve a stare meglio, in fondo mica danneggia nessuno e comunque lo fa gratis.

Infine per quanto mi riguarda il mio non è uno pseudonimo da giovane marmotta, in quanto, anche se posto come Marivan, nell’Url del mio blog c’è nome e cognome.

Mi diverto a scrivere quello che penso e lo faccio quanto e quando mi pare con buona pace della Sig.ra Soncini e di chiunque altro.

giovedì 16 ottobre 2003

Iraq, Afghanistan e Liberia: la guerra privata di George W.Bush

"Dei 180.000 soldati impiegati in Iraq, ben un terzo, ovvero 60.000 di loro sono mercenari. Soldati privati, dipendenti da agenzie e società private americane che hanno firmato dei contratti che potremo definire di leasing con il Pentagono per la fornitura di uomini, istruttori e mezzi. Un businness calcolato (per difetto) in 100 miliardi di dollari."

"Le "Mpc" (Military private companies) che hanno firmato i contratti segreti con il Pentagono per il noleggio dei corporates warriors (i soldati privati al soldo delle autorità militari americane) appaiono saldamente presenti nella classifica delle 500 compagnie più potenti degli Usa, e nel gotha delle Mpc appare la Halliburton, la compagnia che ha visto in qualità di vicepresidente, l'attuale braccio destro alla Casa Bianca del presidente GeorgeW.Bush, Dick Cheney."

"La presenza dei moderni soldati di ventura, oltre che in Iraq, è segnalata in Afghanistan, e sono proprio i corpi militari privati di fiducia dell'amministrazione Bush ad essere presenti da qualche settimana nella Liberia del dopo Taylor devastata dalla guerra civile."

Notizie tratte da un articolo  pubblicato sul sito "Reporter Associati"

"Reporter Associati"  nasce dall’esperienza e dalle idee di un gruppo di giornalisti, reporter indipendenti, operatori dell’informazione e fotoreporter che hanno scelto di associarsi per realizzare un independent media nuovo ed originale nel panorama della stampa on-line. L'associazione annovera tra i propri collaboratori il giornalista Pino Scaccia. 

Bolivia: gli USA difenderanno la democrazia!

Domenica scorsa in quello che è il più povero paese dell’America del Sud, la Bolivia, nella cittadina El Alto, non lontano dalla capitale La Paz, è esplosa una massiccia contestazione popolare, violentemente repressa dalle forze armate. Il bilancio delle vittime nel fine settimana è stato di 26 morti e un centinaio di feriti. Ma già dal lunedì il numero ha ripreso a salire.

Il presidente Gonzalo Sánchez de Lozada, miliardario imprenditore del settore minerario, grande amico dei Bush, non ha esitato a impiegare l’esercito per porre fine a una protesta contro la sua intenzione di esportare il gas naturale in Messico e negli Stati Uniti, senza soddisfare prima l’altissima domanda interna, in un paese che vive in condizioni di estrema povertà.

La consigliera presidenziale alla sicurezza, Condoleeza Rice, ha invocato "l'appoggio della comunità internazionale al presidente costituzionale" boliviano. E una nota del Dipartimento di Stato ha annunciato  minacciosamente che "non sarà tollerabile alcun insediamento d'un regime extracostituzionale in Bolivia" e che gli USA "difenderanno gli assetti democratici" del paese!

Così si è stesa sulla Bolivia l'ombra dell'intervento diretto di Washington, ovviamente a salvaguardia della democrazia.

Il 25ennale di Woityla e gli auguri di Ciampi e consorte

Passi l’inflazione di inserti sui giornali, la trasmissione di Porta a Porta dedicata all’avvenimento e, magari, qualche altro speciale TV, ma il messaggio a reti unificate del Presidente della Repubblica in occasione del 25ennale del papato di Woityla mi è sembrato un pò eccessivo. A parte i tradizionali auguri di fine anno, si presume che il Presidente della Repubblica si rivolga al paese solo in casi eccezionali e su argomenti di vitale importanza. Invece abbiamo dovuto sorbirci gli auguri di Ciampi e signora in occasione della succitata ricorrenza. E questo, pur rispettando tutte le religioni, purché in versione non fondamentalista, dal cattolicesimo all’Islamismo, dall’Induismo al Buddismo fino al Wicca e a tutta la paccottiglia New Age, mi è sembrato veramente troppo. Ma si sa, il nostro non sarà mai un paese laico e moderno. Purtroppo c'abbiamo il Vaticano in casa. E anche se non mi sembra che ci sia molta spiritualità in giro, sia a destra che a sinistra, tutti, fanno a gara a dichiararsi cattolici . E cosa sono la Margherita e UDC negli opposti schieramenti, se non il residuato della disciolta Democrazia Cristiana? I laici nel paese sono sempre stati un’esigua minoranza. La grande maggioranza appartiene ai due opposti, si fa per dire, schieramenti dei clerico-fascisti e dei catto-comunisti. Infatti se forse di fascisti veri e propri ne sono rimasti pochi e di comunisti, nell’accezione originaria del termine, nessuno, eccetto che nella mente di Berlusconi, le due succitate versioni cattolicheggianti sono ancora realtà preponderante in un paese, in cui il pensiero laico e liberale, minoritario, non ha mai dato origine ad uno schieramento politico di rilievo.

Che ci sia un forte desiderio di ricostituire la DC è innegabile. E forse l’opinione della Lega, per la quale ci sarebbe un complotto teso allo scopo, nel quale si inserirebbe anche l'ultima uscita di Fini sul voto agli immigrati, non è peregrina.

domenica 12 ottobre 2003

Voto agli immigrati

Ma cosa ci può essere dietro l'uscita di Fini? Fino a pochi anni fa faceva il saluto romano, riteneva Mussolini un grande statista, ecc. ecc. Ora vuole proporsi come esponente della destra moderata. Ma lo spazio è già occupato da Forza Italia e UCD. Inoltre in questo modo perde il suo elettorato di base che il fascismo ce l'ha ancora nel cuore. A cosa mira?